Di tutte le argomentazioni contro la protezione dei dati personali, quelle dei 
"liberali" sono
sempre le più tragicamente divertenti.

Il 17 Luglio 2023 20:29:45 UTC, Carlo Blengino <bleng...@penalistiassociati.it> 
ha scritto:
>Facciamo attenzione, non è un buon servizio alla comunità strumentalizzare
>un diritto acerbo come la protezione del dato personale per fini estranei
>ed eccentrici rispetto all'originario intento.

E qual'è questo intento originario?

Lo troviamo, cristallino, nella Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione 
Europea, all'articolo 8,
proprio nella sezione dedicata alle libertà:

```
Articolo 8
Protezione dei dati di carattere personale
1. Ogni persona ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che 
la riguardano.
2. Tali dati devono essere trattati secondo il principio di lealtà, per 
finalità determinate e in base al
consenso della persona interessata o a un altro fondamento legittimo previsto 
dalla legge. Ogni
persona ha il diritto di accedere ai dati raccolti che la riguardano e di 
ottenerne la rettifica.
3. Il rispetto di tali regole è soggetto al controllo di un'autorità 
indipendente
```

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:12012P/TXT

È da notare come, fra le libertà ivi garantite, la protezione dei dati 
personali sia preceduta
da solamente due diritti di libertà: 
1) il diritto alla libertà e alla sicurezza
2) il diritto al rispetto della propria vita privata e familiare (ovvero ciò 
che gli anglosassoni chiamano privacy).

La protezione dei dati personali viene prima, nella Carta, del diritto di 
formare una famiglia, 
della libertà di pensiero, di coscienza e di religione, della libertà di 
espressione, della libertà di riunione ed associazione, della 
libertà di ricerca, del diritto allo studio e persino della libertà 
professionale, della libertà di impresa 
e (SACRILEGIO!!! :-D) ben prima della proprietà privata, che arriva appena al 
17esimo posto!

Perché?

Perché in una società, la protezione dei dati personali è precondizione 
dell'esercizio effettivo
delle libertà che la seguono.

>Credo che le "informazioni personali" di cui si preoccupa la FTC al punto 22*
>non siano *i "dati personali" nella amplissima accezione data dal GDPR -che
>ha base nel diritto fondamentale tutto made in UE alla protezione dei dati-
>ma siano solo le informazioni che consentono ex sé di identificare
>direttamente (a seconda del contesto)

Questo "a seconda del contesto" significa che se un dato permette di fatto a 
chi lo riceve 
di identificare l'interessato, allora quel dato è una PII secondo la 
definizione USA:

```
Information which can be used to distinguish or trace an individual's identity, 
such as their name, social security number, biometric records, etc. alone, or 
when combined with other personal or identifying information which is linked or 
linkable to a specific individual, such as date and place of birth, mother's 
maiden name, etc.
```
https://web.archive.org/web/20200208192242/https://www.whitehouse.gov/sites/whitehouse.gov/files/omb/memoranda/2007/m07-16.pdf

Quando applicata ad un sistema di sorveglianza globale e agli enormi e 
dettagliatissimi database
che ne derivano, questa definizione diventa del tutto equivalente a quella del 
GDPR:

```
‘personal data’ means any information relating to an identified or identifiable 
natural person (‘data subject’); an identifiable natural person is one who can 
be identified, directly or indirectly, in particular by reference to an 
identifier such as a name, an identification number, location data, an online 
identifier or to one or more factors specific to the physical, physiological, 
genetic, mental, economic, cultural or social identity of that natural person;
```
Questo perché dato un database sufficientemente vasto e dettagliato, bastano 33
bit di entropia per identificare un individuo e 33 bit possono essere forniti 
facilmente da 
innumerevoli combinazioni univoche di dati personali descrittivi.

Quindi, se è vero che esiste una differenza nelle definizioni di cui si occupa 
(o si dovrebbe 
occupare) la FTC, tale differenza risulta irrilevante nel contesto delle 
BigTech.

Una differenza più rilevante è l'applicabilità della protezione, che negli USA 
riguarda 
esclusivamente i cittadini USA, mentre in UE riguarda anche tutti gli stranieri 
presenti sul territorio europeo.

>Escludo che l'FTC consideri illegale il training con dati personali senza
>consenso, ma chiede tutela sulle "informazioni personali", che sono altro.

Sono altro solo se chi li riceve non ha gli strumenti per identificare nessuno 
degli interessati.

Google, Microsoft, Amazon etc, questi strumenti li hanno, acquistando dati sul 
mercato 
e accumulandoli da varie fonti.


> un soggetto -nome, cognome, indirizzo
>e numeri di contatto o documenti d'identità- e che sono tutelati in U.S.,
>se non sono resi pubblici dall'interessato stesso, sul diverso presupposto
>del right to be let alone, la mitica "privacy".

Ovvero del diritto che noi riconosciamo all'articolo 7 della Carta. ;-)


>Se così non fosse e la FTC avesse improvvisamente adottato il consenso per
>il trattamento dei dati personali intesi  "all'europea", avremmo risolto
>tutti i problemi: non esisterebbe Google search così com'è, né
>il capitalismo della sorveglianza "a la Zuboff".

Ahimé, vorrei essere tanto ottimista!

Ma ti faccio notare che per 3 anni il consenso dell'interessato è stata la base 
giuridica 
dichiarata da migliaia di organizzazioni senza neppure preoccuparsi di 
chiederlo o registrarlo!


> Nel bene e nel male, potremmo chiudere il web, o quanto meno questo web.

Ehm... no Carlo, non sai cosa stai dicendo.

Se domani i trasferimenti di dati personali di terze parti fossero vietati 
verso gli USA
il Web si riorganizzerebbe nel giro di poche settimane, senza dover cambiare un 
singolo protocollo.

In qualche mese alcune aziende chiuderebbero, molte di più aprirebbero ma la 
stragrande 
maggioranza degli utenti nemmeno se ne accorgerebbe.

E questo per come è progettato il Web.


> il rischio è che quella fondamentale normativa, di per sé
>aperta e flessibile, impostata ab origine su costanti bilanciamenti di
>interessi contrapposti, perda il suo senso ed il suo significato e diventi
>davvero incompatibile con l'innovazione.

Non dubito che tu lo creda, dopo averlo sentito ripetere a chissà quanti 
lobbisti.
Ma è una sciocchezza.

La protezione dei dati personali non è incompatibile con l'innovazione.

È solo incompatibile con la riduzione della libertà personale che caratterizza 
certa "innovazione" made in USA o made in China.

È incompatibile con le innovazioni che perseguono l'alienazione cibernetica,
la riduzione degli esseri unani ad ingranaggi inconsapevoli di macchine 
controllate d a altri.

In altri termini, è incompatibile con lo svuotamento di significato delle 
libertà
di cui i "liberali" de noi altri, si riempono la bocca.


Ma ci sono molti modi per innovare anche senza violare i diritti di milioni di 
persone. 


Giacomo
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