ROBERTO:
> Perché io partecipo a questa lista?
> Be... diciamo che, a mio avviso, la risposta è semplice. Perché vorrei
> cambiare il mondo. Ma poiché non ne ho il potere (ed è molto meglio così)
> cerco miei simili con i quali spero di riuscirci.
> Così facendo mi devo sforzare per capire gli altri e per comunicare. E devo
> raccontare cose, come l'illuminazione, che mi hanno segnato, ma che non mi
> bastano perché, come tu ben dici, la verità è la via, non una meta da
> raggiungere definitivamente.

> Sono infatti convinto (come voi, mi pare) che non si debba ricercare la
> felicità ma bensì la verità, con tutti i possibili rischi che questa scelta
> comporta di diventare infelici. Così, cercando la verità, può "capitare" di
> essere felici. La felicità è, secondo me, una conseguenza non scontata (né
> mai da mettere in conto) nella ricerca della verità.
> Io posso invocare l'apparire dell'Essere, ma poi ciò che in realtà avviene
> sembra prescindere da me, sembra che capiti.



MARCO:


Caro Roberto,

Tutti questi tuoi riferimenti personali alla illuminazione mi incuriosiscono, ma
non voglio essere indiscreto. Il tuo ragionamento sulla Verità, invece, irrita
un po' i miei Q-nervi. Cerchiamo la Verità, convinti che esista. Ma cosa è la
Verità?

La Verità e' una delle tante finzioni che il nostro intelletto inventa per
questo mondo. Quale Verità? Quella delle religioni, che mandano al rogo
l'eretico? Quelle dei giudici, che incarcerano chi non ha da pagarsi un buon
avvocato? La Verità è la più grande truffa che il mondo occidentale abbia mai
subito. Ha fatto più morti la Verità della menzogna.

Non voglio con questo affermare che la Verità non esiste. E' un buono schema
intellettuale statico, un'idea che ci aiuta in molti casi..... ma che è
anche madre dell'oggettività, che è madre dell'ideologia. Mi si risponderà che
non è questa la Verità. Che le ingiustizie commesse in nome della Verità sono
state perpetrate da uomini malvagi, o stolti. Che la Verità è un'altra cosa. Ma,
allora,

QUALCUNO PUO' RACCONTARMI UNA COSA VERA?

Lo chiedo perché sono convinto che se si conosce una cosa, allora si conosce
tutto l'Universo.


================

Ho lasciato trascorrere qualche minuto, per decidere se cancellare tutta questa
mia filippica contro la Verità.

La lascio. Ma aggiungo qualche spiegazione.

Ho chiesto una cosa Vera. L'Olocausto, l'America, la Luna sono tutte cose vere.
Non ho motivi per dubitare dell'esistenza di queste cose. Ma a mio avviso
*reale* e *vero* non sono lo stesso.

Prendiamo ad esempio la cosa forse più ripugnante che l'uomo abbia mai commesso
contro l'uomo: l'Olocausto, appunto.  Presto saranno scomparsi tutti coloro che
lo ricordano in prima persona. Poi scomparirà chi ha sentito i racconti di prima
mano. A quel punto sarà una memoria storica, come il Risorgimento o le Guerre
Puniche. Ci resterà il compito di preservare la verità storica.

Penso che una definizione su cui siamo abbastanza d'accordo possa essere:

"L'Olocausto è lo sterminio degli Ebrei perpetrato dai Nazisti durante la
seconda guerra mondiale".... poi possiamo continuare con cifre di morti,
deportati, sopravvissuti; con date e luoghi....

Tutto ciò è certamente verità. Davvero!  :-)

Poi leggi Primo Levi. O vedi Schindler's List, solo per fare un paio di esempi;
e ti arriva un pugno nello stomaco. Eppure sono romanzi, film, opere d'arte.
Finzioni (oggi è di moda dire fiction), non realtà. Eppure fanno impressione più
della verità delle cifre.

