> > Una domanda ai moqisti: avete avvertito, per vostro conto, grazie alla
> > vostra propria elaborazione, la pressione delle sbarre della gabbia
> > ideologica che racchiude l'umanita'? Per me (e quei pochi che con me
> si
> > arrabattano a mettere insieme i pezzi di una nuova corrente
> filosofica)
> > sarebbe un'importante conferma, vorrebbe dire che anche altri, per vie
> > diverse, avvertono cose simili.
>
> Ovviamente parlo per me.... non vedo tutta questa gabbia ideologica che
> rachiuderebbe l'umanità ad una visione così limitata. Credo che il
> momento chiave sia stata la rivoluzione copernicana e l'eliocentrismo.
> Da quel momento in poi si è fatta strada sempre di più la consapevolezza
> che viviamo su di un pianeta piccolo e piuttosto insignificante, in una
> posizione altrettanto insignificante del cosmo.  Se hai modo di dare una
> letta alla parte iniziale del saggio di Rory Fitzgerald, il tema è stato
> sfiorato: sia per quanto riguarda la fine della visione geocentrica
> dell'universo, sia per quanto riguarda la visione antropocentrica della
> natura (visto che abbiamo il 98% del DNA in comune con gli scimpanzè).
Bene, tutte osservazioni (a parte l'inesistenza della gabbia ideologica,
secondo me invece evidente) condivisibili.
Ma il fatto che lo scimpanze' abbia il 98% del DNA in comune con noi non ci
esime dalla responsabilita' verso la nostra specie.
Si confonde infatti, a mio avviso, la rivoluzione copernicana con
l'abdicazione alle proprie responsabilita' specifiche. Ne deriva un'"etica"
(si fa per dire) suicida, che rifiuta di analizzare e minimizza alcuni fatti
evidenti. Ad esempio, i tre vettori di crescita, che hanno avuto
un'impennata nel secolo scorso: crescita numerica, crescita culturale,
crescita tecnologica. Nessuno sembra notare il fatto che si tratta di un
_sistema_ interdipendente, e che se si ferma un vettore, tutto il sistema
andra' in crisi. Questo osservando le cose dal punto di vista antropologico.
Se poi cambiamo gli occhiali, ed indossiamo le lenti dei dirittti umani e
delle liberta' fondamentali (quelle che gli americani fanno risalire a T.J.
Jefferson, per capirci, e che io estendo volentieri a Martin Luther King ed
altri, che hanno cercato di estendere i diritti umani ad altre etnie, non
bianche), allora ci accorgiamo che tutte le conferenze mondiali (Rio, Ciaro,
Kyoto, ...) hanno sputato tranquillamente sul piu' elementare dei diritti
umani: il diritto alla continuazione genetica, teorizzando l'arresto del
vettore demografico. Infatti, chissa' perche', sono sempre gli 'altri' che
crescono troppo... Da qui la nostra metafora del pulcino che non dovrebbe
nascere, o della signora (Civiltà Terrestre) incinta che dovrebbe abortire.
La gabbia ideologica c'e', eccome, e le sbarre si chiamano 'sviluppo
sostenibile', WWF, superstizione, odio antiscientifico, e persino
opposizione di principio alla globalizzazione. Questo per citare i
carcerieri 'nuovi'. I carcerieri vecchi sono quelli che rifiutano di
tramontare, e sono i 'padroni del libero mercato', le poche decine di
famiglie che nessuno osa definire mafiose solo perche' hanno un potere
economico cosi' grande da pagare tutti gli avvocati che servono per
incriminare chiunque osi. Costoro si riempiono la bocca di 'libero mercato'
_e_ mantengono barriere cosi' salde da impedire ai fuori mercato di
entrarci. E questo nell'era elettronica, quando basta un capitale minimo per
mettersi in affari, e con un po' di microcredito (alla Yunus, per capirci)
si possono creare fiorenti economie (cioe' nuovi mercati) dove non c'e' che
fango e miseria. Questa e' QD, cari amici, che cerca di vedersela con ex-QS
sclerotizzata...
>
> Certamente credo che al momento sia molto urgente preoccuparsi della
> situazione di questo pianeta. Se non altro perchè di altri mondi
> abitabili non ce ne sono a portata di mano. Ben vengano i progetti di
> abitabilità di Marte, ma sappiamo bene che nè io nè te li vedremo mai
> attuati nel corso della nostra vita.
Mmmmhhh... visione obsoleta del problema. Anzi, non volermene, ma direi non
informata (non ti critico per questo, e' chiaro che se uno cerca di
approfondire un argomento non puo' contemporaneamente approfondire anche
tutto il resto). Nella seconda meta' del secolo scorso Krafft Ehricke ed
altri (Goddard, O' Neil, ...) hanno detto quanto c'era da dire e che
basterebbe adesso mettere in pratica. La realta' e' che non abiteremo mai
Marte se adesso non _impariamo_ ad abitare la Luna. E non abbiamo tutto il
tempo che potrebbe servire per risolvere 'prima altri problemi'. Ci saranno
sempre altri problemi apparentemente piu' urgenti, anzi ce ne saranno sempre
di piu', e non andremo piu' nello spazio. Staremo qui a vedere la nostra
qualita' peggiorare con velocita' logaritmica, e poi spegnersi del tutto.

