Re: [RK] le biforcazioni caotiche del capitalismo avanzato

2003-06-18 Per discussione Alex Foti
Ciao Zapa y [EMAIL PROTECTED],

Vi allego la versione che accoglie varie critiche e suggerimenti di questa 
settimana. Una cosa importante che ho omesso di dire è che l'ultima colonna 
(il futuro possibile non catastrofista) è talmente congetturale da 
richiedere lo scrutinio più severo.

Ho parlato di futuro possibile nel senso di quella speranza da costruire 
che si diceva in lista. Ora se il mio schema ha qualche validità ora al 
movimento tocca la funzione di builders, architects, designers, 
communicators, researchers, administrators, narrators ecc. per dare nuova 
fondamenta a una società globale totalmente fuori controllo. Io rubrico 
questa funzione radicalmente riformatrice sotto il termine di 
istituzionalismo radicale, perché riconosce che l'altro mondo possibile si 
ramifica attraverso nuove istituzioni in grado di sostituirsi alle 
esistenti. Insomma se trent'anni fa si poteva dare l'assalto al cielo 
causando e/o amplicando una crisi di accumulazione mondiale, oggi questa 
possibilità ci è preclusa dagli effetti potenzialmente reazionari della 
crisi di regolazione globale. Oggi il compito che abbiamo è trasformare ciò 
che era statale e burocratico in pubblico/socile e orizzontale/reticolare.

Personalmente non credo che mercato e impresa scompariranno con l'avvento 
di un economia solidale fondata sul libero accesso e la libera condivisione 
della comunicazione, dell'informazione, della formazione e della 
conoscenza. Siamo onesti. Il mercato è il motore di innovazione che rende 
possibile la promessa di abbondanza e libero accesso per tutta la womanità. 
I diversi destini di Cina e Unione Sovietica dovrebbero aver risolto la 
questione definitivamente, tranne che per i più dogrmatici. Credo che se le 
forze del liberismo reazionario non prevarrano (il che al momento è 
purtroppo probabile) il settore solidale si svilupperà in modo 
complementare a quello di mercato, emettendo una propria moneta (chiedi a 
Magius come si fa) e costringendo il mercato ad assumere conformazioni meno 
concentrate e gerarchiche e più trasparenti e socialmente responsabili.

Yao, lx



At 02.11 14/06/03 +0200, you wrote:
Caro Alex,

ho visto la tua matrice psicostorica e mi piace. Il metodo della tavola
sinottica è molto bello. Nella colonna Futuro antidistopico, non capisco
cosa vuol dire Istituzionalismo radicale e mi piacerebbe capirlo. Inoltre
non vedo cenno alla questione del superamento della proprietà intellettuale,
che per me è senza dubbio in agenda quanto a un futuro antidistopico.
Mi domando anche se sia credibile un'economia fondata, anziché sulla
scarsità dei beni, sulla loro inesauribile abbondanza (riproducibilità
digitale), e se non sia proprio questo tentativo paradossale a mandare in
crisi il capitalismo contemporaneo. Può esistere secondo te una maniera non
economica, non proprietaria, di organizzare questo settore della produzione
?
Ciao
Z.
- Original Message -
From: Alex Foti [EMAIL PROTECTED]
To: [EMAIL PROTECTED]
Sent: Wednesday, June 11, 2003 11:00 AM
Subject: [RK] le biforcazioni caotiche del capitalismo avanzato
Ciao bell*,

