Re: dis-informazione su linux
Il 24/07/22 11:59, raffaele angelo di paola ha scritto: link dell articolo? ciao, non sono sicuro in quanto non conosco la lingua francese, ma mi pare questo: https://www.revue-ballast.fr/la-part-anarchiste-des-communs/ valerio
Re: dis-informazione su linux
Il 26/07/22 11:02, Davide Prina ha scritto: valerio ha scritto: su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di Edouard Jourdain che cita: concordo che chi ha scritto quel pezzo non ha capito l'argomento che stava cercando di trattare. la mia risposta (molto semplice e poco esauriente, di getto con un po' di rabbia): "Linux è un sistema operativo definito "open source". però Linux è soltanto la parte Kernel o meglio uno dei Kernel usabili. Sarebbe meglio chiamarlo GNU/Linux, per far capire che è il sistema GNU con il Kernel Linux. Tieni conto che per Debian esistono anche altri Kernel più o meno usabili (es: GNU/BSD, GNU/HURD). A seconda del sistema che stai usando puoi avere dei pacchetti non disponibili su altri. Ad esempio avevo trovato un bel giochino che volevo installare per i miei nipoti, ma il pacchetto Debian non c'era per GNU/Linux, ma, se non ricordo male, solo per GNU/BSD. Inoltre io preferirei parlare di software libero e non software opensource, anche se alcuni li usano come sinonimo in realtà non corrispondono al 100%. C'è software opensource che non è software libero. Ad esempio una licenza della NASA non è considerata software libero[¹], ma è considerata software opensource[²] un sistema operativo è un insieme di programmi che permettono all'essere umano di interagire con una macchina, la differenza fra opensource e proprietario è data fondamentalmente dalla possibilità di vedere quello che il sistema fa ed eventualmente modificarlo. come indicato, io preferisco non parlare di software opensource, ma di software libero, poiché il software opensource è più orientato a indicare come è "sviluppato" il software, mentre il software libero è più orientato sui diritti di chi lo utilizza. Il software libero offre delle libertà all'utente: * possibilità di eseguire il software come si desidera e per qualsiasi uso * possibilità di studiare il sorgente e modificarlo a piacere * possibilità di ridistribuire il sorgente/eseguibile modificato Notare che garantendo queste libertà a terzi, in realtà l'autore si può garantire per sé stesso la possibilità di entrare in possesso ed usare anche le eventuali modifiche di terzi. Naturalmente per avere questo ritorno deve usare la licenza giusta per il caso. Normalmente, secondo me, la migliore è la AGPL. Linux è gratis no, in realtà Linux o GNU/Linux non è gratis. Una licenza di software libero ti permette di vendere il software, anche non tuo, a qualsiasi prezzo che l'acquirente è disposto a versare. In passato società hanno fatto soldi proprio ridistribuendo software libero, soprattutto nel periodo in cui tanti non avevano internet o le connessioni erano molto lente. La stessa m$ nel tempo in cui indicava la GPL come virale e da evitare vendeva quelli che chiamava i "GNU tools" ai propri clienti... che non erano altro che parte del sistema GNU. I sistemi proprietari non permettono alcuna modifica né alcuna comprensione di quello che succede, in generale non è detto, potrebbe essere che un sistema operativo (o più facilmente un software) sia distribuito anche con i sorgenti, ma sia vietata la modifica e ridistribuzione. Se non erro, almeno fino a qualche anno fa, m$ dava la possibilità alle PA di accedere ai sorgenti del suo simil sistema operativo (o per lo meno a buona parte dei sorgenti)... Edouard Jourdain dice che Linux ha dei proprietari, ma a me non risulta, in realtà è corretto. Il software libero, se non è distribuito sotto il pubblico dominio, deve avere dei proprietari. Una licenza di un software non è valida se il software non ha un