Caro Marco,

ho appena bevuto il tuo saggio sul tema della della riproduzione
artificiale, come acqua pura.

Dopo anni di masturbazione solitaria sulla MOQ, essermi avvicinato al sito e
sentire delle idee così nette e così chiaramente ispirate da una profonda e
proficua assimilazione dei principi di Pirsig, mi riemipie letteralmente di
gioia.
Ti confesso che ampliando il mio orizzonte attraverso la conoscenza della
presenza di altre persone (quante?) che sono entrate in sintonia (realmente)
con la prospettiva della MOQ, contemporaneamente si rafforza in me però una
sorta di nazismo pirsigiano: non sopporto l'idea che la maggioranza delle
persone non dico non dia ragione a mani basse (ad esempio nel caso da te
appena affrontato), ma neanche riesca ad ascoltare la soluzione offerta
dalla MOQ.
Premetto che il mio non è un problema di orgoglio, non voglio avere ragione,
mi sta a cuore soltanto cercare di praticare e vedere rispettate anche dagli
altri le conclusioni a cui si può pervenire  con la MOQ (è un problema
realmente.........morale).
Nei dibattiti pubblici e privati, non sento MAI (da destra o da sinistra,
dai laici o dai credenti) neanche un'opinione che affronti le tematiche
serie ponendo le domande giuste e pervenendo alle conclusioni migliori a cui
si arriva invece in maniera lampante attraverso le lenti della MOQ.
Mi sembra di essere impotente di fronte a questa maggioranza (totalità?); io
stesso, nel piccolo della mia esperienza (pur devo ammettere, considerato in
generale persona saggia) non riesco minimamente a far entrare i miei cari o
amici, sulla lunghezza d'onda della MOQ. Sarà un problema di carisma?
La prima esasperante reazione è sempre, immediatamente, la frase "Sì si,
certo.....ho capito quello che vuoi dire", e poi trarre la conclusione sulla
problematica affrontata, esattamente opposta a quella che avevo messo sul
tavolo.
E' come se la profondità del percorso che conduce alle conclusioni a cui
porta (non necessariamente sempre univoche, è ovvio!) sia condannata ad
andare sempre perduta: e perdendo il percorso, le basi, le stesse
conclusioni vengono svuotate del loro reale significato.
Si resta insomma sempre sul piano delle bellissime chiacchiere teoriche
astratte, che tutti (!?) condividono, ma che comunque poi devono cedere il
passo di fronte alle inconfutabili verità popolari/pratico/scientifiche (2+2
fa quattro; moglie e buoi dei paesi tuoi; quando vediamo il tramonto siamo
tutti emozionati perchè non siamo fatti solo di carne, ...ecc.)
Una breve parentesi poi su una prima sensazione provata saltando qua e la
nei dibattiti presenti sul sito: sembra che tutti i partecipanti al sito
siano molto interessati alla percezione della qualità dinamica, alla natura
della qualità dinamica e conseguentemente alle modalità di comprensione
della stessa; come se il sommo insegnamento di Pirsig fosse quello di
smettere di lavorare per metterci tutti a contemplare senza il filtro della
razionalità il sole della qualità dinamica.
A me al contrario appare di estrema, ed in definitiva, prioritaria
importanza la base morale, la dignità fornita da Pirsig a tutte le
configurazioni statiche della qualità, anche quelle non fisiche/biologiche
oggi idolatrate dalla tirannia del pensiero scientifico dilagante. Base
morale che consente di mettere su un piano di giudizio ugualmente solido
anche le configurazioni sociali ed intellettuali.
Discutiamo dunque, valutiamo e professiamo la qualità in tutte le
meravigliose configurazioni statiche, alle quali possiamo più facilmente
accostarci, invece di provare miracolosamente ad entrare (anticipatamente?
tocchiamo ferro!) nel flusso della abbagliante qualità dinamica.
 Per concludere, venendo al tema della tua bellissima mail, mi diverte
commentare con te se hai avuto occasione guardando Telethon in TV nel fine
settimana, di godere dello spettacolo deprimente di tutto il gongolio del
primato della scienza che impregnava i vari discorsi sulla genetica: "che
bello, abbiamo fatto la mappa del genoma e così finalmente abbiamo di fronte
tutto il terreno di studio per comprendere la persona umana, gli organi, la
fisiologia ma , perchè no, anche il gene della simpatia, il gene della
criminalità e chissà quant'altro!". Bah.
Io ovviamente i soldi glieli ho mandati, ma che tristezza.
Per finire poi, poichè mi sembra che le basi di cultura giuridica non ti
manchino affatto, a proposito di embrione e persona umana e di schizofrenia
giuridica mi piace ricordare la circostanza di come lo stesso Sapere
Giuridico abbia rtenuto compatibili all'interno di un ordinamento, i
principi che presiedono a quel filone di tutela della "persona" che in
passato trovava il suo culmine nella celbre grottesca figura del curatore al
ventre, per ammettere andando più avanti con l'età di quella persona, che il
diritto di manifestazione del pensiero, il diritto ad informare, doveva
prodromicamente essere preceduto e trovare corrispondenza comunque, nel
diritto ad essere informati, a poter ricevere liberamente cultura prima e
per poter poi fare cultura; diritto di manifestazione del pensiero che era
nato come conseguenza del diritto di assemblea (l'incontro con gli altri
genera, continua la cultura). Si ammette dunque, che per partecipare alla
società, per fare cultura, la persona ha bisogno di ricevere cultura prima.
Ma non si riesce a fare il salto per ammettere che la persona stessa (intesa
nell'accezione che a tutti interessa) è innanzitutto cultura, manifestazione
di cultura, configurazione statica di cultura (ma quest'ultima è davvero
troppo!)

