(srpskohrvatski / italiano)

Jelena Petrovic e suo marito "sciaboletta" son tornati

1) Italijani u velikoj tajnosti sahranili nekadašnju princezu Crne Gore (FOTO)
2) Vittorio Emanuele III, se questo è un re vittorioso... (di Angelo d’Orsi)
3) La storia ha già dato un giudizio negativo di questo re (Tiziano Tussi)


Vedi anche:

Elena del Montenegro, voce Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Elena_del_Montenegro

Il ritorno della salma di Elena di Montenegro, la penultima regina d'Italia (15 
dicembre 2017)
E' stata traslata con discrezione, dal cimitero di Montpellier dove era sepolta 
dal 1952 al Santuario di Vicoforte, nei pressi di Mondovì, dove è arrivata 
oggi, la salma della penultima regina d'Italia, Elena di Montenegro, vedova di 
re Vittorio Emanuele III...
FOTO: 
http://torino.repubblica.it/cronaca/2017/12/15/foto/il_ritorno_della_salma_di_elena_di_montenegro_la_penultima_regina_d_italia-184244979/1/

A proposito dell’ennesima fuga ingloriosa di Vittorio Emanuele il piccolo, 
l’unico clandestino trasportato dall’aviazione repubblicana (di Gigi Bettoli - 
18 dicembre 2017)
..... ci permettiamo di ricordare anche la sanguinosa conquista, nel 1911-1912, 
della Libia araba e dell’arcipelago del Dodecaneso greco; il titolo di 
imperatore conquistato nel 1936, a scapito dell’ultimo stato libero 
dell’Africa, l’Etiopia, vinto solo con l’utilizzo dei gas; l’aggressione alla 
Spagna repubblicana nello stesso anno; l’aggiunta del titolo di Re 
dell’Albania, con la conquista del paese adriatico nel 1939; la seconda guerra 
mondiale a fianco del nazismo genocida tedesco, invadendo: Egitto, Francia, 
Grecia, Jugoslavia, Unione Sovietica e Tunisia...
http://www.storiastoriepn.it/a-proposito-dellennesima-fuga-notturna-di-vittorio-emanuele-lunico-clandestino-trasportato-dallaviazione-repubblicana/

VIDEO: Kraljica Jelena Savojska (Црна Гора - Montenegro, 7 ott 2015)
I DIO: https://www.youtube.com/watch?v=OCEs3ZVNowI
II DIO: https://www.youtube.com/watch?v=I2hyeZdu9cw
III DIO: https://www.youtube.com/watch?v=ziMDzUAsMW8


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http://www.telegraf.rs/vesti/svet/2920239-italijani-u-velikoj-tajnosti-sahranili-nekadasnju-princezu-crne-gore-foto

Italijani u velikoj tajnosti sahranili nekadašnju princezu Crne Gore (FOTO)

Telo Jelene Savojske je 15. decembra prebačeno u Italiju i sada je u svetilištu 
Vikoforte kod Mondove

17. decembar 2017

Nekadašnja princeza Crne Gore i kraljica Italije Jelena od Savoje (rođena kao 
Jelena Petrović-Njegoš) sahranjena je u marijanskom svetilištu Vikoforte u 
Italiji, javlja RTCG pozivajući se na italijansku Republiku.
Kako navodi, telo Jelene Savojske, supruge Viktora Emanuela III, 15. decembra 
je u velikoj tajnosti prebačeno u Italiju i sahranjeno u svetilištu Vikoforte 
kod Mondove, na području Kunea.
Njena unuka, Marija Gabriela od Savoje zahvalila je italijanskom predsedniku 
Serđu Matareli što je dopustio da telo njene bake bude preneto u Italiju.
Prenos tela podudara se s 70-om godišnjicom smrti Viktora Emanuela III, koji je 
sahranjen u Aleksandriji u Egiptu.
Viktor Emanuele III odrekao se u maju 1946. godine prestola u korist sina, 
Umberta II, a mesec dana nakon toga na referendumu je uspostavljena Italijanska 
Republika.
Viktor Emanuele umro je u Aleksandriji, Egiptu, godinu nakon odlaska iz 
Italije, a njegova udovica ostala je u izgnanstvu u Francuskoj.
Kraljica Jelena umrla je u Monpeljeu 1952. godine.
Matarela je dao odobrenje i za sahranu Viktora Emanuelea III što će, kako se 
navodi, biti naknadno objavljeno.
Jelena Petrović Njegoš bila je šesta kćerka crnogorskog kralja Nikole i 
kraljice Milene.
Imala je petoro dece.
RTCG navodi da su zasluge Jelene Savojske za italijanski narod bile su tolike 
da je katolički biskup Rišar iz Monpeljea inicirao da se ona proglasi za 
sveticu.
(Tanjug/Telegraf.rs)

FOTO: 
http://www.telegraf.rs/vesti/svet/2920239-italijani-u-velikoj-tajnosti-sahranili-nekadasnju-princezu-crne-gore-foto


=== 2 ===

https://ilmanifesto.it/vittorio-emanuele-iii-se-questo-e-un-re-vittorioso/

Vittorio Emanuele III, se questo è un re vittorioso…

di Angelo d’Orsi

su Il Manifesto del 19.12.2017

Sono poco interessato alla sede sepolcrale che raccolga i resti di Vittorio 
Emanuele III, detto «Sciaboletta».

