Dosi massicce di propaganda slavofoba


1) A chi giova la tensione con la Russia? (di Mauro Gemma, 12 aprile 2017)
2) Sulla “russofobia” (di Fosco Giannini, 26 aprile 2017)
3) Letteratura razzista slavofoba sul "Fatto Quotidiano" (V. Tomassini, C. 
Cernigoi)




(Sulla russofobia si vedano anche:


Guy Mettan
Russofobia. Mille anni di diffidenza
Roma: Sandro Teti editore, 2016


Russofobia: intervista a Guy Mettan
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8599


Germania russofoba e Ucraina tedesca
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8524
 
<https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8524>


Russofobia
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8478
 
<https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8478>


EURODIPUTADO JAVIER COUSO (I.U.) DENUNCIA LA "RUSOFOBIA" DEL PARLAMENTO EUROPEO 
(tena carlos, 18 feb 2016)
El organismo continental debatía este jueves qué estrategias debe adoptar para 
defenderse en la guerra mediática, mencionando "la propaganda rusa" como una de 
las principales amenazas a las que tiene que hacer frente...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=uB9xNWf-TF0 
<https://www.youtube.com/watch?v=uB9xNWf-TF0>


Liste di proscrizione a Bruxelles e Strasburgo per escludere i russi
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8330
 
<https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8330>


Robert Charvin: FAUT-IL DÉTESTER LA RUSSIE ? Nouveau livre des éditions 
Investig'Action
http://www.michelcollon.info/boutique/fr/livres/39-faut-il-detester-la-russie-.html
 
<http://www.michelcollon.info/boutique/fr/livres/39-faut-il-detester-la-russie-.html>
Pour organiser débats ou interviews, contacter: relati...@investigaction.net
VIDEO: Regarder la présentation vidéo (1’): 
https://www.youtube.com/watch?v=PNAifAYfHg0


Hannes Hofbauer: FEINDBILD RUSSLAND. Geschichte einer Dämonisierung
ProMedia Verlag – ISBN 978-3-85371-401-0, br., 304 Seiten, 19,90 Euro
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Näheres zum Buch unter: 
http://www.mediashop.at/typolight/index.php/buecher/items/hannes-hofbauer---feindbild-russland
 )




=== 1 ===


http://www.marx21.it/index.php/internazionale/area-ex-urss/27921-a-chi-giova-la-tensione-con-la-russia


A chi giova la tensione con la Russia?


di Mauro Gemma, 12 Aprile 2017


In merito all'irresponsabile dichiarazione del responsabile esteri di “Sinistra 
Italiana”, mentre è in corso la visita di Mattarella a Mosca con lo scopo 
dichiarato di allentare le tensioni con la Russia.


La Rada ucraina (il parlamento) ha decretato la definitiva riabilitazione dei 
collaborazionisti hitleriani <https://kprf.ru/international/ussr/163959.html>, 
approvando il 4 aprile scorso la legge “Sulla riabilitazione delle vittime 
della repressione politica” insieme alla concessione di vitalizi ai veterani 
dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini  - Esercito insorgente ucraino 
(OUN-UPA), molto più semplicemente i collaboratori e complici dei nazisti.



Il testo della legge è stato letto dalla tribuna da Yury Shukhevych, deputato 
della feccia nazi-fascista ucraina, che altri non è che il figlio di quel Roman 
Shukhevych che, per chi ne fosse all'oscuro, è stato, insieme a Stepan Bandera, 
uno dei più feroci comandanti delle bande "repubblichine" ucraine, responsabili 
del massacro di decine di migliaia di partigiani e civili e dei terribili 
pogrom di ebrei avvenuti nella repubblica allora sovietica, sotto l'occupazione 
di Hitler.


Ce ne sarebbe abbastanza per sollevare l'indignazione e la protesta di tutti 
gli antifascisti del nostro paese e dell'Europa intera.


E invece, una settimana dopo, nel parlamento italiano, un deputato di "Sinistra 
Italiana - Possibile", Erasmo Palazzotto (vice presidente della Commissione 
esteri della Camera e responsabile esteri di SI), che di quanto avviene in 
Ucraina evidentemente se ne frega (anche se, vista la sua collocazione nella 
Commissione esteri, dovrebbe esserne ampiamente informato) e il cui 
“antifascismo” sembra manifestarsi a corrente alternata, diffonde una 
dichiarazione sulla base di fantasiose e non meglio precisate “notizie di 
stampa”, battendo tutti in fatto di russofobia esasperata e falsificazioni, di 
cui è facile capire la provenienza: quella degli stessi che anni fa 
presentavano i terroristi ceceni come “eroi” di una guerra di liberazione e che 
oggi sono impegnati nell'ennesimo tentativo di “rivoluzione colorata”, secondo 
lo stesso copione applicato a Kiev nel 2014. Sono, del resto, gli stessi, 
identici argomenti che la propaganda dei nazisti ucraini usa quotidianamente 
nella sua guerra dell'informazione contro la Russia e a supporto della sua 
guerra criminale di aggressione nel Donbass.


Palazzotto getta altra benzina sul fuoco attizzato da chi sta inasprendo lo 
scontro con la Russia, negli Stati Uniti, nell'UE e in Italia. E lo fa proprio, 
con un tempismo che non può passare inosservato, nello stesso momento in cui il 
presidente della Repubblica si trova a Mosca, con il compito dichiarato di 
contribuire ad allentare la tensione con la Russia, che tanti danni ha già 
procurato al nostro paese, in particolare dopo le sanzioni.