Ciao, a presto

Davide

----- Original Message -----
From: marco <[EMAIL PROTECTED]>
To: qui <[EMAIL PROTECTED]>
Sent: Friday, December 12, 2003 5:02 PM
Subject: QUI sterilità biologica e sterilità intellettuale


> Carissimi,
>
> Per prima cosa mi scuso per il mio silenzio, che dura da così tanto tempo.
> Non vi preoccupate, la mia assenza non significa che io abbia abbandonato
la
> MOQ, anzi... tutt'altro.
>
> Abbandono il mio silenzio per un attimo perché sento la necessità di dire
la
> mia su di un argomento che adesso "tira" tantissimo: la fecondazione
> assistita, e tutte le polemiche che sono sorte a fronte delle recenti
> decisioni politiche. In questi giorni ce ne hanno fatte vedere di tutti i
> colori.
>
> I cattolici per esempio, che difendono il punto di vista etico del diritto
> alla vita dell'embrione. Ammoniscono che la tecnica non deve prendere il
> sopravvento sull'uomo... parole belle e nobili, se non fosse che a loro la
> tecnica va benissimo quando si tratta di decidere se sia morale staccare o
> meno la spina ad un malato terminale tenuto artificialmente in vita da una
> macchina. Tecnica a parte, i cattolici rinfacciano ai laici di non avere
un
> principio morale a cui appoggiarsi per sostenere la tesi opposta.
>
> I quali laici, dal canto loro, non sanno bene cosa ribadire. I più
> divertenti sono i verdi che sono pronti a stracciarsi le vesti per
difendere
> il DNA dei pomodori da ogni tipo di manipolazione genetica, e sono
> favorevoli invece agli esperimenti sulle cellule staminali ricavate dagli
> embrioni.
>
> In effetti in genere quando si parla di etica i laici vanno un po' nel
> pallone, sentono puzza di dogma e preferiscono svicolare.... Come se i
laici
> fossero esentati dal comportarsi in modo etico.
>
> A contorno, abbiamo un governo che difende questo diritto alla vita e
manda
> i propri soldati in guerra; e si tagliano le pensioni perché l'Italia
> invecchia e  non ci fanno abbastanza figli...  mah!
>
> Comunque non è il triste "teatrino della politica" che mi ha spinto ad
> interrompere il mio silenzio. Ho visto un amico -quasi- piangere. Mi ha
> detto che il tentativo -il decimo, credo- fatto qualche giorno fa da lui e
> sua moglie per avere finalmente un figlio sarà giocoforza l'ultimo, perché
> con la nuova legge in pratica le possibilità di averne, già esigue,
> diverranno praticamente zero. Mi ha spiegato che ora, a seguito di un
> pesante ciclo di trattamenti, se va bene su 10 embrioni se ne producono
uno
> o due in condizioni tali da essere impiantabili. Con la nuova legge,
invece,
> se ne dovranno produrre al massimo tre, e tutti quanti dovranno essere per
> forza impiantati. Che uno di questi si salvi diventa praticamente un terno
> al lotto. A queste condizioni i pesanti trattamenti ormonali necessari non
> varranno più la candela.
>
> Al danno di questa specie di castrazione legislativa, vede aggiungere la
> beffa di vedere gli altri, i "normali", ricevere il premio per il secondo
> figlio. Senza contare che nei dibattiti televisivi quelli come lui sono
