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Che accade della sensibilità nel corso della mutazione prodotta dalla rivoluzione digitale? Un effetto di desensibilizzazione sembra essere prevalente nello psichismo sociale del nostro tempo.
Sentiamo di vivere in una sorta di rattrappimento, e anche di sospensione della sensibilità. Gli ultimi due decenni del secolo ventesimo furono un'epoca di sovreccitazione economica, durante i quali l'energia desiderante fu assorbita dalla competizione sociale. L'investimento del desiderio fu progressivamente dirottato dalla sensualità all'accumulazione, dal piacere del contatto alla competizione. Vincere divenne l'imperativo etico universale. Vincere cosa? Chiede il sapiente al quale l'esperienza ha insegnato che il vincitore non vince niente, e che l'importante non è vincere o perdere, l'importante è essere impeccabile. Il trionfo dell'economicismo liberista mise in moto un drenaggio delle energie psichiche verso il lavoro e verso l'imprenditorialità. Per venti anni l'organismo sociale è stato sottoposto a uno stress competitivo costante, poi arrivò il momento della depressione, il caos delle energie, il disinvestimento libidico dal sociale. Collasso finanziario, disinvestimenti massicci, recessione economica, depressione psichica.
Fin quando l'eccitazione economica poteva reggere l'organismo fu mantenuto in condizioni di attivazione produttiva costante, e fu possibile rimuovere la corporeità, ma oggi, dopo il crollo della promessa economica, la rimozione non è più possibile. La mente collettiva è giunta al limite del collasso, perché non può reggere ulteriormente la tensione prodotta dall'investimento economico della libido.
Michel Foucault parla nelle sue opere dell'effetto di disciplinamento a cui la società moderna sottopone il corpo. La storia della modernizzazione è storia di questo disciplinamento dei corpi. Alla fine dell'epoca moderna il processo di disciplinamento ha investito la mente, l'attività cognitiva, la sensibilità. Alle enclosures del territorio agricolo, imposte dai landlords per costringere i proletari a sottoporsi allo sfruttamento industriale, sono seguite nell'epoca tardomoderna le enclosures della mente, una forsennata privatizzazione di ogni spazio di vita, di ogni forma di relazione interumana, una forsennata subordinazione all'economia, alla legge del salario e del profitto, della vita quotidiana e anche della corporeità, della sensibilità, del sesso e del linguaggio.
Nel corso del Novecento abbiamo assistito alla forzosa sottomissione dei corpi al totalitarismo industriale: il nazismo, lo stalinismo, il liberismo sono state forme diverse di sottomissione della corporeità ai ritmi della macchina produttiva, alla catena di montaggio o al comando militare.
Negli anni sessanta, cioé nel momento culminante dello sviluppo industriale, esplose nei movimenti giovanili culture centrate sulla riscoperta della corporeità: l'ondata hippy, la psichedelia, l'assenteismo di massa degli operai industriali, il rifiuto del lavoro e il sabotaggio furono le forme di quella riemergenza di una sensualità negata e rimossa dall'industrialismo, le forme di una risensualizzazione del corpo sociale. Tra il corpo maccartista degli anni Cinquanta e il corpo liberato degli anni Sessanta ci sta di mezzo la critica di massa del culto fabbrichista e familista della produttività e della dipendenza.
Poi venne il neoliberismo, la controffensiva capitalista postindustriale, il linguaggio venne sussunto nel processo di valorizzazione capitalista, la mente sensibile venne messa al lavoro e a questo scopo fu progressivamente desensibilizzata. La virtualizzazione che ha seguito la rivoluzione digitale ha portato questo effetto di decorporeizzazione al suo punto più alto. La cellularizzazione trasforma i corpi in frammenti di un circuito informativo e produttivo nel quale é cancellato il contatto e lo scambio carnale. Gli effetti sono l'anoressia sessuale generalizzata, aggressività e paura, fragilità e depressione
La net art ha registrato questo rattrappimento, fin quando esso è divenuto spasmo doloroso. Abbiamo oggi bisogno di una cultura postmediatica, di un'arte della congiunzione, della riattivazione, della corporeità postmediale...







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