Scongiurato il Pantheon o Superga, sono finiti in un santuario piemontese: in 
fondo una «cristiana sepoltura» non si nega a nessuno.

Ma, come’è ovvio, «la questione è politica»: e un breve ripasso storico ci può 
aiutare a capire e giudicare.

Davanti alle polemiche sollevate da più parti, si è dovuto constatare qualche 
difesa d’ufficio, volta a sminuire le responsabilità del «re vittorioso», e 
della casata sabauda. Sono risonate parole già udite in passato: il buon re 
Vittorio non era consenziente con le sciagurate iniziative del Duce, anche se, 
sbagliando, sottoscrisse gesti politici, iniziative diplomatiche, atti 
giuridici, che sarebbe stato bene non avesse sottoscritto.

E a chi incalza, ricordando che comunque egli fece tutto questo, si risponde 
che il re lo fece un po’ per quieto vivere, un po’ per debolezza, un po’ per 
via dell’isolamento in cui era stato confinato da rapporti di forza sfavorevoli 
con il fascismo.

Insomma, un sovrano più «actus» che «agens», che assomiglia tanto al Mussolini 
di Renzo De Felice, che «non voleva», che «non era d’accordo», che «venne 
costretto a…».

A coloro che invece imprecano contro questo ennesimo «ritorno dei Savoia», va 
ricordato, tuttavia, che le colpe di quel bel tomo che ha trovato infine da 
ieri l’eterno riposo terreno, sono ben antecedenti alle infami leggi razziali 
del 1938: in sintesi, la sua intera carriera politica è stata all’insegna del 
tradimento degli interessi della nazione, della volontà del suo popolo, degli 
stessi orientamenti politici del Parlamento. Nel maggio 1915 egli firmò 
l’entrata in guerra dell’Italia, contro il volere della larga maggioranza del 
Parlamento, d’accordo soltanto con il primo ministro (Salandra) e il 
responsabile degli Esteri (Sonnino).

Si trattò di un vero e proprio colpo di Stato: il primo di una serie, come 
ricordò il grande Luigi Salvatorelli.

Il modo con cui l’esercito – di cui il re era pur sempre il comandante in capo 
– nella persona del suo capo militare, il generale Luigi Cadorna (poi 
sostituito da Armando Diaz), affrontò la crisi di Caporetto nell’autunno ’17 fu 
vergognoso: l’aver dar la colpa ai soldati «vilmente arresisi», costituì 
un’autentica infamia. Seguirono persecuzioni verso i socialisti, accusati di 
avere provocato la disfatta, una pessima gestione dei profughi italiani 
provenienti dalle terre venete invase dal nemico austro-germanico, e via 
seguitando.

In quella guerra il fascismo affondò le sue radici, ed ecco che si arrivò al 
secondo colpo di stato di Vittorio: la mancata firma del decreto di stato 
d’assedio per fronteggiare la Marcia Su Roma, deciso dal Governo Facta, 
l’ultimo dei ministeri liberali, aprendo così la strada all’avvento 
mussoliniano al potere.

Un’azione palesemente illegale, un attacco armato alla capitale del Regno, da 
parte di un partito militare come il Pnf, venne tranquillamente accolto dal 
sovrano, che non solo ritirò il decreto, ma due giorni dopo accolse in pompa 
magna Mussolini che sfacciatamente gli sibilò: «Maestà vi porto l’Italia di 
Vittorio Veneto», e fu preso sul serio.

Nel Ventennio il re, checché ne dicano «storici» compiacenti, appoggiò e 
sostenne ogni impresa del Duce, al quale concesse addirittura la massima 
onorificenza della casa regnante, il Collare dell’Annunziata, che rendeva 
Mussolini «cugino» di Vittorio.

Fra le tante bassezze e illegalità commesse da colui che avrebbe dovuto 
difendere lo Statuto Albertino – ossia la Costituzione – e lo violò 
ripetutamente, ricordo la firma del decreto che dichiarava decaduti i deputati 
aventiniani, nel 1926, e il pacchetto delle leggi fascistissime di Rocco, a 
cominciare dalla istituzione di un Tribunale Speciale: una incredibile 
fuoruscita dallo Stato di diritto.

In questa deriva, la firma delle leggi razziali furono la ciliegia sulla torta.

L’arresto di Mussolini, il 26 luglio ’43, dopo giorni di terribili (e 
vigliacchi) bombardamenti alleati su Roma, lungi dal costituire un gesto 
riparatorio, fu un nuovo atto illegale: il terzo colpo di Stato del re.

