Ai margini della "elezione" di Joe Biden a satrapo globale: è importante vedere 
di chi si circonda costui, tanto per fugare sciocche illusioni. 

A gestire "i rapporti con le diverse comunità etniche" degli USA è stato 
chiamato questo esponente di quella che negli USA è nota come la "Bosnian 
genocide lobby". Ecco l'effetto immediato sul programma di Biden, così come 
accennato nell'articolo: "sostenere l’adesione della Bosnia Erzegovina alla 
NATO".

D'altronde l’ "elezione" di Biden è stata "salutata con entusiasmo a Sarajevo, 
dove la Vijećnica, la storica biblioteca cittadina, è stata illuminata con la 
bandiera americana e la figura del nuovo presidente. La parte bosgnacca non ha 
dimenticato l’impegno dell’allora senatore Biden che, nel 1994, sostenne 
fortemente le istanze della Bosnia-Erzegovina al Congresso, instaurando legami 
con il primo presidente del Paese, Alija Izetbegović, e il primo ministro degli 
anni di guerra, Haris Silajdzić."

Ma è molto interessante leggere anche tutto il resto: in particolare, la 
formazione filoturca di Klempić, con quello che sta succedendo tra Medio 
Oriente, Caucaso, Mediterraneo ed Europa, è una calorosa promessa di guerra. Le 
deboli rassicurazioni degli autori dell'articolo, chiaramente impegnati a 
difendere a spada tratta   i redividi "democratici", non convincono nessuno.

(a cura di Italo Slavo)


http://nena-news.it/il-ponte-balcanico-un-bosniaco-nello-staff-del-presidente-biden/
https://www.eastjournal.net/archives/112321

Un bosniaco nello staff del presidente Biden

di Dino Huseljić e Marco Siragusa
13 novembre 2020

Questo lavoro è frutto di una collaborazione tra East Journal e Nena News.

Elvir Klempić è un nome che ha iniziato a circolare fra i media bosniaci, 
croati e sloveni pochi minuti dopo che Joe Biden ha vinto le elezioni 
presidenziali negli Stati Uniti. Klempić ha partecipato attivamente alla 
campagna elettorale in favore del candidato democratico, gestendo i rapporti 
con le diverse comunità etniche presenti nel paese. Il suo operato ha 
contribuito a spostare un importante numero di elettori di origine bosniaca e 
polacca dalla parte di Biden, che, come lui stesso ha dichiarato, potrebbero 
essere stati decisivi in Wisconsin e Pennsylvania.

Da Srebrenica alla Casa Bianca

Nel 1995 Klempić aveva quattro anni e si trovava a Srebrenica 
<https://www.istraga.ba/elvir-klempic-govori-za-istragu-iz-potocara-sam-izasao-na-kamionu-bio-sam-izbjeglica-i-sad-pomazem-americkom-predsjedniku-nevjerovatno/>,
 dove poco dopo sarebbero iniziate le operazioni di pulizia etnica 
dell’esercito serbo-bosniaco culminate nel genocidio della popolazione di etnia 
bosgnacca, cui la sua famiglia appartiene. Insieme alla mamma e alla nonna, 
Elvir è uscito dalla città su un camion diretto nella zona sicura di Tuzla, 
dove qualche giorno dopo avrebbe incontrato il padre, fuggito attraverso i 
boschi in una lunga e pericolosa marcia per sfuggire ai militari.

Dopo sei anni da profugo nella cittadina di Banovići, Klempić è arrivato negli 
Stati Uniti nel 2001, costruendo la propria vita nell’Iowa, dove si è laureato 
<https://www.oslobodjenje.ba/vijesti/daily-news/bosnian-elvir-klempic-a-u-s-political-strategist-513928?fbclid=IwAR3j3-M2IZiz_Y3v2rPQ90sPMIx_rrR4WAUUiP8mLD7O-eC6dr1yhYK_B-Y>
 in Relazioni Internazionali e Scienze Politiche e da dove Biden ha iniziato la 
campagna che lo ha portato alla Casa Bianca.

Grazie a un importante lavoro di dialogo con le varie comunità etniche del 
paese e all’intercettazione dei loro interessi, Klempić ha contribuito ad 
attrarre nell’orbita democratica interi gruppi nazionali che in passato non 
erano stati molto coinvolti nella vita politica statunitense. Per la prima 
volta la comunità bosniaca 
<https://www.24ur..com/novice/tujina/elvir-klempic-begunec-iz-srebrenice-ki-je-bidnu-pomagal-do-zmage.html>
 ha partecipato in massa alle elezioni, garantendo importanti voti a Biden in 
Georgia e Pennsylvania, e altrettanto hanno fatto gli 11 milioni di cittadini 
di origine polacca che Klempić ha coinvolto nel progetto democratico, 
allontanandoli da Donald Trump che nel 2016 aveva ottenuto la maggioranza dei 
voti della comunità.

Klempić ha annunciato un cambio di direzione nella politica statunitense nei 
Balcani, più attiva e diretta da persone con un’ampia conoscenza della regione, 
ma anche una continuità nel sostenere l’adesione della Bosnia Erzegovina alla 
NATO 
<https://radiosarajevo.ba/metromahala/lica/elvir-klempic-biden-razumije-sta-treba-uciniti-u-regionu-on-je-veliki-prijatelj-bih/395772>,
 che sembra però ancora lontana. Il giovane bosniaco ha anche definito Biden un 
“amico 
<https://www.jutarnji.hr/vijesti/svijet/od-potocara-do-bidenova-tima-on-je-veliki-prijatelj-bih-ali-i-hrvatske-srbije-15030290>”
 di Bosnia-Erzegovina, Croazia, Serbia, Montenegro e Macedonia del Nord, non 
includendo nella lista Slovenia e Kosovo. 