Ma non si può raccontare la verità con le emozioni, si dice. La verità è fredda;
nuda; oggettiva. Va bene. Allora andiamo a studiare la cosa. E' possibile capire
l'Olocausto senza conoscere il Nazismo? O capirlo senza conoscere la storia del
popolo Ebraico?  E senza indagare tutte le conseguenze che ha avuto sulla storia
contemporanea? Ogni conoscenza rimanda sempre ad uno schema più vasto, e l'unica
conclusione plausibile è che solo conoscendo l'Universo si conosce veramente una
cosa.

Che fine fa la Verità, allora? Quella con la V maiuscola, lasciamola, perché non
é di questo mondo. Scriviamola con la v minuscola, e guardiamola nella sua
giusta prospettiva. La verità è uno schema intellettuale statico. Ha una sua
funzione fondamentale per il funzionamento del livello intellettuale in quanto
permette alla conoscenza di essere scambiata.

E' fatta di definizioni, accettate all'interno di un certo sistema culturale di
riferimento. Il suo limite è, appunto per il fatto che non possiamo che
utilizzare definizioni, che, per loro natura, tagliano via quel che il sistema
culturale di riferimento ritiene di minor importanza.


===============

Con Andrea abbiamo parlato di verità, nell'altro "thread" (vorrei indire QUI un
concorso: qualcuno mi sa suggerire una buona traduzione in italiano per
"thread"? Anche in latino può andare).


ANDREA:
Il "vero" come bene intellettuale mi lascia ancora perplesso nel momento in cui
si definisce "vero" come piu' fedele alla Realta'. Forse l'unica definizione
accettabile di "vero" e' *non contraddittorio*, *internamente coerente*.

MARCO:
La MOQ ha una ottima definizione di verità, a mio avviso:
"Criteri di verità sono sono la coerenza logica, la concordanza con l'esperienza
e l'economia della spiegazione".
(Lila, capitolo 8)

ANDREA:
La scienza e' fondata sul metodo empirico per il quale, mi risulta, l'esperienza
(riproducibile) ha l'ultima parola rispetto anche alla teoria piu' consolidata.
Per questo non credo occorra arrivare ad Heisenberg (la cui teoria dice che i
*dati* non sono misurabili completamente, cosa comunque un po' diversa dalla
non-possibilita' di costruire una "teoria definitiva").

MARCO:
Ok. Ma poiché Heisenberg dimostra che i dati non sono misurabili completamente,
mette una pietra tombale sulla Verità degli esperimenti.

E comunque, anche senza Heisenberg, gli esperimenti sono essi stessi
"definizioni".

Einstein affermò che "è la teoria a decidere che cosa possiamo osservare".
Jonathan Marder, che è uno scienziato, nel suo saggio "Lo Zen e l'Arte della
Scienza", disponibile nel forum, spiega:

" Bisogna per prima cosa abbandonare il mito di un'oggettività assoluta e
riconoscere che una buona scienza dipende dall'esperienza e dall'intuizione
degli scienziati nel riconoscere e selezionare i dati degni di essere
considerati. Dopo di che dobbiamo spiegare che il laboratorio è lo studio di
registrazione della scienza: è isolato per estromettere ciò che può recare
disturbo, in modo da poter vedere ed ascoltare chiaramente gli schemi della
natura. Una volta che questi sono ben chiari, ci troviamo meglio equipaggiati
per poterli riconoscere ed apprezzare anche all'esterno".


ANDREA:
Sul problema dello scientismo, non potrei essere piu' d'accordo. Lo scientismo
e' due volte nemico della scienza.