copyright valido. In pratica il software deve avere "agganciato" sia il copyright degli autori che la licenza applicata. La licenza non ha nessuna validità se manca il primo. La licenza indica le modalità di distribuzione/uso del software e il copyright indica che ha i diritti su quel software e quindi ha il diritto di applicare la licenza scelta. L'utente può accettare la licenza e usare il software o non accettarla e in quel caso il software non può essere usato. La differenza è che avendo agganciato al licenza GPL a Linux (sto parlando del kernel) Torval e tutti quelli che hanno contribuito hanno permesso a chiunque altro di poter usare le libertà offerte dal software libero. Ipotizziamo che un software abbia il copyright di una sola persona (che è il caso più semplice, anche in ottica internazionale). Questa persona decide di distribuire il suo software sotto licenza AGPL e con indicato il suo copyright. Distribuisce sotto AGPL tutte le versioni fino alla 5.0. Poi dalla 6.0 cambia licenza e passa ad una licenza non più di software libero senza distribuire i sorgenti. Può benissimo farlo e diversi hanno seguito questa strada... purtroppo. Però tale persona non può più impedire che il suo software fino alla versione 5.0 sia preso da altri e modificato e ridistribuito. Naturalmente in questo caso chi fa le modifiche deve mantenere il copyright dell'autore originario e
Re: dis-informazione su linux
Luca Alzetta ha scritto: > è la rincorsa > (dal mio punto di vista pazzesca) agli standard di sicurezza della rete > nella modalità in cui si è sviluppata in questi ultimi quindici anni. > Tento di spiegarmi meglio: secondo me algoritmi di cifratura, > protocolli https, firme digitali, autenticazioni criptate e chi più ne > ha più ne metta, sono tutte tecnologie al servizio quasi esclusivo delle > transazioni finanziarie o dei segreti militari, trovo strano che un > mondo di volontari spenda tante energie per adeguarsi a questi standard > di cui non dovrebbe fregar niente a nessuno che non abbia niente da > nascondere a nessuno. mi sa che hai un po' di confusione. Molti di questi standard sono realizza con approcci aperti dove tutti possono partecipare alla "discussione". L'uso non è riservato solo a pochi ambiti di nicchia, ma serve a garantire sicurezza e affidabilità in qualsiasi ambito. In passato si era sviluppato tutto per farlo funzionare e non si era pensato che qualcuno avrebbe potuto approfittarsi e effettuare operazioni "malevole". Purtroppo con il tempo è stato più che ampliamento dimostrato che c'è sempre chi tende ad "approfittarsi". L'uso di queste tecnologie di sicurezza è indispensabile a qualsiasi livello per darti una certa garanzia di affidabilità di quello che stai usando. Il problema semmai è che in alcuni casi vengano usate tecnologie le cui specifiche non sono distribuite o che il loro uso richiede un pagamento senza poter modificare o accedere ai "sorgenti". Il problema è, secondo me, invece un altro è quello di dichiarare l'utente finale come inaffidabile e impedirgli di intervenire direttamente e di poter scegliere. Di tagliarlo fuori dalla catene di trust e di trattarlo come mero "pagatore" del servizio "a tempo" che sta acquistando. Questo lo si può vedere lato UEFI/secure boot/... dove, da quel che capisco, si stanno orientando sempre di più verso questa scelta. > Perché Canonical, tanto per fare un esempio, > dovrebbe regalare aggiornamenti continui al suo sistema operativo senza > guadagnarci niente? Canonical ci guadagna, visto che è una società a scopo di lucro. Da quel che so vende assistenza e non so se anche altro. Nel 2020 ha avuto un fatturato di 141 milioni di $ con un utile di 4.4 milioni di $[¹]. Red Hat, comprata recentemente da IBM, è stata la società che in borsa ha avuto una crescita continua molto elevata. Ciao Davide [¹] https://en.wikipedia.org/wiki/Canonical_(company) -- La mia privacy non è affar tuo https://noyb.eu/it
