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From: "rattus norvegicus" <[EMAIL PROTECTED]>
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Sent: Thursday, July 03, 2003 10:31 AM
Subject: Re: [RK] Date a Seattle cio' che e' di H. Bey


>Questo per dire che equiparare il sufismo, o la meditazione, o le altre
>discipline religiose, con il brainwashing può anche essere fattualmente
>corretto (se ne può abusare a questo modo, certo) ma non spiega bene che
>cosa sono, quale idea dell'uomo si fanno, e quale fine si propongono.
>Mi scuso di nuovo per la brevità eccessiva, e saluto tutti con amicizia. RB

Caro Roberto, penso che tu abbia ragione. La tua e' una puntualizzazione
necessaria, che accetto completamente. Confesso pero' che il mio
intervento, probabilmente per una sorta di deformazione, tendeva a
concentrarsi sugli aspetti psicofisiologici per scelta deliberata. Mi pare
che alle spiegazioni storico-politiche qui nessuno sfugge. Almeno
occasionalmente vale provare ad affacciarsi da una diversa finestra, ben
consapevoli di essere complementari (quando va bene) o marginali (quando va
peggio).
 
Caro Amico (scusa, ma a chiamarti topo non ci riesco),
mi sembra un'ottima idea. Personalmente, non ne so nulla, di psicofisiologia, come anche di neuroscienze, etc. Cercherò di commentare con il mio linguaggio. Se fraintendo, scusa.


Visto che ho ricevuto diverse richieste di chiarimento in privato, provo
umilmente a riformulare il problema. Lo farò con un certa liberta' di
scrittura, dando per inteso che il cenacolo rikombinante, per quanto paia a
volte un salottino, sa accogliere anche formulazioni grezze,
che  meriterebbero ben altra esposizione e approfondimento.
Con il riferimento a Lapassade e Gibson, intendevo sottolineare come i due
avessero mostrato interesse, in tempi non sospetti, per la tradizione
estatica dei movimenti italiani. A dover descrivere questo fenomeno non
saprei da dove cominciare: tra la taranta e la maria giovanna o tra De
Martino e Curcio ci sarebbe da discutere per settimane.

Ad ogni modo, tutta questa roba non andrebbe catalogata sotto la voce
"brainwashing".  Anzi, a dirla tutta, ho l'impressione che intorno a questi
fenomeni sia collocato un importante snodo in merito al controllo della
mente. E non necessariamente in senso negativo.
Un giorno ci racconteremo quante e quanti, alla fine di itinerari difficili
e conflittuali, abbiano avuto intuizione che molte risposte forse andavano
cercate sul continuum della coscienza: attenzione, consapevolezza,
vigilanza, sonno, sogno, estasi, meditazione, orgasmo, viaggio etc.
 
E' verissimo che la categoria del brainwashing non esaurisce affatto queste esperienze.
A mio avviso, il fenomeno a cui alludi si capisce meglio se lo guardiamo sotto il profilo del rapporto con la trascendenza.
Dopo la sconfitta dei movimenti politici ispirati al marxismo, che chiedevano alla politica una vera e propria trasmutazione del mondo e dell'uomo, le stesse domande sono state rivolte altrove: alle religioni sintetiche, alle religioni vere e proprie, alle discipline psicologiche, etc. Quando parlo di trascendenza, alludo al vario complesso di esperienze (personali) di un ordine (sovrapersonale) dal quale nascono tanto le religioni storiche, quanto le filosofie e l'arte, in un difficile rapporto fra indicibile e dicibile che è stato correttamente illustrato da Schoenberg nel Moses und Aaron.
(In estrema sintesi, io credo che il problema politico, e non solo politico, del nostro tempo, sia stato individuato con la maggiore precisione da Eric Voegelin, che come saprai ha incentrato tutta la sua opera intorno al rapporto fra esperienza dell'ordine e azione storica; e che ha individuato, come principale pericolo della modernità, la creazione di realtà seconde, il cui modello seminale è l'Azione Parallela descritta da Robert Musil nel suo Uomo senza qualità, e che per esempi storici macroscopici hanno il movimento comunista, o i fascismi, o l'attuale tendenza delle democrazie occidentali verso l'universalismo omologante).


