Author: giovannigiorgio
Date: Sat Nov 29 04:10:35 2008
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 <para>La maggioranza dei progetti di software libero fallisce.</para>
 
-<para>Noi tendiamo a non dare molto ascolto alla notizia di questi fallimenti. 
Solo i progetti che hanno successo attraggono l'attenzione e ci sono tanti 
progetti di software libero in totale<footnote><para>SourceForge.net, sito 
popolare solo di hosting aveva 79.225 progetti registrati a metà Aprile 2004. 
Questo non è neanche lontanamente il numero dei progetti in Internet, 
certamente; è solo il numero di quelli che scelgono di usare 
SourceForge.</para></footnote> che, anche se solo una piccola percentuale di 
essi ha successo il risultato è che a noi appare essere tuttavia una gran 
quantità. Inoltre noi non abbiamo notizia dei fallimenti perchè i fallimenti 
non fanno notizia. Non c'è un particolare momento in cui il progetto cessa di 
essere praticabile. La gente semplicemente sceglie di allontanarsene. Ci può 
essere un momento in cui  un cambiamento finale viene fatto nel progetto, ma 
quelli che lo hanno fatto generalmente non sanno che quel cambiamento è 
l'ultimo. Non è facile stabilire  quando il progetto si è esaurito. Quando non 
è stato lavorato per sei mesi? Quando la base di utenti ha smesso di crescere 
senza aver superato la base di sviluppatori? E se  gli sviluppatori di un 
progetto lo abbandonano perchè si rendono conto che stanno duplicando il lavoro 
di un altro?&mdash;e se essi si uniscono a quell'altro progetto dunque lo 
espandono per immettervi molto del loro sforzo primitivo? Il progetto 
precedente è finito o ha semplicemente cambiato casa?</para>
+<para>Noi tendiamo a non dare molto ascolto alla notizia di questi fallimenti. 
Solo i progetti che hanno successo attraggono l'attenzione e ci sono tanti 
progetti di software libero in totale<footnote><para>SourceForge.net, sito 
popolare solo di hosting aveva 79.225 progetti registrati a metà Aprile 2004. 
Questo non è neanche lontanamente il numero dei progetti in Internet, 
certamente; è solo il numero di quelli che scelgono di usare 
SourceForge.</para></footnote> che, anche se solo una piccola percentuale di 
essi ha successo il risultato è che a noi appare essere tuttavia una gran 
quantità. Inoltre noi non abbiamo notizia dei fallimenti perchè i fallimenti 
non fanno notizia. Non c'è un particolare momento in cui il progetto cessa di 
essere praticabile. La gente semplicemente sceglie di allontanarsene. Ci può 
essere un momento in cui  un cambiamento finale viene fatto nel progetto, ma 
quelli che lo hanno fatto generalmente non sanno che quel cambiamento è 
l'ultimo. Non è facile stabilire  quando il progetto si è esaurito. Quando non 
è stato lavorato per sei mesi? Quando la base di utilizzatori ha smesso di 
crescere senza aver superato la base di sviluppatori? E se  gli sviluppatori di 
un progetto lo abbandonano perchè si rendono conto che stanno duplicando il 
lavoro di un altro?&mdash;e se essi si uniscono a quell'altro progetto dunque 
lo espandono per immettervi molto del loro sforzo primitivo? Il progetto 
precedente è finito o ha semplicemente cambiato casa?</para>
 
 <para>A causa di una tale complessità è impossibile stabilire il numero dei 
fallimenti. Ma una evidenza annedotica  da più di un decennio di open source, 
qualche ricerca su SourceForge.net e un piccolo googling tutti puntano alla 
stessa conclusione: il numero è estremamente alto, probabilmente dell'ordine 
del 90–95%. Il numero sale se includete i progetti che sopravvivono ma son 
disfunzionali: quelli che <emphasis>stanno</emphasis> producendo codice che 
gira ma che non hanno motivo di esistere, o che non stanno progredendo così 
velocemente o così affidabilmente come dovrebbero.</para>
 
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 <para>Come conseguenza del fatto che l'industria maturava avvennero molti 
cambiamenti. La grande varietà del software prodotto diede strada ai pochi 
chiari vincitori&mdash;vincitori per la tecnologia superiore, per una 
organizzazione commerciale superiore, o una combinazione delle due cose.
 Allo stesso tempo, e non completamente in simultaneità, lo sviluppo dei 
cosiddetti linguaggi di “alto livello” volle dire che uno avrebbe potuto 
scrivere un programma una volta sola in un unico linguaggio e ottenere che esso 
fosse tradotto (“compilato”) in modo da poter girare su differenti tipi di 
computer. Le implicazioni di ciò non furono perse dai costruttori di hardware. 
Il cliente così poteva dedicarsi a un impegno maggiore nello sviluppo del 
software senza necessariamente limitarsi a farlo in relazione a una specifica 
architettura. Quando ciò si combinò con una graduale diminuzione delle 
differenze di prestazione dei vari computers man mano che i progetti meno 
efficienti furono fatti fuori un costruttore che considerasse il suo hardware 
come sua unica risorsa poteva prevedere un futuro di margini di guadagno in 
diminuzione. Da sola la potenza di calcolo stava diventando un bene commerciale 
e il software faceva la differenza. Vendere software o almeno trattarlo come 
parte della vendita di hardware cominciò a sembrare una buona strategia.</para>
 
-<para>Ciò significò che i costruttori dovettero incominciare a rafforzare i 
diritti d'autore sul loro codice in maniera più rigorosa. Se gli utenti 
avessero continuato a scambiarsi il codice e a condividene i cambiamenti 
liberamente, essi avrebbero potuto reimplementare alcuni dei miglioramenti ora 
venduti come “valore aggiunto” dal fornitore. Peggio, il codice condiviso 
avrebbe potuto finire nella mani dei concorrenti. L'ironia è che questo stava 
succedendo nel tempo che Internet stava emergendo. Proprio quando il software 
veramente non impedito stava finalmente diventando tecnicamente possibile, i 
cambiamenti nell'affare dei computers lo rendeva indesiderabile almeno dal 
punto di vista di ogni singola compagnia. I fornitori misero un freno sia 
negando l'accesso agli utenti al codice che girava sulle proprie macchine sia 
insistendo su un accordo di non apertura che rende il codice 
condivisibile.</para>
+<para>Ciò significò che i costruttori dovettero incominciare a rafforzare i 
diritti d'autore sul loro codice in maniera più rigorosa. Se gli utilizzatori 
avessero continuato a scambiarsi il codice e a condividene i cambiamenti 
liberamente, essi avrebbero potuto reimplementare alcuni dei miglioramenti ora 
venduti come “valore aggiunto” dal fornitore. Peggio, il codice condiviso 
avrebbe potuto finire nella mani dei concorrenti. L'ironia è che questo stava 
succedendo nel tempo che Internet stava emergendo. Proprio quando il software 
veramente non impedito stava finalmente diventando tecnicamente possibile, i 
cambiamenti nell'affare dei computers lo rendeva indesiderabile almeno dal 
punto di vista di ogni singola compagnia. I fornitori misero un freno sia 
negando l'accesso agli utilizzatori al codice che girava sulle proprie macchine 
sia insistendo su un accordo di non apertura che rende il codice 
condivisibile.</para>
 
 <sect3 id="history-conscious-resistance">
 <title>Deliberata resistenza</title>

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