Questa è la notizia ANSA: "ROMA, 11 APR - "Notizie di stampa trapelate 
dall'estero hanno rivelato che in Cecenia alcune ex caserme militari sono state 
trasformate per "correggere uomini dall'orientamento sessuale non tradizionale 
o sospetto", veri e propri campi di concentramento per gay. Un orrore che si 
ripete a distanza di 70 anni". Lo afferma Erasmo Palazzotto, deputato di 
Sinistra Italiana-Possibile e Vicepresidente della commissione Esteri di 
Montecitorio. "L'Italia e l'Europa, prosegue Palazzotto, non possono restare in 
silenzio davanti a questo livello di violazione dei diritti umani. Il 
presidente Mattarella in visita a Mosca non può ignorare ciò che sta accadendo 
e dovrebbe manifestare la preoccupazione e la condanna del nostro Paese davanti 
a crimini di questa natura. La violazione dei diritti umani, le torture 
protratte nei confronti di gay, lesbiche e trans in Russia e Cecenia ci 
impongono di non chiudere gli occhi e di lanciare con forza un segnale a tutta 
la comunità' internazionale per fermare tali aberrazioni", conclude Palazzotto. 
(ANSA)."


Si resta letteralmente senza parole! Ma davvero questo è il destino della 
sinistra nel nostro paese?




=== 2 ===


http://contropiano.org/documenti/2017/04/26/sulla-russofobia-091196


Sulla “russofobia”


di Fosco Giannini* <http://contropiano.org/author/redazione-contropiano>, 26 
aprile 2017


Lo scorso 12 aprile il direttore del sito “ Marx XXI”, il compagno Mauro Gemma, 
pubblica un suo indignato commento in merito ad una “irresponsabile” 
dichiarazione rilasciata il giorno prima da Erasmo Palazzotto, vice presidente 
della Commissione Esteri della Camera e responsabile esteri di Sinistra 
Italiana.


Il direttore di “Marx XXI”, ricordando, in apertura del proprio commento, che 
il quattro aprile ultimo scorso la Rada ucraina ( il Parlamento) ha decretato – 
fatto politicamente, culturalmente e moralmente inquietante – la definitiva 
riabilitazione dei collaborazionisti hitleriani ucraini; che il testo della 
legge è stato letto alla Rada da Yury Shukhevych, deputato nazi-fascista e 
figlio del massacratore di comunisti, di partigiani, di civili ed ebrei Roman 
Shukhevych; che rispetto a tale, raccapricciante, notizia non vi è stata, in 
Italia, nel Parlamento italiano, nella sinistra politica e istituzionale 
italiana nessuna reazione e solo silenzio; ricordando tutto ciò, Mauro Gemma 
rimarca, con giustificata indignazione, appunto, il fatto che invece – al posto 
di una condanna della riabilitazione dei filo nazisti nell’Ucraina filo-Usa e 
filo UE- il deputato di “SI” Erasmo Palazzotto diffonde alla Camera una 
dichiarazione secondo la quale “Notizie di stampa trapelate dall’estero hanno 
rivelato che in Cecenia alcune caserme militari sono state trasformate per 
correggere uomini dall’orientamento sessuale non tradizionale o sospetto…”. 
Naturalmente, rispetto a ciò, rispetto all’ambigua “credulità” con la quale si 
fanno proprie le più strampalate e feroci “fake news”, la stigmatizzazione di 
Gemma è tagliente: “Erasmo Palazzotto… che di quanto avviene in Ucraina 
evidentemente se ne frega (anche se, vista la sua collocazione nella 
Commissione esteri, dovrebbe esserne ampiamente informato) e il cui 
“antifascismo” sembra manifestarsi a corrente alternata, diffonde una 
dichiarazione sulla base di fantasiose e non meglio precisate “notizie di 
stampa”, battendo tutti in fatto di russofobia esasperata e falsificazioni, di 
cui è facile capire la provenienza: quella degli stessi che anni fa 
presentavano i terroristi ceceni come “eroi” di una guerra di liberazione e che 
oggi sono impegnati nell'ennesimo tentativo di “rivoluzione colorata”, secondo 
lo stesso copione applicato a Kiev nel 2014. Sono, del resto, gli stessi, 
identici argomenti che la propaganda dei nazisti ucraini usa quotidianamente 
nella sua guerra dell'informazione contro la Russia e a supporto della sua 
guerra criminale di aggressione nel Donbass. Palazzotto getta altra benzina sul 
fuoco attizzato da chi sta inasprendo lo scontro con la Russia, negli Stati 
Uniti, nell'UE e in Italia. E lo fa proprio, con un tempismo che non può 
passare inosservato, nello stesso momento in cui il presidente della Repubblica 
si trova a Mosca, con il compito dichiarato di contribuire ad allentare la 
tensione con la Russia, che tanti danni ha già procurato al nostro paese, in 
particolare dopo le sanzioni”.


La critica di Gemma non ha bisogno di ulteriori rafforzamenti e commenti, tanto 
è chiara, netta e condivisibile. Vogliamo invece, da questa critica, enucleare 
una parola: “russofobia” e il senso di questa parola indagare.


Innanzitutto: esiste la russofobia? Si, esiste: essa è un “sentimento”, una 
“forma dell’anima occidentale”, un delirante “bovarismo” pseudo culturale e 
pseudo politico borghese e piccolo borghese, una perversione ideologica che 
oggi – come un tempo – striscia nel corpo dell’ intero occidente capitalistico; 
una lucida follia che un tempo nacque in Europa per poi trasferirsi, espandersi 
endemicamente, nel nord America.


