[srpskohrvatski / русский / italiano]

9 Maggio

1) Il 9 maggio è l’ultimo campo di battaglia della Seconda Guerra Mondiale 
(Giacomo Simoncelli)
2) MOČ: Saopštenje povodom Dana pobede nad fašizmom


Per onorare il 9 MAGGIO – GIORNATA DELLA VITTORIA / ДЕНЬ ПОБЕДЫ – e il 75.mo 
Anniversario della sconfitta del nazifascismo, segnaliamo anche:

*** NICOLA GROSA MODERNO ANTIGONE /НИКОЛА ГРОЗА - АНТИГОНА НАШЕГО ВРЕМЕНИ
È disponibile per la visione online l'importante documentario curato da Anna 
Roberti sulle ricerche delle salme dei partigiani sovietici caduti nella 
Resistenza italiana
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=J6_Q4D5cGAE

*** OMAGGI AI CADUTI JUGOSLAVI IN ITALIA 
Per la Giornata della Vittoria 2020 – 75.mo anniversario della Liberazione 
dell'Europa – nostri simpatizzanti hanno reso omaggio agli antifascisti 
jugoslavi caduti per la liberazione dell'Italia: Alberto si è recato al 
Sacrario jugoslavo del cimitero di Prima Porta (Roma), Valentina si è recata al 
Cimitero partigiano Internazionale di Pozza (Acquasanta Terme AP)
FOTO: 
http://www.cnj.it/home/it/valori/partigiani/9295-9-maggio-2020-omaggi-ai-caduti-jugoslavi-in-italia.html

*** Tra i caduti di Pozza è da annoverare JOVAN KARADAGLIĆ, montenegrino: le 
vicende sue, di suo fratello NIKOLA – anch'egli perito nella lotta al 
nazifascismo – e della intera famiglia sono state ricostruite dal nipote, Dejan 
Karadaglić, in un accurato e interessante video realizzato proprio per questa 
Giornata della Vittoria e non a caso intitolato "Il Reggimento Immortale":
na srpskohrvatskom: https://www.youtube.com/watch?v=xAjsK2VJZN0
по русский: https://www.youtube.com/watch?v=jc8OmEFH5bw


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https://contropiano.org/news/internazionale-news/2020/05/08/il-9-maggio-e-lultimo-campo-di-battaglia-della-seconda-guerra-mondiale-0127703

Il 9 maggio è l’ultimo campo di battaglia della Seconda Guerra Mondiale

di Giacomo Simoncelli (Potere Al Popolo)

Chi desidera ma non agisce, alleva pestilenza» 

William Blake, Il matrimonio del Cielo e dell’Inferno

A tarda sera dell’8 maggio 1945 il capo dell’Oberkommando der Wehrmacht, ovvero 
delle forze armate tedesche, firmava la resa della Germania di fronte al 
generale sovietico Žukov, come poche ore prima un altro vertice delle truppe 
naziste, Alfred Jodl, aveva fatto a Reims sul fronte occidentale della guerra. 

A Mosca era già il 9 maggio, e perciò tale data segna la conclusione effettiva 
della terribile tragedia della Seconda Guerra Mondiale in Europa, nonostante vi 
furono ancora strascichi e scontri fino a settembre. 

L’eredità lasciata da una tale esperienza di morte e distruzione non poteva che 
essere quella di un forte anelito di pace e collaborazione, e come per 
ricollegarsi a questo desiderio il 9 maggio è celebrata nell’Unione Europa la 
Festa dell’Europa. 

Ma, come scriveva William Blake, chi desidera ma non agisce, crea le condizioni 
per la diffusione di una malattia. Anche le modalità della costruzione di una 
prospettiva di pace sono, in un certo senso, un campo di battaglia, e dove 
coloro che vogliono davvero raggiungere una pace reale e duratura arretrano 
prendono piede coloro per cui la pace è solo una parola da agitare a seconda 
della convenienza.

Nell’Europa stremata dalla guerra questo avvenne quasi subito. Il 9 maggio del 
1950 Robert Schuman, ministro degli Esteri francese, tenne un discorso che 
prefigurava l’inizio del processo di integrazione europea, di cui il primo 
passo avvenne poco tempo dopo con la formazione della Comunità Europea del 
Carbone e dell’Acciaio (CECA). 

Ma questo processo era davvero dettato dalla volontà di cooperazione e pace? La 
spinta all’Europa unita purtroppo nacque dalla peggiore consigliera della 
politica: la paura. 

