Che vuol dire Mediascape? Provate un po' a guardarlo da lontano, dall'alto, da sopra, provate un po' a guardarlo dalla luna. E' il panorama degli info-flussi che provengono da ogni dove e che vanno in ogni dove. Flussi semiotici sono le parole i suoni le immagini, psicosostanze che stimolano il nostro cervello e lo tengono sveglio o lo addormono, l'ipnotizzano o lo eccitano.
Angeli annunciatori che lanciano messaggi dai colori innumerevoli e vari? Sempre meno così. Nella Mente globale circolano messaggi-clone, e il Mediascape globale si sta progressivamente trasformando in una cappa di piombo. Blocchi di semio-cemento provengono dall'immane Moloch Murdoch, automatismi Microsoft cablano il pensiero come l'orrendo software psico-paralizzante powerpoint.
Il Mediascape ha qualcosa a che vedere con il Mindscape, n'est-ce pas?
I flussi che circolano nell'Infosfera colorano la mente globale e la influenzano, euforizzano e deprimono lo psichismo collettivo, formano l'opinione, mettono nella nostra testa dei pensieri, delle idee, delle convinzioni. Inventano un argomento, fanno dimenticare qualcuno che sta soffrendo, cancellano l'esistenza di una persona o di un intero popolo, cancellano sentimenti e altri ne suscitano. Inoculano cinismo e coglionaggine, terrore e conformismo.
Attenzione però. Fra Mediascape e Mindscape c'è uno scarto, le cose non sono mai così perfette. Per quanto possa essere potente il mostro insinuante che intende paralizzare la nostra mente, c'è qualcosa che sfugge perfino a Murdoch. Sono io, siete voi. Sono i clandestini dell'Infosfera, i creatori di semiovirus destrutturante. Il determinismo tecno-mediatico spiega qualcosa della realtà, intendiamoci, ma se dio vuole non spiega mai tutto. C'è qualcosa che sfugge, un sottile flusso minoritario di insofferenza.
Il potere produce imbecillità a tutta manetta, però da qualche parte continua a pulsare un fremito di intelligenza.
Il potere insinua apatia, ma in qualche caverna si anfrattano annunciatori di un altro possibile. E clandestinamente bricolano, e concatenano bombe a tempo pronte ad esplodere nell'immaginario, a schizzare proliferanti meme insubordinati.