Zoe è a Barna e non può postare e io da Bologna sono tornato rinfrancato
(ma non certo rinfreskato...!!). Insomma abbracci a [EMAIL PROTECTED] e basta con le
kazzate.
Il tremendo allegato è la struttura teorica che ho sviluppato nel corso di
dieci anni di ricerca e continui upgrades per orientarmi nell'attività
interpretativa della storia recente e prossima del capitalismo avanzato.
Non credo che sia la psicostoriografia di Hari Seldon, però mi ha permesso
di determinare alla metà degli anni 90 che c'era una grande crisi economica
sistemica in arrivo (quella che  chiamo Grande Recessione) e che si sarebbe
diffusa a partire dall'Asia. Ora dopo 9/11 e la guerra permanente in
medioriente (eventi neanche lontanamente da me paventati) sono convinto che
si sia aperta una tremenda frattura caotica nel processo di sviluppo
storico che può generare i peggiori mostri politici possibili (di cui il
buscismo è uno).
La metodologia è regolazionista, ma accoglie suggestioni marxiane,
weberiane, schumpeteriane, negriane. Lo spirito è quello di offrire una
cartografia dello sviluppo capitalista al movimento. I detrattori potranno
dire che si tratta di una semplice tavola sinottica. Io invece la ritengo
lo scheletro analitico per l'individuazione delle dinamiche di crisi del
capitalismo avanzato. Il perno del meccanismo è la relazione fra
accumulazione e regolazione. In caso di esaurimento sociale delle
potenzialità tecnologiche, si avrà una crisi sistemica di accumulazione
come negli anni 70, in caso di regolazione istituzionalmente inadeguata, si
ha un collasso endogeno del sistema sociopolitico ereditato dal recente
passato (ciò che avviene oggi e che avvenne fra le due guerre). Io credo
che l'autonomia del poltico, del sociale, del discorsivo siano
particolarmente potenti e determinanti in questo secondo tipo di crisi che
definisco biforcazioni caotiche, perché il loro 

Re: [RK] le biforcazioni caotiche del capitalismo avanzato

2003-06-15 Per discussione Alex Foti
Ciao ira, grazie dell'attenzione.

1. Così come antifascista non significa necessariamente comunista, 
antidistopico non significa per forza utopico. Utopico ha nel senso comune 
il significato di non realizzabile. Io credo che tutti noi ci opponiamo e 
cerchiamo un'alternativa al neoliberismo militarista in guerra civile col 
fondamentalismo identitario (la distopia, appunto). La società alternativa 
possibile non avrà ahimé tratti utopici, però sarà vivibile. Nelle 
condizioni attuali, sarebbe un bel progresso.

2. No, Huntington non c'entra con l'istituzionalismo come scuola di 
pensiero che oggi si oppone alla rational choice nella scienza politica. 
Normalmente si ritiene siano Commons e Veblen i fondatori 
dell'istituzionalismo. Qui ho in mente Michael Mann e altri. E prima di lui 
Wright Mills. Cmq la label che non soddisfa anche me (come la precedente, 
forse; hai proposte alternative?) intende dire che dobbiamo costruire nuove 
istituzioni. Diversamente da trent'anni fa non abbiamo possibilità 
rivoluzionarie -- il modo di accumulazione è oggi dato -- ci restano solo 
aperte prospettive riformiste più o meno radicali. Senza istituzioni si 
finisce per in una società hobbesiana dove i deboli sono depredati e 
violentati senza speranza.

3. Assolutamente come l'esito di nuovi e potenti conflitti sociali, proprio 
come il welfare state è emerso dalle grandi lotte operaie degli anni trenta 
e quaranta. Oggi il soggetto è certo plurale e molteplice. Credo comunque 
nella combinazione dei conflitti sviluppati da attivismo globale, 
ambientalismo, precariato, postfemminismo, classe media riflessiva, 
resistenze nei quarti mondi del sud e del nord del mondo per far leva sulla 
società civile globale in espansione costante dall'89 a oggi.

4. Friedman (sì, è ancora vivo) ha appena concesso un'intervista a FT in 
cui dice che lo stakeholder capitalism è l'anticamera del socialismo. 
Ovviamente è un'esagerazione liberista (come la road to serfdom di Hayek 
per qualificare il keynesismo), però è un fatto che dopo Enronecc le 
imprese devono oggi sottomettersi volontariamente a vincoli etici, 
ambientali e sociali se vogliono continuare a fare business ed evitare 
regolamentazioni più restrittive. Diversamente dal capitalismo degli 
azionisti, questa forma aziendale cerca di prendere in considerazione la 
performance di lungo periodo (e non di breve) dell'impresa e di bilanciare 
gli interessi di dipendenti, comunità, consumatori, oltre che degli 
azionisti. In parte è propaganda, in parte è sostanza.

5. Cosmodemocrazia è un approccio (kaldor, archibugi, shaw) che auspica la 
formazione di una global polity che difenda i diritti umani sull'intero 
pianeta estinguendo il sistema degli stati-nazione. Si tratta di una 
tradizione di pensiero che ha molta fiducia nelle capacità e negli effetti 
della mobilitazione della società globale.

