Prepararsi allo sterminio termonucleare

1) L’affossamento Usa con la complicità dell’Europa (di Manlio Dinucci, 
02.02.2019)
2) Corsa agli armamenti: gli USA sospendono il Trattato INF, la Russia anche 
(di Fabrizio Poggi, 2 febbraio 2019)
3) Italia e Ue votano per i missili Usa in Europa (di Manlio Dinucci, su Il 
Manifesto dell' 08.01.2019)


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Sullo stesso tema: INTERVISTA A MANLIO DINUCCI (2 feb 2019)
La «sospensione» del Trattato Inf, annunciata il 1° febbraio dal segretario di 
stato americano Mike Pompeo, avvia il conto alla rovescia che, entro sei mesi, 
porterà gli Stati Uniti a uscire definitivamente dal Trattato. Già da oggi, 
comunque, Washington si ritiene libera di testare e schierare armi della 
categoria proibita dal Trattato: missili nucleari a gittata intermedia (tra 500 
e 5500 km), con base a terra. Il Trattato sulle Forze nucleari intermedie, 
firmato nel 1987 dai presidenti Gorbaciov e Reagan,  eliminava tutti i missili 
di tale categoria, compresi quelli schierati a Comiso. Il Trattato Inf è stato 
messo in discussione da Washington quando gli Stati uniti hanno visto diminuire 
il loro vantaggio strategico su Russia e Cina...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=adxTqWQqmls


https://ilmanifesto.it/laffossamento-usa-con-la-complicita-delleuropa/

L’affossamento Usa con la complicità dell’Europa

Usa/Russia. Anche l’Unione europea ha dato luce verde alla possibile 
installazione di nuovi missili nucleari Usa in Europa, Italia compresa. Su una 
questione di tale importanza il governo Conte, come i precedenti, si è accodato 
sia alla Nato che alla Ue. E dall’intero arco politico non si è levata una voce 
per richiedere che fosse il Parlamento a decidere come votare all’Onu sul 
Trattato Inf

di Manlio Dinucci, su Il Manifesto del 02.02.2019

La «sospensione» del Trattato Inf, annunciata ieri dal segretario di stato 
Pompeo, avvia il conto alla rovescia che in sei mesi porterà gli Usa a uscire 
dal Trattato. Già da oggi, comunque, gli Usa si ritengono liberi di testare e 
schierare armi della categoria proibita dal Trattato.

Si tratta di missili nucleari a gittata intermedia (tra 500 e 5500 km), con 
base a terra. Appartenevano a tale categoria i missili nucleari schierati in 
Europa negli anni Ottanta: i missili balistici Pershing 2, schierati dagli 
Stati uniti in Germania Occidentale, e quelli da crociera lanciati da terra, 
schierati dagli Stati uniti in Gran Bretagna, Italia, Germania Occidentale, 
Belgio e Olanda, con la motivazione di difendere gli alleati europei dai 
missili balistici SS-20, schierati dall’Unione sovietica sul proprio territorio.

Il Trattato sulle Forze nucleari intermedie, firmato nel 1987 dai presidenti 
Gorbaciov e Reagan, eliminava tutti i missili di tale categoria, compresi 
quelli schierati a Comiso. Il Trattato Inf è stato messo in discussione da 
Washington quando gli Stati uniti hanno visto diminuire il loro vantaggio 
strategico su Russia e Cina. Nel 2014, l’amministrazione Obama accusava la 
Russia, senza portare alcuna prova, di aver sperimentato un missile da crociera 
(sigla 9M729) della categoria proibita dal Trattato e, nel 2015, annunciava che 
«di fronte alla violazione del Trattato Inf da parte della Russia, gli Stati 
uniti stanno considerando lo spiegamento in Europa di missili con base a terra».

Il piano è stato confermato dall’amministrazione Trump: nel 2018 il Congresso 
ha autorizzato il finanziamento di «un programma di ricerca e sviluppo di un 
missile da crociera lanciato da terra da piattaforma mobile su strada». Da 
parte sua, Mosca negava che il suo missile da crociera violasse il Trattato e, 
a sua volta, accusava Washington di aver installato in Polonia e Romania rampe 
di lancio di missili intercettori (quelli dello «scudo»), che possono essere 
usate per lanciare missili da crociera a testata nucleare. In tale quadro va 
tenuto presente il fattore geografico: mentre un missile nucleare Usa a raggio 
intermedio, schierato in Europa, può colpire Mosca, un analogo missile 
schierato dalla Russia sul proprio territorio può colpire le capitali europee, 
ma non Washington.

Rovesciando lo scenario, è come se la Russia schierasse in Messico i suoi 
missili nucleari a raggio intermedio.

