MARCO (in precedenza):
> >Nelle mailing list in Inglese si è molto discusso
> > in passato se il livello intellettuale della MOQ debba comprendere
anche
> > l'arte e la bellezza. Io ho sempre sostenuto di sì, anche se molti
> > tendono a considerarle qualcosa d'altro.

SPHERIK:
> Mi è balzata in mente la "Sindrome di Stendhal"...il rapimento che
avviene
> in alcuni casi davanti ad un'opera d'arte molto bella...ciò mi pare
vicino
> al mistico, o sbaglio?
>
> Sarebbe bene rifare il percorso per vedere quali sono le nostre idee
in
> materia di arte e bellezza...livello intellettuale o stupore
"dinamico"?
>

MARCO:
Ottimo argomento, Spherik. Pirsig identifica l'esperienza mistica con il
dissolvimento di tutti gli schemi statici, in modo da poter "gustare"
l'esperienza dinamica pura, senza filtri. Una esperienza che può in
seguito rappresentare l'inizio di una "cristallizzazione". La cerimonia
del peyote con Dusenberry fra gli Indiani, narrata nel terzo capitolo di
Lila, è indicata da Pirsig come l'inizio di tutta la faccenda:
Dusenberry è la prima scheda del raccoglitore, e indubbiamente
l'esperienza di quella notte è indicata come la prima scintilla per la
successiva cristallizzazione (leggi: trasformazione in Qualità statica)
che avrebbe preso, molti anni dopo, il nome di MOQ.

[Ricordo che questa posizione è stata criticata da John Beasley in un
bel saggio: "Qualità ed Intelligenza", disponibile sul forum. Secondo
lui, l'esperienza mistica si basa sul livello biologico, e non può
essere vista come "dissolvimento di ogni schema statico". E' un bel po'
che l'ho letto, e mi riprometto di farlo. Non vedo grosse
contraddizioni, in quanto comunque Fedro, durante l'esperienza mistica,
era ancora vivo, oserei dire, per cui si può ben dire che gli schemi
statici che siamo in grado di dissolvere durante una esperienza mistica
sono al massimo quelli intellettuali e quelli sociali....]

Ad ogni buon conto, credo che la bellezza possa avere sul nostro
intelletto lo stesso effetto che il Peyote, e le altre droghe
"religiose" hanno sul nostro "io sociale". In entrambi i casi, lo scopo
mi sembra essere quello di aiutare l'uomo ad abbattere gli schemi
statici in direzione della Qualità Dinamica. Ancora oggi, lo scopo del
bicchierino fra amici è quello di "sciogliere" la conversazione... "bevo
per dimenticare" è più che una battuta da film commedia.

A livello intellettuale (che, ricordiamolo, è anche essenzialmente un
livello individuale), non soltanto la bellezza ha questo ruolo. Penso ad
esempio alle discipline meditative orientali (in realtà hanno ben poco
di "meditativo", in quanto servono proprio a "liberare la mente"; ma
anche, con un ruolo forse meno "mistico", i metodi di pensiero laterale,
oggi tanto in voga, che servono a superare un  blocco statico
attraverso il ricorso a percorsi intellettuali alternativi.

Ma la bellezza ha qualcosa in più. Possiamo trovarla anche senza
cercarla, nelle piccole cose, nella natura, in qualsiasi percezione o
ricordo. Può colpirci inaspettata. Ed inoltre, la possiamo creare e
comunicare agli altri. Questa è l'arte. In ZMM si narra del divorzio fra
arte e tecnologia, ed in qualche modo si resta col mistero del perchè
questo sia accaduto. Non solo, Pirsig auspica una  possibile
riunificazione. In Lila l'argomento non è più trattato, se non erro. La
mia interpretazione è che la separazione fra arte e tecnologia sia stata
sancita storicamente dalla ( recente ) separazione fra società ed
intelletto. La tecnologia è secondo me "l'arte" di risolvere problemi
sociali, ed il fattore estetico è in essa necessariamente un "extra", un
qualcosa che spesso viene introdotto in un secondo momento, come
"restyling". L'arte invece è veicolo di bellezza pura, senza necessità
di funzionalità alcuna... se  non quella di rendere possibile quel
dissolvimento degli schemi statici di cui tutti abbiamo bisogno per
vivere una vita che sia degna di essere  vissuta.

Esiste una parola, che meglio di altre, esemplifica questi ragionamenti.
Il massimo della bellezza viene spesso indicato come SUBLIME. Al di
sotto della soglia, significa.  In pratica, è sublime ciò che riusciamo
a percepire prima che qualunque schema statico intervenga.

In conclusione, credo che nella MOQ venga tentata una risposta razionale
al "mistero" dell'esperienza mistica. Non sono un mistico, nè un
mangiatore di Peyote, per cui non so fino a che punto questa
interpretazione sia semplicistica o addirittura assurda. Se qualcuno ne
sa più di me.... sarò ben lieto di ascoltarlo.

Grazie per l'attenzione e la pazienza
Marco




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