ciao, personalmente per "virtualizzare senza emulazio e hardware" (i debian 
nazi mi concedano il termine) in ambito server amo usare lxc, che consente di 
sfruttare una feature del kernel che gli consente di gestire in maniera isolata 
piu user spaces

lxc nello specifico serve proprio a dare un risultato simile alla 
virtualizzazione (mi si conceda nuovamente la bestemmia) dando come risultato u 
 host con varie VPS a bordo, quindi per intenderci è un po come una bella copia 
del vecchio openvz

altra soluzione è usare il buon vecchio chroot che (mi correggano i nazi) 
dovrebbe effettuare un isolamento di un environment dentro l'userspace corrente

la vera questione in questi casi è che tipo di risorse offrire dentro un 
container:

per intenderci dentro una chroot classica per sviluppo o test si usa fare un 
bind mount dei vari /dev, /proc, /sys e /run che saranno quindi uguali tra i 2 
ambienti che vedranno e condivideranno gli stessi processi e le stesse 
periferiche

un sistema come lxc invece isola il tutto e offre devices virtuali dedicati ad 
ogni "box"


comunque una soluzione simil-chroot nativa di debian e usata dal sistema di 
build di debian stessa è schroot, che ti permette di gestire piu chroots con 
relativi overlay e snapshots automatizzando anche il processo di mount e start 
dell'ambiente

feature molto carina di schroot è che di default ti permette di rendere 
temporanee le modifiche ad una box copiandola dal template originale ed 
eseguendo tutte le operazioni in scrittura su uno snapshot che viene cancellato 
a fine utilizzo, quindi in un ambiente di build ti consentirebbe di partire 
sempre da un ambiente vergine e riproducibile, o in alternativa puoi accedere 
direttamente ai templates per rendere le modifiche permanenti


docker è un'altra soluzione carina e alternativa a lxc che però personalmente 
non userei mai in produzione

solitamente docker lo si utilizza per applicativi ruby, poichè ruby ha il 
problema esageratamente grave di non riuscire a lavorare con versioni non 
corrette dellr varie gems, quindi o si lavora di containers "precotti" o si 
lavora di virtualenv alla maniera di python (come avviene ad esempio con gitlab 
omnibus)

ma per i dettagli tecnici su docker passo la palla ad altri, io resto un cane 
da lxc e schroot/sbuild

p.s.
il bello di schroot è che è molto facile gesrire box di altre architetture, 
come ad esempio armhf, arn64, mipsel o ppc64el



Il 25 agosto 2017 18:54:57 CEST, maxlinux duemila <maxlinux2...@gmail.com> ha 
scritto:
>a radice dell'altro tread, mi stavo chiedendo se qualcuno ha provato
>in debian, dock o altri sistemi simili, per avere spazi di emulazione
>del SO, ma senza emulare anche l'hardware.
>
>A quanto ho capito, dock o simili, creano una specie di chroot in cui
>riscono a fare correre un qualsiasi sistema operativo basato in
>linux,gli assegnano una percentale di cpu, uno spazio di ram e disco,
>ma l'hardware non viene emulato, per cui l'emulazione corre alla
>stessa velocità del sistema principale host.
>Tra l'altro usando varie macchine con lo stesso sistema operativo,
>queste compartono tutti i files dei binari (deve essere qualche cosa
>tipo hard-links) e la macchina viene creata con un semplice script, in
>modo da poterla creare a distruggere a seconda delle esigenze
>
>qualcuno ha esperienze a riguardo?
>
>saluti,
>MaX

-- 
Lorenzo "Palinuro" Faletra

Parrot Security

GPG FINGERPRINT: B350 5059 3C2F 7656 40E6 DDDB 97CA A129 F4C6 B9A4

GPG Info: http://pgp.mit.edu/pks/lookup?op=vindex&search=0x97CAA129F4C6B9A4
GPG Key: http://pgp.mit.edu/pks/lookup?op=get&search=0x97CAA129F4C6B9A4

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