Il piano degli Usa di affossare il Trattato Inf è stato pienamente sostenuto 
dagli alleati europei della Nato. Il Consiglio Nord Atlantico ha dichiarato, il 
4 dicembre 2018, che «il Trattato Inf è in pericolo a causa delle azioni della 
Russia», accusata di schierare «un sistema missilistico destabilizzante». Lo 
stesso Consiglio Nord Atlantico ha dichiarato ieri il suo «pieno appoggio 
all’azione degli Stati uniti di sospendere i suoi obblighi rispetto al Trattato 
Inf» e intimato alla Russia di «usare i restanti sei mesi per ritornare alla 
piena osservanza del Trattato».

All’affossamento del Trattato Inf ha contribuito anche l’Unione europea che, 
all’Assemblea generale delle Nazioni unite, il 21 dicembre 2018, ha votato 
contro la risoluzione presentata dalla Russia sulla «Preservazione e osservanza 
del Trattato Inf», respinta con 46 voti contro 43 e 78 astensioni. L‘Unione 
europea – di cui 21 dei 27 membri fanno parte della Nato (come ne fa parte la 
Gran Bretagna in uscita dalla Ue) – si è uniformata così totalmente alla 
posizione della Nato, che a sua volta si è uniformata a quella degli Stati 
uniti.

Nella sostanza, quindi, anche l’Unione europea ha dato luce verde alla 
possibile installazione di nuovi missili nucleari Usa in Europa, Italia 
compresa. Su una questione di tale importanza il governo Conte, come i 
precedenti, si è accodato sia alla Nato che alla Ue. E dall’intero arco 
politico non si è levata una voce per richiedere che fosse il Parlamento a 
decidere come votare all’Onu sul Trattato Inf.

Né in Parlamento si è levata alcuna voce per richiedere che l’Italia osservi il 
Trattato di non-proliferazione e aderisca a quello Onu sulla proibizione delle 
armi nucleari, imponendo agli Usa di rimuovere dal nostro territorio nazionale 
le bombe nucleari B61 e di non installarvi, a partire dalla prima metà del 
2020, le ancora più pericolose B61-12.

Avendo sul proprio territorio armi nucleari e installazioni strategiche Usa, 
come il Muos e il Jtags in Sicilia, l’Italia è esposta a crescenti pericoli 
quale base avanzata delle forze nucleari Usa e quindi quale bersaglio di quelle 
russe.

Un missile balistico nucleare a raggio intermedio, per raggiungere l’obiettivo, 
impiega 6-11 minuti. Un bell’esempio di difesa della nostra sovranità, sancita 
dalla Costituzione, e della nostra sicurezza che il Governo garantisce 
sbarrando la porta ai migranti ma spalancandola alle armi nucleari Usa.



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http://contropiano.org/news/internazionale-news/2019/02/02/corsa-agli-armamenti-gli-usa-sospendono-il-trattato-inf-la-russia-anche-0112030
 
<http://contropiano.org/news/internazionale-news/2019/02/02/corsa-agli-armamenti-gli-usa-sospendono-il-trattato-inf-la-russia-anche-0112030>

Corsa agli armamenti: gli USA sospendono il Trattato INF, la Russia anche

di Fabrizio Poggi, 2 febbraio 2019

Gli Stati Uniti hanno ufficialmente sospeso per sei mesi gli obblighi derivanti 
dal Trattato INF (per i russi DRSMD: Accordo sui missili a media e corta 
distanza, cioè da 1.000 a 5.500 km e da 500 a 1.000 km) e si ritengono liberi 
di installarne a proprio piacimento dove e quando vogliono. Durante questi 6 
mesi, come ha dichiarato il Segretario di stato Mike Pompeo, “se la Russia non 
tornerà al rispetto del Trattato, gli USA si ritireranno ufficialmente da esso”.

Al tempo stesso, Donald Trump ha dichiarato di sperare che “sapremo riunire 
tutti in una grande e bella sala per stipulare un nuovo accordo. Questo accordo 
sarà molto migliore e io lo vorrei vedere”. Il riferimento a “tutti” è 
chiaramente riferito, oltre che a USA e Russia, alla Cina e ai suoi nuovi 
complessi missilistici DF-26, rientranti nella categoria della media distanza e 
che, quando nel 1987 URSS e USA firmarono il Trattato, non erano (quantomeno 
ufficialmente) nemmeno all’orizzonte. Se poi Trump, ancora con quei “tutti”, 
intende riferirsi anche all’Iran, è da vedere quanta fiducia Teheran gli possa 
accordare, dopo la mossa unilaterale americana del ritiro dal cosiddetto 
“accordo sul nucleare iraniano” nei mesi scorsi.

