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La "piccola Schengen" pan-albanese

1) "Mini-Schengen" cioè Grande Albania / Unification nationale ou « 
Mini-Schengen » ?
– Verso la Grande Albania (Rete Voltaire)
2) Fallimento del vertice di Berlino e divisioni sulla ipotesi di "scambio dei 
territori" (valle di Preševo contro Mitrovica)
– Vertice Francia Germania sui Balcani fallimentare. Grandi amori Kosovo USA 
(A. Tarozzi)
– Parigi e Berlino “intermediarie di guerra” nei Balcani (F. Poggi)
– LINKS
3) Haradinaj (premier Kosovo): "Sono solo un soldato americano" / "I'm an 
American soldier" / „Ich bin ein amerikanischer Soldat“
4) Aus den Einsatzgebieten der Bundeswehr / From the Bundeswehr's Areas of 
Operation (I) (GFP, April 2018)


=== 1: "Mini-Schengen" cioè Grande Albania / Unification nationale ou « 
Mini-Schengen » ? (LINKS) ===

KOSOVO E ALBANIA: "MINI-SCHENGEN" (08/02/2019 -  Ornaldo Gjergji)
Lo scorso 26 novembre i governi di Albania e Kosovo si sono riuniti a Peja per 
il quinto di una serie di vertici intergovernativi, tenutisi sotto lo slogan di 
“insieme per lo sviluppo”... Da giugno, quando gli accordi entreranno in 
vigore, il confine tra i due paesi diverrà fluido e verrà istituita un’area di 
libera circolazione di beni ed individui, su modello Schengen... Nella 
conferenza stampa a chiusura dei lavori, Rama ha utilizzato la bandiera 
albanese come metafora per i popoli di Albania e Kosovo. Rispondendo alle 
domande dei giornalisti, ha infatti auspicato di trovare la strada per fare sì 
“che gli albanesi stiano insieme. Non insieme a parole, ma nella realtà. Che 
gli albanesi si uniscano, che quell’aquila bicipite sia una, e che l’Albania ed 
il Kosovo siano una cosa sola, in ogni direzione ed in ogni aspetto”. 
Successivamente, durante le foto di rito, Rama ed il premier kosovaro Ramush 
Haradinaj si sono fatti riprendere mentre ponevano congiuntamente le mani sulla 
bandiera albanese, sulle cui teste dell’aquila era stata apposta la rispettiva 
firma... Questa sorta di pianificazione congiunta su tematiche estere richiama 
il discorso fatto dallo stesso Rama nel parlamento di Pristina il 17 febbraio 
dello scorso anno, in occasione del decimo anniversario della dichiarazione di 
indipendenza del Kosovo. Allora, in un breve intervento, sostenne come i due 
paesi avrebbero potuto avere un’unica politica estera e rappresentanza 
diplomatica, oltre che “un unico presidente, simbolo dell’unità nazionale”... 
Il presidente del Comitato parlamentare serbo sul Kosovo e Metohija, Milovan 
Drecun, ha invece affermato come questa manovra politica sia un tentativo da 
parte dell’Albania di annettere a sé una porzione di territorio serbo, andando 
contro la Risoluzione ONU 1244 che regola la cornice giuridica internazionale 
del Kosovo. Sempre Drecun ha sostenuto che la creazione della Grande Albania 
sembra ora inevitabile e, soprattutto, viene avallata dalle potenze occidentali.
Nel rispondere alle accuse di irredentismo, Rama ha sottolineato come la 
convergenza tra Kosovo ed Albania sia da contestualizzare all’interno del 
cammino di integrazione europea degli stati balcanici, e la conseguente perdita 
di rilevanza sostanziale dei confini nazionali. La caduta delle barriere tra 
Albania e Kosovo, ha dichiarato il premier albanese, avviene infatti sul 
modello della Convenzione di Schengen. Tra l’altro la creazione del moderno 
valico di frontiera di Morina, ultimato nell’estate 2018, è stata finanziata 
per un milione di euro da parte della delegazione UE in Albania...
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Kosovo/Kosovo-e-Albania-mini-Schengen-192481/

ENTRE ALBANIE ET KOSOVO : UNIFICATION NATIONALE OU « MINI-SCHENGEN » ? 
(Osservatorio Balcani e Caucaso | Par Ornaldo Gjergji | jeudi 14 février 2019)
En juin, les barrières douanières seront supprimées entre l’Albanie et le 
Kosovo. Belgrade s’indigne en dénonçant la création d’une « grande Albanie », 
mais les dirigeants de Tirana et Pristina préfèrent évoquer la dynamique de 
l’intégration européenne, tout en se reconnaissant « d’une même nation 
albanaise, composée de deux États »...
https://www.courrierdesbalkans.fr/Albanie-Kosovo-Schengen

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https://www.voltairenet.org/article205275.html 
<https://www.voltairenet.org/article205275.html>

Verso la Grande Albania

Rete Voltaire | 20 Febbraio 2019

Violando la risoluzione del Consiglio di Sicurezza sulla fine della guerra 
della NATO contro la Serbia del 1999, il Kosovo ora possiede un esercito.
Secondo il primo ministro kosovaro, Ramush Haradinaj, un accordo concluso con 
l’omologo albanese, Edi Rama, prevede di abolire il 1° marzo 2019 la frontiera 
fra i due Stati.
Durante un consiglio di ministri congiunto di Albania e Kosovo, è stato 
costituito un fondo comune per promuovere l’adesione dei due Stati all’Unione 
Europea.
Il primo ministro albanese Rama è stato ospite del parlamento kosovaro, cui ha 
esposto un progetto di politica estera e di sicurezza comuni, ambasciate 
unificate e un’unica presidenza.
Il 15 febbraio 2019 Rama ha parlato alla rete televisiva Vizion Plus della 
fusione dei due Stati, affermando che sarebbe la soluzione dei problemi del 
Kosovo.
La fusione è in contrasto con la risoluzione del Consiglio di Sicurezza.
La Grande Albania sarebbe il primo Stato mussulmano ad aderire all’Unione 
Europea.
Le popolazioni albanesi di Montenegro, Macedonia e Grecia si preparano a 
chiedere di entrare nella Grande Albania.
La minoranza greca del sud dell’Albania ha invece immediatamente chiesto, 
qualora il progetto venisse realizzato, di non entrare nella Grande Albania, 
bensì di essere annessa alla Grecia.
Il Kosovo è praticamente una base del Pentagono, mentre l’Albania è il centro 
europeo della CIA.
L’11° anniversario dell’indipendenza del Kosovo, il 17 febbraio 2019, è stato 
celebrato con la sfilata del nuovo esercito kosovaro. Il parlamento ha tenuto 
una sessione straordinaria alla presenza dei primi ministri kosovaro e 
albanese. Alla sessione hanno partecipato anche l’ex primo ministro italiano 
Massimo D’Alema e l’ex capo della Missione di Verifica in Kosovo, William 
Walker, che attribuì il massacro di Račak alla Serbia per giustificare 
l’intervento della NATO.
Per un curioso ribaltamento delle posizioni, Stati Uniti e Turchia oggi 
sostengono il progetto di Grande Albania, mentre a suo tempo accusarono 
Belgrado di voler creare la Grande Serbia (in seguito, l’accusa di un presunto 
“piano ferro di cavallo” si è rivelata una menzogna fabbricata dalla NATO) e 
l’hanno bombardata.
Negli anni Novanta il Pentagono considerava la Jugoslavia come un «laboratorio» 
per testare i «combattimenti fra cani», ossia la possibilità d’isolare un 
Paese, di fomentarvi la guerra civile e separare le comunità che lo compongono. 
Prima della guerra di Jugoslavia, i Balcani erano abitati da popolazioni molto 
diverse. Si parlava allora di “balcanizzazione” per designare questa 
mescolanza. Oggi ogni comunità è più o meno territorializzata e il termine 
“balcanizzazione” designa un processo di frazionamento.
Traduzione
Rachele Marmetti <https://www.voltairenet.org/auteur126121.html?lang=it>
Giornale di bordo <http://www.giornaledibordo.org/>