Buon weekend,

ale

At 16.17 12/06/03 +0200, you wrote:
Ciao, complimenti per la sintesi notevole. Solo qualche nota preliminare,
tanto per stimolare un dibattito:
1. antidistopico è una doppia negazione (se distopico è un'utopia negativa
/pessimismo apocalittico). Perche' non semplicemente utopico? Va bene che la
semplicità non sembra ricercata in RK, ma cerchiamo di non esagerare. Anzi,
per dirla tutta, trovo molto noioso quel tipico vizio italiano di complicare
al max il discorso con bizantinismi superflui. Almeno nella virtual reality
non sarebbe male cercare di renderci comprensibili al maggior numero di
persone possibile (questa osservazione evidentemente non e' rivolta
principalmente a te)
2. istituzionalismo, radicale o meno, non mi suona granche' utopico. Nella
scienza politica uno dei fondatori dell'istituzionalismo fu S.P. Huntington,
il quale insisteva sull'autonomia relativa delle istituzioni politiche come
uno dei criteri della loro efficienza (il che e' proprio uno dei problemi
principali del movimento, con la chiusura della struttura delle opportunità
politiche). Si potrebbe specificare?
3. Soprattutto, il nuovo welfare neokeynesiano (che spiegherebbe la crescita
della domanda) come lo spieghi, come qualcosa che cala dall'alto,
concessione di un'elite illuminata e lungimirante o risultato di conflitti
sociali? E perche' /come i nuovi conflitti dovrebbero produrre simili
risultati? Dove sono le basi di potere degli oppressi, dove fare leva x
cambiare il mondo?
5. Lo stakeholder capitalism non sara' una nuova versione dello shareholder
capitalism tipo Enron /Worldcom? (cioe' sempre il solito shit capitalism?).
In pratica siamo d'accordo a giocarci la pensione in borsa? (ammesso che
l'avremo mai ovviamente).
6. Se cosmodemocrazia significa votare i padroni dell'universo una volta
ogni 5 anni, non sembra molto plausibile, ne' desiderabile.
ciao







Alex Foti wrote:
 Ciao bell*,

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Re: [RK] le biforcazioni caotiche del capitalismo avanzato

2003-06-15 Per discussione Zapathustra
Caro Alex,

ho visto la tua matrice psicostorica e mi piace. Il metodo della tavola
sinottica è molto bello. Nella colonna Futuro antidistopico, non capisco
cosa vuol dire Istituzionalismo radicale e mi piacerebbe capirlo. Inoltre
non vedo cenno alla questione del superamento della proprietà intellettuale,
che per me è senza dubbio in agenda quanto a un futuro antidistopico.

Mi domando anche se sia credibile un'economia fondata, anziché sulla
scarsità dei beni, sulla loro inesauribile abbondanza (riproducibilità
digitale), e se non sia proprio questo tentativo paradossale a mandare in
crisi il capitalismo contemporaneo. Può esistere secondo te una maniera non
economica, non proprietaria, di organizzare questo settore della produzione
?

Ciao
Z.

- Original Message -
From: Alex Foti [EMAIL PROTECTED]
To: [EMAIL PROTECTED]
Sent: Wednesday, June 11, 2003 11:00 AM
Subject: [RK] le biforcazioni caotiche del capitalismo avanzato


Ciao bell*,

Zoe è a Barna e non può postare e io da Bologna sono tornato rinfrancato
(ma non certo rinfreskato...!!). Insomma abbracci a [EMAIL PROTECTED] e basta con le
kazzate.

Il tremendo allegato è la struttura teorica che ho sviluppato nel corso di
dieci anni di ricerca e continui upgrades per orientarmi nell'attività
interpretativa della storia recente e prossima del capitalismo avanzato.
Non credo che sia la psicostoriografia di Hari Seldon, però mi ha permesso
di determinare alla metà degli anni 90 che c'era una grande crisi economica
sistemica in arrivo (quella che  chiamo Grande Recessione) e che si sarebbe
diffusa a partire dall'Asia. Ora dopo 9/11 e la guerra permanente in
medioriente (eventi neanche lontanamente da me paventati) sono convinto che
si sia aperta una tremenda frattura caotica nel processo di sviluppo
storico che può generare i peggiori mostri politici possibili (di cui il
buscismo è uno).