> quasi dipinti come i cattivi; gente che in combutta con i loro complici
> medici, uccidono embrioni e disprezzano la vita!
>
> Questo mio intervento vuole essere un piccolo contributo a consolare
questi
> potenziali genitori che alla fine da questa storia escono con le ossa
rotte.
> Non siete voi i cattivi! Infatti, esiste un principio morale che può dare
> una interpretazione alternativa alla questione.Avrete certamente capito
che
> mi riferisco alla Metafisica della Qualità.
>
> Cosa dice? Che l'essere umano è "fatto di" 4 tipi di valori che si
> sovrappongono uno sull'altro: materia, vita, società ed intelletto.
Stante
> questa semplice considerazione (oddio, semplice per chi ha letto Pirsig),
> cosa significa dunque "diritto alla vita?" Cosa è la vita? L'embrione, è
> vivo? L'essere "vivi" comporta di per sé avere dei diritti?
>
> Certo, l'embrione è vivo. Ma lo è anche il pomodoro dei verdi cui
accennavo
> sopra. Il nostro DNA è al 98% identico a quello degli scimpanzé, e se
> andiamo ad analizzare quel 2% di differenza non si capisce bene come
agisca
> a far sì che siamo tanto diversi - e lo siamo certamente- da loro. Il vero
> punto è che pensare che l'essere umano si identifichi con il suo proprio
DNA
> è come dire che i Promessi Sposi sono fatti di carta ed inchiostro. Come
più
> o meno dice Pirsig, il romanzo può essere scritto sulla pietra, o
sull'hard
> disk del mio computer, ma resta sempre lo stesso romanzo. Certo, se io lo
> pubblico sul web avrò delle potenzialità che su carta non ho (ad es. posso
> cliccare sull'indice per aprire un certo capitolo, cercare una frase con
un
> motore di ricerca, duplicarlo.....). In parole povere, il nostro DNA è il
> miglior supporto biologico esistente, ma per dirsi uomini ciò non basta.
> L'io cartesiano non è hardware. E' software.
>
> L'essere umano si appoggia sulla materia e sul codice biologico
memorizzato
> nel DNA, ma è altro. E' un essere sociale, che si sviluppa assieme agli
> altri (a partire dalla madre, possibilmente); ed è un essere
intellettuale,
> che è in grado di sviluppare una propria individualità, proprie
convinzioni
> e dare il proprio apporto al resto della società.  L'essere umano non è
> semplicemente l'uomo biologico che cresce in relazione con gli altri, e
che
> sviluppa proprie idee. La persona ***e'*** la relazione. La persona
***è***
> le idee.  Ora, come si può parlare di persona quando si tratta di una
> cellula in una provetta? Se non c'è almeno un'altra persona con cui
> intessere una qualunque minima relazione, se non c'è uno straccio di
neurone
> capace di elaborare una informazione, un concetto... che essere umano è?
>
> Lo è in potenza, alcuni possono ribattere. Certo. Ma la soluzione qual è?
> Eliminare la potenzialità? Rinunciare alla creazione di potenziali esseri
> viventi?
>
> Ci si chiede allora dove comincia l'uomo. Innanzi tutto, come tutti i
> confini, questi sono arbitrari. Ovunque noi mettiamo un confine, ci sarà
> sempre un argomento valido a spostarlo un po' più in qua o in là. Io
ritengo
> che un essere umano cominci socialmente nella relazione con la madre, per
