On 04/04/2013 00:59, G. Allegri wrote:

A mio avviso un soggetto che, dall'ottenimento di un dato libero della PA, abbia generato valore aggiunto (data cleansing, refactoring del modello dati, rielaborazioni, creazione di sistemi di distribuzione, ecc.) ha diritto di far pagare quanto ha prodotto di inedito, e anche di non ridistribuire l'opera derivata.


Questi sono altri aspetti che non centra no niente .
Tante' che son daccordo con te.

Farsi pagare qunto ha prodotto non significa farsi ripagare nuovamente il dato pubblico. Se il dato pubblico vale 10 e te ci hai messo dentro un valore di 3 è giusto farsi pagare con un buon margine quel 3 , non certo il 13 .

Altresì se decidi di non redistribuire, non ci vedrei niente di male.
La mia forte perplessita' è rivolta a chi fa ripagare quanto la PA ha gia' pagato. Proprio perche' è roba pagata con soldi pubblici.


>Come cittadino ho pagato la produzione del dato in possesso della PA, ma perché dovrei detenere un diritto sul lavoro prodotto da un terzo soggetto, privato, >che sulla base di quel dato ha prodotto altro?

Provo a indovinare:
Perche' ti sei basato su roba fatta da altri e quindi non è totalmente farina del tuo sacco ?

È come se da italiano chiedessi a tutti gli scrittori di testi italiani, o ai redattori di vocabolari della lingua italiana, di cedere liberamente le loro opere per il fatto di aver usato vocaboli italiani :-)


Non vedo il nesso.
Mica la PA ha dovuto pagare per i vocaboli della lingua italiana.
:)
Se pero' li avesse dovuti pagare, allora tale valore sarebbe stato giusto a mio modo di vedere, che venisse scorporato dal costo complessivo dell'opera.

giovanni

Sent from Nexus

>E' la solita vecchia storia del pianerottolo dei condomini.
>Da una parte ci sono i condomini che pensano che sia loro e lo usano come una estensione del suo appartamento. >E dall'altra parte ci sono i condomini che pensano che sia di tutti e quindi nessuno puo' usarlo per scopi personali.
>
>Se ci sono decine di migliaia di liti condominiali in Italia vuol dire che questa storia è ancora lunga da essere chiarita definitivamente, >Per cui non si capisce perche' quest'altra debba essere chiarita qui e adesso.
>
>saluti,
>
>Andrea.

Sento la necessita' di puntualizzare il discorso
Perhce' il concetto dell'uso perosnale del pianerottolo potrebbe in effetti fuorviare. Il concetto di uso personale lo intendo in senso esteso.

Infatti sono perfettamente daccordo quando si dice che i dati della PA dovrebbero essere ridistribuiti e non dovrebbero essere chiusi in un cassetto. Questo equivale nel mio ragionamento al caso del pianerottolo che chiunque puo' usare per transitarvi. Posso capire quando si dice che chi progetta o comunque pianifica qualcosa che deve andare sul territorio dovrebbe disporre delle migliori informazioni possibili e quindi poter disporre die dati della PA. NOn sono certo che sia moralmente lecito, ma almeno una ricaduta per tutti si riesce a intravedere visto che se da una progettazione con carenza di informazioni ne deriva un lavoro fatto male alla fine i cocci sono di tutti.
Ad esempio usando dei dati non aggiornati oppure a scale non adeguate.

Non capisco invece quando si dice che chiunque dovrebbe essere libero di fare cio' che vuole con i dati della PA, ma non lo capisco perche' dentro tale principio ci sta comodo anche colui che si prende i dati, li mette in una scatola con un bellissimo logo, e comincia a rivenderli tali e quali come se fossero stati sempre suoi. Alla faccia di tutti gli altri che come sempre si dice, hanno contribuito a pagarli, ma che pero' per varie ragioni non possono trarne profitto.

E aggiungo un dettaglio per niente trascurabile.
Partendo da un principio di cui sono profondamente convinto:
Anche nei dati geografici il time-to-market è un parametro essenziale.