La metodologia è regolazionista, ma accoglie suggestioni marxiane,
weberiane, schumpeteriane, negriane. Lo spirito è quello di offrire una
cartografia dello sviluppo capitalista al movimento. I detrattori potranno
dire che si tratta di una semplice tavola sinottica. Io invece la ritengo
lo scheletro analitico per l'individuazione delle dinamiche di crisi del
capitalismo avanzato. Il perno del meccanismo è la relazione fra
accumulazione e regolazione. In caso di esaurimento sociale delle
potenzialità tecnologiche, si avrà una crisi sistemica di accumulazione
come negli anni 70, in caso di regolazione istituzionalmente inadeguata, si
ha un collasso endogeno del sistema sociopolitico ereditato dal recente
passato (ciò che avviene oggi e che avvenne fra le due guerre). Io credo
che l'autonomia del poltico, del sociale, del discorsivo siano
particolarmente potenti e determinanti in questo secondo tipo di crisi che
definisco biforcazioni caotiche, perché il loro esito è tanto aperto quanto
foriero di possibilità apocalittiche. Si tratta infatti di costruire quasi
da zero nuove istituzioni sociali: l'altro capitalismo possibile.

Condivido con rk questa release, la prima dal 2001, come schema su cui far
partire una discussione sugli esiti possibili e volontaristi del maelstrom
in cui stiamo annaspando. Considerate sia un foglio elettronico in
condivisione in cui tutti possono fare sostituzioni, cancellazioni,
modifiche, aggiunte, proposte, ecc. Spero fortemente in una elaborazione
collettiva che possa farne uno strumento d'analisi scalable/customizable da
chiunque. Ho anche in mente di scrivere un saggio da pubblicare come
articolo e quindi ogni vostro commento e osservazione è benvenuto.

Cervellotico antidistopico,

Ale



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Re: [RK] le biforcazioni caotiche del capitalismo avanzato

2003-06-13 Per discussione iradedeus
Ciao, complimenti per la sintesi notevole. Solo qualche nota preliminare,
tanto per stimolare un dibattito:

1. antidistopico è una doppia negazione (se distopico è un'utopia negativa
/pessimismo apocalittico). Perche' non semplicemente utopico? Va bene che la
semplicità non sembra ricercata in RK, ma cerchiamo di non esagerare. Anzi,
per dirla tutta, trovo molto noioso quel tipico vizio italiano di complicare
al max il discorso con bizantinismi superflui. Almeno nella virtual reality
non sarebbe male cercare di renderci comprensibili al maggior numero di
persone possibile (questa osservazione evidentemente non e' rivolta
principalmente a te)

2. istituzionalismo, radicale o meno, non mi suona granche' utopico. Nella
scienza politica uno dei fondatori dell'istituzionalismo fu S.P. Huntington,
il quale insisteva sull'autonomia relativa delle istituzioni politiche come
uno dei criteri della loro efficienza (il che e' proprio uno dei problemi
principali del movimento, con la chiusura della struttura delle opportunità
politiche). Si potrebbe specificare?

3. Soprattutto, il nuovo welfare neokeynesiano (che spiegherebbe la crescita
della domanda) come lo spieghi, come qualcosa che cala dall'alto,
concessione di un'elite illuminata e lungimirante o risultato di conflitti
sociali? E perche' /come i nuovi conflitti dovrebbero produrre simili
risultati? Dove sono le basi di potere degli oppressi, dove fare leva x
cambiare il mondo?

5. Lo stakeholder capitalism non sara' una nuova versione dello shareholder
capitalism tipo Enron /Worldcom? (cioe' sempre il solito shit capitalism?).
In pratica siamo d'accordo a giocarci la pensione in borsa? (ammesso che
l'avremo mai ovviamente).

6. Se cosmodemocrazia significa votare i padroni dell'universo una volta
ogni 5 anni, non sembra molto plausibile, ne' desiderabile.

ciao







Alex Foti wrote:
 Ciao bell*,


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