Paura dei comunisti, dei sovietici che più di tutti avevano retto il peso 
militare della guerra con ingenti perdite materiali e umane, e contro cui 
bisognava costruire una “cintura di sicurezza”; paura del riaccendersi delle 
rivalità fra paesi, in primis Francia e Germania. 

Una rivalità che non venne risolta sul campo della crescita della coscienza 
civica, democratica e sociale dei paesi stessi, ma sul piano della progressiva 
integrazione delle economie, a partire dai settori strategicamente più 
importanti. 

Un tentativo velleitario di evitare la competizione fra Stati attraverso la 
definizione di un’area di libero mercato capitalistico, il cui pilastro è la 
competizione stessa. 

E in questo senso parlò Giuseppe Di Vittorio, di cui riporto alcune parole 
pronunciate al Parlamento nel 1952 in occasione della ratifica del trattato 
sull’istituzione della CECA:

«Si dice che il piano Schuman deve costituire la base economica della nuova 
federazione europea. Possiamo discutere questa idea; ma, allo stato attuale, si 
tratta di una astrazione, priva di ogni contenuto concreto.

Tutti sanno che, lungi dall’unire l’Europa, tutta la politica che si ricollega 
a questo trattato, di cui discutiamo la ratifica, è una politica di divisione 
dell’Europa e, peggio, anche una politica di divisione all’interno degli stessi 
popoli europei. Per cui si tratta della divisione più nefasta e più nociva che 
si possa concepire per i popoli e per l’Europa. 

L’altro pretesto – altrettanto astratto, privo di contenuto reale e di verità – 
è che con questo trattato si concorrerebbe a salvaguardare la pace, mentre 
tutti vedono che si organizza la guerra e che alla base di tutto il lavorio 
condotto per giungere alla costituzione di questa coalizione di Stati attorno 
al grande trust dell’acciaio e del carbone è l’intendimento di accelerare gli 
armamenti ed i preparativi di guerra. 

Unità europea e pace sarebbero due nobilissimi ideali; ma, allo stato attuale, 
si tratta di due menzogne convenzionali addotte a giustificazione di un piano 
che, invece, persegue fini diametralmente opposti. […] 

Oggi si usa la terminologia che esprimeva il grande e generoso ideale di 
Mazzini sulla federazione dei popoli europei per giustificare un’impresa che 
non ha niente a che fare con la concezione mazziniana del federalismo. 

Nel concetto di Mazzini si trattava di costituire una federazione di popoli, ma 
di tutti i popoli europei, senza discriminazione; scopo primordiale della 
federazione mazziniana doveva essere la pace, e strumento conseguente della 
politica di pace di tutta l’Europa doveva essere il disarmo generale. 

In questo caso, invece, accade tutto il contrario: si cerca di costituire una 
coalizione che deve proteggere interessi privati allo scopo di accelerare la 
preparazione alla guerra e di cristallizzare, approfondire ed aggravare la 
divisione dell’Europa e la divisione dei popoli all’interno di ciascun paese. 
Noi denunciamo questo inganno»1 
<https://contropiano.org/news/internazionale-news/2020/05/08/il-9-maggio-e-lultimo-campo-di-battaglia-della-seconda-guerra-mondiale-0127703#sdfootnote1sym>.

L’Unione Europea si è per caso fatta promotrice del disarmo generale? Negli 
ultimi anni abbiamo assistito allo sviluppo di programmi militari europei 
(Permanent Structured Cooperation, European Intervention Initiative, etc.). 

Abbiamo sentito il Commissario Europeo all’Economia Paolo Gentiloni affermare 
che l’UE deve assumere un certo protagonismo sulle questioni internazionali, 
come in Libia, dove ora si accende in maniera sempre più violenta una guerra 
civile che è cominciata proprio con le “bombe democratiche” sganciate da paesi 
UE. 

Abbiamo letto le dichiarazioni di Ursula Von der Leyen in cui si affermava 
chiaramente e candidamente che il suo mandato avrebbe fatto assumere alla 
Commissione Europea un ruolo geopolitico. 

La contraddizione tra la retorica progressiva e la funzione reazionaria che la 
costruzione di una federazione europea poteva svolgere si è risolta a favore 
della seconda, e l’evento che ha segnato il passo fu proprio un’azione militare.