Riassumendo, osserva topwar.ru, attendiamo una risposta concreta alla semplice 
domanda: se veramente il problema consiste nel voler ampliare il numero dei 
partecipanti al Trattato, allora a che scopo si è messa in piedi tutta questa 
sceneggiata sulle violazioni russe dell’accordo? Da tempo Mosca aveva proposto 
a Washington di cercare il modo per allargare la cerchia dei partecipanti al 
DRSMD, senza nel frattempo arrestarne l’efficacia: proposta sempre respinta 
dagli USA, che ora, al contrario, prima sospendono i propri obblighi e poi 
parlano di una “grande e bella sala” per i colloqui.

E’ così che Mosca non ha potuto far altro che denunciare i trucchi 
propagandistici yankee a proposito del non rispetto russo degli obblighi 
derivanti dal Trattato e il Ministero degli esteri già ieri aveva espresso 
indignazione per il fatto che per gli USA è diventata una tradizione quella di 
ricorrere “deliberatamente alla maniera divulgativa di redigere e presentare le 
proprie congetture”. La Russia “adempie costantemente, coerentemente e 
incondizionatamente ai propri obblighi”; l’atteggiamento USA, sostiene Mosca, è 
un “trucco puramente propagandistico” e il vero motivo delle dichiarazioni di 
Washington è il grave indebolimento delle posizioni statunitensi nell’arena 
internazionale.

Ma qual è la “materia del contendere”?

L’annuncio del ritiro USA dal Trattato era stato anticipato nella riunione dei 
Ministri degli esteri NATO del 4 dicembre scorso, quando lo stesso Pompeo aveva 
detto che Washington concedeva a Mosca 60 giorni per tornare all’esecuzione del 
trattato, e il Segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg 
aveva affermato che “la NATO dà alla Russia l’ultima possibilità di salvare” 
l’accordo. “La Russia ha messo a rischio gli interessi di sicurezza degli Stati 
Uniti, non possiamo più essere limitati da un trattato finché la Russia lo 
violerà spudoratamente”, ha detto ora Pompeo; e ha aggiunto che se “la Russia 
non tornerà al pieno e verificabile rispetto del trattato entro sei mesi, 
distruggendo in modo verificabile i missili che violano il Trattato INF, i loro 
lanciatori e le relative attrezzature, il trattato cesserà di sussistere”.

Dall’altro lato la TASS ricorda come già dopo tre anni dalla firma del 
Trattato, entrato in funzione nel giugno 1988, Mosca avesse distrutto 1.846 
missili delle categorie previste, contro gli 846 di Washington, quasi tre volte 
più lanciatori (825 e 289) e quasi sette volte più basi missilistiche (69 e 9). 
Ora, trenta anni dopo la conclusione del trattato, entrambi si accusano a 
vicenda di violare l’INF.

Mosca ritiene che il sistema antimissilistico USA “Aegis-Aegis Ashore” 
<http://contropiano.org/news/internazionale-news/2017/10/03/confronto-militare-washington-mosca-gli-interessi-strategici-russi-096228>
 (già installato in Romania e in procinto di essere installato anche in Polonia 
e Giappone) sia in grado, all’occorrenza, di venir utilizzato come sistema di 
lancio per missili da crociera a medio raggio, il che costituirebbe una 
violazione diretta del trattato. Gli USA negano tale possibilità. La Russia si 
dice preoccupata anche per i droni da combattimento americani, il cui raggio 
operativo supera i mille km e le cui capacità e caratteristiche si avvicinano a 
quelle dei missili da crociera.

Sull’altro versante, la stampa americana parla dello sviluppo del “Novator 9-M 
969”, missile da crociera basato a terra, presumibilmente destinato al 
complesso tattico-operativo (OTRK) “Iskander-M”, con portata di almeno 3.000 
km. I russi assicurano tuttavia che la loro portata sia inferiore ai 500 km...

E via di questo passo.

In risposta alla mossa americana, oggi anche Mosca ha sospeso la partecipazione 
al Trattato INF: “Procederemo in questo modo” ha dichiarato Vladimir Putin nel 
corso di una seduta coi Ministri degli esteri e della difesa, Sergej Lavròv e 
Sergej Shojgù, “la nostra risposta sarà speculare: i partner americani hanno 
annunciato che stanno sospendendo la loro partecipazione al Trattato e anche 
noi la sospendiamo”.

Putin ha anche disposto che non si intraprendano per ora nuovi negoziati sul 
Trattato e ha sottolineato che Mosca, dopo la sospensione della partecipazione 
al trattato INF, non cesserà di sperimentare nuove armi, senza però aumentare 
il bilancio della difesa: “Non dobbiamo e non verremo coinvolti in una costosa 
corsa agli armamenti”, ha detto, sottintendendo quella che aveva aggravato la 
situazione economica dell’ultimo periodo di esistenza dell’Unione Sovietica.

