TOH, IN KOSOVO C'È IL SEPARATISMO ETNICO. NON LO SAPEVAMO! Ci voleva "una ricerca ... supportata dalla Kosovo Foundation for Open Society [di Soros] come parte del progetto 'Building Knowledge of New Statehood in bla bla bla' " firmata nientedimeno che da una "Senior Associate Fellow presso l’Istituto Albanese di Studi Internazionali" perché scoprissimo che in Kosovo "l'università rafforza la divisione etnica":
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Kosovo/Kosovo-l-universita-rafforza-la-divisione-etnica-181006/ <https://www.balcanicaucaso.org/aree/Kosovo/Kosovo-l-universita-rafforza-la-divisione-etnica-181006/> In realtà, solo degli squallidi buffoni possono cascare dalle nuvole. La situazione descritta nell'articolo non è altro che l'esito logico ed estremo della campagna dl boicottaggio delle scuole di ogni ordine e grado, avviata sin dalla alla fine degli anni Ottanta dal movimento panalbanese e fomentata in particolare dall'allora suo leader Ibrahim Rugova – il cui nome è giustamente caduto nel dimenticatoio qui da noi, in quanto primo ispiratore dell'attuale regime di apartheid kosovaro. La guerra di secessione del 1998-1999, appoggiata dalla aviazione della NATO, era precisamente mirata a realizzare in pieno tale apartheid. Con la creazione di una loro università a Mitrovica ("Università di Pristina temporaneamente in esilio" o anche "Università di Pristina in Kosovska Mitrovica", UPKM), i serbi del Kosovo non hanno fatto altro che cercare di preservare il loro diritto a una formazione accademica nella loro lingua e con programmi in linea con gli standard internazionali. Il sistema universitario jugoslavo, che aveva concesso alta formazione e valorizzazione delle specificità culturali di tutte le componenti nazionali o "etniche" (momento topico fu proprio la fondazione della Università di Priština nel 1969), era l'unico nel quale tali componenti potessero convivere e integrarsi virtuosamente. A distruggere tutto in Kosovo sono stati il separatismo razzista panalbanese ed i suoi alleati, da Schröder a Clinton passando per D'Alema. (a cura di Italo Slavo)