E che cos’è, la russofobia? Essa è qualcosa di più, come suggerisce lo stesso 
suffisso utilizzato ( fobia) di una semplice paura della Russia; è molto di 
più: è il panico, la repulsione (dal greco φόβος, phóbos), l’irrazionale 
terrore verso la storia, la cultura, verso “l’anima russa”, il popolo russo e – 
dunque – verso il potere politico russo, dell’altro ieri storico, della storia 
russa di ieri e dell’oggi.


In una famosa copertina di “The Economist” ( febbraio 2015, titolo: Putin’s war 
on the West), Putin – a tutta pagina e su sfondo ovviamente oscuro – appare 
come un uomo dal viso tanto algido quanto feroce, mentre con la mano destra – 
il grande e maligno Burattinaio – manovra i fili del mondo; in un’altra, 
altrettanto nota, successiva copertina della rivista britannica, la natura di 
Putin è ancora più definita: egli appare ( eloquente titolo “Putinism”, occhi 
rossi e infernali e sguardo terrorizzante ) direttamente nelle sembianze di 
Dracula.


Se, dunque, la russofobia esiste e ancora – come per le invasioni napoleoniche 
ed hitleriane – agisce nella storia ed è funzionale all’attacco ( culturale, 
politico, militare) occidentale contro la Russia, da dove essa trae origine, 
come e da dove nasce, come si riproduce ?


Affidiamoci, per comodità espositiva, all’incipit di una recente recensione che 
Eugenio Di Rienzo fa del libro di Guy Mettan “Russofobia, Mille anni di 
diffidenza”, Teti Editore. Scrive Di Rienzo: “La Russia è l’incarnazione del 
male assoluto, tutto il suo popolo ha lavorato nel corso dei secoli per la 
rovina degli altri popoli”. Questa frase non è tratta dalla sceneggiatura 
Doctor Strangelove di Stanley Kubrick… Questa frase, invece, è stata detta a 
chi scrive da un valoroso studioso di storia dell’Europa orientale nel corso di 
un’accesa discussione sulla crisi ucraina avvenuta poco più di un anno fa. 
Benvenuta allora, per avere a disposizione un efficace contro-veleno contro 
tali perversioni mentali, la traduzione italiana del volume del politico e 
giornalista Guy Mettan “Russofobia”.
Partendo dal Medioevo, fino ad arrivare al recente confronto tra Mosca e Kiev, 
Guy Mettan ricostruisce le linee di forza religiose, geopolitiche e ideologiche 
di cui si nutre la russofobia europea (britannica, francese polacca, tedesca) e 
americana. Attraverso una serrata discussione critica delle fonti, Mettan pone 
in luce le debolezze e le mistificazioni del pregiudizio che ancora oggi porta 
l’Occidente a demonizzare la Russia e a temere, anche contra evidentiam, il suo 
presunto imperialismo. La russofobia è un male antico radicatosi nella 
coscienza europea già alla fine del XVI secolo, quando, nel 1591, il letterato 
inglese Philip Sydney scriveva: “I Moscoviti, nati-schiavi, godono nel vivere 
sotto la tirannia e a opprimere le altre nazioni”. Parole cui avrebbe fatto 
eco, nel 1835, il giudizio del poligrafo francese Saint-Marc Girardin, secondo 
il quale se la Russia fosse riuscita a sottoporre al suo gioco tutti gli Slavi 
per servirsi di essi in modo da arrivare a dominare l’Europa, il Vecchio 
continente avrebbe perso ineluttabilmente la sua libertà, la sua cultura, la 
sua anima”.