Primo, perche' e' cosi' diffuso da influenzare negativamente gli scienziati
stessi, per lo meno quelli privi di basi filosofiche (e colgo l'occasione per
criticare calorosamente la "tenuta stagna" fra studi scientifici e umanistici in
Italia, per cui solo gli scienziati e tecnici molto intelligenti scoprono, per
loro propria virtu', cos'e' in effetti la scienza). Basta pensare a tutte le
volte in cui abbiamo sentito la frase "scientificamente impossibile" anche in
bocca a scienziati. Il fatto che uno scienziato non capisca la contradditorieta'
di un concetto come "scientificamente impossibile", a mio parere, gli taglia le
ali; forse sa vagamente che tutto e' una teoria, ma considera l'uso del termine
"teoria" come un vezzo filosofeggiante laddove e' ormai "noto" che "certe"
teorie sono giuste e basta! Lo "scientificamente impossibile" e le sue varianti
"certezza scientifica" ecc., dogmatizzano la conoscenza scientifica, togliendole
quello che e' appunto, a mio parere, la sua principale forza: la capacita' di
rivoluzionarsi.

MARCO:
Concordo al 110%

ANDREA:
Altro effetto collaterale dello scientismo e' l'incapacita' della scienza di
dialogare con dottrine che propongono visioni completamente diverse della
realta' (misticismo, magia, ecc.). Per quanto sono convinto che l'atteggiamento
del "crepi l'astrologo" fosse piu' che giustificato in un passato dominato da
superstizione/religione ecc., dai quali la scienza doveva (fisicamente, direi)
difendersi ed emanciparsi, il disprezzo ostentato oggi dalla scienza per tutto
cio' che e' non-scientifico e' molto meno giustificabile. Smascherati in buona
parte (almeno nel mondo occidentale) i prevaricatori e truffatori vestiti di
abiti magico-religiosi, si puo' abbassare la guardia e scoprire che al di la'
del confine non sono tutti cosi' cattivi; o almeno questo e' il mio parere.
Ricordi il discorso della "rotazione" dello Yin Yang...? Prendiamo il concetto
di "valore", una volta appartenente al "male" per la scienza... forse Pirsig ha
mostrato che la rotazione dello Yin Yang della scienza ha portato il concetto di
valore nella sfera del "bene"...


MARCO:
E qui torno ad essere scettico, razionale, occidentalizzato e non mistico...
perdonatemi!

Fra Rubbia ed un mago, credo abbastanza a Rubbia, e per nulla al mago. Il
discorso di ZAMM sui fantasmi è assolutamente *illuminante*. Il narratore lo
dice a chiare lettere: non crede (giustamente!) ai fantasmi perchè non sono
scientifici, pur rendendosi conto che anche la scienza ha i suoi fantasmi.

"Il pensiero non possiede nè materia nè energia, eppure questi uomini di scienza
non possono sfuggire al ruolo predominante che esso svolge in qualsiasi loro
attività. La logica esiste nel pensiero. I numeri esistono soltanto nel
pensiero. Io non mi arrabbio quando gli scienziati dicono che i fantasmi
esistono nel pensiero. E' quel "soltanto" che mi manda in bestia. Anche la
scienza esiste "soltanto" nel pensiero".
(ZAMM, capitolo3)

Si tratta di scegliere un sistema di credenze non perchè è  Vero, ma perchè è
Migliore.  E la scienza è migliore, se la manteniamo "depurata" da due fattori
inquinanti. Il primo, sul quale concordiamo, è lo scientismo. Il secondo, del
quale ho già parlato in passato, è l'invasione di campo che gli schemi sociali
(politica, economia, desiderio di celebrità) operano sulla scienza. Certo, non
credo ad una scienza completamente pura: fra società ed intelletto c'è
contiguità, ma il rapporto dovrebbe pendere dalla parte di una società al
servizio dell'intelletto, e non viceversa.

(E' chiaro che in questo caso l'accezione di Società ed Intelletto sono quelle
della MOQ, che differiscono dall'uso comune che l'aggettivo "sociale" ha)

Però mi piace l'dea di questa rotazione che porta il concetto di valore nella
sfera di ciò che è bene.


Veramente Vostro

Marco


un p.s. per Andrea:

Chiudiamo pure l'altro ... thread (uffa!) , perché sostanzialmente non vedo
differenze. In parte, l'ho ripreso in questo messaggio; avrei giusto qualcosa
sull'episodio di Radio Vaticana, ma lasciamo stare....



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