Almeno per certi tipi di business.
In tali ambienti non conta tanto poter disporre del dato, ma conta piuttosto essere il primo a presentarlo al potenziale cliente. Alla luce di questo aspetto non funziona molto il discorso di dire che chiunque se ne puo' fare una copia e quindi i diritti di tutti sono preservati. Il primo che riesce a fare incontrare il potenziale cliente con il dato geografico è colui che incassa gli altri che arrivano dopo trovano il mercato ormai satollo di quel dato. E' anche per questo che sono convinto che consentire a chiunque di usare il dato geografico indiscriminatamanete equivale a depauperare tutti di un potenziale valore. Proprio perche' ci sarebbe qualcuno piu' forte e piu' attrezzato che ne trarrebbe subito beneficio e gli altri che troverebbero solo il deserto.Saluti,




Il giorno 03 aprile 2013 23:46, Andrea Peri <aperi2...@gmail.com <mailto:aperi2...@gmail.com>> ha scritto:

    >Le pubbliche amministrazioni non sono società di lucro,
    altrimenti che
    >si privatizzi tutto.

    Ti stupiro', ma io sono perfettamente daccordo con te.
    LA PA non deve essere una società di lucro, ma non è certo
    privatizzare la soluzione.
    Oddio , magari nel privato chi è bravo avrebbe degli stipendi piu'
    seri e da cio' potrebbe anche trovarci soddisfazione.
    E poi sai che soddisfazione una volta che chi invocava la
    privatizzazione viene a comprare i medesimi dati pagandoli 10
    volte tanto rispetto a quello che li faceva pagare una PA ?

    Esempi di situazioni in cui a fronte di una privatizzazione
    anziche' migliorare i servizi si sono solo "migliorate" le tariffe
    ce ne sono a bizzeffe. :))

    Ma a parte questo , sono daccordo con te.
    I dati sono di tutti.
    Il punto casomai e che "essere di tutti"  non vuol dire che uno ne
    puo' fare cio' che vuole.

    E' la solita vecchia storia del pianerottolo dei condomini.
    Da una parte ci sono i condomini che pensano che sia loro e lo
    usano come una estensione del suo appartamento.
    E dall'altra parte ci sono i condomini che pensano che sia di
    tutti e quindi nessuno puo' usarlo per scopi personali.

    Se ci sono decine di migliaia di liti condominiali in Italia vuol
    dire che questa storia è ancora lunga da essere chiarita
    definitivamente,
    Per cui non si capisce perche' quest'altra debba essere chiarita
    qui e adesso.

    saluti,

    Andrea.


    Il giorno 03 aprile 2013 21:04, Paolo Corti <pco...@gmail.com
    <mailto:pco...@gmail.com>> ha scritto:

        ciao Andrea

        2013/4/3 Andrea Peri <aperi2...@gmail.com
        <mailto:aperi2...@gmail.com>>:
        > A parte il fatto che il mio modesto parere è che la PA
        dovrebbe farli
        > pagare,
        > visto che sono costati e se qualcuno li vuole per
        realizzarci sopra un
        > profitto o se vuoi
        > una speculazione, non vedo perche' non dovrebbe pagare il
        valore aggiunto
        > che essi apportano.
        >

        non mi va di aprire flame o altro, ma visto che l'acquisizione dei
        dati nelle pubbliche amministrazioni è finanziata in maniera
        pubblica,
        non si comprende il motivo per cui un terzo che ne ha
        necessità, anche
        per fare business, dovrebbe pagarli, visto che il costo vivo delle
        spese necessarie è già stato pagato con le nostre tasse.
        Le pubbliche amministrazioni non sono società di lucro,
        altrimenti che
        si privatizzi tutto.

        >  poi, visto che siamo italiani,
        > Se davvero la PA cominciasse a regalare a chicchessia i dati
        geografici cn
        > licena di farci che cavolo gli pare e piace,
        > chi garantirebbe che qualcuno nelle giuste posizioni non
        potrebbe spingere
        > la PA a fare enormmi campagne di produzioni massiccia di
        dati geografici ben
        > sapendo che poi una volta fatto il lavoro potrebbe
        impadronirsi di dati che
        > altrimenti avrebbe dovuto lui spendere milioni di euro per
        prodursi ?
        >

        produrre dati aperti-liberi è uno dei servizi che la pubblica
        amministrazione deve garantire, al pari di altri (istruzione,
        servizi
        sanitari ecc ecc).

        ciao e buona serata
        p

        --
        Paolo Corti
        Geospatial software developer
        web: http://www.paolocorti.net
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