Alle 17:53, martedì 1 febbraio 2005, [EMAIL PROTECTED] ha scritto:
> > > >Appunto. Discorsi del genere hanno senso se non si entra nel merito. > >In > >caso contrario son solo chiacchere. Concordo anche per il ciclopiche: per > >la > >dimensione delle mail e del mancato quoting nonché, ovviamente, per il > > punto > > > >di vista. > > > >A. > > E' l'unico che non mi è piaciuto. Posso accettare le critiche per il > mancato quoting (anche se le mail erano tante e quotare tutti lo ritenevo > difficile), ma sinceramente non mi piace il modo con cui la mia opinione è > stata etichettata in cinque minuti. Non si può pensare di avere ragione > sempre; Mi fa piacere che tu possa accettare le critiche: è un atteggiamento costruttivo che può portare lontano. Concordo anche sul fatto che non si possa pensare di aver ragione sempre, anzi, andrei più avanti e mi sbilancerei sul fatto che non si ha sempre ragione (l'uso dell'indicativo NON è casuale). E con questo penso di averti dato ragione dappertutto, come nella mia prima mail. Però, sinceramente, non mi piace il modo con cui la mia opinione è stata etichettata: non ci ho impiegato cinque minuti, ma un'ora ed un quarto per decidere se rispondere o no al thread: mi si potrà obbiettare di aver scelto la strada del facile sarcasmo, ma l'invito al riguardo è stato fin troppo ovvio. Il fatt'è che è abbastanza difficile cercare di spiegare le stesse cose senza arrabbiarsi ogni volta che qualcuno se ne esce con le stesse banalità, stessi luoghi comuni, stessa mancanza di informazione e stessa poca voglia reale di approfondire (non arrabbiarti, ma è esattamente quel che penso della maggior parte di ciò che hai scritto e quotato nella tua mail). Ci provo ancora in sei righe: Poiché hai scelto Debian come distribuzione ne avrai anche letto il suo contratto sociale, la chiave di comprensione è tutta li: se cerchi davvero di capire perché qualcuno ha deciso di investire tempo, danaro, perfino il corso stesso della sua vita per questi ideali, avrai cominciato a capire anche che il concetto di libertà è alquanto diverso da quello di gratuito, per quanto malcompreso e confuso come quello espresso dalla mail precedente alla tua. Alessandro Medici. p.s.: scusami ancora, ma credo anche che il fatto che tu abbia la possibilità di 'sbatterti' stipendiato tutto il giorno (anche) su sarge per i più possa esser al massimo solo motivo d'invidia, non di certo impegno a favore di quella particolare accezione della libertà che noi conosciamo come software libero. p.p.s.: quelli che non ti invidiano usano sid, credi a me. p.p.p.s.: poiché queste, a parte l'invito che ti ho fatto a ripensare a quanto si dice nel contratto sociale di debian, sono chiacchere senza significato, non tocco affatto argomenti di ordine etico-economico, ma ti posso dare dei suggerimenti piccoli suggerimenti, perciò, se ne avrai il tempo, datti una letta a: 'lo scambio ineguale', Arghiri Emmanuel, Einaudi, Torino, 1972 'dipendenza tecnologica e sottosviluppo', Einaudi, Torino, 1973 'Economia della produzione', Marschall, Londra, 1888; in 'Marshall', Isedi, Milano, 1976 Cito solo questi testi non per mancanza di bibliografia più recente, ma per chiarire il concetto che in economia il problema era già stato affrontato in tempi tecnologicamente certo non recenti o sospettabili di connivenze con oscuri personaggi alla Stallman.