Ciao,

Questo trafiletto che riporti NON mi pare proprio che contraddica il concetto che avevo riportato, anzi.
lo conferma.

Ovviamente nessun si immagina che in un documento di Inspire ci sia scritto:

In Italia si deve fare cosi'...
In Francia si deve fare cosa'...

Ma si danno delle chiavi di lettura che devono permettere a ogni paese di ottemperarle mantenendo nel contempo le proprie connotazioni peculiari.

In tale trafiletto, infatti dice che le pubbliche autorita' che sono responsabili (ergo titolari) devono rendere i loro dati disponibili.

Se il paese ne ha una sola tale compito spettera' a quella unica autorita, ma se ne ha piu' di una , non chiede certo che ilpaese debba scioglierle e passare a una unica autorita', ma piuttosto chiama ogni singola autorita' ad attrezzarsi in tale direzione.

Per cui partendo da questa chiave di lettura che mi pare chiara, è evidente che se in Italia ci sono piu' soggetti che hanno titolarita' sui dati , questa pluralita' di soggetti sono chiamati in causa ognuno per il suo piccolo pezzetto di dati di cui sono titolari.

Altrimenti , Inspire invaderebbe campi che non sono suoi.

Tra l'altro questa cosa mi pare che sia stata anche ben chiarita dall'intervento che fece nell'aula magna a Firenze il responsabile del progetto Inspire.

Per il resto, se un soggetto non è in grado di pubblicareperche' non ha i mezzi, puo' benissimo appoggiarsi a un ente terzo con il quale stringe un accordo che regolamenta i ruoli e le responsabilita'.
Anche questo viene tracciato nel trafiletto che riporti.

Per cui io non ci vedo assolutamente scritto che si deve per forza avere un soggetto unico che pubblica tutto quanto.

I merito al discorso sulla titolarita' ,q eusto deriva come logica conseguenza delle prescrizioni sulla metainformazione. Nelle quali è chiaramnte indicato da Inspire che la metainformazione serve per poter indicare dove si recupera il dataset e si auspica (fortemente auspica) che il recupero (e quindi l'indirizzo) sia riferito all'ente che mantiene il dataset originale.
E non una copia.

Il senso di questo discorso, a mio modo di vedere è proprio evitare che si comincia a fare copie su copie presso enti differenti con il risultaot ovvio e scontato di forti e problematici disallineamenti tra i dati rispetto al dato VERO conservato presso l'ente che è titolare di tale dato.

Insomma in generale secondo me queste sono prescrizioni che emergono chiaramente da una lettura collegiale e complessiva dei documenti di inspire.

Saluti,

A.


On 26/10/2013 10:35, Piergiorgio Cipriano wrote:

    /Lo stesso inspire raccomanda che la distribuzione avvenga sempre
    da parte dell'ente titolare./


Andrea, in quale documento (direttiva, implementing rule o altro) hai trovato questa raccomandazione?
Non è così come dici ... anzi.

Infatti, nelle technical guidelines su Data and Service Sharing trovi:
/

    So the Member States and their public authorities are responsible
    for making these data sets
    available according to INSPIRE conditions but this could be
    achieved by making sure that
    another entity makes them available in conformance with the
    INSPIRE requirements on their
    behalf. This can be a national, a European wide or any other
    international entity. Examples
    are ECOMET which holds data on behalf of a number of
    meteorological organisations and
    EuroGeographics distributing datasets on behalf of the National
    Mapping and Cadastre Authorities.

/

http://inspire.jrc.ec.europa.eu/documents/Data_and_Service_Sharing/DSSGuidanceDocument_v5.0.pdf


Idem per le trasformazioni di dati per renderli compliant a INSPIRE (schema transformation) ...

    /For INSPIRE compliance however, they must also ensure that there
    is a Transformation Service available to transform the data to the
    appropriate INSPIRE schema. This service may be provided by the
    supplier; by the national government concerned; or by a third party./


http://ijsdir.jrc.ec.europa.eu/index.php/ijsdir/article/view/212/285



pg
______________________________
Piergiorgio Cipriano
https://twitter.com/PgCipriano


Il giorno 26 ottobre 2013 00:04, Andrea Peri <aperi2...@gmail.com <mailto:aperi2...@gmail.com>> ha scritto:

    Il tema ha parecchie sfaccettature.

