Partigiani italiani e sloveni

1) A Lubiana con i partigiani sloveni (ANPI / ZZB NOB Slovenije, luglio 2018)
2) Italia e Slovenia: un’intesa partigiana. Sottoscritto ad Aquileia un 
protocollo di collaborazione delle attività dell’ANPI-VZPI e della ZZB NOB 
della Slovenia (3 marzo 2018)
3) La stella rossa e la “Garibaldi Natisone” (L. Marcolini Provenza, 6 luglio 
2017)


Segnaliamo anche, di argomento affine, un articolo sul campo di internamento di 
Casoli pubblicato dalla rivista "Svobodna beseda" (La parola libera), organo 
delle associazioni slovene degli ex combattenti della Lotta Popolare di 
Liberazione, degli internati e dei deportati sloveni e dei loro famigliari e 
discendenti:
»Koncentracijsko taborišče Casoli - Prepoznavanje internirancev, iskanje 
svojcev « (Svoboda Beseda, julij 2018.)
http://www.cnj.it/home/it/informazione/documentazione/8910-koncentracijsko-tabori%C5%A1%C4%8De-casoli.html
Sul campo di Casoli si veda anche:
https://www.campocasoli.org/ , 
http://www.cnj...it/documentazione/campiconcinita.htm#casoli


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http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/a-lubiana-con-i-partigiani-sloveni/

A Lubiana con i partigiani sloveni

Redazione, 18 luglio 2018

Un’importante celebrazione in occasione del 70° anniversario della costituzione 
dell’Unione dei Combattenti sloveni (ZZB NOB Slovenije). L’intervento a nome 
dell’Anpi nazionale di Gianfranco Pagliarulo

Il 4 luglio si è svolta a Lubiana una solenne celebrazione del 70° anniversario 
della costituzione dell’Unione dei Combattenti sloveni (ZZB NOB Slovenije), 
presso la Sala Vitez del Museo di Storia Contemporanea della Slovenia. 
All’iniziativa ha partecipato il vicepresidente nazionale dell’Anpi Gianfranco 
Pagliarulo, direttore di questo periodico. In un clima di intesa e di 
solidarietà internazionale, dopo una presentazione del presidente della ZZB NOB 
Tit Turnšek, è intervenuta con una breve relazione la dottoressa Maca Jogan e 
successivamente Gianfranco Pagliarulo a nome dell’Anpi nazionale. 
All’iniziativa ha partecipato una delegazione di dirigenti dell’Anpi giuliana, 
fra cui il coordinatore regionale del Friuli Venezia Giulia, Dino Spanghero.

All’inizio di marzo di quest’anno era stato sottoscritto ad Aquileia un 
protocollo di collaborazione delle attività dell’Anpi-Vzpi e della ZZB NOB 
della Slovenia nell’area confinaria italo–slovena ed era intervenuta la 
Presidente nazionale Anpi Carla Nespolo, oltre che lo stesso Dino Spanghero. Si 
concludeva così un lungo percorso di avvicinamento fra le due associazioni come 
“esempio internazionale di cooperazione e collaborazione tra tre culture, 
slava, latina e germanica, che hanno gettato le basi per una prassi di buona 
democrazia e convivenza”.

Va ricordato che la Slovenia nel 1941 fu invasa dalla Wermacht da nord e dalle 
truppe italiane da ovest... L’esito portò prima all’occupazione tedesca per una 
parte del territorio e a quella italiana per la zona confinante e la stessa 
città di Lubiana che fu addirittura annessa al territorio nazionale come 
provincia, e poi, dopo l’8 settembre 1943, alla formazione della “Zona 
d’operazioni del Litorale adriatico” comprendente le province italiane di 
Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana, sottoposta alla diretta 
amministrazione militare tedesca. Da ciò, fin dai tempi dell’occupazione 
fascista, l’organizzazione della Resistenza slovena che si coniugò via via con 
la Resistenza italiana.