Ma dopo Di Rienzo sentiamo le parole dello stesso Guy Mettan. In un’intervista 
rilasciata a Tatiana Santi nel 2016, Mettan afferma: “Può sembrare paradossale, 
ma la russofobia occidentale è più antica della Russia! In effetti, è iniziata 
con le rivalità politiche e religiose che hanno contrapposto l'Impero di 
Occidente, fondato dal Carlo Magno nell'anno 800, all'Impero d'Oriente basato a 
Costantinopoli; la Chiesa cattolica e quella ortodossa. Carlo Magno era un 
principe che si ribellò contro il sovrano legittimo dell'Impero romano 
d'Oriente che regnava a Bisanzio. I suoi successori, che hanno creato il Sacro 
romano Impero Germanico alla fine del X secolo, sono riusciti ad imporre ai 
Papi delle riforme religiose contro l'opinione delle Chiese greche d'Oriente, 
che si erano opposte perché ritenevano tutto ciò un colpo di Stato e non una 
decisione democratica presa in seno ad un concilio ecumenico universale. In 
seguito a questo scisma, ufficialmente risalente all'XI secolo, a Roma ebbe 
luogo una propaganda antiortodossa e antigreca con lo scopo di denigrare gli 
Orientali sia sul piano politico sia religioso. Quando gli Ottomani 
conquistarono Bisanzio nel 1453 questi pregiudizi negativi si trasposero sui 
russi, i quali avevano rivendicato l'eredità politica e religiosa di Bisanzio.
 I pregiudizi occidentali sono di due ordini. Innanzitutto i greci, e quindi i 
russi, sono dei barbari e i loro sovrani sono dei despoti e dei tiranni. 
Inoltre sono degli espansionisti, degli annessionisti, delle persone 
aggressive, le quali non fanno altro che sognare di conquistare e sottomettere 
l'innocente e virtuoso Occidente…Sono gli stessi pregiudizi che ritroviamo oggi 
sotto la piuma dei giornalisti occidentali antirussi. È da notare che la 
russofobia moderna è cominciata in Francia alla fine del XVIII secolo, quando 
il Gabinetto segreto del re Luigi XV ha forgiato un falso "Testamento di Pietro 
il Grande", nel quale il grande zar russo avrebbe comandato ai suoi successori 
di conquistare l'Europa. Napoleone lo fece pubblicare nel 1812 con lo scopo di 
giustificare meglio la sua invasione preventiva della Russia nel 1813. Gli 
inglesi tradussero il libro e lo usarono per giustificare la loro invasione 
della Crimea nel 1853. Questo pseudo testamento è stato denunciato come falso 
solo alla fine del XIX secolo, dopo aver ispirato decenni di russofobia 
francese e inglese…Si tratta della stessa manipolazione che gli americani hanno 
utilizzato nel 2003 per giustificare l'invasione dell'Iraq. Le false armi di 
distruzione di massa di Saddam Hussein ci rivelano la stessa mistificazione. 
Solo una volta commesso il crimine, la verità esplode. La storia è ancora 
troppo recente per vederci chiaro, ma potremmo scommettere che gli avvenimenti 
di Maidan in Ucraina a febbraio 2014 rilevano la stessa tecnica di 
manipolazione. Il putsch che ha permesso di travolgere il governo legale 
ucraino è stato saggiamente preparato durante lunghi anni da delle campagne 
finanziate da miliardi versati dagli Stati Uniti, come è stato ammesso dal 
segretario di Stato aggiunto Victoria Nuland davanti al Congresso (i famosi 5 
miliardi di dollari), per essere attivati in favore delle manifestazioni 
popolari contro il governo, d'altronde legittime data la corruzione diffusa. Il 
risultato è che il governo attuale si rivela altrettanto corrotto che quello 
precedente, ma questo non interessa alcun media occidentale…Il discorso 
occidentale antirusso si appoggia sui due principi di cui parlavo prima: 
l'Occidente incarna il Bene, i valori universali, la democrazia, i diritti 
dell'uomo, la libertà (soprattutto economica), mentre la Russia rappresenta 
l'autocrazia, il nazionalismo revanscista, la negazione delle libertà 
dell'individuo. Questo discorso bianco-nero strumentalizza senza vergogna 
l'opinione pubblica, perché questa sostenga la rimilitarizzazione dell'Europa e 
il rafforzamento della NATO, che non ha smesso di allargarsi in 20 anni con 
l'integrazione di tutta l'Europa dell'Est, e ora del Montenegro. Senza parlare 
del vassallaggio dell'Ucraina, della Svezia, della Georgia e anche della 
Svizzera "neutra" che partecipa alle sue esercitazioni in nome di un 
"partenariato per la pace", che in realtà è solo un giro di parole…Più che dei 
professionisti interessati ad informare, i giornalisti dei principali media 
occidentali sembrano dei registi. L'opposizione fra i "buoni", gli Occidentali, 
e i "cattivi", i russi, nonché la demonizzazione della Russia, presentata come 
una minaccia per l'Occidente, diventano così degli elementi essenziali del 
discorso mediatico occidentale”.


La citazione di Guy Mettan è lunga, ma di grande efficacia e poiché, come 
diceva Balzac “ L’originalità è un mito della piccola borghesia”, è meglio 
utilizzare la compiuta chiarezza di Mettan, per far luce sui primordi e sulle 
degenerazioni della russofobia, piuttosto che rubargli le parole e intestarcele.


Certo è che la russofobia impiega, per costituirsi e radicarsi come una sorta 
di inconscio nella struttura psicologica e culturale dell’ “uomo occidentale” 
(non diciamo appositamente “europeo”, poiché sposiamo l’affermazione razionale 
di Charles De Gaulle: “L’Europa va dall’Atlantico agli Urali”, constatazione 
che tanto servirebbe, oggi, a chi, dalle postazioni dell’Unione Europea, 
demonizza sia la Russia che Putin e demonizza sino a giungere all’embargo 
economico e alle minacce di guerra) impiega, dicevamo, diversi secoli e si 
organizza su mille pregiudizi, travisamenti e falsità. Affermazione, questa, 
che peraltro non ha nulla di assolutamente nuovo: basterebbe rievocare l’opera 
di Edward Said ( “Orientalism”, del 1978) per capire come l’Occidente ha 
storicamente letto l’Oriente. Muovendo dalle riflessioni, tra gli altri di 
Antonio Gramsci e Michel Foucault, Said ha messo per sempre in luce il 
carattere mistificatorio della nozione occidentale di “Oriente”, funzionale – 
per Said – sia alla costruzione, per forzata contrapposizione ontologica, alla 
costruzione della stessa concezione di “Occidente”, sia per rinchiudere le 
cosiddette culture orientali in stereotipi e generalizzazioni che potevano 
giungere al “disumano” ( pensiamo alla demonizzazione e alla de-storicizzazione 
disumanizzante di Attila, di Ivan il Terribile o di Stalin, ad esempio…) e – 
infine – per fornire le basi materiali al dominio, sull’ “Oriente”, 
dell’imperialismo occidentale.


Centinaia sarebbero le tappe della via crucis “culturale”, “filosofica”, 
“ideologica” occidentale lungo la quale è stata infine crocifissa la Russia e 
lungo la quale ha preso corpo la russofobia e le sue ramificazioni degenerative.