=== 2: Fallimento del vertice di Berlino e divisioni sulla ipotesi di "scambio 
dei territori" (valle di Preševo contro Mitrovica) ===

https://www.alganews.it/2019/05/01/berlino-concluso-vertice-francia-germania-sui-balcani-fallimentare-grandi-amori-kosovo-usa/
 
<https://www.alganews.it/2019/05/01/berlino-concluso-vertice-francia-germania-sui-balcani-fallimentare-grandi-amori-kosovo-usa/>

BERLINO, CONCLUSO VERTICE FRANCIA GERMANIA SUI BALCANI. FALLIMENTARE. GRANDI 
AMORI KOSOVO USA

di Alberto Tarozzi, 01/05/2019

Concluso il vertice di Berlino sui Balcani. Voluto da Angela Merkel per 
riprendere il filo di un discorso interrotto a Vienna nel 2015.
Egemoni Germania e Francia, presente per la Ue la Mogherini. Partecipazione di 
Serbia e Kosovo (protagonisti); sullo sfondo Slovenia, Croazia, Bosnia,  
Montenegro, Macedonia del Nord, Albania (comprimari). Nessuna chiamata per 
Italia, Grecia e Austria. A sottolineare che chi conta, per la Ue, è 
l’accoppiata di Aquisgrana.
Non comincia nemmeno il coretto sui poveri italioti che nessuno si fila che si 
scopre che non tutti i mali vengono per nuocere. Questa volta non è la storia 
della volpe e dell’uva. Il fatto è che il meeting si rivela un fallimento che 
peggio non si potrebbe. Tanto per cominciare la strana coppia di Aquisgrana non 
pare nemmeno in sintonia.
Il birichino di Parigi, convocato da Angela come gregario di lusso, riprende la 
filastrocca dei mesi scorsi: possibile un accordo tra Serbia e Kosovo mediante 
uno scambio di territori: io ti regalo Presevo (prevalenza albanesi) tu mi dai 
Mitrovica (prevalenza serbi). La Serbia dirà qualcosa che assomigli a un 
riconoscimento del Kosovo senza esserlo fino in fondo; il Kosovo cancella i 
dazi stellari sui prodotti serbi. Tutti e due ce ne andiamo nella Ue (prima i 
serbi, poi il Kosovo). Così il povero Macron.
Mutti Merkel non è riuscita a spiegargli bene che l’ipotesi, un tempo non 
rifiutata da Vucic per la Serbia e da Thaci per il Kosovo, è morta e sepolta. 
Ne sarebbe derivata una breve pseudo pace seguita da una ripresa degli scontri, 
causa le rimanenti minoranze rimaste in ostaggio in territorio nemico. Macron 
colpito e affondato.
Ma ad essere onesti non è che agli altri mediatori, dalla stessa Merkel alla 
Mogherini, le cose siano andate meglio. Il bellicoso Thaci (fino al 1998 
considerato terrorista dalla Nato e poi graziato nel nome dei Clinton) ad ogni 
incontro, invece di scendere a patti, rialza la posta. Il riconoscimento da 
parte dei serbi come preliminare; a me Presevo e dintorni a voi si vedrà; i 
dazi se ne parlerà. E per il momento il Kosovo si darà un esercito, in barba a 
tutti gli accordi preesistenti.
Finalmente incontro Thaci Mogherini. L’ex terrorista se ne va scuotendo la 
testa. Si ritiene incompreso dalla Ue. Nel frattempo il premier kosovaro 
Haradinaj in visita a Washington si proclamava più statunitense di una palla da 
base ball. Thaci non gli è da meno. Lascia in gramaglie la Mogherini e va a far 
visita all’ambasciatore yankee a Berlino. Segue commento: “nessun dialogo con 
la Serbia, senza il coinvolgimento degli Stati Uniti”.  L’asse francotedesco è 
servito. Chi vuole capire lo capisca.
Sono finiti i tempi del 2015 con la Merkel impegnata a costruire un corridoio 
per i profughi nei Balcani, che elargiva simpatia a destra e a manca per la 
normalizzazione della situazione tra Serbia e Kosovo e nei territori limitrofi. 
Oggi i profughi sono in larga parte altrove. Solo poche migliaia in Bosnia a 
rischiare di crepare dal freddo l’inverno scorso. Per il resto tutti nei campi 
profughi in Turchia. Solo i più fortunati abbastanza numerosi, bene accolti in 
Germania da Angela ma non dalla destra neo nazista.
La pace nei Balcani si è già affievolita. E’ già tanto che non ritorni la 
guerra. Lasciamo il tempo al tempo. Usa a soffiare sul fuoco dei kosovari 
albanesi cui tutto viene concesso, compresa la costituzione di un esercito. Ma 
soprattutto Usa e Ue su linee divergenti, che sono presenti anche all’interno 
della Nato. Poi ancora la Ue con il duetto stonato di Berlino e Parigi. Poi 
ancora, sullo sfondo, Russia che guarda con amore alla Serbia che sola pare 
resistere alle sirene della Nato. Aggiungeteci la Cina con un nastrino della 
via della seta, magari un po’ di Turchia con pretese di egemonia sull’area 
albanese. Il piatto è servito: la pace sia con voi.
Ciliegina sulla torta la superbase Usa di stanza in Kosovo con la possibilità 
di scaricarci addosso un missile in pochi minuti se fossimo indisciplinati. 
Gentile omaggio della guerra della Nato contro la Jugoslavia cui noi 
partecipammo attivamente. Un pensierino doveroso anche per colui che la nostra 
partecipazione a quella guerra fortissimamente volle.