Successivamente sorsero le complesse questioni di confine che si conclusero 
soltanto il 10 novembre 1975, col Trattato di Osimo, rendendo definitive le 
frontiere fra l’Italia e l’allora Jugoslavia.

Le complesse e drammatiche vicende del 900, quindi, hanno reso oggi essenziali 
i rapporti di amicizia fra Italia e Slovenia e fra le due organizzazioni 
combattentistiche che, proprio nel corso dell’iniziativa di Lubiana, hanno 
confermato profonde convergenze sui temi di maggiore attualità, come il 
contrasto verso ogni nazionalismo e razzismo.

“Per queste ragioni – ha affermato Gianfranco Pagliarulo durante il suo 
intervento – ci sembra urgente avviare la costruzione di una grande unità 
antifascista su scala europea; vogliamo riprendere così la lezione della 
Resistenza che, pur formata da persone e gruppi di orientamenti politici ed 
ideali diversi, vinse perché contrastò unita il nazismo e il fascismo.

A questo fine verso la fine del 2018 daremo vita a Roma ad un incontro europeo 
fra le più autorevoli forze dell’antico e del nuovo antifascismo, a cui 
proporremo una comune piattaforma politica, come ha detto Maca Jogan; vogliamo 
costruire una rete permanente ed un programma di iniziative per difendere e 
rilanciare nell’intero continente i principi condivisi a cui ci ispiriamo, a 
cominciare dalla democrazia politica e sociale. Abbiamo con voi, care compagne 
e compagni sloveni, un rapporto speciale per i vincoli di amicizia e per la 
prossimità che ci legano. Per questo voi siete i primi a conoscere questa 
nostra proposta politica ed i primi ad essere invitati all’incontro di Roma”.

Ed ha aggiunto: “Voi, care compagne e cari compagni della ZZB NOB Slovenjie, 
siete i combattenti e gli eredi dei combattenti della più grande resistenza 
europea contro il nazifascismo. Con i nostri martiri, i martiri della 
Resistenza italiana, noi onoriamo i vostri martiri, i martiri della Resistenza 
slovena; ci sentiamo accomunati da un sentimento che pensiamo stia alla base di 
qualsiasi resistenza popolare; questo sentimento è in particolare oggi l’unica 
chiave per aprire il futuro di un mondo di pace e di benessere: la fratellanza. 
Per questo pensiamo che dobbiamo contrastare in ogni modo vecchi e nuovi 
nazionalismi che dividono i popoli, creano paure, rancori e odi, trasformano i 
fratelli in nemici, alimentano discriminazioni”.

Dunque un bell’incontro in una bella città. Lubiana è adagiata fra le sponde 
del fiume Ljubljanica, ove confluisce con la Sava, ed è caratterizzata da un 
rilevantissimo numero di ponti dai nomi suggestivi – ponte dei Calzolai, ponte 
dei Draghi, ponte dei Macellai – e da un ancor più rilevante numero di lapidi 
che ricordano il sacrificio di tanti suoi cittadini per la libertà e per 
l’indipendenza. L’iniziativa del 4 luglio presso Museo di Storia Contemporanea 
della Slovenia è stata, per qualche aspetto, la giornata dei ponti: i ponti per 
la cooperazione e la collaborazione fra etnie, storie e culture che si 
intrecciano e si arricchiscono l’una con l’altra.


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Italia e Slovenia: un’intesa partigiana

Patrik Zulian

Sottoscritto ad Aquileia un protocollo di collaborazione delle attività 
dell’ANPI-VZPI e della ZZB NOB della Slovenia nell’area confinaria 
italo–slovena. L’intervento della Presidente nazionale Anpi Carla Nespolo e del 
coordinatore regionale Dino Spanghero

Aquileia, 3 marzo 2018 – Aquileia, città di incontro tra culture e mondi 
distinti ma in alcun modo distanti, volenterosi di reciproca conoscenza, 
scambio economico, interazione intellettuale. Non a caso l’incontro tra le 
massime delegazione antifasciste slovene e italiane ha avuto sabato 3 marzo 
come cornice e teatro la città di Aquileia: peraltro non era frutto del caso il 
precedente incontro con l’oggi Presidente Emerito dell’Anpi Carlo Smuraglia ed 
il Presidente dell’Unione delle Associazione dei Combattenti per i Valori della 
Lotta di Liberazione Nazionale della Slovenia Tit Turnšek il 28 febbraio 2015 
sempre ad Aquileia.