    Ad esempio:
    senza andare a considerare il caso dei dati coperti da licenza
    commerciale. Come ad esempio potrebbero esserlo le ortofoto.
    Pensate al caso dei dati e della loro titolarità.
    Un vincolo qualsiasi: archeologico o paesaggistico.
    Ha una titolarità in capo a un determinato ente.
    Come tale dovrebbe essere quell'ente a distribuirlo.

    Lo stesso inspire raccomanda che la distribuzione avvenga sempre
    da parte dell'ente titolare.
    O di altro ente sovraordinato che ne fa le veci.
    Altrimenti ci sarebbe il proliferare di datasets e non si
    capirebbe piu' quale e dove sia quello buono.

    Il fatto che il dataset di un vincolo archeologico venga usato
    come quadro conoscitivo di una pianificazione puo' rendere
    automaticamente tale vincolo un prodotto nella titolarita' del
    comune che redige tale piano e quindi metterlo in condizione di
    ridistribuire il dataset del vincolo ?

    Questa parte è tra le piu' amletiche.

    Certo sarebbe tutto piu' semplice e chiaro se tutti i dati fossero
    pariteticamente distribuiti e messi a disposizione.
    Una situazione di regime in tal senso semplificherebbe le cose.
    Ma forse neanche piu' di tanto.
    se si pensa ad esempio
    al problema della storicizzazione del dato.

    Un piano infatti, potrebbe aver usato una versione datata del
    vincolo archeologico, mentre su internet potrebbe essere
    scaricabile solamente l'ultima versione.

    E quindi non basta andare presso l'ente e procurarsi l'ultima
    versione del dato, ma serve piuttosto potersi procurare la
    versione a cui il piano si appoggia.

    E in questo scenario ipotetico giocherebbe certamente un ruolo una
    metainformazione del piano , che contribuisca a informare quali
    versioni, e da dove provengono i dati dei quadri conoscitivi,
    indirizzando gli utenti interessati alle stesse fonti.


    Andrea.



    Il giorno 25 ottobre 2013 23:22, Iacopo Zetti
    <iac...@controgeografie.net <mailto:iac...@controgeografie.net>>
    ha scritto:

        > @Jacopo (che leggo solo ora): non mi riferivo tanto all'acquisto
        > (peraltro non sempre facilissimo ed immediato) o al costo,
        ma al fatto
        > che se è pubblico, lo prendo e lo divulgo on line senza
        > autorizzazione di nessuno (vedi sopra): equazione sbagliata?

        Tema veramente da esperti giuridici. In effetti il diritto di
        leggere ed
        il diritto di riprodurre non sono automaticamente la stessa
        cosa ed in
        effetti le mappe di un piano possono contenere dati non liberi.
        Io per la verità la vedo così: dal momento che uno studio (per
        esempio
        un uso del suolo) viene commissionato ed utilizzato per un piano,
        essendo parte di un documento di quel tipo diviene pubblico e
        quindi
        riproducibile liberamente, almeno in un formato di stampa. Poi
        se viene
        reso disponibile in un formato tipo shp questo è un altra storia.
        Dovrebbe, come tutti i dati rilevati con denaro pubblico, ma
        questa è
        ovviamente un'opinione.
        Per quanto riguarda la "validità" delle disposizioni urbanistiche,
        infine, c'è il problema della certificazione del dato. Occorre
        una copia
        che fa fede e quella naturalmente non può che essere una copia
        certificata e custodita dall'ente interessato, non certo un shp
        disponibile per il download.
        Un servizio web con piani urbanistici è una facilitazione per il
        cittadino, non direttamente un dispositivo legislativo e
        riprodurre
        l'informazione è utile per la sua diffusione. Non si può
        pretendere che
        sia rilevante per la verifica di dettaglio delle previsioni.

        Scusate la lunghezza.

        Buon fine settimana

        Iacopo


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