Non io, per il vero, che rispetto a tutto questo sono stato soltanto un
osservatore curioso anche se a volte (non nego) appassionato. Certamente
gioca a mio sfavore, almeno sotto il profilo della comprensione, un
materialismo pervicace che da una parte certo legittima il mio interesse,
ma dall'altra preclude, lo riconosco, molti accessi importanti.
Sia come sia, anche se prendiamo come riferimento la psicologia delle folle
di Le Bon, ci ritroviamo comunque con questo dato delle infinite
modulazioni, dovute a vari fattori, che subisce quell'oggetto
complicatissimo chiamato coscienza. Le tue osservazioni su Giordano Bruno
mi sembrano a riguardo particolarmente utili. Stati d'animo, dici tu.
Induzione di stati d'animo. E' dunque primario, convengo, comprendere di
quali stati d'animo si parli. Queste sono sicuramente buone domande per la
politica, domande che Rekombinant peraltro si pone con una certa frequenza.
 
Ho alluso a Giordano Bruno perchè nel De vinculis, Bruno ha preso direttamente in esame il problema della formazione dell'opinione (doxa). Tra l'altro, è proprio su questo punto che il suo scontro con la Chiesa Cattolica è diventato gravissimo, ed è precipitato come sappiamo. E in effetti, il problema è della massima importanza. Cerco di riassumere al massimo.
La politica è il regno dell'opinione: cioè a dire, nel corso del dibattito e della lotta politica è quantomeno difficilissimo, se non impossibile, procedere a un esame discorsivo della situazione reale che tenti di giungere ad affermazioni o ipotesi vere.
L'arma principale della lotta politica, dunque, è la formazione dell'opinione. La forza materiale stessa consegue effetti politici solo in quanto parla con voce autorevole alla coscienza e all'inconscio degli uomini. Domanda: chi forma l'opinione, con quali mezzi, e soprattutto, in nome di che cosa - cioè, di quale esperienza (personale) dell'ordine (sovrapersonale)?
Il caso recente dei neoconservatori americani è molto istruttivo, perchè al fondo della loro politica sta una posizione filosofica di estremo nichilismo, quella di Leo Strauss. Strauss ritiene che da sempre i veri filosofi (e i profeti fondatori di religioni) hanno fatto una esperienza radicale del nulla che sta al fondo dell'uomo; e che la differenza fra filosofia antica e moderna, fra Platone e Nietzsche, sta solo in questo: che Platone mente su quel che ha visto oltre la porta che dà sull'abisso del nulla, mentre Nietzsche dice (incautamente) la verità. E prosegue traendo le debite conseguenze: che constatare l'inesistenza della verità, dei valori, della distinzione fra bene e male, è cosa che solo pochi possono sopportare senza perdere l'equilibrio. Dunque, questi pochi dovranno accudire il gregge dei molti manovrandoli con le menzogne, per il loro bene. E' la posizione del Grande Inquisitore dostoewskiano; l'unica variante è che per Strauss,  Gesù Cristo non avrebbe avuto niente da obiettare.
A questo tipo di posizione, che per il suo radicalismo è affatto nuova, non è possibile rispondere con una semplice difesa del liberalismo (libertà di pensiero, difesa dell'individuo dallo Stato, etc.) o della democrazia (perchè il principio democratico può essere rivolto proprio contro il liberalismo, come insegna l'esperienza storica europea, e non solo europea).
 Il liberalismo, infatti, appartiene al dominio mentale: tant'è vero che la sua principale preoccupazione è la salvaguardia della libertà. Il pensiero è, e intrinsecamente deve essere libero: senza libertà, il pensiero appassisce e muore. Ma il dominio mentale non è l'unico, e neanche il più rilevante per la politica, o per la vita dell'uomo in generale. 
Nella tradizionale tripartizione macro e microcosmica indoeuropea, della quale era simbolo il triregno imposto - sino a pochi decenni fa - sul capo dei Pontefici, ci sono anche il dominio fisico e il dominio spirituale, che per criteri fondamentali e condizioni d'esistenza non hanno la libertà, ma l'adesione e il limite.