Come ha infatti ricordato e sottolineato il Coordinatore regionale dell’Anpi 
Friuli Venezia Giulia  Dino Spanghero nel suo intervento-relazione sui 
contenuti della firmanda Intesa, “Aquileia è un esempio internazionale di 
cooperazione e collaborazione tra tre culture, slava, latina e germanica, che 
hanno gettato le basi per una prassi di buona democrazia e convivenza. Questo 
luogo non conosce razzismi e nazionalismi ma è abituato ad una cooperazione 
trasversale non confinata in soffocanti logiche di appartenenza nazionale”.

L’Italia liberale prima e fascista dopo, nonché l’annessione violenta al Terzo 
Reich attraverso la fondazione dell’Adriatisches Kunstenland da parte della 
Germania nazista dopo l’8 settembre 1943, hanno voluto a tutti i costi 
cancellare questo lascito di prassi democratica e cooperazione interculturale 
per affermare una artificiale e faziosa supremazia dell’italianità e della 
razza superiore. Ma la forte ed unitaria rivolta antifascista condotta dai 
combattenti sloveni ed italiani ha saputo, riuscendovi, riportare le forme di 
rappresentazione storica ad un’unica realtà verificabile ed intrinsecamente 
adeguata: la fratellanza e l’unità tra i popoli nel comune sentire 
antifascista, nella condivisione quindi di un sistema di valori universalmente 
riconosciuti e slegati dalle logiche di nazione, nazionalità o cultura.

Ciò è stato anche ampiamente confermato nella giornata di sabato 3 marzo, in 
cui nella sala del consiglio comunale di Aquileia sedevano compagni 
rappresentanti delle associazioni combattentistiche slovene e italiane che, 
seppur in larga misura non conoscendo reciprocamente la lingua dell’altro, si 
sono uniti ancora una volta in forza di quegli ideali antifascisti che hanno 
giocato un ruolo dirompente e decisivo nella comune vittoria sulla bestia 
fascista e nazista.

Le traduzioni degli interventi sono dunque sfociate nel pleonasmo, in quanto 
l’uditorio sentiva e sapeva benissimo qual è lo spirito che muoveva la firma 
dell’Intesa di coordinamento delle attività delle associazioni resistenziali 
slovene ed italiane a ridosso del confine nazionale. Questo spirito smentiva 
come false e astoriche le affermazioni di certa parte politica e associativa, 
che vogliono dipingere il confine italo-sloveno come luogo di scontri e pulizie 
etniche di ogni sorta e calibro, e che si presentano con sempre maggior 
veemenza dopo l’approvazione di quella discutibile legge del 2004; nella legge 
si mescolano fatti e avvenimenti storicamente slegati l’uno dall’altro e frutto 
di decennali cause e concause, ma rappresentati come avvenimenti di per sé 
esaustivi: foibe, esodo, e, sempre più rilegata nel dimenticatoio “la più 
complessa vicenda del confine orientale”. La più eclatante e misconosciuta 
delle quali è lo spostamento dello stesso confine per almeno sei volte 
nell’arco di nemmeno due generazioni, destabilizzando così territori interi con 
le loro popolazioni, ritrovatesi entro Stati diversi, con diversi ordinamenti 
giuridici e differenti posizioni governative ed ufficiali verso le maggioranze 
o minoranze venutesi artificialmente a creare.

