°
Condivido le parole di rattus.
Questo è il terreno della guerra psichica.

Punto cruciale sul kamikaze non è giudicarne il bene o il male.
Punto cruciale è vedere che trova la forza.

Precisamente la forza che noi non troviamo.
Di giocarci, se non la vita, qualche abitudine.

°°
"Chi tenterà di salvare la propria vita, l'avrà perduta.
E chi accetterà di perderla, l'avrà salvata".

Così parla il vangelo.
E dice che la nostra dunque non è meno perduta della loro.

"L'autonomia dal contesto" di cui parla rattus è l'autonomia del vivente.
L'autonomia del vivente è in luogo dell'autonomia operaia.

°°°
Ma dire questo è già parlare della grazia di dio.
E la grazia di dio è : *pura* follia.




----- Original Message -----
From: "Roberto Buffagni" <[EMAIL PROTECTED]>
To: <[EMAIL PROTECTED]>
Sent: Monday, June 23, 2003 9:36 PM
Subject: Re: [RK] Date a Seattle cio' che e' di H. Bey


> Faccio capolino per un brevissimo (sono strozzato di lavori in scadenza)
> appunto a questo messaggio.
> E' mio e non solo mio avviso che capitalismo, Liberalismo (con la
maiuscola
> bisecolare) e derivati stiano entrando in rotta di collisione con le
> religioni trascendenti tutte, cristianesimo compreso.
> In un certo senso, si sta verificando la previsione di Manzoni, che nel
> dialogo "Dell'invenzione", dedicato all'estetica e alla politica, chiamava
> il socialismo "il falso" e il liberalismo "il nulla". Attualmente, "il
> nulla" ha vinto sul "falso"; ma non potendosi reggere da solo, perché
> disgrega il legame sociale, è costretto a produrre in quantitativi
crescenti
> nuove forme di "falso", dalle iniziative dei neoconservatori americani,
> all'uso strumentale delle sette, dei culti, delle religioni, etc.
> La premessa metodologica liberale è la riduzione della religione a scelta
> privata. Finche la maggioranza degli uomini vive secondo la tradizione
> religiosa, consapevole o implicita, tutto fila liscio, e l'aumento della
> libertà libera ingenti energie.
> Quando il mondo è abbastanza secolarizzato da ridurre a minimo comun
> denominatore tutte le forme di vita, la scelta della religiosa diventa
> equivalente alla preferenza per il mare o la montagna; e questo, con una
> religione trascendente non è compatibile affatto.
> Si può discutere fino al prossimo millennio il modo e le forme in cui la
> religione entra nella vita e la forma; ma se non ci entra affatto,
> semplicemente non c'è più. Per essere più chiari: la fede non si perde
come
> un portafogli, semplicemente cessa di informare la vita.
> Le società tradizionali erano al corrente del fatto via via sempre più
> evidente a tutti che ogni politica si fonda sulla induzione di stati
> d'animo. Un interessantissimo antecedente di Matrix è, ad esempio, il "De
> vinculis" di Giordano Bruno, che parla proprio del mago come politico.
> Si tratta, poi, di vedere quali stati d'animo. Nei testi dedicati a quella
> che un tempo veniva chiamata la "discriminazione degli spiriti" il
criterio
> principe per capire se l'azione, il comportamento, il pensiero suggerito
> fosse buono o malvagio era: porta serenità, o offusca l'anima? Dà quiete,
o
> turbamento? Eccetera.
> Questo per dire che equiparare il sufismo, o la meditazione, o le altre
> discipline religiose, con il brainwashing può anche essere fattualmente
> corretto (se ne può abusare a questo modo, certo) ma non spiega bene che
> cosa sono, quale idea dell'uomo si fanno, e quale fine si propongono.
> Mi scuso di nuovo per la brevità eccessiva, e saluto tutti con amicizia.
RB
>
> ----- Original Message -----
> From: "rattus norvegicus" <[EMAIL PROTECTED]>
> To: <[EMAIL PROTECTED]>
> Sent: Sunday, June 22, 2003 10:33 AM
> Subject: [RK] Date a Seattle cio' che e' di H. Bey
>
>
>
>
>   Il filologo Canfora, su "quintostato" ha fatto qualche tempo fa un
> appunto a Bifo, affermando che "il capitale e' la vita".