Re: dis-informazione su linux
valerio ha scritto: > su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di > Edouard Jourdain che cita: concordo che chi ha scritto quel pezzo non ha capito l'argomento che stava cercando di trattare. > la mia risposta (molto semplice e poco esauriente, di getto con un po' > di rabbia): > > "Linux è un sistema operativo definito "open source". però Linux è soltanto la parte Kernel o meglio uno dei Kernel usabili. Sarebbe meglio chiamarlo GNU/Linux, per far capire che è il sistema GNU con il Kernel Linux. Tieni conto che per Debian esistono anche altri Kernel più o meno usabili (es: GNU/BSD, GNU/HURD). A seconda del sistema che stai usando puoi avere dei pacchetti non disponibili su altri. Ad esempio avevo trovato un bel giochino che volevo installare per i miei nipoti, ma il pacchetto Debian non c'era per GNU/Linux, ma, se non ricordo male, solo per GNU/BSD. Inoltre io preferirei parlare di software libero e non software opensource, anche se alcuni li usano come sinonimo in realtà non corrispondono al 100%. C'è software opensource che non è software libero. Ad esempio una licenza della NASA non è considerata software libero[¹], ma è considerata software opensource[²] > un sistema operativo è un insieme di programmi che permettono all'essere > umano di interagire con una macchina, la differenza fra opensource e > proprietario è data fondamentalmente dalla possibilità di vedere quello > che il sistema fa ed eventualmente modificarlo. come indicato, io preferisco non parlare di software opensource, ma di software libero, poiché il software opensource è più orientato a indicare come è "sviluppato" il software, mentre il software libero è più orientato sui diritti di chi lo utilizza. Il software libero offre delle libertà all'utente: * possibilità di eseguire il software come si desidera e per qualsiasi uso * possibilità di studiare il sorgente e modificarlo a piacere * possibilità di ridistribuire il sorgente/eseguibile modificato Notare che garantendo queste libertà a terzi, in realtà l'autore si può garantire per sé stesso la possibilità di entrare in possesso ed usare anche le eventuali modifiche di terzi. Naturalmente per avere questo ritorno deve usare la licenza giusta per il caso. Normalmente, secondo me, la migliore è la AGPL. > Linux è gratis no, in realtà Linux o GNU/Linux non è gratis. Una licenza di software libero ti permette di vendere il software, anche non tuo, a qualsiasi prezzo che l'acquirente è disposto a versare. In passato società hanno fatto soldi proprio ridistribuendo software libero, soprattutto nel periodo in cui tanti non avevano internet o le connessioni erano molto lente. La stessa m$ nel tempo in cui indicava la GPL come virale e da evitare vendeva quelli che chiamava i "GNU tools" ai propri clienti... che non erano altro che parte del sistema GNU. > I sistemi proprietari non > permettono alcuna modifica né alcuna comprensione di quello che succede, in generale non è detto, potrebbe essere che un sistema operativo (o più facilmente un software) sia distribuito anche con i sorgenti, ma sia vietata la modifica e ridistribuzione. Se non erro, almeno fino a qualche anno fa, m$ dava la possibilità alle PA di accedere ai sorgenti del suo simil sistema operativo (o per lo meno a buona parte dei sorgenti)... > Edouard Jourdain dice che Linux ha dei proprietari, ma a me non risulta, in realtà è corretto. Il software libero, se non è distribuito sotto il pubblico dominio, deve avere dei proprietari. Una licenza di un software non è valida se il software non ha un copyright valido. In pratica il software deve avere "agganciato" sia il copyright degli autori che la licenza applicata. La licenza non ha nessuna validità se manca il primo. La licenza indica le