La giornata del 3 marzo si presenta quindi come giornata di festa, con 
l’avvallo delle massime rappresentanze resistenziali italiane, la Presidente 
Carla Nespolo, e slovene, il Presidente Tit Turnšek, richiamando sempre la 
fratellanza tra italiani e sloveni, così come oramai prassi negli incontri 
internazionali come quello citato del 28 febbraio 2015 tra Smuraglia e Turnšek 
sempre ad Aquileia e come quello di Gorizia del 2013, a cui aderirono anche il 
Presidente dell’Unione dei Partigiani Combattenti ed Antifascisti della 
Repubblica di Croazia (SABA RH) Ratko Marićić e la Presidente dell’Unione dei 
Partigiani della Carinzia Austriaca Katja Šturm-Schnabl. L’intesa infatti 
riprende e ingloba i contenuti di entrambe le precedenti Risoluzioni e 
Dichiarazioni congiunte, a riprova che questi incontri ai massimi livelli non 
si verificano in maniera isolata e non coordinata, ma sono il frutto di un 
percorso da costruirsi comunemente e tuttora in fieri.

Il passo avanti dell’intesa di quest’anno è difatti, come esaustivamente 
riportato da Dino Spanghero, il coordinamento delle attività dell’ANPI – VZPI 
[1] e della ZZB-NOB della Slovenia nell’area confinaria italo-slovena. In 
questa direzione si stanno già muovendo il Coordinamento regionale del Friuli 
Venezia Giulia e il Distretto dell’Unione dei Combattenti di Nova Gorica, 
avendo già assunto l’impegno di dare concreta attuazione all’intesa con la 
promozione di un tavolo italo-sloveno composto da dieci rappresentanti per ogni 
parte con la previsione di una prima seduta d’insediamento del nuovo organismo 
paritetico già per il mese di maggio. La collaborazione italo-slovena ha sempre 
prodotto buoni frutti e dalle premesse si deduce che così sarà anche nel futuro 
prossimo venturo.

Tornando alla giornata di festa antifascista, va ricordato il saluto da parte 
dell’organismo ospitante nella persona del sindaco di Aquileia Gabriele 
Spanghero, che si è detto fiero di ospitare già per la seconda volta un 
incontro internazionale di enorme portata ideale e di valori. Il sindaco ha 
inoltre sottolineato che l’incontro si svolge nella sala consiliare, ovvero nel 
luogo concreto di svolgimento di quella democrazia per cui le forze unite 
partigiane hanno combattuto ed l’hanno infine ottenuta al prezzo di enormi 
sacrifici e perdite di giovani vite. Ha ricordato anche la manifestazione 
nazionale antifascista del 24 febbraio a Roma, ribadendo che mai il fascismo e 
l’antifascismo possono essere concepiti solamente come due varianti di 
opinione. L’antifascismo è pace, libertà, cooperazione, il fascismo è un 
crimine.

Il Presidente della sezione Anpi di Aquileia, Lodovico Nevio Puntin, ha 
ricordato come la lotta per la Liberazione ha avuto avvio prima in Jugoslavia 
che in Italia ed e proprio per questo che nel Triestino, nel Goriziano e 
nell’Udinese si è potuto assistere ad un’insurrezione precoce già nel biennio 
1942 e 1943 grazie allo sprone ed all’assistenza data dalle formazione del IX 
Corpus di Tito agli partigiani italiani, ed anche grazie all’internazionalismo 
operaio delle grandi realtà produttive dell’Isontino, esempio fra tutti 
l’Italcantieri di Monfalcone, che hanno dato i natali alla prima formazione 
partigiana d’Italia, la Brigata Proletaria, che si è distinta subito dopo 
l’otto settembre 1943 nella Battaglia di Gorizia.