Il dominio fisico è quello nel quale cerchiamo soddisfazione per i nostri bisogni fondamentali: "Che cosa mangerò oggi? E domani? E dopodomani? Chi mi guarderà con affetto, oggi? E domani? E dopodomani?" Eccetera.
Il dominio spirituale è quello nel quale cerchiamo risposta ai nostri "perchè" essenziali: "Perchè io sono io? Perchè vivo? Perchè vivo insieme ad altri?" Eccetera.
Nel dominio fisico, siamo positivamente obbligati a obbedire alla legge del limite: se non vogliamo spaccarci la testa, non possiamo metterci a volare.
Nel dominio spirituale preghiamo di incontrarlo, un limite: perchè incontrare un limite significa incontrare qualcuno o qualcosa che risponde alle nostre domande: "perchè io sono io? etc.". In questo dominio, la libertà è solitudine, e può diventare disperazione; limite e adesione sono gioia, e amore (veri, o fasulli). Quanto di meglio possiamo sperare, sul piano spirituale, è di poter dire, a ragione, o a torto:"Ecco, ti ho trovato: sei tu:" (Per inciso, è per questo motivo che l'amore è tanto pericoloso. Come insegna Dante, è per amore - orientato male - che si va all'inferno).
Se uno ha fede in qualcosa, qualcuno che gli vuole bene, e un bel piatto di tagliatelle sulla tavola, l'istruzione può trasformarlo in un fantastico liberale, e un liberale felice, per giunta; ma se gli manca una sola di queste cose, e non spera di ritrovarla al più presto, il suo liberalismo è in grossi guai.
Insomma: in tempi interessanti cioè pericolosi com questi, il problema politico viene ricondotto alle sue origini. 
Forma l'opinione, e pertanto esercita il comando, chi più efficacemente risponde ai bisogni propri al piano fisico, e alle domande proprie al piano spirituale.
Sul piano fisico: chi fa circolare più benessere, o almeno dà l'impressione di farlo, o come minimo dà l'impressione di sapere per diretta e personale esperienza quanto è importante il benessere fisico: quanto è per noi intimamente essenziale, fonte di estasi celestiali e di depressioni abissali.
Sul piano spirituale: chi risponde meglio alla domanda "perchè io sono io? eccetera". A queste domande si può dare risposta valida per gli altri, solo nella misura in cui si è capaci di trovarne una soddisfacente per se stessi.
 Una breve riflessione, orientata da questi elementari criteri, farà capire meglio per quale motivo sedici milioni di italiani votano per Silvio, e perchè l'attuale sinistra ha di fronte a sè tempi assai grami: perchè fa finta di essere superiore alle lusinghe del benessere (moralismo giacobino) e dopo la sconfitta del suo progetto storico epocale, non sa più letteralmente perchè lei è lei (come un Crociato che dopo avere scoperto che il Sepocro di Cristo è vuoto, ed essere stato respinto oltremare dalle armate del Saladino, fa finta di essere andato in Palestina per fare del turismo, e si mette a predicare la tolleranza multiculturale).

Il mio punto di vista, non proprio catastrofico ma quasi tale, e' che il
problema del "pensiero unico" non sia situato esclusivamente a livello
economico, ma passi attraverso processi di persuasione che non vanno
identificati tout court con il "discorso" dominante. O almeno il discorso
dominante, se proprio lo vogliamo chiamare cosi', non e' soltanto una
predica quotidiana distribuita a mezzo stampa o TV.
C'e' anche quella, certo.
Ma c'e' qualcosa d'altro, che ha da fare con il bios, con le leggi che
governano la vita. E questo e' il territorio piu' complesso, perche' ha da
fare con il corpo, con i modi attraverso cui  puo' essere o non essere
modellato, dominato. E con  tutto cio' che passa senza discorsi: i
riflessi,  le immagini, i rituali collettivi. Ovviamente ci sarebbe da
chiedersi, e qui le risposte sono importanti, che tipo di rapporto si
ritiene il corpo stabilisca con la coscienza. Io sono per l'identita' ma
non e' discorso che si possa risolvere in due battute.