Crollato il blocco sovietico, venuta meno l’esigenza dell’argine al comunismo 
di cui “l’ombrello della NATO” era lo strumento fondamentale, l’Europa poteva 
svolgere un ruolo autonomo nel panorama mondiale, puntando a riconquistare un 
certo peso anche a livello geopolitico. 

Quasi contemporaneamente alla firma del Trattato di Maastricht, a fine 1991 il 
cancelliere Helmut Kohl dichiarò che la Germania riconosceva l’indipendenza di 
Slovenia e Croazia, trascinandosi dietro tutti i paesi che all’epoca formavano 
la CEE e mettendo una seria ipoteca su qualsiasi risoluzione pacifica della 
questione jugoslava; le conseguenze le conosciamo tutti. 

Come ha detto il premio Nobel per la letteratura Peter Handke, con i 
bombardamenti su Belgrado «è morta l’Europa ed è nata l’Unione Europea». 

L’idea di una federazione europea è stata costruita non sulle esigenze e sul 
protagonismo dei popoli che la compongono, ma su di un progetto di vero e 
proprio dominio imperiale sostenuto ideologicamente da un profondo 
eurocentrismo; Romano Prodi, strenuo difensore dell’Unione Europea, nella 
puntata di Che tempo che fa? del 29 marzo scorso affermava, in maniera 
evidentemente criticabile, che «l’Europa è l’unica àncora della democrazia 
mondiale». 

Cos’è questa se non la riproposizione di una convinta superiorità della civiltà 
europea che ci portiamo dietro sin dai tempi coloniali?

Ma ai “destini manifesti” non bisogna dare credito, perché sono questi che 
hanno prodotto l’imperialismo statunitense, così come la convinzione della 
purezza della razza ariana. 

Quest’ultimo paragone può sembrare esagerato, quasi offensivo, ma non lo è. Non 
lo è perché una certa contiguità, anche se ovviamente non una completa 
sovrapposizione, può essere riscontrata tra il progetto di integrazione europea 
e alcune riflessioni di importanti esponenti del nazi-fascismo. 

Il 5 agosto del 1943 Jean Monnet, ispiratore della Dichiarazione Schuman, 
affermò al Comitato Francese di Liberazione Nazionale che «non ci sarà pace in 
Europa se gli Stati verranno ricostituiti sulla base della sovranità nazionale… 
Gli Stati europei sono troppo piccoli per garantire ai loro popoli la 
necessaria prosperità e lo sviluppo sociale. Le nazioni europee dovranno 
riunirsi in una federazione»2 
<https://contropiano.org/news/internazionale-news/2020/05/08/il-9-maggio-e-lultimo-campo-di-battaglia-della-seconda-guerra-mondiale-0127703#sdfootnote2sym>.
 

Vidkun Quisling, fondatore del partito fascista norvegese e tra i più famosi 
collaborazionisti del regime di Hitler (tanto che il suo cognome è diventato 
sinonimo di “governo fantoccio” in tutto il mondo), fu un convinto sostenitore 
della necessità di un’Europa federale, come accennato anche nella biografia 
scritta dallo storico e giornalista Hans Fredrik Dahl, al punto da produrre 
anche più di un documento in cui scendeva nel dettaglio di come il continente 
avrebbe dovuto essere riorganizzato alla fine della guerra mondiale. 

Lo scopo era quello di recuperare il ruolo egemonico perso dall’Europa, e 
questo non poteva avvenire, a suo avviso, se non attraverso la formazione di 
una più vasta area politica ed economica.

Vidkun Quisling fu catturato dagli Alleati il 9 maggio. Si ritorna quindi al 
punto da cui avevo cominciato. 

La data del 9 maggio condensa in sé una quantità di significati straordinari, e 
proprio per questo è divenuta un campo di battaglia, l’ultimo della Seconda 
Guerra Mondiale. Alla caduta del Muro di Berlino alcuni giornali hanno 
riportato la notizia che Alessandro Natta, ex segretario del Partito Comunista 
Italiano, commentò dicendo: «qui crolla un mondo, cambia la storia… Ha vinto 
Hitler… Si realizza il suo disegno, dopo mezzo secolo». 

Più velenosamente, nel suo stile, Giulio Andreotti confessava che «amo la 
Germania; la amo così tanto che ne preferisco due».

La data della conclusione del conflitto, di cui l’Unione Sovietica sopportò il 
peso maggiore, è stata appropriata da una realtà istituzionale nata al momento 
del crollo del blocco orientale con una guerra in seno all’Europa, una guerra 
che favorì l’accentuarsi di odi nazionalistici. 

