Jasna Tkalec e Aleksandar Tišma

Nel secondo Anniversario della scomparsa della indimenticabile compagna e 
collaboratrice Jasna Tkalec , diffondiamo un suo testo inedito ispirato alla 
figura dello scrittore Aleksandar Tišma:


Leggendo ancora un libro di Aleksandar Tišma, mi sono ricordata di averlo 
conosciuto a Belgrado, nel 1992.
Fu in una occasione in cui lui descrisse la sua vita, passata fra giornali e 
case editrici dal 1945 in poi. Prima, Tišma aveva visto le persecuzioni degli 
ebrei a Novi Sad e a Budapest, dove viveva sua nonna (la mamma era un'ebrea 
ungherese). Per un breve periodo fu iscritto al partito comunista, anche se non 
fu mai comunista e i comunisti non gli sono mai stati simpatici. In effetti era 
originario di una famiglia di commercianti benestanti di Novi Sad, che subito 
dopo la guerra erano caduti in semi-povertà - ma non fu nemmeno questo a 
determinare la sua ideologia, visto che per un certo tempo comunque fu 
giornalista di Borba (il giornale ufficiale del partito), e percepì un ottimo 
stipendio.
Io arrivai a Belgrado nel 1945, a tre anni e mezzo, senza mai aver visto prima 
mio papà, che era in prigione o combatteva con i partigiani; ero perciò "figlia 
di borbini", visto che mia madre faceva la redattrice della edizione per la 
Croazia di Borba, mentre mio padre subito dopo la fine della guerra andò a 
lavorare come traduttore di "testi sacri" (Lenin, Marx, Engels...) in una casa 
editrice specializzata. Lui - Tišma - era stato, come tanti, sempre e solo 
spettatore, un borghese che non credette mai in cuor suo in una società 
socialista e dei comunisti pensò sempre quello che nel 1991 lessi su Politika 
(giornale belgradese che, in origine, esprimeva posizioni borghesi): e cioè che 
i comunisti erano "innamorati e servi di idee irrealizzabili, le quali come 
sistema di vita si sono dimostrate fallimentari e violente...". Eppure, la 
violenza della società borghese, seppure un po' nascosta e soggetta a quel 
"trucco e pittura che fa bella figura", è almeno altrettanto connaturata alla 
società ed alla vita ed è almeno altrettanto distruttiva e cattiva, e deturpa 
l'uomo e lo rende una cosa miserevole e meschina, dopo avergli tarpato le ali.
Eppoi, proprio Tišma descrisse le morti violente, le persecuzioni atroci di 
ebrei e non-ebrei, a Novi Sad e altrove, in un libro molto bello intitolato: 
"L'uso dell'uomo" (Upotreba coveka). Di questo libro, personalmente ritengo che 
sia veramente un peccato che esso non sia stato tradotto in italiano...

Jasna Tkalec
(da una lettera a AM, 11 settembre 2006)


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