Di notevole importanza, ad esempio, è ciò che rievoca Eugenio Di Rienzo: 
“Subito dopo la fine della prima guerra mondiale, l’Ucraina divenne il perno 
del progetto Prometeizm, elaborato dal maresciallo Józef Piłsudski fin dal 1904 
e perseguito dai suoi successori ancora alla vigilia del secondo conflitto 
mondiale con l’obiettivo di mettere la Polonia a capo di un movimento destinato 
ad emancipare le nazionalità non russe (ucraina, caucasiche, di etnia turca), 
un tempo sottomesse a San Pietroburgo e in seguito a Mosca. Il Prometeizm 
doveva portare alla creazione di una Federazione politico-militare 
(Międzymorze), diretta a provocare la distruzione della potenza economica e 
militare russa, estesa dal Mare del Nord, al Golfo di Botnia, al Baltico, al 
Mar Nero, al Mediterraneo, comprensiva in primo luogo dell’Ucraina e poi di 
Cecoslovacchia, Ungheria, Paesi scandinavi e baltici, Italia, Romania, 
Jugoslavia, Grecia.
Questo programma, significativamente riproposto nel 2012 in una versione solo 
leggermente modificata, all’attenzione del Dipartimento di Stato statunitense, 
ha dato luogo, in coincidenza con la crisi ucraina, al cosiddetto progetto 
Intermarium. Un patto di mutua assistenza, promosso dal Pentagono, esteso dal 
Baltico al Mar Nero al Caspio, che avrebbe dovuto essere sottoscritto da 
Polonia, Lituania, Estonia, Lettonia, Moldavia, Romania, Georgia, Azerbaigian, 
Turchia, indirizzato a rendere possibile lo smembramento della  Federazione 
Russa e la sua definitiva liquidazione come potenza eurasiatica. Si avverava 
così l’auspicio formulato da un altro polacco, Zbigniew Brzezinski (già 
consigliere della Sicurezza nazionale sotto la presidenza di Jimmy Carter), nel 
1997, nel 2004 e ancora nel 2012, che puntava all’obiettivo di “una Russia 
frammentata in una Repubblica europea, una Repubblica di Siberia e una 
Repubblica asiatica, più idonee ad assicurare lo sfruttamento delle risorse e 
del potenziale economico di quella terra, troppo a lungo dilapidati dall’ottusa 
burocrazia moscovita”.
E serve ricordare con quali argomentazioni razziste ( “il bestiale popolo 
russo”) la Francia di Napoleone Bonaparte, nel 1812, prepara l’invasione in 
Russia? Un’invasione pari solo, nella sua spropositata forza militare ( 700 
mila soldati, una Grande Armata di uomini provenienti da tutte le regioni e da 
tutti gli Stati dell’Impero), all’odio ideologico antirusso dell’intellighenzia 
imperialista francese. Ma ciò è conosciuto, mentre meno conosciuta, poiché 
strumentalmente rimossa dalla cultura egemonica occidentale, è la risposta 
“filosofica” ( la stessa che muoverà il popolo russo contro l’invasione 
hitleriana) con la quale la Russia resiste a Napoleone: Отечественная война, 
Otečestvennaja vojna, termine col quale ci si riferisce al carattere nazionale 
e popolare russo messo in campo contro l’invasore straniero. Quello spirito già 
identificato da Puskin (“il vasto, profondo, inestirpabile spirito popolare 
russo”) che il grande scrittore mette in contrapposizione alla coscienza che le 
“elite” intellettuali, sia russe che, soprattutto, occidentali, puntano a 
mettere in campo per formare “ la coscienza di una società sradicata, senza più 
terra”. Cioè, “traducendo” Puskin, una coscienza borghese senza più anima, se 
non quella segnata dall’egemonia del narcisismo individuale di carattere 
totalmente borghese. Muovendo da Puskin, peraltro, si potrebbe azzardare ( ma 
non è certo questo lo spazio consono per sviluppare la tesi) un confronto tra 
la profonda e ancora in gran parte inalterata spiritualità del pensiero 
religioso ortodosso russo e il pensiero religioso cattolico d’Occidente, molto 
attraversato ( come lo stesso Papa Francesco denuncia) dagli stessi violenti 
processi di mercificazione che segnano di sé l’ intera società capitalistica. E 
anche questo per capire la vasta provenienza delle continue ondate russofobiche.
La stessa “Operazione Barbarossa”, l’invasione da parte di Hitler dell’Unione 
Sovietica, fu, non a caso, la più grande operazione militare della storia, 
organizzata dal nazifascismo a nome dell’intero occidente capitalistico e 
antirusso.
E certo è che agli occhi dell’Occidente capitalistico, già pieni d’odio 
ontologico verso la Russia, la Rivoluzione d’Ottobre rappresentò la ratifica 
finale della stessa “diversità umana” della Russia e del popolo russo. Scrisse 
incredibilmente (ma non tanto incredibilmente, a ben vedere) nel 1932 
l’economista democratico, John Maynard Keynes che “l’oppressione dittatoriale 
dei Soviet non era altro che il logico risultato della bestialità della natura 
russa e di quella giudaica, ora fusesi insieme”, essendo “la crudeltà e la 
follia della “Nuova Russia” (comunista) del tutto identiche a quelle della 
“Vecchia Russia” (zarista)”.
La descrizione delle tante tappe che hanno formato la via crucis alla fine 
della quale, nell’immaginario collettivo occidentale, è stata crocifissa la 
Russia e tutta l’Europa dell’Est e sulla quale si è sostanziata la russofobia, 
potrebbe prendere lo spazio di un lungo libro e, qui, non è il caso di farlo.
Riprendiamo, però, la copertina del “The Economist” già citata, quella in cui 
appare il viso di Putin con gli occhi iniettati di sangue alla Dracula. Vedremo 
come ciò non sia affatto casuale. Nel 1987 lo scrittore irlandese Bram Stoker 
scrive, appunto, il romanzo “Dracula”. Il Vampiro sanguinario uscito dalla 
penna di Stoker diverrà, attraverso la letteratura, il cinema e l’intera 
struttura mediatica occidentale, un vero e proprio personaggio mitologico, 
volto ad incarnare – in modo, insieme, esplicito e inconscio – “l’orrore insito 
nell’ oscurità – come scriveva lo stesso Stoker- della Transilvania” e, per 
estensione mitologica, in tutta l’Europa dell’Est ( demonizzazione di un’intera 
area geografica e storica funzionale alla successiva demonizzazione del 
“socialismo realizzato” e, oggi, degli immigrati albanesi o rumeni). La cosa 
singolare, tuttavia, è che il Dracula di Stoker ( e tutti i vampiri successivi 
della sterminata letteratura e filmografia che si sono ispirati al suo romanzo) 
– che tutta la letteratura occidentale individua nel personaggio storico del 
Principe Vlad, della Transilvania – è una totale invenzione letteraria e una 
terribile mistificazione della storia, dai caratteri platealmente razzisti e 
colonialisti. In verità – come si studia normalmente in ogni liceo di Bucarest- 
Dracula, il Principe Vlad Tepes della “tenebrosa” Transilvania, altri non era 
che un grande intellettuale e un grande rivoluzionario – un insieme di Mazzini 
e Garibaldi, ma rumeno – che tutta la vita lottò contro l’oppressione 
dell’impero ottomano, per l’indipendenza, l’unità e la libertà del popolo della 
Romania. Ma l’imposizione della figura mitologica del Dracula vampiro da parte 
della cultura colonialista occidentale spiega bene il perché, oggi, il “The 
Economist” tratteggia Putin con le sembianze del Dracula di Stoker e anche il 
perché Stalin sia stato trasformato anch’esso in un Dracula sovietico.
E il comunismo come “male assoluto”, nella propaganda occidentale; gli orrori 
antidemocratici del maccartismo USA; la gigantesca rimozione storica e 
culturale in relazione al contributo determinante dell’Armata Rossa per la 
vittoria sul nazifascismo; i manifesti della Democrazia Cristiana del secondo 
dopoguerra, in cui i bolscevichi mangiavano, letteralmente, i bambini e molti 
ci credevano; la funzione dell’anticomunismo viscerale nelle vittorie 
berlusconiane? Non sono anch’esse derivazioni, almeno in buona parte, della 
stratificazione ideologica della russofobia?
Un dogma reazionario e imperialista – la russofobia- che in questa fase storica 
e per ragioni palesemente legate agli interessi imperialisti, sembra di nuovo 
esplodere. Scrive Gennaro Sangiuliano, sul “Sole 24 Ore” ( non sulla Pravda!) 
del 19 giugno 2016: “ Molte vicende, negli ultimi anni sono state raccontate 
con una prospettiva molto parziale. L’Occidente definì brutale l’intervento 
russo in Cecenia; ora che i ceceni si sono dimostrati i più feroci tagliagole 
che operano in Siria e in Iraq, molti analisti convergono nel ritenere che 
forse Putin ha evitato l’insorgere di un pericoloso califfato nel Caucaso. Allo 
stesso modo, va riconsiderata la posizione di Putin che, nel 2003, non volle 
aderire all’operazione per spodestare Saddam Hussein in Iraq, giudicandola 
avventata. Così abbiamo urlato per la distruzione di Palmira ma poi è toccato 
ai russi liberarla, come già fecero con il grande tributo di sangue nella lotta 
al nazismo”. E prosegue ancora Sangiuliano nello stesso articolo del “Sole 24 
Ore”: “L’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines è stato addossato ai 
separatisti filorussi, prima ancora delle verifiche degli organismi 
internazionali. L’intera vicenda Ucraina è stata raccontata secondo lo schema 
lineare e un po’ banale dell’aggressione russa, senza valutare la memoria di un 
passato lacerante, le nostalgie filonaziste dell’estremismo ucraino, gli 
eccessi della classe dirigente locale, gli assetti della geopolitica. Mettan 
(il già citato autore del libro “Russofobia”, n.d.r.) esamina il referendum in 
Crimea: “il fatto che il 95% degli abitanti si sia pronunciato a favore 
dell’Unione con la Russia non ha avuto alcuna importanza”. E pochi hanno 
ricordato che un analogo referendum si svolse nel gennaio del 1991, con lo 
stesso risultato”.