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http://contropiano.org/news/internazionale-news/2019/05/01/parigi-e-berlino-intermediarie-di-guerra-nei-balcani-0114999
 
<http://contropiano.org/news/internazionale-news/2019/05/01/parigi-e-berlino-intermediarie-di-guerra-nei-balcani-0114999>

Parigi e Berlino “intermediarie di guerra” nei Balcani

di Fabrizio Poggi, 1 Maggio 2019

Concluso praticamente con un nulla di fatto il summit sui Balcani che si era 
aperto lunedì scorso a Berlino, con l’obiettivo di Angela Merkel e Emmanuel 
Macron di porsi quali intermediari per “riavviare il dialogo” tra Serbia e 
Kosovo. Unico risultato, la promessa di un nuovo incontro, il prossimo luglio a 
Parigi, tra il Presidente serbo Aleksandar Vučić e il cosiddetto presidente 
dell’autoproclamata “Repubblica del Kosovo”, l’ex comandante dei tagliagole del 
UÇK, Hashim Thaçi.
Quest’ultimo, rimane fermo nelle sue pretese territoriali nei confronti di 
Belgrado. Consapevole del ruolo affidato dagli USA al Kosovo, in cui è 
dislocata una delle più forti basi yankee in Europa, Priština non dimostra 
alcuna intenzione di fare passi indietro nella questione dei dazi sui prodotti 
serbi destinati alle enclavi serbe nel Kosovo, il cui ritiro fa anzi dipendere 
dal riconoscimento dell’indipendenza da parte di Belgrado. E’ questa la 
condizione di ogni trattativa e su questo punto gli “indipendentisti” kosovari 
possono vantare il sostegno, oltre che di Washington, della maggioranza delle 
capitali UE.

A giudicare dai rapporti delle agenzie, abbastanza di contorno il ruolo svolto 
a Berlino dagli altri leader dei Balcani occidentali presenti al summit – 
Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro, Slovenia – per non dire dell’Alto 
Rappresentante per la politica estera UE, Federica Mogherini.

Nell’elenco dei presenti, nota Sicurezza internazionale, senza nascondere le 
proprie simpatie kosovare, si nota la mancanza di una qualche rappresentanza 
italiana; ora, affermano alla Luiss, “mentre il Kosovo vorrebbe entrare a far 
parte dell’Unione Europea e, possibilmente, anche della NATO”, stupisce proprio 
l’assenza “dell’Italia al summit. Nella parte occidentale del Kosovo infatti è 
presente il Multinational Battlegroup NATO, a guida italiana”, che fa il paio 
con quello di stanza nella parte orientale della regione, a guida americana: 
tanto per non farci mancare nessuna missione militare estera “di pace”.

In sostanza, le mire kosovare, con il pretesto della “composizione etnica dei 
rioni meridionali della Serbia”, sono sempre quelle sui distretti serbi di 
Preševo, Bujanovats e Medveđa 
<http://anna-news.info/wp-content/uploads/2018/10/14/1700/razmen-albanci-kosivo-serbia-300x259.jpg>,
 che Hashim Thaçi vorrebbe unire al Kosovo, fidando “sulla comprensione di 
Francia e Germania, che dovrebbero convincere Belgrado a riconoscere 
l’indipendenza del Kosovo”.

Esempio lampante di come NATO e establishment occidentale sostengano tanto il 
“presidente” quanto la sua “repubblica” illegale, notava news-front.info alla 
vigilia del vertice, è il fatto che, dopo le dichiarazioni di Thaçi, non siano 
state adottate sanzioni, né convocata una riunione d’urgenza del Consiglio di 
sicurezza dell’ONU: sottinteso, come avvenuto a suo tempo con le questioni 
della Crimea o delle Repubbliche popolari del Donbass.

Oltre al riconoscimento dell’indipendenza dell’autoproclamata repubblica, Thaçi 
pretende anche che Belgrado non “sollevi più la questione della sovranità” del 
Kosovo e ha dichiarato l’impossibilità di dar vita, a nord della regione, a 
municipalità serbe dotate di poteri simili a quelli di Serbia e 
Bosnia-Erzegovina. L’ex capo del UÇK va oltre e avanza, quale passo verso la 
riconciliazione, il “processo di liberalizzazione dei visti”, su cui un ruolo 
decisivo dovrebbe essere giocato da Germania e Francia e, bontà sua, dichiara 
che la sua repubblica è “pronta per un accordo globale sulle relazioni 
interstatali con la Serbia”.

E mentre all’interno del Kosovo, scrive topwar.ru, non si placano le proteste 
contro corruzione e abusi del governo di Ramush Haradinaj (altro capo del UÇK), 
da Belgrado, in risposta alle esternazioni di Thaçi sul “riconoscimento 
dell’indipendenza”, si fa osservare che la retorica delle cosiddette “autorità 
della provincia” del Kosovo rimane “aggressiva e ultimativa”. Si sottolinea 
anche come Priština non perda occasione per dimostrare quanto ambisca a 
“ulteriori espansioni” e, ciò, in alcun modo può esser definito una posizione 
di disponibilità delle “autorità del Kosovo” a un dialogo politico e 
diplomatico.

Di fatto, a proposito del ruolo di Parigi e Berlino nel “dialogo” tra Serbia e 
Kosovo, e a proposito dell’idea di Angela Merkel di una variante del tipo 
dell’accordo sottoscritto nel 1972 tra BRD e DDR, per cui Bonn e Berlino 
riconoscevano l’esistenza di due stati tedeschi, normalizzando così i rapporti 
reciproci, Thaçi ha risposto di respingere qualsiasi ipotesi “del tipo delle 
due Germanie”, perché giudica impossibile qualsiasi “dialogo con la Serbia, 
senza il coinvolgimento degli Stati Uniti”.

È noto che la Merkel, osserva Aleksandr Braterskij su gazeta.ru, si oppone a 
una ridefinizione dei confini tra Serbia e Kosovo; un anno fa aveva affermato 
che “l’integrità territoriale degli stati dei Balcani occidentali è fissata e 
inviolabile”, aggiungendo che “si ripetono continuamente tentativi di parlare 
di confini, ma non possiamo farlo”. All’opposto, anche a dimostrazione della 
“unità” franco-tedesca e del primato, non solo economico, che Parigi e Berlino 
si contendono al vertice della tanto declamata “Europa unita”, ecco che 
Emmanuel Macron sostiene la necessità di “un accordo sulla correzione delle 
frontiere della Serbia” e l’unione al Kosovo dei distretti serbi di Preševo, 
Bujanovats e Medveđa o della parte centrale della Serbia, proprio come preteso 
da Priština.