> Il progresso tecnologico,  scientifico e culturale è essenzialmente il
> disegno più alto della nostra specie. Se non si perseguono questi
> ideali, tutta la nostra umanità è perduta. La pura sopravvivenza è uno
> stato inadeguato per la nostra specie. Ad esempio, i viaggi spaziali
> costituiscono il limite del nostro progresso. La MoQ dice che è morale
> che le società e gli individui (in senso biologico) siano in un certo
> qual modo  lasciati in secondo piano in favore di questi ideali, in
> quanto l'umanità stessa è una forma più alta di evoluzione rispetto alle
> società, le nazioni o gli individui che la costituiscono >> .
Non suona male, anche se qualche mio amico libertario potrebbe avvertire il
risuonare di qualche armonica collettivista...
Personalmente apprezzo molti principi del libertarismo, ma non sono cosi'
fanatico...

> Come vedi, la MOQ sembra poter dare una una risposta al tuo
> messaggio/aspirazione:"aim high!"
Si', con i necessari approfondimenti, etici e scientifici.

> > La maggior felicita', a mio avviso, puo' venire solo in un contesto di
> > economia e risorse crescenti, in cui la competizione sia temperata
> > dall'etica, e si discosti sempre piu' dalla legge della giungla. Solo
> se la
> > torta riprende a crescere ce ne puo' essere per tutti (e sono quindi
> > possibili nuove utopie).
>
> Bene. Ma poichè, come detto, la possibilità di uscire dal guscio è
> ancora abbastanza remota, lasciami anche formulare un pensiero per il
> nostro vecchio pianeta. Lo scenario catastrofico che proponi mi sembra
> in qualche modo esagerato. Non mi sembra che stiamo andando verso un
> esaurimento delle risorse, almeno nel breve. Il fatto che la crescita
> della popolazione dei paesi occidentali si sia naturalmente fermata, sta
> a dimostrare che la nostra specie ha una sua "consapevolezza".  Come
> sempre il problema è che la Quantità è antitetica alla Qualità.  Credo
> proprio che  oggi l'imperativo sia far crescere la qualità della vita
> dei paesi sottosviluppati in modo che anche da loro si riduca
> drasticamente e spontaneamente la natalità.  Le campagne calate
> dall'alto di controllo delle nascite, poichè ci sarà sempre qualche
> ideologia veteroreligiosa ad impedirlo, non funzionano.
QUI credo che stia un nucleo importante di differenza tra le nostre analisi.
E mi stupisco, francamente, che un ricercatore della qualita' mi porti ad
esempio
l'antropologia dell'occidente, quasi citata (tra le antropologie planetarie)
come eccellenza. E non, si badi bene, per la sua cultura tencologica (dove
potrei andare d'accordo), ma per la 'gestione' delle nascite.
Noi (post-industriali) non controlliamo affatto le nascite: noi abbiamo
semplicemente il terrore di mettere al mondo figli! Avendo perso la falsa
sicurezza deterministica che ci dava l'economia industriale del 'posto di
lavoro', temiamo che potremmo trovarci da un giorno all'altro senza la
possibilita' di mantenerli, e siccome siamo persone 'responsabili',
giudiziosamente non li mettiamo al mondo. Inoltre siamo stressati dalla
paura dell'inquinamento, degli OGM, ieri dalla bomba atomica, di tutti i
babau (alcuni dei quali indubbiamente corrispondono anche a verita') che
vari sciamani decotti ci agitano davanti agli occhi. E questo tu me lo
chiameresti un modello di qualita' da esportare? Questo sarebbe il
'benessere' che porta senza traumi alla riduzione delle nascite? Si', ci
portera' ad un mondo di vecchietti brontoloni, contenti di estinguersi come
specie, guardando la brodazza preferita in TV e giocando con l'internet!
Per evitare fraintendimenti, la mia posizione non e' quella del Papa, su
aborto e contraccezione. Penso che la crescita vada regolata, ma sono
ferocemente contrario alla superficialita' assolutamente antiscientifica con
cui si discetta di 'stabilizzazione' demografica.

> Fra l'altro, un calo numerico della popolazione non significa
> necessariamente una diminuzione delle capacità intellettuali
> dell'umanità. La prova (su scala ridotta) è data dal fatto che uno dei
> principi per far funzionare bene una classe di alunni, è quello di avere
> POCHI alunni per classe, purchè in numero sufficiente per far sì che ci
> siano confronto e competizione.
Be', ma questa non e' una prova. Il fatto che per lavorare bene (ad un
progetto, e la scuola e' a suo modo un progetto) e capirsi occorra lavorare
in pochi e' un fatto assodato. Ti diro' addirittura che, se voglio veramente
capire qualcosa, io devo mettermici da solo. Ma e' altrettanto vero che piu'
numerosi sono i piccoli gruppi (le classi, nel tuo esempio), e maggiore e'
la possibilita' che nascano e si sviluppino buone idee.
Inoltre, che il calo numerico non influisca sulla cultura e' un'illusione
che puo' avere solo chi ancora sottovaluti l'importanza antropolgica del
mercato per lo sviluppo della civilta'. Tutta la mia generazione ('68) ha
pensato di poterlo spazzare via come un fastidioso orpello, come la
religione, e gran parte dell'armamentario ideologico 'borghese'. Piu'
realisticamente, filosofi moderni (guarda caso provenienti da aree
pre-industriali...) come Amartya Sen (nobel economia 1998) e Muhammad Yunus
(Grameen Bank) hanno teorizzato che, piuttosto che abolire il mercato
(rimedio rivelatosi in tutti i casi peggiore del male), si deve cercare di
abbattere le barriere, per permettere agli outcaster di entrarci.
Insisto: mercati in calo porterebbero ad una depressione senza precedenti
(perche' globale), forse alla fine della civilta' stessa, cosi' come la
storia ce l'ha consegnata e noi avremo rifiutato di continuare a sviluppare.

BTW: forse QUI c'e' qualche risposta anche al precedente messaggio, a cui
ancora devo rispondere in dettaglio, ma ci tornero', comunque.

A presto
Adriano




-- Adriano Autino
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