A chi ha dato fastidio José Cutileiro e perché Il 17 maggio scorso è morto il diplomatico portoghese José Cutileiro. Anziché cimentarci in una ricostruzione della sua figura, procediamo più comodamente e speditamente usufruendo del testo a firma Andrea Zambelli apparso oggi sul portale dei giovani balcanologi in carriera EastJournal. [1] Quello di Zambelli non è un "coccodrillo" né un ritratto critico: è una vera e propria invettiva con la quale si vorrebbe mandare Cutileiro all'inferno per due... colpe gravissime: primo, aver messo d'accordo le tre fazioni bosniache il 18 marzo 1992, quando ancora cioè la guerra fratricida che avrebbe devastato la Bosnia-Erzegovina non era scoppiata e poteva essere evitata; secondo, averlo persino rivendicato in seguito (che sfacciato, questo Cutileiro!).
L'articolo è una sequela di affermazioni scorrette, parziali e diffamatorie: – "madre filofascista": in realtà non sappiamo se la madre di Cutileiro era fascistoide, sappiamo solo che lo è la madre del suo alter ego letterario A. B. Kotter; sappiamo invece per certo che il padre di Cutileiro fu un oppositore del regime di Salazar e che la sua carriera poté svilupparsi solo a seguito della Rivoluzione dei Garofani sotto la protezione del leader socialista Soares; – "autore del primo piano di spartizione su base etnica della Bosnia Erzegovina": non era una spartizione, visto che la Bosnia rimaneva un paese indipendente, ma una cantonalizzazione; d'altronde, anche la Jugoslavia era suddivisa in entità – addirittura Repubbliche! – ispirate alle diverse identità nazionali; – “Carrington e Cutileiro ... scelsero di ignorare i consigli degli esperti" quali? Quelli dei think tank finanziati dai paesi NATO? – "Il 1° marzo [1992] i cittadini bosniaci votarono per l’indipendenza (nonostante il boicottaggio dei partiti nazionalisti serbi)": la Costituzione però prevedeva una maggioranza dei 2/3 dei votanti, che non si ottenne, ma non solo: votò meno della metà degli aventi diritto; – "l’autoconvocata assemblea dei serbi di Bosnia respinse il piano di pace, presentando una propria mappa che rivendicava quasi i due terzi del territorio della Bosnia": si, era il territorio rurale e montano abitato in prevalenza da serbi, che non avocarono a sé le più importanti aree urbane e produttive; – "Zimmermann nega di aver promesso a Izetbegović il riconoscimento della Bosnia come stato indipendente se avesse ritirato la firma": sim-sala-bim gli USA riconobbero la Bosnia-Erzegovina appena una settimana dopo che Izetbegović ritirò la firma; – "il governo della Repubblica di Bosnia Erzegovina aveva negoziato con successo [sic] una versione meno partizionista del testo solo qualche settimana prima, che era stata respinta da Karadžić": ma quale "successo" d'egitto se era stata respinta da una delle parti? – "Carrington e Cutileiro non lo menzionarono mai perché ciò rovinava la loro narrativa": no, non lo menzionarono perché era palesemente irrilevante; – "Quello di Carrington e Cutileiro fu il primo di una serie di piani di pace basati sulla spartizione etnica ... fino agli accordi di Dayton del novembre 1995", vale a dire: rinneghiamo anche Dayton e assegniamo tutta la Bosnia ai nipotini di Izetbegović? – "La corrispondenza tra etnia e territorio ... fu adottata da Cutileiro come unica chiave per comprendere il conflitto, e non lasciò alcuno spiraglio a visioni alternative, che pure esistevano": certo che esistevano: la Bosnia come Repubblica federata nella Jugoslavia era già un paese unico e multietnico! – "Tale logica 'simile all’apartheid', secondo Campbell, 'ha scavalcato tutte le opzioni non nazionaliste e legittimato progetti esclusivisti durante la guerra'. Di tale logica, che torna oggi nelle discussioni sulla spartizione etnica del nord del Kosovo, Cutileiro è stato solo il primo alfiere": quindi (a) Cutileiro alfiere dell'apartheid!? (b) in Kosovo spezzeremo le reni ai serbi come non siamo stati capaci in Bosnia? Il testo di Zambelli è un pezzo da manuale, una specie di esercizio ben riuscito sulle tecniche utilizzate nelle redazioni dei grandi giornali per orientare l'opinione pubblica nella direzione voluta dagli strateghi politici. Si può capovolgere il senso dei fatti, se i fatti stessi non si prestano a capovolgimenti; è poi obbligatorio avvalersi di fonti primarie statunitensi e inglesi (Alex Cruikshank, David Campbell) perché noi, italiani e jugoslavi, siamo considerati decerebrati e tali dobbiamo rimanere. Italo Slavo 1] https://www.eastjournal.net/archives/106249 <https://www.eastjournal.net/archives/106249>