Marco, Roberto, tutti...
anch'io sono in un periodo piuttosto concitato, per cui posso contribuire QUI meno
di quanto vorrei (chissa' se a settembre riusciamo a partire per davvero?)
Mi limito a fare un paio di domande a Marco (senza attendermi risposte a breve...)
> 2) Tale realt` h un evento. Le cose derivano da quell'evento.
Vedo QUI e altrove che questo concetto della qualita' come evento sembra centrale
nella tua visione. Potresti spiegarmelo? Cosa significa dire che la Qualita' e' un
evento?
> La societ` ha creato l'individuo, dotando via via i componenti di una certa
> autonomia, perchh questo h cir che ha sempre permesso alle strutture sociali
> di diventare piy forti. Dalla divisione del lavoro, alla specializzazione, alla
> coscienza di sh.
Dunque ritieni (Pirsig ritiene) che la coscienza di se' sia un prodotto della
societa'? Questo e' interessante e non mi sembra affatto inaccettabile, perquanto
non sono certo di sapere esattamente come vedere la cosa, al momento. Da una parte,
mi viene in mente il "Crollo della Mente Bicamerale" di Baynes. Dall'altra, mi viene
in mente un articolo di MD in cui si sottolineava il forte rapporto che esiste fra
la nostra idea di noi stessi e la nostra idea degli altri... In effetti, mi chiedo
se quello che chiamiamo "coscienza di se'", parlandone come di una conquista, sia
essenzialmente la produzione di un modello mentale di noi stessi, costruito su
quello che vediamo degli altri. Questo modello, a mio parere, e' causa di molti mali
del nostro "senso comune" in quanto in questo caso il fatto di scambiare la mappa
con il territorio (il nostro di modello di noi stessi con noi stessi) e' uno dei
motivi per cui la Qualita' ci e' sfuggita di mano; essendoci noi abituati a
"calcolare" bene e male per questo nostro "se'" anziche' "sentire" la qualita' come
suggerisce Pirsig.
A parte questi interrogativi, per il resto concordo con la tua impostazione.
Scusate come sempre il cattivo stile; ho purtroppo molto poco tempo a disposizione
per limare.
Saluti
--
Andrea Sosio
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