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insurrezione o irreversibilità?

Sia ben chiaro. Non avanzo alcun dubbio su quello che afferma Sbancor: le forze che governano l'Italia, non hanno una base di legittimità e lo stesso credo si possa dire per gli USA. In questo senso l'insurrezione contro questi poteri é legittima, secondo il pensiero liberale, di cui la Costituzione americana é un esempio fondamentale. Bene. Ma il punto non é mica questo. Che il potere di Berlusconi, fondato sull'appropriazione mafioso-previtica (bell'aggettivo, no?) del sistema comunicativo sia illegittimo, lo sappiamo da sempre. Come sappiamo da sempre che illegittimo é il potere di Bush, fondato su un comprovato broglio elettorale. Il problema non é: l'insurrezione é legittima? Il problema é: perché non c'é alcuna insurrezione?

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla formazione di qualcosa che abbiamo chiamato "movimento". Le grandi manifestazioni internazionali hanno accelerato la crisi dell'ideologia neoliberista che dipende soprattutto da un crollo del saggio di profitto nei settori innovativi, dall'esaurimento della domanda e da altri fattori economici. Inoltre il movimento iniziato a Seattle ha messo in moto un processo di autorganizzazione del lavoro cognitivo che é - questo - la vera novità politica del nostro tempo. Poi, dalla primavera del 2000 e più drammaticamente a partire dall'11 settembre 2001, il globalismo capitalista é entrato in crisi profonda, e al liberismo temperato dell'era clintoniana é seguita una forma di aggressività nazional-liberista che si esprime in forma di guerra devastante senza limiti di tempo né di spazio.

La cancellazione della democrazia é un dato di fatto a cui si fa rapidamente l'abitudine, tanto é vero che tutti sanno - e tutti accettano ormai tranquillamente - che le regole della democrazia sono cancellate. E non credo che ci sarà nessuna insurrezione per la restaurazione della democrazia, al massimo dei girotondi. Ciò che nell'ultimo anno ci ha fatto attendere un movimento di massa non é la crisi della democrazia, ma l'attacco feroce contro le condizioni di salario, e di sopravvivenza. Da un certo momento però si é cominciato a provare la sensazione (che spero sarà smentita dagli eventi a venire) che non esistano più energie sociali capaci di rompere gli equilibri di potere. C'é un movimento di testimonianza, c'é un processo di ricomposizione dell'intelligenza collettiva, ma non c'é la capacità di trasferire il movimento dalla sfera dimostrativa alla sfera della vita quotidiana. E solo il passaggio dalla dimostrazione all'appropriazione può cambiare effettivamente i rapporti sociali e le prospettive. L'appropriazione delle città, delle merci, del tempo di vita. Solo la pratica quotidiana del sabotaggio dei ritmi urbani e produttivi, solo la pratica quotidiana dell'erotismo contro il lavoro e contro la paura, rompe gli equilibri del potere e apre prospettive di autorganizzazione sociale. Perché questo non accade?
Questa é la domanda - politica, filosofica, antropologica - che ci dobbiamo porre.
Per modificare se possibile la situazione, o almeno per capire, per non rimanere come dei gattini ciechi a ripetere litanie senza speranza.

La mia risposta si incardina intorno a due punti che vanno approfonditi sul piano teorico e poi sul piano terapeutico e politico:
Il primo punto é la paralisi dell'empatia sociale, una sorta di paralisi dell'affettività le cui cause sono da cercare nella sfera della comunicazione sociale, della produzione virtualizzata, nella sfera dell'ideologia competitiva, e nell'epidemia psicopatica che ne deriva.
Il secondo punto é l'affacciarsi, nella semi-consapevolezza collettiva, di una percezione di irreversibilità. Irreversibilità é una parola proibita per la politica, una sorta di maledizione paralizzante per la volontà. A mia conoscenza non esiste finora alcun lavoro teorico sul tema dell'irreversibilità. Nelle epoche passate si potevano determinare lacerazioni devastanti, massacri spaventosi, violenze inenarrabili, ma nessun processo ha mai avuto un carattere di irreversibilità (se non naturalmente per l'individuo e il suo stretto entourage). Il pianeta fisico, il bios, la corporeità, lo psichismo collettivo non sono mai stati aggrediti da processi di tipo degenerativo, da processi capaci di intaccare non il singolo organismo, ma il suo genoma. Questo é ciò che é invece accaduto nell'ultimo periodo della storia del capitalismo, che comincia a produrre effetti non biodegradabili.
Non é reversibile la devastazione ambientale, che si é accumulata fino a mettere in moto processi di degenerazione dell'aria, dell'acqua, dell'ambiente urbano.
Non é reversibile la devastazione prodotta nello psichismo collettivo dalla mediatizzazione della comunicazione sociale.
E particolarmente non sono reversibili gli effetti che la biotecnologia é in grado di indurre nel genoma umano, e in generale nella generazione degli organismi viventi.

Il fascismo contemporaneo non é un fenomeno ideologico ma psicotico. Per questo credo che l'intera discussione su violenza o non violenza sia completamente fuori luogo. La violenza non può essere la soluzione di niente per la semplice ragione che essa rafforza il problema. E d'altra parte la volontà politica non può niente contro il dispiegarsi di effetti che sono ormai iscritti nel corpo vivo del pianeta e del genere umano.

L'iirreversibile non può essere politicamente contrastato, e l'irreversibile é il fatto nuovo che si manifesta nella storia presente postumana di cui la guerra rischia di essere il suggello definitivo.
Il sottrarsi dei corpi é l'unica insurrezione possibile.
Come rendere possibile il sottrarsi dei corpi?

il barone di munchausen








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