Un punto alto del ritorno militante della russofobia è senza dubbio la 
Risoluzione n° 758 del 4 dicembre 2015, passata alla Camera dei Rappresentanti 
USA con 411 voti favorevoli e 10 (10!) contrari. Rispetto a questa Risoluzione 
scrive il “Der Spiegel” ( la rivista tedesca di maggior tiratura, non certo un 
terribile foglio rivoluzionario) il successivo 12 dicembre: “La Camera dei 
Rappresentanti ha portato il mondo un passo più vicino alla tragedia. La 
risoluzione accusa la Russia di scatenare un'aggressione militare contro 
l'Ucraina, la Georgia e la Moldavia e chiede aiuti militari e di intelligence 
per l'Ucraina. Il documento chiede agli alleati della NATO, ai partner degli 
Stati Uniti in Europa e alle nazioni in tutto il mondo «di sospendere ogni 
forma di cooperazione militare con la Russia e di vietare la vendita al governo 
russo di materiale militare letale e non letale”. La Camera dei Rappresentanti 
vuole che l'Ucraina e l’Unione europea frenino l'interazione con la Russia e 
inaspriscano le sanzioni. Inoltre, si invitano l'Ucraina e l'Unione europea a 
respingere le forniture energetiche russe. I rappresentanti minacciano 
direttamente la Federazione russa e la accusano di violare il trattato INF, 
Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty. Infine, la Camera suggerisce che gli 
Stati Uniti intensifichino la guerra d'informazione con la Russia. Nel 
documento si “ invitano il Presidente e il Dipartimento di Stato degli Stati 
Uniti a sviluppare una strategia di coordinamento multilaterale per la 
produzione o comunque la diffusione di notizie e informazioni in lingua russa 
nei paesi con significative minoranze di lingua russa”. E il “Der Spegel”, 
nello stesso articolo, ricorda che in un’intervista allo stesso giornale di una 
settimana prima, ( un’intervista dal titolo eloquente: “Una guerra è l'unica 
cosa che può salvare un dollaro morente?) il 91 enne Kissinger aveva già 
evocato il pericolo e la follia di una tale Risoluzione da parte degli USA.
L’intervento USA-UE-NATO in Ucraina che costruisce sul campo, in funzione anti 
russa, un esercito nazi fascista; la lunga guerra in Afghanistan volta a 
dislocare basi NATO ai confini russi; le provocazioni anti russe in Cecenia; le 
sanzioni economiche dell’occidente capitalistico contro Mosca; le ultime 
provocazioni anti Putin di Trump in Siria; la demonizzazione caricaturale di 
Putin e l’ enfatico appoggio occidentale ad ogni contestazione interna anti 
Putin: tutto ci dice che, di nuovo, la russofobia è tornata in campo a servire 
gli interessi imperialisti. Scrive Sergio Romano sulla sua biografia politica 
di Putin ( Longanesi editore, 2016) : “L’intervento russo in Siria non sembra 
aver cambiato, se non in peggio, la percezione della Russia in Occidente. Le 
ultime manovre della NATO in Europa sono state organizzate nel giugno 2.016. Il 
loro nome in codice è “Anaconda 16” ( un serpente costrittore che soffoca la 
preda), i Paesi che hanno partecipato sono stati più di 20 e i soldati inviati 
sui confini della Russia non meno di 30 mila ( di cui 14 mila americani), con 
un numero imprecisato di carri armati, aerei, navi. Le esercitazioni hanno 
compreso un attacco notturno con elicotteri, un lancio di paracadutisti, la 
costruzione di un ponte sulla Vistola. Il loro obiettivo, tra gli altri, era 
quello di integrare il comando nazionale polacco in un contesto multinazionale; 
quasi una prova generale per il giorno in cui sarebbe scoppiata una terza 
guerra mondiale, non lontana dai luoghi in cui era cominciata la seconda”.


