curioso ma di due passaggi che cito in questa mail se ne discuteva, senza conoscerli direttamente, andando alla serata delle telestreet toscane

>Non e' che vogliamo contrapporre una TV buona ad una cattiva,vogliamo la =
>TV di strada perchè moltiplica i centri ,avvicina il medium al =
>fruitore che così diventa produttore.

Credo che ci siano una paio di questioni non eludibili

1) il consumo di media simbolicamente generalizzati, che ancor oggi hanno la televisione al vertice
della scala gerarchica della produzione di senso, si basa su una differenziazione di prodotti mediatici.
Non avremo mai quindi il semplice consumatore di televisione ma un consumatore entro una rete di media che ha
la televisione alla vertice della scala gerarchica della produzione (collettiva) di senso assieme al giornale,
internet, il cellulare e via via fino alla semiotica dello spazio urbano che è un esempio di tecnologia della
comunicazione senza tecnologie di riproduzione del sonoro o dell'immagine in movimento quindi il grado zero di questa rete. Quindi


2) nell'ottica della dissoluzione della figura del consumatore,la telestreet è un tentativo di usare il linguaggio dello strumento dominante (la televisione) nella produzione della rete dei media simbolicamente generalizzati per valorizzare tutti i nodi di questa rete neutralizzando la capacità della tv in forma broadcasting di egemonizzare
la circolazione di senso. Ed è in questa capacità di mettere a tensione nella produzione di senso l'intera rete e non solo il suo nodo fino ad adesso regolatore che si gioca, secondo me, la scommessa della telestreet.
Al contrario, pensare una tv della comunità, con rispetto parlando è un'errore teorico. Non è che esiste una comunità, anzi secondo me le nostre società sono acomunitarie, e una tv globale che ne sovradetermina il senso e che basti fare una tv comunitaria che si liberano legami sociali. Al contrario ogni snodo dei tessuti societari, ogni lembo di territorio è attraversato da una rete di prodotti mediali che presuppungono la tv classica anche se in quel momento è assente, come regolatrice in ultima istanza delle istanze di senso che circolano entro questa rete.
L'uso della telestreet può essere socialmente pervasivo se guarda all'insinuarsi in questa rete piuttosto che a definirsi come una sorta di tv comunitaria.





>Io credo che ritrovare questa libera spontaneità la premessa per = >l'esodo, per le pratiche di sovversione quotidiana che facciano = >deragliare il sistema, come nell'esperienza del trainstopping.

Mi viene a mente un dialogo di quest'inverno tra il questore e
uno degli occupanti delle rotaie in una delle zone coinvolte
dal passaggio dei treni. Il questore dette 5 minuti
di tempo per le riprese televisive (poi fatte con senso della scenografia va detto)
e non di più perchè il treno doveva passare. Furono rispettati i tempi
di consegna della rotaia alle forze dell'ordine e il treno passò tranquillo. Te ne
potrei citare con ampi riscontri una dozzina di questi episodi, tutti poi regolarmente propagandati come
blocco dei treni (in altre zone c'è anche chi ha preso le legnate vere ma ti sto parlando del nodo decisivo del passaggio dei
treni). Con una ciclopica dose di ottimismo retrospettivo credo quindi si possa parlare di "deragliamento
del sistema", e non è che i diversi passaggi televisivi di molti simulacri di blocco ha scatenato l'intervento praticato
dalle popolazioni e quindi il fenomeno è rimasto un messaggio di nicchia o se non lo è rimasto..peggio vuol
dire che è stato sistematicamente ignorato.
Ma vedi il problema non è dirti che uno non ha voglia di leggere discorsi che la
butterebbero lì come se fosse scontata anche se parlassero dell'esistenza della Befana o dei poteri taumaturgici delle stigmate
di Padre Pio. E' importante, se si vuol uscire dalla propria dimensione, offrire un approccio analitico e critico
che sulle campagne politiche fatte attraverso i media di movimento. Con la calma e la distanza di qualche mese si
può così discutere su ciò che ha funzionato e ciò che non ha funzionato nei periodi caldi, sia a livello politico che di media di movimento. Questo proporre la campagna trainstopping, e non e' certo la prima mail che leggo in argomento in pochi giorni, nei vari festival estivi come se fosse la coppa Uefa conquistata non aiuta molto a progredire nell'analisi sul come il mediattivismo può svilupparsi attorno alle zone di conflitto.



saluti


mcs



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