modalità di distribuzione/uso del software e il copyright indica che ha i diritti su quel software e quindi ha il diritto di applicare la licenza scelta. L'utente può accettare la licenza e usare il software o non accettarla e in quel caso il software non può essere usato. La differenza è che avendo agganciato al licenza GPL a Linux (sto parlando del kernel) Torval e tutti quelli che hanno contribuito hanno permesso a chiunque altro di poter usare le libertà offerte dal software libero. Ipotizziamo che un software abbia il copyright di una sola persona (che è il caso più semplice, anche in ottica internazionale). Questa persona decide di distribuire il suo software sotto licenza AGPL e con indicato il suo copyright. Distribuisce sotto AGPL tutte le versioni fino alla 5.0. Poi dalla 6.0 cambia licenza e passa ad una licenza non più di software libero senza distribuire i sorgenti. Può benissimo farlo e diversi hanno seguito questa strada... purtroppo. Però tale persona non può più impedire che il suo software fino alla versione 5.0 sia preso da altri e modificato e ridistribuito. Naturalmente in questo caso chi fa le modifiche deve mantenere il copyright dell'autore originario e aggiungere il proprio;
Re: dis-informazione su linux
Niubbo? L'open source per me potrebbe anche essere un'ideologia, ammesso che io riesca a capire approfonditamente di cosa si tratta e lo giudichi un'ideologia. Non so se sarei disposto ad abbracciarla, ho già le mie fedi e mi ci trovo bene, morirò in loro compagnia ma non per questo rinuncio a cercare di capire. Mandi Il 25/07/22 14:31, rowun ha scritto: La recrudescenza degli attacchi in rete (di cui spesso gli utenti sono totalmente ignari) dopo l'avvio della "Operazione Speciale" russa in Ucraina, dimostra la necessita' di potenziare ad ogni livello la sicurezza della rete. Anche a favore degli utenti un po' tonti :-) Quindi un serio sistema operativo deve essere in grado di essere difendibile da attacchi informatici che ormai arrivano da tutte le direzioni. E non si tratta di una rincorsa, dato che i piu' sensibili alla debolezza informatica e' proprio il settore opensource, che non di rado "precede" aziende privati (e anche militari ...), altro che "rincorsa". Lei, piu' che "niubbo" di Linux e open source, e' "niubbo" di sicurezza informatica, che ci tocca tutti. Dall'uso del home banking alla protezione della propria identita', dalla diffusione di carte sanitarie e digitali e alla firma digitale. Lei piu' scegliere la prassi italica del "fidarsi" di quello che fanno dei perfetti sconosciuti, senza possibilita' di verifica indipendenti, oppure accedere a software di cui sono disponibili i sorgenti (sa cosa e' un "sorgente" ?) e che quindi ci sia almeno la possibilita' teorica che parti indipendenti vadano a metterci il naso per vedere se fa cio' che viene promesso (e solo cio' che viene promesso). Riguardo al fatto che la crittografia e' al servizio (NON esclusivo, lei sbaglia se lo pensa) di transazioni finanziarie e segreti militari non significa che e' il "male" (a parte il fatto che se avete un conto corrente in banca e usato l'home banking, forse la crittografia tanto male non fa, oppure, dopo l'aggressione russa, dovreste anche non essere cosi' contro i militari, salvo vi piaccia essere comandati da un soldato che arriva con mitra in braccio da altra nazione). Lei sa che quando va dal dentista, lui ci guadagna. Eppure, non per questo smette di andarci quando le serve. E se un martello viene usato per fare violenza, non di meno, resta uno strumento utile e valido per gli usi "civili". Cerchiamo di non farci prendere troppo il naso dalla fallaccia di un certo tipo di propaganda che pare abbia preso piede sui social. Riguardo al volontariato, credo che la sua difficolta' sia quello di concepire che la possibilita' di grandi cambiamenti nella propria