Le parole di Sergio Romano sono terribili quanto verosimili: l’imperialismo USA 
in crisi strategica non sembra affatto scartare la guerra mondiale contro il 
tandem Russia-Cina. Ciò che in qualche modo ci conforta è che ogni volta che 
l’Occidente ci ha provato, a travolgere militarmente la Russia, lo spirito 
russo ha reagito e vinto. Scriviamo mentre Trump interviene militarmente nello 
Yemen; mentre pensa di bombardare nuovamente la Siria; mentre rafforza le 
truppe nazifasciste a Kiev; mentre invia la flotta Usa (la sua grande “armada”) 
verso i mari della Corea del Nord; mentre prosegue il rafforzamento, già 
ordinato da Obama, della presenza navale militare USA nei Mari del Sud della 
Cina, e ci viene da pensare: tutti pericoli che richiederebbe una ben più 
sostanziosa solidarietà internazionalista e antimperialista di quella che 
mettono in campo, oggi, uomini di sinistra come Erasmo Palazzotto.


* segreteria nazionale PCI




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Letteratura razzista slavofoba sul "Fatto Quotidiano"


Sul caso di "Igor il russo" o peggio ancora "il serbo" si veda la nostra 
Visnjica broj 997
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8696


Segnalato da Samantha M.:


http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/la-maledizione-di-saper-sopravvivere/
https://veronicatomassini.wordpress.com/2017/04/13/igor-alla-radice-del-male/


Igor: alla radice del male


di Veronica Tomassini | 12 aprile 2017


C’è una crudeltà slava o balcanica che è intraducibile. Può essere restituita 
solo andando alla radice di uno spirito nazionalista o di un gene persino. 
L’addestramento dei militari serbi – giovani imberbi che avrebbero imparato 
presto la dissoluzione cieca e l’esaltazione del delitto – durante la guerra 
nella ex Iugoslavia, consisteva  nell’ uccidere una colomba a morsi, tenendola 
ferma per il collo. Mordendola nel collo fremente, fino a sentirne la carne 
palpitare, fremere di paura, il liquido rovinare tra i denti, in bocca. Prove 
di attraversamento, la follia di un nazionalismo inveterato, issato con 
esultanza, che deborda ora in un inno popolare e sontuoso ora nella capacità di 
infilzarsi gli intestini, nel nome di un pauroso umanesimo. Una crudeltà quasi 
favolistica. La crudeltà di Igor, la fiera braccata, un esercito lanciato 
dentro campi brumosi, solo per lui. La crudeltà slava chiosa con una smorfia, 
si prende gioco – perdendo infine – del suo esatto contrario, la pietà. Una 
tempra sopra la media e la maledizione di saper sopravvivere. E’ il destino di 
Igor: riassume il gene, il castigo, la maledizione appunto di saper 
sopravvivere. Così prossimo al nichilismo dell’antieroe russo di Dostoevskij, 
Stavrogin, il demoniaco, demiurgo del male totalizzante che inneggia “alla 
distruzione per la distruzione”.
Stavrogin muore suicida, è l’empio compimento dei professatori di una crudeltà 
con una precisa fisionomia, irrinunciabile, dove finanche la morte ripara nei 
funerali priva di commiserazione, è un bicchiere di vodka alzato, uno schiocco 
di piatti. Non troveremo in essa la ragione dei pianti delle nostre pie. La 
nostra è una morte occidentale, la nostra è una pigra crudeltà da occidentali, 
smarrisce il senso ultimo di una idea avvelenata usata fino a consumare 
l’esaltazione del crimine. Crimine vuoto, ai limiti della stupidità, per 
eccesso di ostentazione. Qualcosa possiamo intercettare nei film di Kusturica, 
ambientati sulle colline di una rediviva Sarajevo, qualcosa di circense, 
abbastanza da sgomentare tanto quanto l’efferatezza laconica che nutre sé 
stessa, la colomba che muore sotto i morsi di un giovane imberbe nelle fila di 
un addestramento militare. Il serbo Igor, capace di addentare l’animella che 
palpita, fino a sentirne il sangue precipitare in gola. Non è una consolazione, 
non scagiona nessuno ritrovare l’umanità degradata di Igor il serbo nella 
grande tradizione del realismo russo, da Smerdiakov dei frateli Karamazov, a 
Stavrogin e Petr Verchovenskij de I Demoni. Igor viene da lì nel luogo e nel 
tempo del sacrilegio e della profanazione.