> Si tratta di un'affermazione tutt'altro che strana. La ricerca sull'uomo
> gia' dai primi del Novecento si concentra sul bios. Il posthuman non nasce
> oggi, ma e' l'essenza del capitalismo novecentesco. Almeno da quando un
> manipolo di scienziati, correva l'anno 1913, ha dichiarato che avrebbe
> studiato il comportamento dell'uomo esattamente con gli stessi principi
con
> cui si studiava quello animale. E cosi' fecero, con fortune alterne e per
> quasi cento anni, finanziati dalla Rockefeller Foundation, dal Pentagono,
> dalla Ford Foundation e da altri enti di ricerca. Il loro lavoro, fin
> dall'inizio, non era affatto "innocente"  (anche se a me continua a
> sembrare meno peggio). Lavoravano per conservare e promuovere una certa
> idea dello sviluppo, un' interpretazione della teoria dell'evoluzione
assai
> discutibile e sbrigativa, fatta su misura per un elogio sperticato
> dell'esistente.
>
> Chi abbia visto il film "Minority Report" avra' notato la scena in cui la
> ricercatrice stringe nel pugno la pianta carnivora, che si ribella alla
> stretta e le graffia il palmo. Li' si coglie la filosofia del capitalismo
> pre-cibernetico in tutta la sua attualita':  "vuole sopravvivere"  dice la
> scienziata mostrando la mano insanguinata.
>
> Come entro' la cibernetica nei calcoli politici delle teste d'uovo ? A
> diversi livelli.
> In prima istanza essa apriva il terreno all'automazione di processo. E in
> tal modo permetteva di risolvere a favore del management il problema dei
> conflitti operai. D'altra parte Turing non metteva in dubbio, come e'
stato
> sostenuto poi, che l'uomo e' un animale. Semplicemente diceva che e' un
> animale dotato di un sistema fisico in grado di manipolare simboli allo
> stesso modo in cui una falegnameria traffica con tavole e chiodi. Questo
> sistema simbolico venne scandagliato in infiniti modi da quell'insieme di
> studi che oggi va sotto il nome di scienze cognitive. Con quali effetti
> sull'organizzazione sociale?
>
> La conseguenza principale di queste nuove concettualizzazioni fu quella
che
> si giunse alla conclusione - non antropologica ma "sperimentale" - che
homo
> sapiens andava "nutrito" anche sul piano simbolico. Cosi' il famoso
> proclama "vogliamo il pane ma anche le rose" venne interpretato in modo
> assai originale. L'animale umano andava ancora mantenuto sotto botta
> alimentare, tenuto per i visceri, ma andava anche inserito in contesti
> significativi, dotati di senso narrativo, di possibilita' esplorative.
> ( Non voglio ridurre la storia del Novecento ai laboratori di psicologia,
> ma penso costituiscano una realta' piu' importante di quel che si pensa).
>
> Immaginate un topo in un tamburo rotante. Dal punto di vista della teoria,
> se un topo deve trotterellare mediamente cinque chilometri a notte, per
lui
> non cambia molto se li percorre in un sotterraneo o in un tamburo rotante.
> In modo del tutto analogo, se un essere umano ha bisogno di caricare di
> significati simbolici la propria esistenza, non cambiera' poi tanto se lo
> farà passando cinque ore al giorno davanti a un televisore.
>
> Ovviamente l'assunto per cui ogni organismo "vuole sopravvivere" non
andava
> toccato. Restava al centro della scena. Il meccanismo simbolico era un
> prodotto dell'evoluzione biologica e come tale doveva in qualche modo
> servire alla sopravvivenza.  Per creare superlavoratori e superconsumatori
> occorreva allora galvanizzare questo rapporto tra i processi simbolici e
le
> strutture biologiche evolutivamente piu' remote. Alcune forme di
pubblicità
> (pensa a quelle dei deodoranti) mostrano bene il piano empirico di questa
> teoria.
>
> Ha funzionato ? Direi di sì. Tutti i discorsi sulle forme di vita
sussunte,
> andrebbero guardati all'interno di questa cornice. Il bios sembra
> agganciato in ogni sua forma. Non sembra piu' possibile sostenere che vita