vita. In Italia c'e' questo modello per cui uno sogna di trovare un posto di lavoro fisso ideale da subito e poi tenerselo fino a pensionamento. Ergo, con questa logica, chi fa volontariato dovrebbe farlo per tutta la vita. O niente. In realta', uno fa volontariato per alcuni anni, dando molto alla comunita', poi l'interessa o la voglia scema, e magari si fa assumere proprio nell'ambito posto fisso sognato dall'italiano medio. E' cosi' che l'open source funziona (sul lato dei volontari), c'e' un continuo ricambio. Tra l'altro il volontariato non e' pura rinuncia, perche' le competenze acquisite e verificate da aziende blasonate portano anche all'ambito posto di lavoro fisso. E appena uno e' "stanco" di regalare, deve solo firmare e' rientra nel binario convenzionale di chi lavoro per uno stipendio fisso. Ma le aziende che interesse avrebbero per finanziare l'open source ? Si da' il caso che l'open source non rincorre, bensi precede, e chi e' tagliato fuori dallo sviluppo, non puo' influenzarlo (in direzioni a lui favorevoli) ne essere pronto a produrre software in grado di interagire in modo ottimale con l'open source, dando spazio ai concorrenti. Non si dice: "Se non puoi combatterli, unisciti ?". Alcune aziende hanno tentato di sopprimere l'idea dell'open source. E hanno fallito. Cosa resta loro se non "unirsi" ? Un ultima cosa: "open source" per alcuni e' una ideologia (lei ?) ma in realta' e' solo un approccio per produrre software migliore perche' verificabile. On 24/07/2022 16:19, Luca Alzetta wrote: Ok, questi concetti in qualche modo li ho assimilati, quello che trovo strano dell'open source e non completamente innocente, è la rincorsa (dal mio punto di vista pazzesca) agli standard di sicurezza della rete nella modalità in cui si è sviluppata in questi ultimi quindici anni. Tento di spiegarmi meglio: secondo me algoritmi di cifratura, protocolli https, firme digitali, autenticazioni criptate e chi più ne ha più ne metta, sono tutte tecnologie al servizio quasi esclusivo delle transazioni finanziarie o dei segreti militari, trovo strano che un mondo di volontari spenda tante energie per adeguarsi a questi standard di cui non dovrebbe fregar niente a nessuno che non abbia niente da nascondere a nessuno. Perché Canonical, tanto per fare un esempio, dovrebbe regalare aggiornamenti continui al suo sistema operativo
Re: dis-informazione su linux
La recrudescenza degli attacchi in rete (di cui spesso gli utenti sono totalmente ignari) dopo l'avvio della "Operazione Speciale" russa in Ucraina, dimostra la necessita' di potenziare ad ogni livello la sicurezza della rete. Anche a favore degli utenti un po' tonti :-) Quindi un serio sistema operativo deve essere in grado di essere difendibile da attacchi informatici che ormai arrivano da tutte le direzioni. E non si tratta di una rincorsa, dato che i piu' sensibili alla debolezza informatica e' proprio il settore opensource, che non di rado "precede" aziende privati (e anche militari ...), altro che "rincorsa". Lei, piu' che "niubbo" di Linux e open source, e' "niubbo" di sicurezza informatica, che ci tocca tutti. Dall'uso del home banking alla protezione della propria identita', dalla diffusione di carte sanitarie e digitali e alla firma digitale. Lei piu' scegliere la prassi italica del "fidarsi" di quello che fanno dei perfetti sconosciuti, senza possibilita' di verifica indipendenti, oppure accedere a software di cui sono disponibili i sorgenti (sa cosa e' un "sorgente" ?) e che quindi ci sia almeno la possibilita' teorica che parti indipendenti vadano a metterci il naso per vedere se fa cio' che viene promesso (e solo cio' che viene promesso). Riguardo al fatto che la crittografia e' al servizio (NON esclusivo, lei sbaglia se lo pensa) di transazioni finanziarie e segreti militari non significa che e' il "male" (a parte il fatto che