D’Alema: «A sinistra è vietata la rottura, per tutti noi è l’ultima chiamata» 


 Il colloquio. L'ex premier: un fischio non mi spaventa, ma insieme a tanto 
impegno al Brancaccio c’era dell’estremismo. La sfida di governo è doverosa. I 
civici facciano una svolta, servono tutte le forze. Con Pisapia ingenerosi, ho 
detto a Vendola: non è una creatura del renzismo 


 Daniela Preziosi 
 Il Manifesto 
 ROMA 20.6.2017, 8:59 


 Per dirla come la direbbe un comunista italiano, non si può dire che Massimo 
D’Alema sia stato convinto dalla riunione dei ’civici’ di domenica scorsa al 
Brancaccio. 
«Da vecchio militante ho una certa esperienza di assemblee, in questa c’era un 
po’ di estremismo. A partire dall’introduzione di Tomaso Montanari», spiega a 
chi gli chiede un giudizio. 
C’è dell’ironia. Ma la questione è seria. 
D’Alema era in prima fila, a un passo dal palco, quando il combattivo giovane 
studioso ha elencato le colpe del vecchio centrosinistra. E, nel lungo elenco, 
ha scandito «la guerra illegale in Kosovo». D’Alema, che era il presidente del 
consiglio in quel marzo ’99, non ha mosso ciglio. 
Ma ora replica: «Vorrei spiegare a Montanari che di questo fui accusato da un 
gruppo di giuristi. Poi la Cassazione emise una sentenza che archiviò tutto 
riconoscendo la piena legittimità del mio agire». Perché, spiega, l’art.11 
della Costituzione dice che «l’Italia ripudia la guerra» eccetera, «ma poi 
anche che consente alle limitazioni di sovranità necessarie agli obblighi 
derivanti dai trattati internazionali». La conclusione è tagliente: «L’accusa è 
decaduta, se lui la rilancia è una calunnia». 
Non che intenda passare alle carte bollate, l’ex presidente del consiglio. Ma 
«il mondo è complesso, prima di parlare meglio informarsi, non ci si aspetta da 
un illustre storico dell’arte una sortita inutile e dannosa. Non si fanno 
battute a caso, tanto più se si lavora ad unire la sinistra». 
Segue racconto dei suoi ritorni in Serbia, dei giovani che lo hanno ringraziato 
perché quella guerra fu l’inizio «del ritorno alla libertà». Ma questa sarebbe 
un’altra storia. 
 (...) «Sono diventato buono, so che i giornalisti hanno nostalgia del D’Alema 
cattivo ma invece, vede, ho ascoltato quelle calunnie sul Kosovo e sono rimasto 
seduto. In altri tempi mi sarei alzato e me ne sarei andato. A proposito, andrò 
a piazza Santi Apostoli il primo luglio, lo considero un mio dovere di 
militante».
 

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 https://alganews.wordpress.com/2017/06/20/dalema-e-i-suoi-ricordi-di-guerra/
 

 D’ALEMA E I SUOI RICORDI DI GUERRA
 

 di Alberto Tarozzi, 20.6.2017
 

 D’Alema oggi, su il Manifesto, bacchetta Tomaso Montanari che l’altro giorno, 
al Brancaccio, aveva fatto riferimento alle sue responsabilità relativamente 
alla “guerra illegale in Kosovo”.

D’Alema sostiene che Montanari, critico d’arte, certe cose non le capisce e che 
meriterebbe una denuncia per calunnia che lui, bontà sua gli risparmierà. 
Esiste infatti una sentenza della Corte costituzionale che stabilisce che 
quella guerra non fu anticostituzionale. Anche se l’art.11 della Costituzione 
sostiene che l’Italia ripudia la guerra, poi consente, dice D’Alema 
“limitazioni di sovranità necessarie agli obblighi derivanti dai trattati 
internazionali” come, evidentemente, quelli legati alla nostra presenza nella 
Nato.

Ha ragione: il giovane e inesperto Montanari ignorava che per “limitazioni di 
sovranità” si potessero intendere i bombardamenti sulle popolazioni civili. Non 
è il solo, ma si è sbagliato.
A dire il vero Montanari è incorso pure in un’altra disattenzione minore, non 
passibile di calunnia, di cui però l’attento D’Alema non si è accorto: ha 
parlato di guerra in Kosovo. L’Italia, sotto la premiership di D’Alema fece da 
rampa di lancio per aerei che per molti giorni andarono a bombardare Belgrado, 
Novi Sad, Nis e molte altre città che dal Kosovo distano kilometri e kilometri.

Un’imprecisione di termini in cui molti sono soliti cadere. In fondo, se 
Montanari anziché di guerra illegale in Kosovo avesse parlato di bombardamenti 
della Nato, Italia compresa, sulla popolazione civile della Jugoslavia nessuno 
lo avrebbe potuto accusare di imprecisione e nessuno lo avrebbe potuto 
denunciare per calunnia. Un’altra volta ci dovrà stare più attento.

Peraltro, per quanto riguarda D’Alema, anche lui è uscito in un’affermazione 
che avrebbe richiesto qualche chiarimento politico in più, quando ha citato il 
suo ritorno in Serbia ai tempi in cui era Ministro degli Esteri del Governo 
Prodi tra il 2006 e il 2008.

Dice che i giovani lo hanno ringraziato perché quella guerra fu l’inizio “del 
ritorno alla libertà”.

Personalmente non nutro pregiudizi, quando si tratta di stabilire la verità dei 
fatti e i fatti di quegli anni li conosco discretamente, anche se può essermi 
sfuggito qualcosa. Per esempio non ho problemi a riconoscere che a Belgrado, 
D’Alema, come Ministro degli esteri del governo Prodi, fece un intervento che 
ricevette applausi. Solo che non riguardava tanto “il ritorno della libertà” in 
Jugoslavia grazie alle bombe della Nato. Piuttosto riguardava un progetto di 
possibile cooperazione economica tra Italia e Serbia che conteneva elementi di 
interesse per il governo locale.
Nessun problema a riconoscerlo, ma le due cose mi sembrano parecchio diverse.

Naturalmente, per Massimo D’Alema come per tutti, fino a prova contraria, vale 
la sua parola a proposito di quei giovani serbi che l’avrebbero ringraziato per 
le bombe. Però, ci faccia un piacere. Ci mostri un documento, una 
registrazione, uno straccio di attestazione che confermi questa sua 
affermazione. E che magari metta in risalto il numero e la rilevanza politica 
dei soggetti che si erano complimentati con lui. Altrimenti saremmo nostro 
malgrado portati a formulare cattivi pensieri sul suo conto. Magari che lui non 
sia quel modello di attendibilità che dichiara di essere.

Qui mi fermo: nessun processo alle intenzioni.
Ma nemmeno nessuna disponibilità a farmi prendere in giro dalle giravolte 
dialettiche del politico di turno, indipendentemente dal fattore generazionale.
 

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 Sulle denunce penali a D'Alema ed altri per la aggressione alla RF di 
Jugoslavia si veda la documentazione alla nostra pagina:
 http://www.cnj.it/24MARZO99/giudiziario.htm
 Sulle implicazioni di quella aggressione, mirata a rovesciare la leadership 
politica democraticamente eletta ed a smembrare ulteriormente il paese a 
partire dalla secessione della provincia del Kosovo, si veda:
 http://www.cnj.it/24MARZO99/index.htm
 

 

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