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https://www.facebook.com/LaNuovaAlabarda/posts/530091577161413


La Nuova Alabarda, 26.4.2017


A SCUOLA DA LOMBROSO (o forse peggio)


di Claudia Cernigoi


Non conoscevamo l'esistenza di tale Veronica Tomassini, che sembra essere una 
scrittrice (quanto meno ha pubblicato dei libri, che può non essere la stessa 
cosa), però ci è stato segnalato un orripilante articolo, pubblicato sul Fatto 
Quotidiano (che effettivamente ogni tanto pubblica articoli decisamente 
esecrabili, come spiegheremo meglio in seguito), dove la suddetta Tomassini 
parla di "Igor", il serial killer latitante nella profonda Romagna (non essendo 
tale zona paragonabile alla giungla amazzonica ci si domanda come possa non 
essere ancora stato catturato).
Leggiamo l'incipit dell'articolo (e non andremo avanti, perché le due frasette 
sono più che sufficienti, il seguito oltretutto scade in un grand guignol 
francamente fastidioso).
"C’è una crudeltà slava o balcanica che è intraducibile. Può essere restituita 
solo andando alla radice di uno spirito nazionalista o di un gene persino".
Tralasciando la sintassi ("gene persino"? mah!) la scrittrice Tomassini si 
rivela non solo razzista, ma anche sciatta. Razzista perché attribuisce agli 
"slavi" (non meglio identificati) una crudeltà addirittura "genetica" (dando 
così dei punti persino a Lombroso); sciatta perché parlando di "crudeltà slava 
o balcanica" dimostra di non sapere di cosa stia parlando. Parlare di crudeltà 
"slava" sarebbe come parlare di crudeltà "neolatina"; gli "slavi" comprendono 
svariati popoli, molto diversi tra di loro, dai polacchi ai bulgari, dagli 
sloveni ai russi, passando per i cechi e gli slovacchi... anche i serbi ed i 
croati, sì, sono slavi, ma non sono i soli "slavi", esattamente come 
"neolatini" sono spagnoli e francesi, italiani e rumeni, portoghesi e ladini. 
Oserebbe mai qualcuno parlare di "crudeltà neolatina" per definire, ad esempio, 
gli omicidi di mafia, tipicamente siciliani (regione nella quale Tomassini 
vive, e dovrebbe conoscere), ma non propri a TUTTI i siciliani (e ci 
mancherebbe! per fortuna la maggior parte dei siciliani non sono criminali 
mafiosi, esattamente come la maggior parte dei serbi non sono assassini 
seriali)? Allora, perché parlare di "crudeltà slava" perché c'è uno 
psychokiller di origine forse ungherese (e gli ungheresi non sono "slavi", tra 
l'altro) o forse serba?
Secondo punto: la crudeltà se non è "slava" è però "balcanica". I Balcani, cara 
scrittrice che forse dovrebbe dare un ripasso di geografia, sono quella 
penisola che inizia al confine orientale d'Italia e comprende, oltre ad alcune 
nazioni "slave" (ma non tutte, ad esempio i polacchi sono ben distanti) anche 
albanesi, greci, macedoni... come parlare di "crudeltà iberica" perché un 
portoghese ha commesso una strage, o uno spagnolo ha ammazzato moglie e figli...
Nella sua scheda sulla pagina del Fatto Quotidiano, la "scrittrice" chiosa:
"Non vorrei aggiungere la mia età, tanto non la dimostro".
No, poco gentile Veronica, lei la sua età non la dimostra soprattutto per le 
cose che scrive e per come le scrive. Peccato che i suoi scritti facciano 
"opinione" e contribuiscano ad istigare xenofobia e razzismo. Ma questa non è 
colpa sua, è colpa della redazione che gliele lascia passare, ovviamente.


https://veronicatomassini.wordpress.com/2017/04/13/igor-alla-radice-del-male/


P.S. La costante di un odio antislavo sulle colonne del Fatto Quotidiano: il 
2/10/13 Massimo Fini, nella sua rubrica personale ha scritto che "ci troviamo 
tanto in difficoltà con gli immigrati soprattutto di origine slava, che la 
violenza ce l’hanno nel sangue".
Ecco. Fini e Tommassini probabilmente hanno fatto la stessa scuola. Spiace 
peraltro che certe cose siano diffuse da un quotidiano che "fa opinione" tra 
coloro che cercano un'alternativa alle veline istituzionali.




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