se avete un conto corrente in banca e usato l'home banking, forse la crittografia tanto male non fa, oppure, dopo l'aggressione russa, dovreste anche non essere cosi' contro i militari, salvo vi piaccia essere comandati da un soldato che arriva con mitra in braccio da altra nazione). Lei sa che quando va dal dentista, lui ci guadagna. Eppure, non per questo smette di andarci quando le serve. E se un martello viene usato per fare violenza, non di meno, resta uno strumento utile e valido per gli usi "civili". Cerchiamo di non farci prendere troppo il naso dalla fallaccia di un certo tipo di propaganda che pare abbia preso piede sui social. Riguardo al volontariato, credo che la sua difficolta' sia quello di concepire che la possibilita' di grandi cambiamenti nella propria vita. In Italia c'e' questo modello per cui uno sogna di trovare un posto di lavoro fisso ideale da subito e poi tenerselo fino a pensionamento. Ergo, con questa logica, chi fa volontariato dovrebbe farlo per tutta la vita. O niente. In realta', uno fa volontariato per alcuni anni, dando molto alla comunita', poi l'interessa o la voglia scema, e magari si fa assumere proprio nell'ambito posto fisso sognato dall'italiano medio. E' cosi' che l'open source funziona (sul lato dei volontari), c'e' un continuo ricambio. Tra l'altro il volontariato non e' pura rinuncia, perche' le competenze acquisite e verificate da aziende blasonate portano anche all'ambito posto di lavoro fisso. E appena uno e' "stanco" di regalare, deve solo firmare e' rientra nel binario convenzionale di chi lavoro per uno stipendio fisso. Ma le aziende che interesse avrebbero per finanziare l'open source ? Si da' il caso che l'open source non rincorre, bensi precede, e chi e' tagliato fuori dallo sviluppo, non puo' influenzarlo (in direzioni a lui favorevoli) ne essere pronto a produrre software in grado di interagire in modo ottimale con l'open source, dando spazio ai concorrenti. Non si dice: "Se non puoi combatterli, unisciti ?". Alcune aziende hanno tentato di sopprimere l'idea dell'open source. E hanno fallito. Cosa resta loro se non "unirsi" ? Un ultima cosa: "open source" per alcuni e' una ideologia (lei ?) ma in realta' e' solo un approccio per produrre software migliore perche' verificabile. On 24/07/2022 16:19, Luca Alzetta wrote: Ok, questi concetti in qualche modo li ho assimilati, quello che trovo strano dell'open source e non completamente innocente, è la rincorsa (dal mio punto di vista pazzesca) agli standard di sicurezza della rete nella modalità in cui si è sviluppata in questi ultimi quindici anni. Tento di spiegarmi meglio: secondo me algoritmi di cifratura, protocolli https, firme digitali, autenticazioni criptate e chi più ne ha più ne metta, sono tutte tecnologie al servizio quasi esclusivo delle transazioni finanziarie o dei segreti militari, trovo strano che un mondo di volontari spenda tante energie per adeguarsi a questi standard di cui non dovrebbe fregar niente a nessuno che non abbia niente da nascondere a nessuno. Perché Canonical, tanto per fare un esempio, dovrebbe regalare aggiornamenti continui al suo sistema operativo senza guadagnarci niente? Perché ci sono dei volontari che lavorano gratis a realizzare una suite come openOffice che, a mio modo di vedere non ha niente da invidiare a Microsoft Office? Chi è dotato di tante competenze da essere in grado di sviluppare un CAD come FreeCAD e può renderlo disponibile gratuitamente a tutto il pianeta? Vi ripeto, sono ignorante
Re: dis-informazione su linux