Il politologo Oleg Bondarenko nota come sia comprensibile l’obiettivo di Thaçi 
di coinvolgere Washington nella questione, dato che è il “principale curatore” 
del Kosovo; gli interessi USA e UE nei Balcani divergono: nelle capitali 
europee, afferma Bondarenko, si parte dal presupposto che l’Europa come 
istituzione sia definitivamente completata e pertanto le decisioni debbano 
esser prese a Bruxelles e a Berlino. Oltretutto, pare che non ci sia 
particolare fretta di includere nell’Unione europea Kosovo e Albania; di 
contro, Washington sta attivamente promuovendo gli interessi kosovari e 
albanesi, completamente dipendenti dagli Stati Uniti.

Una sorta di dialogo tra Belgrado e Priština era iniziato lo scorso anno e pur 
se la Serbia non riconosce l’indipendenza del Kosovo, entrambe le parti, 
osserva Braterskij, sono interessate alla regolarizzazione delle relazioni, con 
l’obiettivo dell’ingresso nella UE. Il fatto è che, da parte kosovara, le 
posizioni oltranziste del “presidente” Thaçi su uno “scambio territoriale” con 
la Serbia, sono portate all’estremo dal “primo ministro” Haradinaj che, con la 
pretesa di imporre proprie forze di polizia nei territori del Kosovo abitati da 
popolazione serba, potrebbe portare di fatto allo scontro armato.

Il dialogo sulla normalizzazione dei rapporti si era praticamente arenato dopo 
che Priština aveva introdotto dazi del 100% (praticamente, il blocco delle 
enclavi serbe della regione) imposto sui beni forniti da Belgrado ai serbi del 
Kosovo. Alla proposta di dialogo avanzata dal Presidente serbo Aleksandar 
Vučić, in cambio dell’abolizione del dazio, Haradinaj aveva opposto un 
ultimatum: abolizione dell’imposta, solo dopo il riconoscimento dello status 
indipendente del Kosovo. Vučić, quale opzione per escludere rivendicazioni 
territoriali, aveva proposto un referendum per decidere che la regione del 
Kosovo di Mitrovitsa, abitata da serbi, si unisca alla Serbia, mentre gli 
albanesi delle regioni meridionali della Serbia, al Kosovo.

Apparentemente, Bruxelles sembra voler giungere a una regolazione dei rapporti 
tra Serbia e Kosovo: ciò è vero, secondo Bondarenko, soprattutto per quanto 
riguarda Angela Merkel, che vorrebbe ritirarsi dalla politica, nel 2021, avendo 
alle spalle almeno un qualche successo in politica estera.

Ma non si può scordare come, per un verso, la Germania sia stata, sin dal 1991, 
uno dei principali responsabili della disgregazione della Jugoslavia e, per un 
altro verso, come l‘aggressione NATO del 1999 si fosse conclusa con la 
risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che garantiva sovranità e 
integrità territoriale della Serbia e un ampia autonomia di Kosovo e Metohija 
nella compagine serba e come invece, nel 2010, la Corte internazionale di 
giustizia dell’ONU avesse deciso che la proclamazione dell’indipendenza del 
Kosovo non contraddicesse le norme del diritto internazionale.

Di fatto, Bruxelles chiede oggi a Belgrado, quale condizione di adesione alla 
UE, il riconoscimento della secessione del Kosovo e, ancora una volta, Francia 
e Germania gareggiano per assicurarsi nella regione una base di espansione, 
erodendo le posizioni USA e ponendo le premesse per ribadire, a suon di 
cannoni, cosa sia in realtà quella che i social-liberali del PD qualificano 
come “la “nuova” Europa … che 
<https://www.democratica.com/focus/europa-pd-no-sovranismi-nazionalismi/> ci ha 
garantito più di 70 anni di pace”.


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LINKS:

BALCANI: NIENTE ACCORDO TRA SERBIA E KOSOVO AL VERTICE DI BERLINO (Radio Onda 
d'Urto, 30 Aprile 2019)
http://www.radiondadurto.org/2019/04/30/balcani-niente-accordo-tra-serbia-e-kosovo-al-vertice-di-berlino/
Serbia e Kosovo avrebbero concordato al vertice di Berlino sul Balcani 
occidentali, promosso da Macron ed Merkel, di riprendere il dialogo per 
risolvere le loro controversie. La realtà, però, pare proprio essere 
un’altra... A parlare di rilancio del dialogo è il governo tedesco, secondo cui 
Belgrado e Pristina avrebbero convenuto di “spingere in avanti l’impegno per 
attuare gli accordi esistenti con la mediazione dell’Ue”. Parole però subito 
smentite, nei fatti, da Pristina... Il presidente kosovaro Thaci ha infatti 
dichiarato: “non esiste un progetto di documento da discutere con la Serbia 
senza il coinvolgimento Usa. Il Kosovo è uno stato sovrano indipendente, 
Presevo e Bujanovac” – Comuni serbi di frontiera che Pristina vuole annettere – 
“appartengono al Kosovo”. La nostra intervista a Francesco Martino, di 
balcanicaucaso.org
AUDIO: 
http://www.radiondadurto.org/wp-content/uploads/2019/04/martino-kosovo-serbia.mp3

GERMANY MUST STOP DANGEROUS DRIVE TO PARTITION KOSOVO (Kurt Bassuener and Toby 
Vogel / BIRN, March 13, 2019)
As the US and the EU foreign policy chief up their pressure on Kosovo to change 
its borders with Serbia, Germany must stand up for the principle that redrawing 
borders on ethnic lines is wrong...
https://balkaninsight.com/2019/03/13/germany-must-stop-dangerous-drive-to-partition-kosovo/
 
<https://balkaninsight.com/2019/03/13/germany-must-stop-dangerous-drive-to-partition-kosovo/>