Quando usiamo l'espressione Mediascape ci riferiamo generalmente alla sfera dei media proprietari, ai flussi di comunicazione che invadono la sfera mentale della società in provenienza da fonti private di produzione comunicativa. Nel Mediascape si fondono flussi provenienti dalle agenzie comunicative su cui domina le grandi corporation. L'impero di Murdoch (Sky, Fox, innumerevoli giornali locali in Australia Gran Bretagna), l'impero Microsoft, l'impero di AolTimeWarner, e poi una serie di vassallati locali, piccole e grandi mafie che dominano sezioni locali del Mediascape globale. Mediaset è uno di questi. Si tratta di sistemi di potere diversi, che hanno naturalmente interessi economici particolari. Ma tutti convergono su alcune linee di fondo. Tutti concordano sui principi del liberismo economico, della privatizzazione delle risorse e dei servizi. Se non altro perché su questi principi si fonda la loro stessa esistenza, il loro stesso enorme potere. Perciò l'impressione che ricaviamo osservado il Mediascape proprietario è quella di una conquista definitiva della Mente umana, di una vera e propria cablazione dei circuiti neurotelematici, che trasforma progressivamente e ineluttabilmente l'organismo sociale in una sorta di macchina governata e diretta da automatismi psichici, culturali, comportamentali.
Se vediamo le cose da questo punto di vista è inevitabile ricavare l'impressione che non ci sia più nessuna via d'uscita, nessuna possibilità di sfuggire al destino che il grande capitale monopolistico ha stabilito per l'umanità, e che la democrazia sia divenuta soltanto una messa in scena la cui sceneggiatura è tutta scritta nei programmi informatici diffusi dal super-potere di Microsoft, nei palinsesti di Murdoch, nei flussi patinati dell'immagine pubblicitaria. Ci consiglieranno di consumare merda fino a scoppiarne e noi consumeremo merda fino a scoppiarne. Ci suggeriranno di lavorare come automi dalla mattina alla sera e noi obbediremo come coglioni. Ci ingiungeranno di acclamare i generali che vanno a bombardare e ad ammazzare donne vecchi e bambini in qualche paese di incivili sporcaccioni e noi esulteremo per le stragi ed i massacri e accoglieremo con grida di giubilo i bombardieri sterminatori. Nelle nicchie della cultura d'avanguardia, in qualche film d'autore o in qualche libro di difficile lettura si denuncia il pericolo, si lamenta l'eliminazione della libertà di pensiero. Ma chi ci va a vedere i film d'autore, e chi li legge quei libri di difficile lettura? Non c'è nessun bisogno di censura, non c'è nessun bisogno di metterli in galera quegli autori bizzarri, gli si può addirittura conferire un premio. Tanto chi se ne frega: il novantanove per cento della buona popolazione occidentale, spalmata sul divano comprato recentemente a rate all'ipermercato si strafoga di grassi burrosi in stato semi-ipnotico godendosi l'ultimo serial prodotto dagli schiavi-sceneggiaturi al soldo di Murdoch. Non c'è più bisogno del fascismo che reprimeva l'attività di cervelliindipendenti, ora l'enorme maggioranza dell'umanità non dispone più del proprio cervello. Che pericolo può mai venire dalla piccola minoranza di insoddisfatti intellettualoidi?
Ma non dovremmo vedere le cose in maniera tanto determinista. Il determinismo tecno-mediatico spiega qualcosa ma non spiega tutto. Anzi per essere più precisi, esso non spiega proprio l'essenziale, la sorpresa, l'imprevisto, la linea di mutamento.
Il Mediascape non è solo quello che i grandi colossi totalitari secernono dalle loro centrali ad aria condizionata. E il cervello umano non è tanto facile da sottomettere. Talvolta il contagio di un virus culturale, tecnologico, poetico può modificare il funzionamento dell'intero organismo psico-sociale, come talvolta una sola scintilla può incendiare un'intera prateria.
I porci che hanno messo le mani sulla mente collettiva sono ultrapotenti e le loro menzogne possono manipolare e sottomettere i sentimenti e le opinioni di milioni di cervelli umani. Ma poi succede qualcosa, un'immagine, una parola, una canzone… e si incendia l'intera prateria.


Telestreet guarda le cose da questo punto di vista, dal punto di vista della possibilità dell'imprevisto, e coltiva le condizioni perché l'imprevisto divenga probabile. Il Mediascape non è soltanto quello in cui si incontrano flussi di immaginario eterodiretto, non è soltanto quello che proviene dalle agenzie proprietarie che modellano le emozioni e le illusioni. Il Mediascape è infinitamente più ricco, più fluido, più frammentario, perché in esso entrano microscopiche agenzie di comunicazione autonoma che non si sottomettono. Per quanti milioni di miliardi i porci investano, continuano ad esistere poeti, hackers, ribelli e mediattivisti, scienziati disobbedienti e antennisti estravaganti. E da questi proviene la sfida interminabile. Il panorama delle televisioni di strada che si stanno formando è un panorama di info-ribelli del tutto irriducibili all'omogeneità: fanno prove tecniche di trasmissione, montano film psichedelico-pazzoidi, intervistano casalinghe e disoccupati, bricolano concetti e immagini, scrivono software per il sabotaggio e sperimentano nuove magie telematiche.
Quello delle telestreet è un mosaico eterogeneo che assomiglia pochissimo a un movimento politico tradizionale. Basta vedere come scrivono, come si esprimono, basta vedere quali differenti universi culturali essi abitino, quali ambienti allestiscano per la loro vita quotidiana, per il loro lavoro. Alcuni parlano un linguaggio da papa-boys volonterosi entusiasti, altri armeggiano tra sulfurei immaginari un po' diabolici, altri maneggiano raffinati concetti post-strutturalisti, altri si addestrano nelle palestre dell'arte concettuale, delle astrazioni estetico-mediatiche.
E' per questo che non c'è modo di domarli, perché non cercano l'unità, ma la proliferazione, perché non vogliono costituire un fronte di opposizione forte e potente, ma vogliono fluire come rivoli disgregatori che si infiltrano nelle crepe della mente globale, fino a provocarne il deragliamento.




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