L’Unione Europea ha espresso tutta la spinta democratica di cui è capace in una 
risoluzione che equipara il comunismo al nazismo, mentre finanzia e sostiene il 
governo ucraino in cui siedono ministri dichiaratamente nazisti. 

I vertici europei vogliono cancellare la memoria della dura lotta che l’URSS 
condusse contro i progetti hitleriani, trasformando la fine della carneficina 
causata dall’imperialismo nell’occasione di una vaga esaltazione della pace, da 
identificarsi tout court con istituzioni costruite nel sangue e altrettanto 
imperialiste. 

Non so se Natta avesse previsto tutto questo, probabilmente no, ma sicuramente 
ci aveva visto lungo. Se vogliamo difendere la pace, dobbiamo combattere 
l’Unione Europea; e il 9 maggio, se vogliamo festeggiare qualcosa, festeggiamo 
la Giornata della Vittoria.

1 
<https://contropiano.org/news/internazionale-news/2020/05/08/il-9-maggio-e-lultimo-campo-di-battaglia-della-seconda-guerra-mondiale-0127703#sdfootnote1anc>
 Camera dei Deputati. Assemblea, Discussioni, I Legislatura, 932° seduta, 16 
giugno 1952, p. 38833.

2 
<https://contropiano.org/news/internazionale-news/2020/05/08/il-9-maggio-e-lultimo-campo-di-battaglia-della-seconda-guerra-mondiale-0127703#sdfootnote2anc>
 
https://europa.eu/european-union/sites/europaeu/files/docs/body/jean_monnet_it.pdf
 
<https://europa.eu/european-union/sites/europaeu/files/docs/body/jean_monnet_it.pdf>
8 Maggio 2020


=== 2 ===

http://www.princip.info/2020/05/09/moc-saopstenje-povodom-dana-pobede-nad-fasizmom/

Mreža intelektualaca, umetnika i društvenih pokreta za odbranu čovečanstva 

SAOPŠTENJE POVODOM DANA POBEDE NAD FAŠIZMOM

Danas, nakon 75 godina od pobede nad nacifašističkim okupatorom, izražavamo 
najdublju zahvalnost borcima NOR-a za nesebično žrtvovanje u borbi protiv 
najmračnije ideologije koja je pritisnula planetu. Zahvaljujući toj borbi, 
Srbija se svrstala u vrhove antifašističkog sveta pobednika nad nacifašističkim 
okupatorima i njihovim saveznicima i ispisala najsvetliju stranicu svoje 
istorije. 

Sve dok nosimo u sećanju podvige i žrtve pripadnika NOP-a u borbi protiv 
okupatora i njegovih sluga, dok učimo nove generacije o stvarnim akterima 
pobede, besmrtni puk pobednika će stajati na mrtvoj straži slobode i 
antifašizma.

Kao što ne smemo zaboraviti – ko su bili oslobodioci i saveznici, ko je bio 
okupator i saradnici okupatora, tako smo dužni čuvati sećanje na svaku 
nesebičnu pomoć savremenoj Srbiji u očuvanju slobode, nezavisnosti, 
teritorijalne celokupnosti i pomoći na prevazilaženju posledica svih nepogoda, 
uključujući i podršku u borbi protiv aktuelnih pošasti.

Istina je jedna i oduvek neumoljiva, ma koliko je sputavali i devalvirali. 
Istina je da su oslobodioci i nosioci veličanstvene pobede nad nacifašizmom 
srpski i jugoslovenski partizani, predvođeni Josipom Brozom Titom. Istina je, 
da izmišljanje drugih „antifašista“ i „pobednika“ iz redova poraženih snaga pre 
75 godina predstavlja grubu laž kojom se želi udahnuti snaga poraženoj zveri u 
liku nacifašizma, što predstavlja novi zločin sledbenika poraženih snaga. 

Ta, fašistička zver se hrani lažima i našim zaboravom!

 <>Dan Pobede nije nikakav dan trgovine ugljem i čelikom, već dan poraza 
najveće civilizacijske nemani i sveopšte pretnje čoveku. Stoga, ne dozvolimo da 
senka zaborava pritisne istinu o veličini i lepoti pobede nad fašizmom. 

Hvala i slava svim borcima NOR-a i svim žrtvama fašističkog nasilja. 

SMRT FAŠIZMU – SLOBODA ČOVEČANSTVU!

U Beogradu dana 8.maja 2020.

PREDSEDNIK:

Ratko Krsmanović


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