FINE DEL DIALOGO TRA SERBIA E KOSOVO? (Marco Siragusa – 12 Marzo 2019)
.....  il ministro degli Esteri serbo Ivica Dačić aveva presentato una proposta 
di soluzione basata su quanto discusso durante l’estate scorsa dai due 
presidenti, Alexsandar Vučić e Hashim Thaçi, circa la modifica dei confini e lo 
scambio di territori. L’accordo prevederebbe l’annessione alla Serbia delle 
quattro municipalità a maggioranza serba presenti nel nord del Kosovo in cambio 
dei comuni a maggioranza albanese della valle di Presevo, nella Serbia 
meridionale.
La controproposta di Pristina non si è fatta attendere e giovedì scorso è stata 
presentata la piattaforma che, in un tale contesto, assume le sembianze di un 
ultimatum non negoziabile nei confronti di Belgrado. I punti di maggior 
distanza tra le ambizioni kosovare e l’intransigenza serba riguardano tre 
aspetti centrali: il riconoscimento della sovranità del Kosovo come Stato 
indipendente e la cessazione di tutte le azioni volte a impedire l’adesione del 
paese alle organizzazioni internazionali incluse le Nazioni Unite, l’Unione 
europea, il Consiglio d’Europa e l’OSCE, prevista dal primo principio della 
piattaforma; l’istituzione di meccanismi e organi in grado di affrontare la 
questione dei crimini commessi durante la guerra del 1999 e il risarcimento 
delle vittime; e l’appartenenza alla Repubblica del Kosovo delle risorse 
naturali e dei beni presenti sul suo territorio. Quest’ultimo punto rimanda, 
senza citarlo direttamente, allo scontro sulla proprietà del complesso 
minerario di Trepča e alle risorse idriche del lago di Gazivoda al centro di un 
contenzioso risalente ai tempi della fine della Jugoslavia socialista...
https://www.eastjournal.net/archives/96538

KOSOVO-SERBIE : LE ROYAUME-UNI CONTRE TOUT ÉCHANGE DE TERRITOIRE (Courrier des 
Balkans | jeudi 7 mars 2019)
Alors que les États-Unis font pression pour un accord à tout prix entre 
Belgrade et Pristina, le Royaume-Uni s’oppose, comme l’Allemagne, à ce que 
cette « paix définitive » passe par un échange de territoires...
https://www.courrierdesbalkans.fr/Kosovo-Serbie-le-Royaume-Uni-contre-tout-echange-de-territoire
 
<https://www.courrierdesbalkans.fr/Kosovo-Serbie-le-Royaume-Uni-contre-tout-echange-de-territoire>

OPINION: SERBIA-KOSOVO LAND SWAP WILL OPEN PANDORA'S BOX (Christian 
Schwarz-Schilling / DW, 2.3.2'19)
.....As a former high representative for Bosnia and Herzegovina I, along with 
my predecessors Paddy Ashdown and Carl Bildt, sent an open letter to EU foreign 
policy chief Federica Mogherini last August, warning that such a [Serbia / 
Kosovo] territory exchange would open Pandora's box. It would be playing into 
the hands of separatist-nationalist forces — not only in the region, but also 
in Bosnia-Herzegovina and many other countries... I learned from Albania's 
Prime Minister Edi Rama in January, about a possible unification of Albania and 
Kosovo — an idea that has never been abandoned... he sees a merger of Kosovo 
and Albania as a real option... Both Serbia and Kosovo would not have been able 
to undertake this until-now unacceptable territory exchange without US 
support.....
https://www.dw.com/en/opinion-serbia-kosovo-land-swap-will-open-pandoras-box/a-47751508
 
<https://www.dw.com/en/opinion-serbia-kosovo-land-swap-will-open-pandoras-box/a-47751508>

KOSOVO: DACIC, DEMARCAZIONE CONFINE È PROPOSTA BELGRADO (ANSA - BELGRADO, 19 
FEB 2019)
http://www.ansa.it/nuova_europa/it/notizie/rubriche/politica/2019/02/19/kosovo-dacic-demarcazione-confine-e-proposta-belgrado_7278a73c-4b29-49cb-bd73-f95e0e1bb618.html
Il ministro degli Esteri serbo Ivica Dacic ha detto oggi che la proposta 
ufficiale della Serbia per arrivare a un accordo con Pristina è basata sulla 
demarcazione del confine con il Kosovo, che attualmente per Belgrado 
ufficialmente non esiste dal momento che non riconosce l'indipendenza di 
Pristina. Tale linea di frontiera ufficiale proposta da Belgrado tuttavia, non 
seguirebbe il corso della cosiddetta 'linea amministrativa' che segna 
attualmente il confine Serbia-Kosovo, ma si spingerebbe più a Sud per 
comprendere nel territorio della Serbia anche parte del Nord del Kosovo con le 
principali municipalità a maggioranza di popolazione serba. A quel punto 
evidentemente Belgrado riconoscerebbe l'indipendenza del Kosovo sulla base 
della nuova linea di frontiera. Tale proposta, già evocata nei mesi scorsi dal 
presidente Aleksandar Vucic e sulla quale sarebbe sostanzialmente d'accordo 
anche il presidente kosovaro Hashim Thaci (non però il premier Ramush 
Haradinaj), è stata però accolta con freddezza e scetticismo da Usa, Germania e 
altri importanti Paesi occidentali, timorosi della creazione di un pericoloso 
precedente nei Balcani, dando origine a un possibile 'effetto domino' dalle 
conseguenze imprevedibili. Dacic, parlando oggi con i giornalisti, ha detto che 
tale posizione sulla eventuale demarcazione del confine è l'unico modo 
realistico di arrivare a un accordo di compromesso sul Kosovo. "Quando il 
presidente Vucic cominciò a parlare di questa proposta fu attaccato da tutti. 
Al momento esistono solo due opzioni - o il Kosovo è considerato una provincia 
oppure è uno stato indipendente, non si e' mai parlato di altro", ha detto il 
ministro secondo il quale quella della demarcazione del confine e' solo un'idea 
che va materializzata e posta in discussione al fine di pervenire a un'intesa 
accettabile per l'una e l'altra parte. (ANSA).

LE « RETOUR » DE TONY BLAIR : IL RENCONTRE HASHIM THAÇI ET VA CONSEILLER LA 
SERBIE (N1 / Balkan Insight / Danas / CdB 12 décembre 2018)
Alors que des jours difficiles attendent le Kosovo et la Serbie, Tony Blair 
fait un retour remarqué dans la région. L’ancien Premier ministre britannique, 
qui conseille le gouvernement albanais depuis 2013, reprend du service pour 
celui de Serbie et vient de rencontrer Hashim Thaçi. Reste à savoir qui va 
payer ses - très coûteuses - prestations...
https://www.courrierdesbalkans.fr/Blair-Kosovo-Serbie 
<https://www.courrierdesbalkans.fr/Blair-Kosovo-Serbie>

KOSOVO-SERBIE : LES DISCRETS RENDEZ-VOUS À ROME DE THAÇI ET VUČIĆ (CdB, 6 
décembre 2018)
Des tête-à-tête à l’abri des regards indiscrets. Les Présidents serbe et 
kosovar se seraient rencontrés au moins à deux reprises à Rome pour négocier 
une « correction des frontières » entre les deux pays. C’est également à Rome, 
le 4 novembre, que les deux hommes auraient convenu de faire monter les 
tensions en provoquant une crise autour des taxes douanières... affirme 
syri.net un site d'information basé a Pristina...
https://www.courrierdesbalkans.fr/Kosovo-Serbie-rendez-vous-vous-discrets-rome


=== 3 ===

https://it.sputniknews.com/mondo/201904077496553-premier-kosovo-sono-solo-un-soldato-americano-che-esegue-gli-ordini-degli-stati-uniti/

Premier Kosovo: sono solo un soldato americano che esegue gli ordini degli 
Stati Uniti

7.4.2019

Il capo del governo autoproclamato del Kosovo Ramos Haradinaj si trova in 
visita a Washington e in un'intervista ai media locali ha ammesso apertamente 
che è un soldato americano, e che i dazi doganali di Pristina sono "contro gli 
interessi della Serbia e della Russia nei Balcani".
"Le nostre posizioni sono simili a quelle che difende l'America. E quelli hanno 
"i piedi per terra" lo sanno. E io sono un soldato degli Stati Uniti "sulla 
terra” ha detto Haradinay al giornale Blic.