Una dichiarazione che forse svela qualche fastidio della parte democratica nei 
confronti dei governi di Janez Janša, il premier sloveno che ha supportato 
Trump nei mesi passati e che si è detto 
<https://foreignpolicy.com/2020/11/07/slovenia-prime-minister-trump-call-election/>
 favorevole alla sua iniziativa giudiziaria per denunciare presunti brogli 
elettorali, e di Avdullah Hoti <https://www.eastjournal.net/archives/109546>, 
capo del governo kosovaro che si è probabilmente compromesso fin troppo con il 
presidente uscente.

L’elezione di Biden è stata invece salutata con entusiasmo a Sarajevo, dove la 
Vijećnica, la storica biblioteca cittadina, è stata illuminata 
<https://exit.al/en/2020/11/09/sarajevo-celebrates-bidens-victory-in-us-election/>
 con la bandiera americana e la figura del nuovo presidente. La parte bosgnacca 
non ha dimenticato l’impegno dell’allora senatore Biden che, nel 1994, sostenne 
<https://www.eastjournal.net/archives/111520> fortemente le istanze della 
Bosnia-Erzegovina al Congresso, instaurando legami con il primo presidente del 
Paese, Alija Izetbegović, e il primo ministro degli anni di guerra, Haris  
<https://www.oslobodjenje.ba/vijesti/bih/haris-silajdzic-nakon-bidenove-pobjede-lakse-se-dise-603497>Silajdzić
 
<https://www.oslobodjenje.ba/vijesti/bih/haris-silajdzic-nakon-bidenove-pobjede-lakse-se-dise-603497>.

La presenza di Klempić nell’entourage di Biden ha soltanto rafforzato questo 
entusiasmo, espresso soprattutto dall’ala del centro-destra bosgnacco, quella 
più vicina <https://www.eastjournal.net/archives/86797> al presidente turco 
Recep Tayyip Erdoğan. Una convergenza che trova un punto interessante nel 
passato dello stesso Klempić. 

I legami con la Turchia

Prima di assumere il ruolo di responsabile per le minoranze etniche nello staff 
di Biden, Klempić è stato infatti Direttore Esecutivo della Turkish Heritage 
Organization (THO). Formalmente registrata negli Stati Uniti nel 2014 come 
organizzazione non-profit e non politica con il compito di promuovere le 
relazioni bilaterali tra USA e Turchia. Nel 2016, prima dell’arrivo di Klempić, 
la THO è stata al centro di un’indagine dell’FBI per i suoi legami con il 
regime di Erdoğan. Secondo quanto trapelato da alcune mail pubblicate da 
WikiLeaks, la THO sarebbe stata creata grazie al coinvolgimento diretto di 
Berat Albayrak, genero di Erdoğan e ora dimissionario ministro delle Finanze. 

Al centro dell’inchiesta, cui Klempić risulta del tutto estraneo, l’attività di 
lobbying condotta segretamente dagli esponenti della THO, in violazione delle 
norme che regolano le organizzazioni non politiche. L’allora presidente, Halil 
Danişmaz, aveva rassegnato le dimissioni dopo esser stato interrogato dall’FBI 
con l’accusa di lavorare come agente segreto per il governo turco e per il 
mancato rispetto delle regole sulla registrazione degli agenti stranieri in 
territorio americano. Il sito della THO riporta tra i principali finanziatori 
la Turkish Airlines e la Turkish Emlak Bank Investment Company, notoriamente 
vicine ad Erdoğan e al suo Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP). 

Tra i partner con cui la THO ha collaborato in questi anni risulta il Syrian 
American Council, un gruppo nato nel 2005 e apertamente sostenuto dagli Stati 
Uniti contro il presidente siriano Bashar al-Assad. Proprio riguardo alla 
guerra in Siria, in un’intervista rilasciata 
<https://www.trtworld.com/video/news-videos/grahams-visit-to-turkey-interview-with-turkish-heritage-executive-director-elvir-klempic/5c424d61a659080a875ebdcb>
 all’emittente turca TRT World nel gennaio 2019 Klempić parlava della Turchia 
come di un “attore chiave per il raggiungimento della pace”, sostenendo un 
approccio più cooperativo con Washington. 

Sebbene Klempić in passato abbia lavorato per avvicinare le due potenze, 
recentemente è stato costretto a prendere le distanze dalla THO per le 
posizioni espresse dall’organizzazione contro il riconoscimento del genocidio 
armeno. In una breve dichiarazione ripresa da The Armenian Mirror-Spectator 
<https://mirrorspectator.com/2020/09/22/biden-campaign-official-klempic-issues-statement/>,
 Klempić ha affermato di essere totalmente in linea con le dichiarazioni del 
presidente Biden, favorevole a riconoscere il genocidio, e non con quelle dei 
suoi precedenti datori di lavoro.

Nonostante i suoi passati legami con la fitta rete internazionale creata da 
Erdoğan, è difficile ipotizzare che Klempić possa agire come agente del 
presidente turco. Molto più probabile invece che possa contribuire ad 
alleggerire le tensioni tra i due presidenti. Biden non ha mai nascosto la sua 
ostilità <https://www.youtube.com/watch?v=EAUm7-ouUdE&ab_channel=ThePappasPost> 
nei confronti di Erdoğan, molto vicino al presidente Trump e al suo genero e 
collaboratore Jared Kushner. Klempić, qualora dovesse esser confermato nello 
staff presidenziale, potrebbe giocare un importante ruolo di mediazione, per 
quanto non decisivo nelle scelte di politica estera del futuro presidente.


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