Forse la Russia riuscirà a non farsi coinvolgere in tale corsa; ma è certo che 
lo farà anche il nostro paese, quale destinatario delle armi USA? Come reagirà 
il “governo del cambiamento” agli ordini di Washington e di Bruxelles, che 
certamente da tempo hanno già programmato il destino delle basi americane e 
NATO in Italia? Come reagirà quello che resta del movimento contro i missili 
USA sul nostro territorio?


=== 3 ===

Versione VIDEO (Pandora TV 10.1.2019): 
https://www.youtube.com/watch?v=3jfXe8O8VGg


https://ilmanifesto.it/italia-e-ue-votano-per-i-missili-usa-in-europa/

Italia e Ue votano per i missili Usa in Europa

di Manlio Dinucci, su Il Manifesto dell' 08.01.2019

Presso il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, a New York, c’è una scultura 
metallica intitolata «il Bene sconfigge il Male», raffigurante San Giorgio che 
trafigge un drago con la sua lancia. Fu donata dall’Unione sovietica nel 1990 
per celebrare il Trattato Inf stipulato con gli Stati uniti nel 1987, che 
eliminava i missili nucleari a gittata corta e intermedia (tra 500 e 5500 km) 
con base a terra. Il corpo del drago è infatti realizzato, simbolicamente, con 
pezzi di missili balistici statunitensi Pershing-2 (prima schierati in Germania 
Occidentale) e SS-20 sovietici (prima schierati in Urss).

Ora però il drago nucleare, che nella scultura è raffigurato agonizzante, sta 
tornando in vita. Grazie anche all’Italia e agli altri paesi dell’Unione 
europea che, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, hanno votato contro la 
risoluzione presentata dalla Russia sulla «Preservazione e osservanza del 
Trattato Inf», respinta con 46 voti contro 43 e 78 astensioni.

L‘Unione europea – di cui 21 dei 27 membri fanno parte della Nato (come ne fa 
parte la Gran Bretagna in uscita dalla Ue) – si è così totalmente uniformata 
alla posizione della Nato, che a sua volta si è totalmente uniformata a quella 
degli Stati uniti. Prima l’amministrazione Obama, quindi l’amministrazione 
Trump hanno accusato la Russia, senza alcuna prova, di aver sperimentato un 
missile della categoria proibita e hanno annunciato l’intenzione di ritirarsi 
dal Trattato Inf.
Hanno contemporaneamente avviato un programma mirante a installare di nuovo in 
Europa contro la Russia missili nucleari, che sarebbero schierati anche nella 
regione Asia-Pacifico contro la Cina. Il rappresentante russo all’Onu ha 
avvertito che «ciò costituisce l’inizio di una corsa agli armamenti a tutti gli 
effetti».

In altre parole ha avvertito che, se gli Usa installassero di nuovo in Europa 
missili nucleari puntati sulla Russia (come erano anche i Cruise schierati a 
Comiso negli anni Ottanta), la Russia installerebbe di nuovo sul proprio 
territorio missili analoghi puntati su obiettivi in Europa (ma non in grado di 
raggiungere gli Stati uniti).

Ignorando tutto questo, il rappresentante dell’Unione europea alle Nazioni 
unite ha espressamente accusato la Russia di minare il Trattato Inf e ha 
annunciato il voto contrario di tutti i paesi dell’Unione perché «la 
risoluzione presentata dalla Russia devia dalla questione che si sta 
discutendo».

Nella sostanza, quindi, l’Unione europea ha dato luce verde alla possibile 
installazione di nuovi missili nucleari Usa in Europa, Italia compresa. Su una 
questione di tale importanza, il governo Giuseppe Conte, rinunciando come i 
precedenti a esercitare la sovranità nazionale, si è accodato alla Ue che a sua 
volta si è accodata alla Nato sotto comando statunitense.

E dall’intero arco politico non si è levata una voce per richiedere che fosse 
il Parlamento a decidere come votare all’Onu.

Né in Parlamento si leva alcuna voce per richiedere che l’Italia osservi il 
Trattato di non-proliferazione, imponendo agli Usa di rimuovere dal nostro 
territorio nazionale le bombe nucleari B61 e di non installarvi, a partire 
dalla prima metà del 2020, le nuove e ancora più pericolose B61-12. Viene così 
di nuovo violato il fondamentale principio costituzionale che «la sovranità 
appartiene al popolo». E poiché l’apparato politico-mediatico tiene gli 
italiani volutamente all’oscuro su tali questioni di vitale importanza, viene 
violato il diritto all’informazione, nel senso non solo di libertà di informare 
ma di diritto ad essere informati. O si fa ora o domani non ci sarà tempo per 
decidere: un missile balistico a raggio intermedio, per raggiungere e 
distruggere l’obiettivo con la sua testata nucleare, impiega 6-11 minuti.



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