In fondo Mussolini era il capo del governo «legittimo» (reso tale da leggi 
illegittime), che fino al giorno prima aveva governato col pieno assenso del 
re. Il cui tardivo risveglio certo non può assolvere Vittorio. La successiva 
fuga ignominiosa al Sud, mentre l’esercito si squagliava e il Centronord era 
lasciato in mano ai tedeschi, fu l’ultimo oltraggio alla dignità e alla libertà 
d’Italia.

Insomma, se questo è un re vittorioso…


=== 3 ===

http://www.resistenze.org/sito/os/ip/osiphn17-019847.htm
www.resistenze.org <http://www.resistenze.org/> - osservatorio - italia - 
politica e società - 17-12-17 - n. 655

La storia ha già dato un giudizio negativo di questo re

Tiziano Tussi

17/12/2017

Questa la dizione perfetta della XIII disposizione finale e transitoria della 
nostra Costituzione sino alla fine di ottobre del 2002

I membri e i discendenti di Casa Savoia non sono elettori e non possono 
ricoprire uffici pubblici né cariche elettive.
Agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi sono 
vietati l'ingresso e il soggiorno nel territorio nazionale.
I beni, esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle 
loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati allo Stato. I 
trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui beni stessi, che siano 
avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli.

 Il primo ed il secondo comma sono stati aboliti dalla legge costituzionale del 
23 ottobre 2002.

Il tutto fatto senza aver sollevato allora particolari dimostrazioni di 
protesta, neppure dell'ANPI. Ora ci ritroviamo sia i discendenti sabaudi che 
appaiono in troppe trasmissioni televisive, e lasciamo perdere ogni commento 
alle performances di Emanuele Filiberto, sia alla presenza di un re in pectore 
che molti anni fa ha sparato con un fucile verso una barca attraccata vicino 
alla sua, nel mare tra Sardegna e Corsica, uccidendo un giovane tedesco. 
Omicidio che il re senza trono non ha praticamente pagato dato che è stato 
condannato ad una pena ridicola, sei mesi, per porto abusivo d'armi.

Bene, eliminati gli ostacoli personali - ma tenutisi gli averi della corona, 
almeno quelli che sono stati nelle possibilità di prendersi -, lo stato 
italiano permette ai resti di Vittorio Emanuele III di ritornare in Italia, 
come se questo ritorno fosse una riconciliazione storica come un'altra. Come se 
il tutto fosse condito nella solita zuppa della pietà per i morti. Strano 
comportamento questo del governo, che manda un aereo militare in Egitto a 
prendersi ciò che rimane del re piccolino.

Proprio un deputato del partito che lo mantiene in vita, il governo intendo, il 
partito del PD, tale Emanuele Fiano, figlio di un deportato nei campi nazisti, 
è il primo firmatario di una legge che eleva a reato la divulgazione di analisi 
e posizioni fasciste. Sempre il PD ha convocato recentemente una manifestazione 
a Como proprio contro i rigurgiti fascisti in quelle zone, e, per estensione, 
nell'Italia tutta. Altra istituzione, altro luogo. Il 12 dicembre di quest'anno 
in Piazza Fontana, il sindaco Beppe Sala, uomo eletto con i voti del PD a 
Milano, in piazza richiama "all'antifascismo militante", testuale... Insomma, 
parrebbe che l'antifascismo abbia sfondato tutte le porte nel governo di centro 
sinistra.

Ed adesso ci becchiamo il ritorno della salma di un re che ha aperto le porte 
al fascismo, al nazismo, alle leggi antisemite del 1938, a ben due guerre 
mondiali. La prima, utilizzando D'Annunzio come capopopolo per convincere gli 
italiani pacifisti, per la seconda assecondando totalmente il duce del "vincere 
e vinceremo". Un sovrano fra i peggiori della già orribile monarchia sabauda - 
basterebbe vedere le giravolte di alleanze nelle guerre europee del 1700 - per 
giungere alle sconcezze del 1900. Ed è a questi bei tipi che il governo 
antifascista e tutto l'entourage del PD ha aperto l'inumazione in un sacrario 
del Piemonte. Aspettiamo la traslazione, tra poco, per carità, a Roma, al 
Pantheon, cosa che il prode Emanuele Filiberto già reclama.

Questa come ogni altra considerazione e comportamento del nostro spudorato 
governo che dice una cosa e ne fa un'altra, cercando con le parole pezze 
giustificative, delle toppe, alle sue lacerazioni, che il Paese deve poi 
pagare. E non stiamo ad ascoltare le insulse parole del sindaco del piccolo 
paese, Vicoforte nella provincia di Cuneo, in cui si trova il mausoleo. La 
storia ha già dato un giudizio negativo di questo re. Il resto riguarda 
l'ignoranza civile e culturale di persone che non hanno capacità di tenere una 
dirittura morale civile. La difficoltà del dovere essere moralmente retti.


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