Il politico ha anche espresso la convinzione che "obbedire agli ordini degli 
americani al fine di rafforzare il Kosovo amplifica gli interessi americani, e 
gli interessi della Russia e degli altri sono relegati in secondo piano".


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https://de.sputniknews.com/politik/20190407324622086-kosovo-premier-ich-bin-ein-amerikanischer-soldat-und-befolge-die-befehle/
 
<https://de.sputniknews.com/politik/20190407324622086-kosovo-premier-ich-bin-ein-amerikanischer-soldat-und-befolge-die-befehle/>
07.04.2019

Kosovo premier: "I'm an American soldier and I obey orders."


            Ramush Haradinaj, head of government of the self-proclaimed 
Republic of Kosovo, currently in the US, has openly admitted to local media 
that he is a US soldier and is carrying out US orders. This is what the Serbian 
newspaper "Blic" writes about on Sunday.

            "Our positions are similar to those of the US. And those who are 
'ˏvor Ort' know that. I am a soldier of the United States, on the ground', the 
newspaper quotes Haradinaj.

            Moreover, the politician was convinced that following the orders of 
the Americans would strengthen American interests. According to him, Russian 
and Serbian interests are being pushed into the background.

            According to Haradinaj, the 100 percent tariffs imposed by the 
Kosovar government on goods from Serbia and Bosnia-Herzegovina are directed 
against the interests of Serbia and Russia in the Balkans.

            Haradinaj had previously written the following in his autobiography 
entitled "The Confession of War and Freedom": "I bought the first batch of 
weapons for Kosovo in Albania in 1991, including hand grenades, pistols (...). 
We have conducted many military trainings in Albania (...). It was expected 
that 50,000 fighters would be transferred to Kosovo, most of whom would come 
from Albanian territory".

            "We constantly attacked the Serbian forces. Everywhere. Day and 
night. Without hiding. Every day we killed Serbian policemen," the book 
continued.

            Haradinaj also openly expressed his admiration for the NATO bombing 
of Yugoslavia: "One of the happiest and most memorable moments in my life has 
to do with the beginning of the NATO air raids. We all admired the first planes 
and missiles. These moments are unforgettable."

            For all these acts committed against the Serbs, Haradinaj was 
appointed commander of the Kosovo Protection Corps after the Nato aggression. 
In 2000, he founded the Alliance for the Future of Kosovo (AAK), which helped 
him become Prime Minister in 2004. And this despite the fact that, according to 
the German secret service, he was allegedly the most dubious person in Kosovo.

            During the Kosovo war in 1998 and 1999, Haradinaj was head of the 
"Kosovo Liberation Army" (UÇK). In December 2004 he was elected Kosovo's first 
head of government. After a hundred days in office, he resigned to face the 
accusations of the UN War Crimes Tribunal for the Former Yugoslavia in The 
Hague.

            In 2008, Haradinaj was acquitted before the Hague Tribunal on 37 
counts. However, Serbia accuses him of kidnapping, torture and killing Serbian 
civilians during the war. After the acquittal, the court ordered a retrial 
because numerous witnesses had been intimidated. An appeal verdict in 2012 
confirmed the acquittal. During the trials, a total of 19 potential witnesses 
were killed under mysterious circumstances. The acquittal was made due to lack 
of evidence.



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https://de.sputniknews.com/politik/20190407324622086-kosovo-premier-ich-bin-ein-amerikanischer-soldat-und-befolge-die-befehle/
 
<https://de.sputniknews.com/politik/20190407324622086-kosovo-premier-ich-bin-ein-amerikanischer-soldat-und-befolge-die-befehle/>
07.04.2019

Kosovo-Premier: „Ich bin ein amerikanischer Soldat und befolge die Befehle“

Ramush Haradinaj, Regierungschef der selbsternannten Republik Kosovo, der sich 
derzeit in den USA aufhält, hat gegenüber lokalen Medien offen zugegeben, er 
sei ein US-amerikanischer Soldat und führe die Befehle der USA aus. Darüber 
schreibt die serbische Zeitung „Blic“ am Sonntag.

„Unsere Positionen ähneln denen, die die USA verfechten. Und diejenigen, die 
ˏvor Ort' sind, wissen das. Ich bin ein Soldat der Vereinigten Staaten, vor 
Ort'“, zitiert das Blatt 
<https://www.blic.rs/vesti/politika/haradinaj-ja-sam-americki-vojnik-na-terenu-i-izvrsavam-naredbe/xglejst>
 Haradinaj.

Zudem habe sich der Politiker überzeugt gezeigt, dass die Befolgung der Befehle 
der Amerikaner die Stärkung der amerikanischen Interessen nach sich ziehe. Ihm 
zufolge werden dabei die russischen und serbischen Interessen in den 
Hintergrund gedrängt.

Laut Haradinaj sind die von der kosovarischen Regierung auf Waren aus Serbien 
und Bosnien-Herzegowina erhobenen Zölle in Höhe von 100 Prozent gegen die 
Interessen Serbiens 
<https://de.sputniknews.com/politik/20190308324244728-anerkennung-kosovo-positionspapier/>
 und Russlands auf dem Balkan gerichtet.

Zuvor hatte Haradinaj in seiner Autobiographie unter dem Titel „Das Geständnis 
über Krieg und Freiheit“ Folgendes geschrieben: „Die erste Waffenpartie für den 
Kosovo habe ich im Jahr 1991 in Albanien gekauft, darunter Handgranaten, 
Pistolen (…). Wir haben viele militärische Schulungen in Albanien durchgeführt 
(…). Es wurde die Verlegung von 50.000 Kämpfern in den Kosovo erwartet, von 
denen der größte Teil vom albanischen Territorium kommen sollte.“

„Wir haben ständig die serbischen Kräfte angegriffen... Überall. Tag und Nacht. 
Ohne uns zu verstecken. Jeden Tag haben wir serbische Polizisten getötet“, hieß 
es in dem Buch weiter...