La Presidente Nespolo e l’omologo sloveno Turnšek nei loro interventi hanno 
trovato profondo accordo nel constatare l’inefficacia (e la mancata volontà) 
delle istituzioni europee a far fronte alla sempre più marcata diseguaglianza 
sociale frutto della crisi finanziaria mondiale. In questo modo la rabbia e la 
volontà di riscatto si sfogano attraverso l’adesione crescente ad 
organizzazioni antidemocratiche, xenofobe e infine funzionali alle classi 
finanziarie dominanti, che trovano nella guerra tra ultimi e penultimi della 
società terreno fertile per fagocitare quel poco che rimane dello stato 
sociale, del diritto del lavoro, del diritto alla dignità del singolo. L’Europa 
sta così sprofondando nella melma separatista ed ultranazionalista, così simile 
al brodo di coltura dei fascismi europei della prima metà del secolo scorso. 
L’auspicio è quindi che tutte le associazioni europee consorelle possano fare 
proprie le istanze minime di democrazia e dignità dell’uomo ribadite 
nell’Intesa italo-slovena, nella consapevolezza che solamente attraverso il 
sistema di valori posto dalla Lotta di Liberazione, che trascende nazionalità e 
appartenenza a gruppi ristretti di interessi particolari, si possa approdare ad 
un Europa a misura d’uomo, migrante o meno, e non a sponda sicura per 
speculazioni finanziarie e operazioni bancarie a totale disprezzo della dignità 
umana.

La Presidente Carla Nespolo ha inoltre sottolineato la lotta alla galassia nera 
operante in Italia, affermando che il Ministero dell’Interno ha il compito, in 
base alla XII Disposizione transitoria e finale ed in forza delle leggi Scelba 
e Mancino, di sciogliere le organizzazioni neofasciste: questo deve essere un 
punto fermo, che non può essere messo in discussione dalla diatriba tra 
amministrazione e potere giudiziario in merito all’interpretazione della legge.

La collaborazione italo-slovena è pertanto insediata su un binario forte e 
storicamente e fattualmente fondato: la prossima tappa sarà l’incontro tra la 
Presidente Nespolo e Tit Turnšek a Lubiana a luglio 2018 in occasione delle 
celebrazioni per il 70° anniversario della costituzione della ZZB za vrednote 
NOB Slovenije (L’Unione delle Associazioni dei Combattenti per i Valori della 
Lotta di Liberazione Nazionale della Slovenia).

Patrik Zulian, del Comitato Nazionale dell’Anpi

[1] VZPI è l’acronimo sloveno che sta per ANPI, e corrisponde a VSEDRŽAVNO 
ZDRUŽENJE PARTIZANOV ITALIJE. Il F-VG ha infatti adottato, con ordine del 
giorno presentato al Consiglio nazionale di Chianciano Terme e successivamente 
approvato dal Comitato Nazionale, la denominazione bilingue, peraltro prassi 
già lungamente consolidata nei Comitati Provinciali di Trieste e Gorizia.


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La stella rossa e la “Garibaldi Natisone”

Luciano Marcolini Provenza, 6 luglio 2017

La Divisione partigiana d’Assalto italiana che operava in Slovenia. Il 
monumento ai Caduti a Bukovo. La commemorazione del 4 giugno

Da qualche anno è scomparso il compagno Gino Lizzero “Ettore”, Capo di Stato 
Maggiore della Divisione d’Assalto “Garibaldi Natisone”. Tra le mani ho un suo 
appunto:

“Gennaio 1945. La Brigata Picelli, una delle tre Brigate della Divisione 
Natisone, è formata dai tre Battaglioni Manin, Verrucchi e Pisacane; dopo il 
tentativo di passare il fiume Bacia che le costò una quarantina di perdite 
umane e di molte armi e materiali vari, era valorosamente riuscita, percorrendo 
un percorso molto più lungo e insidioso, a raggiungere stremata la zona 
operativa del IX Corpus, nei dintorni di Circhina, sistemando i suoi tre 
battaglioni sull’altipiano di S. Vito, in cui esistono i piccoli abitati di 
Bukovo, Pecine e Panique. Il nome di Bukovo, in particolare, risuona 
tragicamente per i garibaldini che vi conobbero gravissime vicissitudini ed 
esperienze.

