> Il giorno 24/giu/2015, alle ore 22:36, Carlos Catucci 
> <carlos.catu...@gmail.com> ha scritto:
> 
> 
> 2015-06-24 22:32 GMT+02:00 Gabriele Battaglia <iz4...@libero.it 
> <mailto:iz4...@libero.it>>:
> Carlos, per onestà ti invito a non considerarlo sulla base delle mie 
> affermazioni. Quando parlo di accessibilità, io intendo quella fornita a chi 
> utilizza i software tramite Screen readers per non vedenti.
> Potresti aver ragione su Boa, ma quello che potete sperimentare voi è molto 
> diverso da quello che, ahimè, posso sperimentare io.
> 
> Si capisco il tuo problema, ma io lo considero complesso. Spesso gli 
> strumenti sono torppo complessi per essere furibili agevolmente. 
> Sto leggendo Il salmone del dubbio, libro (in un certo senso) postumo del 
> grande Douglas Addams. In effetti le sue affermazioni sul fatto che le 
> interfacce dovrebbero essere semplici, mi trova peinamente d'accordo. Se un 
> programma supera una certa complessita' finisce che viene scartato. 

E’ un argomento che mi affascina molto.
Per sviscerare bene la questione dobbiamo dividere fra usabilità, 
accessibilità, funzionalità, complessità, altrimenti rischiamo di restare 
troppo superficiali e dire poco.
Quando, la gente, parliamo di utenti medi, senza competenze, definiscono un 
programma semplice, di solito significa anche che sa fare poco, magari è 
scritto per svolgere alcuni compiti e solo quelli. Programmi più versatili, che 
sanno fare più cose e possono far fronte a problemi complessi e variabili nel 
tempo devono, necessariamente aumentare la loro complessità, il che aumenta 
anche il rischio di imperfezioni, e soprattutto richiedono sforzo per essere 
compresi ed utilizzati.. e direi, utilizzati bene, il che non è poco… E questo 
in genere non piace molto al cliente, che vuole fare tutto con 2 clicks.
Un programma complesso tuttavia dev’essere intelligente e l’intelligenza sta 
nel come è strutturato, come dialoga, come è logicamente progettato ed è qui, 
secondo me, che abbiamo la falla più grave in moltissimi software.
Si, ci sono creature di bit veramente brave a svolgere compiti ma che 
richiedono curve di apprendimento degli utenti, molto ripide.
Chissà se sarebbe possibile decidere delle specie di linee guida per aiutare 
gli sviluppatori di qualsiasi genere, di tutti i linguaggi, a risolvere 
compiti, non solo in maniera funzionale, cioè che dopo aver bestemmiato 
l’anima, funzionano, ma anche più facilmente comprensibili ed accessibili a 
tutti.

Bah, alla fine credo sia impossibile perché abbiamo 7 miliardi e mezzo di 
menti, sul pianeta, ognuna delle quali è diversa e potrebbe sia essere uno 
sviluppatore, che un utilizzatore e sicuramente, se glielo chiedessimo, 
salterebbero fuori che ci sono almeno 7 miliardi e mezzo di metodi, uno 
migliore dell’altro per costruire un programma.
GB.

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