> cui certamente fino a quando non è impiantato -metaforicamente- nel
cervello
> di chi l'ha voluto, ancor prima che nel suo utero, socialmente non esiste.
E
> intellettualmente non esiste fino a quando almeno un cellula neuronale non
> si è differenziata nel feto e comincia a "guardarsi intorno". E già così
> sono convinto di essere stato molto dalla parte del sicuro. Qui cominciano
i
> diritti. Il diritto ad avere una vita, certamente. Ma soprattutto una vita
> degna di essere vissuta. Il diritto di parola, di associazione, di
pensiero,
> quei diritti cioè che consentono lo sviluppo di un intelletto.
>
> Sembra semplice, solo che in una visione della realtà vista attraverso le
> lenti di una metafisica soggetto/oggetto non lo è. Se non vedi che sopra
> all'essere biologico esistono configurazioni ulteriori (a partire dal
> Gigante sociale, che è talmente enorme che non riusciamo a vederlo),
allora
> ritieni che il top della evoluzione dell'universo siano un filamento di
DNA
> ed il suo genoma. Allora ti identifichi con esso, e ritieni che il genoma
> sia di per sé un "soggetto" detentore di "diritti", e che è immorale
> trattarlo come "oggetto".  Una posizione che razionalmente è difficile da
> sostenere, quando si tratta di preservare una cellula embrionale a
discapito
> della felicità di un potenziale genitore. O di impedire che si utilizzi
tale
> cellula per cercare la cura di qualche malattia genetica.
>
> Di fronte a questa posizione evidentemente insostenibile, con cosa ci
> ritroviamo? I cattolici si rifugiano nel dogma e vanno avanti per la loro
> strada. E' così perché deve essere così.  Ma allora che differenza c'è con
i
> Testimoni di Geova che rifiutano le trasfusioni di sangue? O con i
> fondamentalisti che applicano la sharia?  I laici invece, sebbene
> giustamente si oppongano a tale orrido irrazionalismo, non hanno una base
> metafisica su cui costruire una morale alternativa alla morale cattolica,
e
> dunque senza argomenti si ritrovano chiusi all'angolo.
>
> Nel frattempo l'Italia continuerà ad invecchiare e ad essere fanalino di
> coda nella ricerca. Prigioniera di chi ci rende sterili biologicamente e
> sterili mentalmente.
>
> Ciononostante, resto ottimista. Perché anch'io ho i miei dogmi: buono è un
> sostantivo, meglio è un verbo.
>
> Un caro saluto a tutti,
> Marco
>
>
>
>
>
> MOQ.ORG/ITALIA  - http://www.moq.org/italia
>
> Archivio messaggi: http://www.moq.org/italia/qui/quiarchivio.html
> Regolamento, istruzioni: http://www.moq.org/italia/qui/quiindex.html
> Informazioni: mailto:[EMAIL PROTECTED]
>
> Per cancellarsi dalla mailing list, seguire le istruzioni all'indirizzo:
> http://www.moq.org/italia/qui/quicome.html
>
>



MOQ.ORG/ITALIA  - http://www.moq.org/italia

Archivio messaggi: http://www.moq.org/italia/qui/quiarchivio.html
Regolamento, istruzioni: http://www.moq.org/italia/qui/quiindex.html
Informazioni: mailto:[EMAIL PROTECTED]

Per cancellarsi dalla mailing list, seguire le istruzioni all'indirizzo:
http://www.moq.org/italia/qui/quicome.html

Rispondere a