16 gennaio 1945. Una pattuglia del Manin in perlustrazione cade in un’imboscata 
tesa dal nemico che ha goduto dell’appoggio della popolazione civile e subisce 
la perdita di 6 garibaldini, 5 uccisi in combattimento e uno catturato e 
fucilato.

21 gennaio 1945. Sempre a Bukovo, nel centro dell’abitato, una pattuglia del 
Battaglione Mameli della Gramsci cade in un’imboscata tesa dai bersaglieri 
fascisti, con l’appoggio della popolazione si spara dalle finestre delle case. 
17 garibaldini cadono subito, altri 7 dati per dispersi sono certamente morti. 
In totale 24 caduti.

In tutta la zona dell’altipiano di S. Vito (Jessenice, Bukovo, Paniqua, Zakoica 
e Pecine*) i combattimenti sono continui e numerose le perdite dei garibaldini 
e del nemico”.

La “Garibaldi-Natisone”, presente in zona proveniente dalle zone del Friuli 
orientale da una ventina di giorni, aveva già perso diversi compagni 
nell’imboscata sulla passerella del fiume Bača nella notte del 1° gennaio del 
1945, pochi giorni dopo le imboscate di Bukovo: nell’arco di soli 20 giorni 
sono circa 70 i Caduti!

Bukovo è una frazione del Comune di Cerkno distante una quarantina di 
chilometri da Kobarid/Caporetto, italianizzato nel 1923 con regio decreto a 
firma Mussolini, in Pieve Buccova. In realtà il toponimo deriva dalla parola 
slovena Bukov = faggio e sta evidentemente a indicare una caratteristica del 
territorio boscoso. La strada per raggiungere Bukovo s’inerpica infatti lungo 
pendici ricche di faggi, querce e pini: l’intera scoscesa valle prende il nome 
di Bukovska Grapa... Porta testimonianza, questo insensato nome italiano, della 
violenta repressione, oltre che economica e sociale, anche linguistica subita 
in epoca fascista (e non solo!) dal popolo sloveno.*

Il monumento che ricorda il sacrificio di questi partigiani, è stato eretto nel 
1982 da Z.B. NOV di Bukovo e da ANPI Rizzi di Udine, si trova in una posizione 
panoramica, consiste in sei stele di pietra, opera dell’architetto Nande Rupnik 
di Idria e dello scultore udinese Reno Coiz (partigiano della 
“Garibaldi-Natisone” ora novantunenne), su cinque di queste in rilievo e 
sovrapposte l’una all’altra, si riconoscono tre grandi stelle e sulla sesta la 
scritta in italiano e sloveno: “24 garibaldini caduti nel gennaio 1945”.

Grazie all’interessamento dei compagni Jože Jeram (Presidente della ZZB-NOB di 
Cerkno/Circhina) e di Vojko Hobič (Presidente della ZZB-NOB di 
Kobarid/Caporetto) è stato ritrovo, il 4 giugno 2017, della commemorazione dei 
Caduti della “Garibaldi-Natisone”.

La domanda spontanea che sorge a un lettore che non conosce la storia delle 
nostre zone è: cosa ci facevano dei partigiani italiani in queste valli della 
Slovenia?

A complicare le domande e a disorientare ulteriormente un visitatore poco 
informato, a poche centinaia di metri un monumento, sormontato da una stella 
rossa, ricorda i primi quattro caduti partigiani sloveni della zona trucidati 
dall’Italia monarchica e fascista alla vigilia di Natale del 1942!** Per 
risolvere l’arcano è necessario armarsi di buona volontà e leggere e informarsi 
sulle complesse vicende che hanno caratterizzato il confine orientale italiano 
non lasciandosi fuorviare dalla vulgata attuale che vede terrore comunista dove 
invece fu solo terrore fascista!

