Ciao a tutti, il cliente presso cui lavoro ha fatto girare un informativa nella quale dichiara che non ci rischi(sia interni che esterni non hanno viaggiato in zone “a rischio”), per cui lo smart-working per ora non è un opzione.
La mia azienda ha richiesto a tutti i dipendenti di compilare un’autocertificazione nella quale il cui scopo è quello di coprirsi… ve ne offro un estratto * Non essere residente o domiciliato in una delle Province del bacino di allerta indicati dagli organi di stampa (quali ad esempio Pavia, Lodi o Padova) * Non aver soggiornato negli ultimi 30 giorni o di non provenire da uno dei Paesi esteri a rischio (quali ad esempio Cina, Giappone, Corea del Sud o paesi in cui sono stati registrati casi di infezione da Coronavirus); * Non avere né aver contratto influenza o sintomi influenzali negli ultimi 15 giorni quali rialzo della temperatura oltre 37.5°, tosse, evidente peggioramento delle condizioni di salute; * Non avere avuto contatti negli ultimi 15 giorni con persone che sono state in uno dei Paesi o Città italiane a rischio, inclusi Comuni o Province suddetti o abbia presentato sintomi come tosse e/o febbre. Direi che per certi versi siamo fermi ’80. Ciao! Da: it-torino-java-jug@yahoogroups.com <it-torino-java-jug@yahoogroups.com> Inviato: martedì 25 febbraio 2020 14:43 A: it-torino-java-jug@yahoogroups.com Oggetto: Re: [Jug-Torino] Remote working: quando, dove, perche' si' e perche' no Ciao a tutti anch'io rispolvero questo thread per chiedervi se le aziende in cui lavorate hanno cambiato o pensano di cambiare la loro politica sul lavoro da remoto, vista l'attuale situazione con il coronavirus L'azienda di mia moglie per esempio ha "consigliato caldamente" (= reso obbligatorio) lavorare da casa questi primi 2 giorni della settimana, con riserva di prolungare il periodo ciao federico