Zudem hat Haradinaj seine Bewunderung für die Nato-Bombardierung von 
Jugoslawien offen ausgesprochen: „Einer der glücklichsten und denkwürdigsten 
Momente in meinem Leben hängt mit dem Beginn der Luftangriffe der Nato 
zusammen. Die ersten Flugzeuge und Raketen haben wir alle bewundert verfolgt. 
Diese Momente sind unvergesslich.“

Für all diese Taten, die gegen die Serben verübt wurden, wurde Haradinaj nach 
der Nato-Aggression zum Befehlshaber des Kosovo-Schutzkorps ernannt. Im Jahr 
2000 hatte er die Allianz für die Zukunft des Kosovo (AAK) gegründet, die ihm 
2004 zum Posten des Ministerpräsidenten verholfen hatte. Und dies trotz der 
Tatsache, dass er laut dem deutschen Geheimdienst angeblich die zweifelhafteste 
Person im Kosovo war.

Während des Kosovo-Krieges in den Jahren 1998 und 1999 war Haradinaj Chef der 
„Befreiungsarmee Kosovos“ (UÇK). Im Dezember 2004 wurde er zum ersten 
Regierungschef des Kosovos gewählt. Nach hundert Tagen im Amt trat er zurück, 
um sich den Vorwürfen des UN-Kriegsverbrechertribunals für das ehemalige 
Jugoslawien in Den Haag zu stellen.

2008 wurde Haradinaj vor dem Haager Tribunal 
<https://de.sputniknews.com/politik/20190325324469316-syrien-tribunal-kneissl-del-ponte/>
 in 37 Anklagepunkten freigesprochen. Serbien beschuldigt ihn jedoch, im Krieg 
serbische Zivilisten entführt, gefoltert und getötet zu haben. Nach dem 
Freispruch hatte das Gericht eine Neuaufnahme des Verfahrens angeordnet, weil 
zahlreiche Zeugen eingeschüchtert worden seien. Ein Berufungsurteil von 2012 
bestätigte den Freispruch. Während der Prozesse kamen insgesamt 19 potenzielle 
Zeugen unter mysteriösen Umständen ums Leben. Der Freispruch kam aufgrund 
fehlender Beweise zustande.



=== 4 ===

Siehe auch: PARTNER MIT ANNEXIONSWÜNSCHEN (Albanien als Verbündeter Berlins in 
Südosteuropa. GFP 01.06.2017)
Mit massivem Druck sucht Berlin die politische Krise in Albanien, einem 
traditionellen Verbündeten deutscher Südosteuropapolitik, beizulegen. In Tirana 
ist auf der Basis von Vorschlägen eines CDU-Europaabgeordneten eine 
Übergangsregierung gebildet worden; Neuwahlen sollen folgen. Die 
Übergangsregierung wird von Premierminister Edi Rama geführt, einem engen 
Weggefährten Berlins mit guten Kontakten zur Friedrich-Ebert-Stiftung (SPD). 
Albanien, das prowestlichste Land Südosteuropas, arbeitet seit langem 
systematisch mit der Bundesrepublik zusammen, die vor allem den großalbanischen 
Irredentismus nutzt, um Druck auf missliebige Regierungen der Region auszuüben. 
Tirana half etwa bei der Unterstützung kosovoalbanischer Separatisten im 
Kosovo-Krieg des Jahres 1999 und droht aktuell, bei Bedarf die südserbische 
Provinz Kosovo zu annektieren. Während deutsche Unternehmen in gewissem Maße 
gute Geschäfte in Albanien machen, verarmt die Bevölkerung; gelegentlich kommt 
es zu Unruhen...
http://www...german-foreign-policy.com/de/fulltext/59609

---

ORIG.: Aus den Einsatzgebieten der Bundeswehr (I)
Die EU diskutiert neue Grenzverschiebungen in Südosteuropa. Demnach könnte die 
Führung des Kosovo den serbischsprachigen Norden des von ihr beherrschten 
Gebiets der Kontrolle Belgrads übertragen, während sie das albanischsprachige 
Preševo-Tal im Süden Serbiens erhielte. Die EU-Außenbeauftragte Federica 
Mogherini fördert - offenkundig mit Rückendeckung Frankreichs - diesen Tausch, 
während die Bundesregierung ihn ablehnt. Tatsächlich folgt der Plan einer 
Arrondierung von Grenzen nach ethnischen Kriterien der Politik, die die 
Bundesregierung vor allem in den 1990er und 2000er Jahren in Südosteuropa 
forciert hat. Die Bundeswehr, die seit fast 20 Jahren im Kosovo stationiert 
ist, bereitet inzwischen den weitgehenden Abzug vor und will sich nun vor allem 
auf Training und Ausrüstung der kosovarischen Streitkräfte konzentrieren, die 
begonnen haben, mit der NATO zu kooperieren. Die Bevölkerung des Kosovo 
hingegen darbt nach fast zwei Jahrzehnten westlicher Besatzung: Das Gebiet ist 
das zweitärmste in Europa; nur die Militärkooperation mit der NATO gedeiht...
https://www.german-foreign-policy.com/news/detail/7742/

https://www.german-foreign-policy.com/en/news/detail/7745/

>From the Bundeswehr's Areas of Operation (I)

10/04/2018

BERLIN/PRISTINA(Own report) - The EU is discussing redrawing borders in 
Southeast Europe. The Kosovo leadership could thus cede control over its 
Serbian-speaking North to Belgrade, in exchange for the Albanian-speaking 
Preševo valley of Southern Serbia. Obviously backed by France, the EU's High 
Representative for Foreign Affairs and Security Policy, Federica Mogherini, is 
promoting this exchange, against Germany's rejection. The plan, in fact, is 
redrawing borders in accordance with the ethnic criteria pursued by the German 
government in Southeast Europe, in particular during in the 1990s and early 
2000s. After having been stationed in Kosovo for nearly 20 years, the 
Bundeswehr is preparing a major withdrawal. Its focus will now be on training 
and arming Kosovo's armed forces, which have begun cooperating with NATO, while 
Kosovo's population continues to languish in poverty, after nearly two decades 
of western occupation. It is the second poorest region in Europe. Only military 
cooperation with NATO is flourishing.

