Note di costume sulla campagna elettorale a TS

Suppongo che molti di voi abbiano seguito (con una certa sadica
soddisfazione) le disavventure delle molteplici candidature alla carica di
presidente della regione Friuli Venezia Giulia per Forza Italia. Bene, ora
che le acque si sono (apparentemente) chetate con l'imposizione obtorto
collo della candidatura Guerra, e che non disponete più degli articoli di
Rumiz sulla Repubblica o delle esilaranti esternazioni dell'escluso Renzo
Tondo (che si suppone tornato al suo ristorante in Carnia a base di "polenta
e frico"), penso sia interessante conoscere gli ultimi surreali sviluppi
specialmente per chi crede che svelare le piccolezze e le manie del "nemico"
equivale a renderlo più vulnerabile.
In realtà, nello specifico, vulnerabile lo è già: Illy sorpassa di cinque
punti percentuali la Guerra, penalizzata nella provincia "italianissima" di
Trieste dalla sua militanza leghista, e pare improbabile il sorpasso. Quello
che è sorprendente, e illuminante per quanto riguarda la cultura politica
del nostro centrodestra, è lo sforzo dall'esterno per ottenere quella che
dovrebbe essere dopo le polemiche una rivalsa politica. Quello che salta
agli occhi è che, come direbbe la speaker di un TG Costume e Società
parlando della salsa e del merengue, "c'è tanta voglia di America Latina".
Manifesti della Casa della Libertà dappertutto (spesso attaccati senza
autorizzazione), e un camioncino con l'effige di Guerra che percorre la
riviera di Barcola intonando "Forza Italia" ai danni dei triestini che si
approfittano del sole precoce, con un effetto straniante (e suppongo
controproducente) nei confronti di bagnanti intossicati dai raggi
ultravioletti. Ma più che al Sud America si pensa a qualche elezione nel
profondo sud degli Stati Uniti anni '30 (uso Fratello Dove Sei dei Cohen)
quando, sempre negli stabilimenti di balneazione, vengono distribuite
bottigliette di minerale targate FI (a quando i sigari e i dolciumi?).
Probabilmente qualcuno che ha sognato per troppo tempo di fare lo spot della
Coca Cola e si è ritrovato nel marketing di Forza Italia deve aver trovato
quest'ultima un'idea geniale. Ma l'aspetto più delirante della campagna
ricorda invece gli sforzi elettorali del binomio DC-CIA nel 1948 ed è
l'incredibile rigurgito di anticomunismo. Due manifesti di fattura rozza e
sgraziata, tra l'altro stampati in gran numero senza badare a spese,
proclamano "VOTI ILLY, E VINCONO I COMUNISTI" e "TRIESTE NON E' UN PICCOLO
SOVIET" dove "PICCOLO" ha i caratteri dell'omonima testata locale (suppongo
che il greve messaggio sia una protesta per una sospetta simpatia illyana
del quotidiano, sospetto più che giustificato in ogni caso). Non solo,
volantini distribuiti per posta descrivono così la formazione della
coalizione pro-illy: ILLY (accompagnato da una margherita), DS, COMUNISTI
ITALIANI (con annessa falce e martello), RIFONDAZIONE COMUNISTA (falciona e
martellone). L'intento "subliminale" è così esplicito da suscitare anche un
po' di pietà. Qualcuno deve aver informato i troll nei sotterranei di Forza
Italia (reduci dall'insuccesso di marketing della calata dei berluscones a
Udine con quell'incredibile pubblico posticcio di modelli e modelle in
tallieur) del travagliato passato di questa città. Stupiscono certi toni
accesi, rispetto al confronto tra Illy (ieratico, pretesco, forse un po'
fumato) e la Guerra (occhi spiritati ma decisamente placida) a Tele 4 dove
hanno annoiato i telespettatori parlando ininterrottamente di autostrade.
Questo è lo sforzo compatto dei ranghi serrati di Forza Italia, che hanno
tentato di monopolizzare la campagna elettorale, imponendo l'associazione
propagandistica della leghista Guerra al loro logo e anche al loro jingle e
appendendo manifesti con il loro simbolo crociato e la dicitura "VOTA COSI'"
(di nuovo una goccia di Guatemala). Divertono però gli sforzi personalistici
degli alleati, al limite del sabotaggio, con gigantografie dei personaggi
più insignificanti ("Vota la persona") e soprattutto con la rievocazione di
"Roma ladrona" da parte dei leghisti, degna conclusione di un tour de force
cominciato mesi e mesi prima delle elezioni con l'allora candidato Renzo
Tondo che si proclamava "Il presidente amato dalla gente".
Questa divertente sarabanda da una parte è emblematica della totale mancanza
di cultura politica del centro-destra, dall'altra della capacità di impegno
strenuo (con un'ideologia che sa più di grande impresa giapponese piuttosto
che movimento politico liberale) dell'impero Berlusconi, gigante ferito
proprio in questi giorni da alleati insolitamente riottosi, dall'altra ci
anticipa quello che potrà essere il clima di una futura elezione politica
(anticipata o meno). Come si comporterà il centro-sinistra? Imiterà e
inseguirà lo stile circense e manageriale degli avversari, dando un
ulteriore mano a spingere il sistema italiano verso quel bipolarismo
all'americana a base di palloncini rossi bianchi e blu, interessi economici
contrapposti, stampa equamente condivisa? Lo sbilanciamento mediatico in
favore della Casa delle Libertà non deve illuderci: per quanto il movimento
girotondino possa demonizzare Berlusconi, anche la vittoria di un
centrosinistra omologato a una politica senza storia e senza attivazione
della base sarà una vittoria del "nuovo che avanza" e del Piano di Rinascita
Democratica 2.0 che qualcuno ha avviato nel 1993.

E.


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