> e consumo (o vita e lavoro) siano situati in luoghi separati.
>
> " I cosiddetti primitivi direbbero che qui si ruba l'anima, che il senso
> stesso sia entrato in un campo di degrado, una sorta di raggio emanante da
> un malocchio o da un io avvizzito, roso dall'invidia per tutto il
> significato"
> (Hakim Bey)
>
> Permangono pero' degli "elementi di disturbo".
>
> Se  andiamo a visitare le culture che oggi avversano il capitalismo, non è
> difficile scoprire che molte di esse praticano tecniche per alterare la
> coscienza, dall'ipnosi alla trance estatica, passando per l'uso di
sostanze
> allucinogene. E' così per i musulmani (si pensi al sufismo), è stato così
> per i movimenti del 68 e derive (allargare il campo della coscienza)  Mi
> sono chiesto, seguendo Hakim Bey, se questo baloccarsi con la coscienza
non
> abbia qualche conseguenza politica. E la risposta è stata fondamentalmente
> positiva. Un kamikaze riesce a transitare "fuori" da quel  corredo di
> istinti di cui siamo dotati come specie. Riesce a controllare le reazioni
> di difesa del suo sistema nervoso superando una barriera che a noi pare
> (direi giustamente) insuperabile: quella della sopravvivenza. L'ultimo
> bastione, come si diceva, dei vincoli del bios, la roccaforte del
> capitalismo posthuman. E' dunque pazzo ? Certamente. Ma ciò  nasconde e
> rivela qualcosa di importante.
>
> Questa capacità gli viene da un certo "training" nell'ambito di pratiche
> religiose, meditative e così via. Quando in un contesto culturale prende
> forma questa tendenza all'estraneazione della coscienza, i suoi
> appartenenti divengono particolarmente resistenti tanto al controllo e al
> comando quanto alla persuasione e al consumo. Acqusiscono una forma di
> autonomia dal contesto. Mentre si esercitano nel controllare le loro
> pulsioni, per riflesso, imparano anche a non rispondere agli stimoli
> "bioculturali" del capitale che, come dicevamo, fanno affidamento
> soprattutto sulle pulsioni di base, quelle vitali.
> Badate: non sto dicendo che ogni kamikaze è uno sciamano o un guru. Dico
> però che esperienze (devastanti) come la lettura del corano, la preghiera
> corale, il digiuno e cosi' via, finiscono per creare uno zoccolo duro,
> qualcosa che resiste ai meccanismi di persuasione.
> E non intendo nemmeno dire che ci sia qualcosa di buono nei loro "stati
> modificati". Al contrario penso che per il piu' siano robaccia.
> Ma in questi gesti autodistruttivi e distruttivi e' racchiusa, questo e'
il
> punto, un'energia mentale incredibile. E' tutta roba che, buttata dalla
> finestra, si ripresenta dalla porta principale e (haime') con grande
botto.
> A una lettura adeguatamente posthuman e biopolitica si tratta di saperi in
> senso proprio, potenza cognitiva invertita di segno, magia nera.
> Sarebbe allora da capire come convogliare quell'energia diffusa ovunque,
> come farla passare dal ruolo di elemento di devastazione a quello di
> elemento  di trasformazione. Stallman ha fatto qualcosa del genere quando
> e' stato espropriato della sua comunita' di hacker. Era, anche per lui, un
> fatto di territorio e di identita'.
>
> In questi termini sembra un problema per alchimisti. Ma su questo piano la
> quadratura del cerchio si inizia almeno a vedere.
> Per me e' una sciagura se non un crimine politico che con l'acqua sporca
di
> Levy si butti a mare anche il putto angelico ma per nulla domo di Hakim
Bey.
>
> Lapassade  scrisse nel 1993, nella prefazione all'edizione italiana di
> "stati modificati e transe", che perfino William Gibson s'era accorto, nel
> corso di un  viaggio a Venezia (qualche anno prima) che i cyberpunks
> italiani "sono post-marxisti anarco-punks etc".  Ma non c'e' peggior
> sordo...
> Date pure a Levy cio' che e' di Levy ma date a Seattle cio' che e' di
Hakim
> Bey.
>
> Abbracci
>
> Rattus
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