caro Alex,
ti ringrazio di riprendere la questione che avevo aperto con il mio intervento un paio di mesi fa
http://www.rekombinant.org/article.php?sid=2090
però non mi riconosco nella semplificazione che fai della mia posizione.
Non era (né é) mia intenzione trattare con arroganza né con ostilità l'appello lanciato da Habermas e Derrida.
Anzi quell'appello ha un merito straordinario. Per la prima volta porta la questione Europa fuori dalla sfera politico-giuridica e politico-finanziaria.
Perciò vorrei risponderti in maniera argomentata, cercando di capire quello che di nuovo non smette di accadere (il contesto caotico in cui la questione europea si disegna). Adesso non ci riesco, sono in partenza. Ma appena posso mi prometto di riprendere la questione, e di svilupparla con te.
bifo




At 13.38 19/08/03 +0200, you wrote:
Riprendo a distanza di mesi la riflessione sull'altra europa costituente. Ricorderete che Bifo non vedeva di buon occhio l'appello congiunto habermas-derrida-rorty per la costruzione di una nuova identità europea. Lo riteneva troppo eurocentrico e illuminista: un progetto la cui data di scadenza era già passata da temèp. Bene, adesso il dibattito si è infittito con altri interventi, fra qui quelli di Iris Marion Young e Daniele Archibugi, che hanno discusso alcuni dei limiti rilevati da Bifo. E la questione mi è diventata più chiara.

Non ci crederete, ma è da due mesi che 'sta roba dell'identità europea mi tormenta. Un mio amico marxiano-americano che dalla California adesso va a insegnare a Budapest all'università di Soros, mi ha scritto di recente: "Ma avete almeno in mente gli elementi base su cui fondare un'identità europea di trasformazione?". Non gli ho saputo rispondere. Ma sulla scorta di Archibugi, propendo per la conclusione che non c'è futuro per la cosmodemocrazia se la parte transnazionalista del movimento non allea le proprie forze con l'intellettualità cosmopolita di segno rawlsiano.

Prima di liquidare il suddetto trio, teniamo bene a mente una cosa. Quegli interventi postulano il 15 febbraio come data di nascita della società civile europea e di una possibile identità europea postnazionalista capace di controbilanciare l'unilateralità buscista. Tanto è vero che Dahrendorf e Ash Garton sono corsi ai ripari, cercando di sminuirne la portata, nel tentativo di disinnescare le conseguenze dirompenti che ciò avrebbe per l'establishment liberaldemocratico, ancora atlantista.

Non diamo forse peso e rilevanza analoghi a quello straordinario evento? Come possiamo quindi liquidare come tromboni razionalisti giganti del pensiero che hanno chiaramente individuato nel movimento globale l'ultima speranza per l'Europa e il mondo di fronte all'Impero del caos? Sì, il 15 febbraio è stato globale, ma la sua potenza si è espressa in Europa, come ben mostrano i grafici politici di Rem Koolhaas su Wired.

Iris Marion Young dice che Habermas vede in modo paternalista la relazione fra Europa e Sud del mondo, glissando sulle tremende sofferenze inflitte dal colonialismo europeo. Non solo, Habermas sottolinea acriticamente l'impegno della Comunità per i diritti umani, una giurisdizione internazionale e una governance globale a partire dagli settanta (sì, vaglielo a dire ai bosniaci). Ma sulla questione centrale ha ragione Habermas: senza Europa sociale e libertaria, transnazionalista e pacifista, ambientalista e multiculturale ci giochiamo di sicuro il 50% di possibilità di sopravvivenza della specie umana che Martin Rees, fra i massimi fisici viventi, ci attribuisce di qui alla fine del XXI secolo nel suo libro OUR FINAL CENTURY.

Habermas&C senza movimento sono profeti nel deserto. Il loro manifesto è una mano tesa nei nostri confronti. Nel 999 potevamo anche dire: "basta coi soliti tromboni, pensioniamoli al più presto". Oggi che una guerra globale pienamente dispiegata getta la sua ombra funesta sul pianeta, credo che non possiamo permetterci di perdere alcun alleato per strada, nessuna compagna di strada, quand'anche continuassero a credere nella centralità della ragione europea.

Bifo, Habermas ha bisogno di te: trattalo con comprensione.

lx


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