Alla cerimonia, di respiro internazionale, sono intervenute le rappresentanze 
partigiane della Carinzia (Marija Koletnik), i Presidenti delle Associazioni 
partigiane slovene della zona, il sindaco di Cerkno, l’ex console della 
Jugoslavia a Trieste Stefan Cigoj, il rappresentante dell’Ambasciata della 
Federazione russa in Slovenia Anatoly Kopilov (nel 1945 in zona operava una 
missione sovietica in contatto con il Comando del IX Korpus sloveno e con il 
Comando della “Garibaldi-Natisone”), le rappresentanze dell’ANPI regionale del 
FVG, di Udine e di Cividale del Friuli e anche lo scultore-partigiano Reno 
Coiz. A onorare i caduti un picchetto dell’Esercito sloveno.

Nel suo discorso il compagno Milan Gorjanc, membro della Presidenza nazionale 
della ZBB-NOB, ha ricordato il grande contributo dato dagli italiani alla Lotta 
di Liberazione del popolo jugoslavo, in Montenegro come in Serbia, in Croazia 
come in Slovenia. Segno che i nostri partigiani seppero riscattare le 
vergognose guerre di aggressione fasciste e la durissima repressione contro le 
popolazioni locali. Anche il Presidente del Comitato regionale del Friuli 
Venezia Giulia, Dino Spanghero, ha incentrato il suo intervento sulla 
collaborazione tra i nostri popoli, rimarcando che il più nobile degli 
insegnamenti è senz’altro quello di aver dimostrato che vivere insieme si può, 
che lottare insieme si vince, che ragionare insieme si progredisce. Ora è più 
che mai necessaria – sostiene Spanghero – una rete di scambio di esperienze, 
l’unione in un comune fronte antifascista, atto a combattere i rinascenti 
rigurgiti di xenofobia, razzismo e populismo che attraversano l’Europa.

L’attrice slovena Milena Zupančič ha recitato poi la testimonianza della 
signora Stefanija Raspet, all’epoca dei fatti ragazzina quindicenne, che 
lucidamente ricorda ancora quegli avvenimenti. Da tale testimonianza risulta 
chiaramente che la popolazione di Bukovo non appoggiò l’azione nazi-fascista ma 
fu invece segregata nelle proprie abitazioni e costretta al silenzio mentre i 
nazisti e i fascisti italiani ordivano l’imboscata contro i partigiani.

Il coro di Bukovo e il Coro della Resistenza di Udine hanno intonato assieme 
l’inno partigiano “Na Juriš” e singolarmente altre canzoni della Resistenza 
italiana e slovena. I ragazzi della scuola hanno recitato delle poesie 
accompagnate dal suono della fisarmonica.

La commemorazione, alla quale hanno partecipato oltre 200 persone, è finita in 
un incontro conviviale nei pressi della locale stazione dei Vigili del Fuoco 
con la promessa e la speranza di ritrovarci il prossimo anno.

In mattinata circa 40 soci dell’ANPI, grazie alla grande disponibilità della 
Direzione del Museo di Idria, sono state ospiti dell’Ospedale Partigiano 
“Franja” dove è stato ricordato il partigiano cividalese Rino Blasig “Franco” 
Medaglia d’Argento al Valor Militare e gli altri caduti a “Franja” e il medico 
Partigiano Antonio Ciccarelli “Dr. Anton” che prestò la propria assistenza 
medica fino alla fine della seconda guerra mondiale in Slovenia prima con i 
partigiani sloveni e poi con la Divisione d’Assalto “Garibaldi-Natisone”.

Luciano Marcolini Provenza, dell’ANPI Cividale del Friuli

* l’esatta denominazione dei luoghi tutti rientranti nel comune di Cerkno è: 
Jesenica, Bukovo, Ponikve, Zakojca e Pečine;

** I loro nomi sono: Jeram Bogdan, Čelik Peter, Erzen Valentin e Pajntar 
Gabrijel


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