Redrawing Borders

The EU is currently discussing redrawing borders in Southeast Europe. The 
debate has been pushed by Kosovo's president Hashim Thaçi, a former commander 
of the KLA militia, which had served as NATO's de facto ground forces during 
the Kosovo war, in the spring of 1999, and - together with the western powers - 
imposed that Southern-Serbian province's secession. Thaçi has been accused of 
criminal Mafia activities for many years. (german-foreign-policy.com 
reported.[1]) In July, Kosovo's president proposed to "adjust borders" between 
Serbia and Kosovo, which had seceded from Serbia in violation of international 
law: Kosovo's leadership could cede its control over the Serbian-speaking north 
of the seceded province to Belgrade, in exchange for the mainly 
Albanian-speaking Preševo valley in southern Serbia. The idea is not exactly 
popular within the population. Serbia's President Aleksandar Vučić, however, 
had agreed to enter talks. Initial negotiations have already taken place under 
EU mediation - until now, without success.[2]

German Ethnic Policy

This offensive is quite embarrassing for Berlin for several reasons. On the one 
hand, the demand to create ethnically-defined nations corresponds to Germany's 
basic policy line for Southeast Europe, particularly during the 1990s. At the 
time, the German government had led the charge to break Yugoslavia up into 
ethnic republics, by precipitating its recognition of Slovenia and Croatia [3] 
and with Kosovo's secession.[4] Thaçi's latest offensive is also aimed at this 
type of land reallocation and is very risky. "To play with borders and 
divisions, today, in the Balkans is very dangerous, just like it was in the 
early 1990s," noted Carl Bildt, the former Swedish Prime Minister, who had been 
active in various functions in Southeast Europe during the second half of the 
1990s and early 2000s.[5] "If Preševo can beome part of Kosovo, why not also 
Tetovo part of Macedonia? If Mitrovica can become part of Serbia why not Banja 
Luka part of Bosnia?"[6] Further land reallocation on the basis of German 
ethnic principles could plunge large parts of Southeast Europe into new 
conflicts - at a time when Berlin thinks it has taken control over Europe, and 
is now turning toward activities of global policy.[7]

Quarrel in the EU

This is why the German government is resolutely rejecting Thaçi's offensive, 
thereby directly contradicting the policy of previous German governments - also 
in light of Crimea. If borders would be redrawn along ethnic lines in Southeast 
Europe, it would be difficult to explain why this should not be applicable to 
Crimea, whose accession to the Russian Federation Germany and the other western 
powers refuse to recognize. At the same time, Berlin is confronted with a 
chaotic situation within the EU. The EU's High Representative for Foreign 
Affairs and Security Policy, Federica Mogherini, promotes the redrawing of 
borders; France could warm up to the idea and the Trump administration is in 
support. This question will not even be considered by five countries - Spain, 
Rumania, Greece and Cyprus - because, in spite of massive German pressure, they 
have never recognized Kosovo's secession in violation of international law. 
They are still considering this region as Serbia's southern province, which it, 
in fact, is. Bernard Kouchner, France's former foreign minister and UN special 
envoy to Kosovo (1999 - 2001), seeks to play a mediating role. According to 
Kouchner, there is no danger that ethnically defined states could emerge. Even 
if borders are redrawn, one could find an Albanian in Serbia and a Serb in 
Kosovo.[8] Kouchner is simply denying that redrawing borders could serve as a 
precedent for ethno-separatists in other areas of Southeast Europe.

Reality of Life in Kosovo

Nearly 20 years after NATO's war on Yugoslavia and the subsequent occupation of 
its province, and after ten years of its secession from Serbia - in violation 
of international law, with Germany leading the charge - the debate about 
redrawing borders completely ignores the current social conditions in Kosovo. 
In 2016, the official unemployment rate was estimated at 34.8 percent (youth 
unemployment hovering around 60 percent). Based on the 2016 per capita GDP, 
Kosovo was the second poorest country in Europe. The majority of Kosovo's 
population has a monthly income of less than 500 euros, 30 percent live below 
the official poverty line. The Kosovo government's budget is insufficient to 
provide adequate healthcare and can only cover 60 percent of the medicines 
considered indispensable. Most families cannot pay for treatment of a serious 
illness, such as cancer.[9] Real improvement is nowhere in sight. The 
infrastructure for transport, energy supply, and ties to the outside world are 
miserable. Around ten percent of Kosovo's GDP is derived from donor nations, 
another 15 percent from Diaspora money transfers home. Only those individuals 
have been successful, who are accused - also by the German Federal Intelligence 
Service (BND) - of heading organized crime and being responsible for the most 
serious war crimes during the 1999 war. (german-foreign-policy.com reported.[10]

Military Cooperation

This year, after having been stationed in Kosovo since 1999, the Bundeswehr has 
initiated its withdrawal. The field hospital at the Prizren camp was already 
shut down at the beginning of the year. By the end of the year, German troops 
intend to have completely withdrawn from Prizren and transferred total control 
of the camp to the Kosovo government. Thereafter, German soldiers should only 
be active at KFOR headquarters in Pristina. According to the Bundeswehr, one 
focus of its activities will be "to promote the development of the KSF (Kosovo 
Security Forces, editor's note) in harmony with NATO."[11] The Bundeswehr has 
already provided Kosovo troops with material and vehicles - most recently 44 
Wolf vehicles. The KSF, on the other hand, has begun participation in NATO 
combat exercises. After nearly 20 years of occupation, including by the 
Bundeswehr, the population languishes without a perspective of development. In 
Kosovo, there is but one thing that flourishes - military cooperation.


[1] See also Ein schwarzes Loch in Südosteuropa 
<https://www.german-foreign-policy.com/news/detail/7610/>.

[2] Michael Martens: Kreative Lösungen auf dem Balkan. Frankfurter Allgemeine 
Zeitung 27.08.2018. Operation Pustekuchen. Frankfurter Allgemeine Zeitung 
08.09...2018.

[3] See also Salonfähige Parolen 
<https://www.german-foreign-policy.com/news/detail/7666/>.

[4] See also "Thank You Germany!" 
<https://www.german-foreign-policy.com/en/news/detail/4073/>
[5] Michael Martens: Kreative Lösungen auf dem Balkan. Frankfurter Allgemeine 
Zeitung 27.08.2018.

[6] Michael Martens: Brandgefahr für den Balkan. Frankfurter Allgemeine Zeitung 
29.08.2018.

[7] See also Berlins Kampfansage 
<https://www.german-foreign-policy.com/news/detail/7697/>.

[8] Michael Stabenow: Keine Grenzkorrekturen. Frankfurter Allgemeine Zeitung 
02.10.2018.

[9] 10 Facts About the Poverty Rate in Kosovo. borgenproject.org 25.08.2017.

[10] See also Die Mafia als Staat 
<https://www.german-foreign-policy.com/news/detail/4382/> and The Mafiosi State 
(II) <https://www.german-foreign-policy.com/en/news/detail/4760/>.

[11] Wölfe für das Kosovo - Übergangszeremonie in Pristina. 
einsatz.bundeswehr.de 28.09.2018.



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