Mi sembra comunque fuori discussione che un praticante - ora non mi
interessa che sia un meditatore "Zazen" piuttosto che un esicasta che
pratica l'omphaloscopia - assegni  "senso" a pratiche non prescritte dal
capitale.  Gia'  per questo fatto rischia di ritrovarsi collocato
"fuori".  Che poi tutte queste pratiche partano dal corpo qualcosa deve pur
significare.
Allora le domande diventano: che lavoro fa il capitale sul corpo ? Quali
canali percorre il suo messaggio rivolto al corpo ? Dove passa e dove non
passa ?
E per converso: in che modo queste pratiche indicano la via per una
"resistenza" che non sia passiva ma concretamente attiva, pratica,
propositiva ?
 
Come la penso io a questo proposito, un po' credo di averlo spiegato sopra. Concordo con te che questa linea di ricerca è di importanza decisiva. Quanto alla "resistenza", la mia opinione, espressa nel modo più sintetico perchè - e me ne scuso - non ho tempo di proseguire oltre, è la seguente. La primissima e la più importante di tutte le resistenze è quella che consegue alla "conversione del cuore a Dio," per usare il linguaggio religioso, cioè a dire, nel linguaggio psicologico, quella che consegue allo spostamento del punto di vista personale dall'io al Sè. Questo, a mio avviso, è il compito principale di tutti noi, e l'atto anche politico di maggior rilievo che si possa compiere. Il resto è discesa, come dice anche il Vangelo: "...tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù." 
Sul piano dell'azione organizzata, il mio parere è questo: che se troviamo dentro di noi quello che odiamo e combattiamo nei nostri avversari, o anche nei nostri nemici, ci sarà possibile combattere con la speranza di vincere, perchè muterà, in un modo imprevedibile, la nostra idea di vittoria, e dei mezzi per conseguirla.
"Il capitale" è una realtà, come no; ma non riflettiamo abbastanza sul fatto che l'abbiamo creata noi. I mostri e i prodigi che combattiamo sono creazioni nostre; e siamo noi per primi, le vittime dei nostri incantesimi.

Io ho sempre temuto l'indignazione se non il furore di chi, religioso, si
vedeva ridotto da noi, pseudoscienziati da spiaggia, a semplice ricettacolo
di energie, a condensato di tracciati elettrofisiologici o, nella migliore
delle ipotesi, a sonda, osservatore di prua nel mare magno della coscienza.
Deve fare un effetto simile, se non peggiore, a quello che farebbe scoprire
che mentre facciamo l'amore c'e' nascosto da qualche parte un perito, un
delegato di qualche rapporto Kinsey che ci osserva misurando i tempi, le
pulsazioni o l'intensita' degli spruzzi.

Ad ogni modo, per quanto brutta fosse quella modalita' di indagine un senso
l'aveva. Ti permetteva di mettere la scienza sopra a dio, che non e'
manovra da poco. Ogni fedele ha il diritto, occasionalmente, di provare ad
angelicarsi. In quel caso toccava a noi, agli studentelli di psicofisiologia.

Una certezza pero' l'abbiamo raggiunta: nessuno capirà fino in fondo il
valore della privacy fin quando non  sara' sintonizzato sul teatro della
propria mente. La perla era nascosta. Dove? In superficie. Nel fattore che
piu' disturbava l'esperimento. Proprio l'indignazione del monaco. Uno
spazio tutto da scoprire, da riconquistare, uno spazio di lotta.

Saluti
Rattus
Ricambio i saluti con amicizia. RB

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