---
strategie per la comunicazione indipendente
http://www.rekombinant.org/media-activism
---

Una bomba a tempo negli stati uniti, la definisce Bob Herbert in un articolo uscito sull'Herald Tribune del 7 febbraio.
Si vedono in molte parti della città ciondolare agli angoli delle strade alla ricerca di un po' di dollari. Sono i nuovi disoccupati di età compresa tra i 16 e i 24. Fuori dal lavoro, fuori dalla scuola e senza alcuna speranza.
A Chicago si calcola che siano 100.000, a NewYork sono più di 200.000. Negli USA si calcola, secondo uno studio recentissimo della Northeastern University di Boston, che siano cinque milioni e mezzo. Un esercito di giovani disoccupati staccati dal mainstream sociale, inquieti e infelici, una minaccia a lungo termine per il benessere americano.
Nel discorso corrente americano, una specie di newspeak economically correct, quella in corso é una recessione "mild". Ma per l'ultima generazione é un salto nell'abisso. E' una generazione che é cresciuta senza mai mettere in dubbio la promessa di un ininterrotto sviluppo economico e ora si trova a dover fare i conti con un crollo senza precedenti. Una generazione che non ha potuto elaborare un progetto di alternativa al capitalismo, proprio mentre il capitalismo entra in una crisi che al momento appare senza prospettive.
All'inizio degli anni novanta si diffuse un movimento chiamato 13GEN (tredicesima generazione). Quella nata dopo la sconfitta nel Vietnam é la tredicesima generazione della storia americana, ed é la prima generazione nella storia che deve realisticamente aspettarsi un declino dei consumi, della durata di vita, e soprattutto un declino della qualità dell'esistenza. Alcuni anni fa lessi un manifesto della 13GEN, in cui si accusavano i genitori baby boomers di aver dissipato tutto il futuro, di avere consumato tutto il consumabile, e di avere sprecato il loro tempo con esperimenti politici libertari che hanno prodotto l'attuale degenerazione. Sono tesi reazionarie e integraliste largamente diffuse nell'ideologia della middle class americana, che non dovremmo sottovalutare, soprattutto se divengono luogo comune della cultura giovanile.

Il report della Northeastern documenta che la disoccupazione nella fascia giovanile é cresciuta del 12% dal 2000. I programmi per la formazione e l'impiego sono stati tagliati selvaggiamente dalla nuova amministrazione per poter ridurre le tasse ai ricchi. Bob Herbert, che ha pubblicato sull'Herald del 7 febbraio un articolo da cui ho tratto in parte le informazioni, ha recentemente svolto una indagine conoscitiva su un campione di centinaia di giovani disoccupati di Chicago. Secondo l'intervistatore nessuno di loro si aspetta di trovare lavoro nei prossimi anni, nessuno di loro si aspetta di partecipare a una rivolta o a un grande cambiamento collettivo. Il declino é sempre più percepito come una tendenza inarrestabile che non ha solo cause politiche (seppure queste non mancano), ma cause ben più profonde di quelle che dipendono dalle scelte politiche. Oserei dire che nei comportamenti dell'ultima generazione (quella che in US é 13GEN) é implicita la percezione di una irreversibilità dei processi degenarativi che hanno colpito il corpo e la mente collettiva.

Forse qui troviamo qualche elemento utile a comprendere come mai il gruppo dirigente americano si é infilato in una situazione che appare ogni giorno più folle. Quel gruppo dirigente sembra aver perso la testa. La politica guerrafondaia che sta perseguendo ha tutte le caratteristiche di un suicidio. Come si può decidere di scatenare una guerra destinata a sconvolgere gli equilibri di mezzo mondo sapendo che gli alleati ti odiano, e si preparano a tradirti al primo volger del vento? Musharraf ha dichiarato qualche giorno fa che, se gli USA scatenano la guerra contro l'Iraq per lui saranno cazzi amari. Bush e i suoi hanno ragionato sullo scenario che seguirebbe alla presa del potere da parte di componenti integraliste in Pakistan? E cosa accadrà in Arabia Saudita, dove quotidianamente ci sono attentati contro il personale americano? Si può confidare su un alleato come la Turchia, che considera questa guerra come la peggiore eventualità, e sarà costretta a partecipare al fianco dei suoi nemici curdi? Si può confidare su un alleato (la Gran Bretagna) quando l'84% della popolazione di quel paese é contraria alla guerra?
Si può confidare su un alleato come l'Italia, dove stanno al governo il signor Fini (che nel 1990 andò ad omaggiare Saddam Hussein), Bossi (che nel 99 andò ad omaggiare Milosevic) e Berlusconi, che si massaggia visibilmente il collo pensando alla corda con cui sarà impiccato a Piazzale Loreto fra un po'?
Io credo che la disperazione (oltre naturalmente all'ignoranza) sia la forza trainante del gruppo dirigente americano. Quel gruppo di bastardi sa di dover rispondere prima o poi delle colossali truffe che hanno portato al collasso aziende gigantesche, e naturalmente pensa di potersi salvare la pelle mandando al massacro la tredicesima generazione che tanto non sa cosa fare del proprio futuro.













___________________________________________
Rekombinant http://www.rekombinant.org

Rispondere a