Il 24/07/2022 16:19, Luca Alzetta ha scritto: In fondo è come scrivere un libro, daccordo la cultura dovrebbe essere disponibile gratuitamente a tutti ma non la può mica pagare uno solo (o pochi), non vi pare? Per come la vedo io, i progetti che rendo pubblici hanno *comunque* dei ritorni: 1) permettono di farsi conoscere -- magari qualche azienda poi commissiona lavori di personalizzazione o realizzazione di SW simile (nel mio caso non mi interessa, ma per molti è il ritorno principale) o trova più conveniente pagare me per fare manutenzione piuttosto che dedicare del suo personale 2) quello che realizzo è perché mi serve (non esiste o quel che esiste già non mi soddisfa), quindi visto che l'ho realizzato per me perché non condividerlo? 3) altri utenti, oltre a beneficiare di quel che ho realizzato potrebbero contribuire con idee, funzionalità, critiche (sperabilmente costruttive) e quant'altro, migliorando quanto ho realizzato -- Diego Zuccato DIFA - Dip. di Fisica e Astronomia Servizi Informatici Alma Mater Studiorum - Università di Bologna V.le Berti-Pichat 6/2 - 40127 Bologna - Italy tel.: +39 051 20 95786
Re: dis-informazione su linux
Il 24/07/22 17:37, Luca Alzetta ha scritto: Ok, a soldoni è abbastanza chiaro ma quanto ci sta costando tutto questo dal punto di vista sociale, non l'open source intendo dire, veramente vale la pena gestire una complessità del genere per proteggere i messaggini e le foto di qualche adolescente innamorato? Che percentuale del traffico occupano le stupidaggini senza alcun valore che girano sulla rete? Quanto consumiamo e quanti sforzi facciamo per trattarle con gli stessi standard con cui trattiamo la privacy di una cartella clinica? Quando aggiorni la tua macchine debian vorresti essere certo che i pacchetti che scarichi siano quelli preparati dal DM e non quelli modificati dall'hacker di turno, a cui non interessa niente delle foto degli adolescenti o della prostata, ma che desidera ardentemente crittografarti il disco e poi ricattarti o mascherarsi dietro il tuo ip per sparare attacchi DDOS o spam, comunque fare quello che la fantasia gli suggerisce. Ecco, forse in questo caso avere pacchetti firmati e connessioni cifrate aiuta... tutto il resto viene di conseguenza -- Mandi. Paolo
Re: dis-informazione su linux
On Sun, 24 Jul 2022, Luca Alzetta wrote: Ok, a soldoni è abbastanza chiaro ma quanto ci sta costando tutto questo dal punto di vista sociale, non l'open source intendo dire, veramente vale la pena gestire una complessità del genere per proteggere i messaggini e le foto di qualche adolescente innamorato? Che percentuale del traffico occupano le stupidaggini senza alcun valore che girano sulla rete? Quanto consumiamo e quanti sforzi facciamo per trattarle con gli stessi standard con cui trattiamo la privacy di una cartella clinica? Ti do la rispostaclassica: considerare TUTTO il trsffico come sensibile protegge quello che sensibile è davvero, perché se solo quello sensibile fosse criptato basterebbe captare quello e deodificare poche chiavi, cosa che a foza bruta può essere tentata. Ma se ogni messaggio compreso quello che è stato inviato per errore è protetto l'eventuale terza parte dovrebbe tenatre di decodificare un numero enorme di chiavi, sperando che presto o tardi arrivi un messggio buono, assolutamante impossibile. Sarebbe come se chi non ha roba di valore in casa che può essere rubata non mettesse una serratura alla porta, e chi ha cose di valore la mettesse tosta. Guardando la porta il ladro saprebbe subito dove vale la pena di entrare. -- Leonardo Boselli Firenze, Toscana, Europa
Re: dis-informazione su linux
On Sun, Jul 24, 2022 at 11:15:46AM +0200, valerio wrote: > buongiorno a tutti, > su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di > Edouard Jourdain che cita: > > > come testimonia l'esperienza di Linux > - sistema operativo nato dall'incontro del modo di operare Hacker e i > principi del software libero - ormai diventato per il 90% di proprietà > di imprese capitaliste." Questa affermazione non ha senso, il concetto di proprietà così come la intende non si può applicare al software libero, ne tanto meno all'opensource fintanto che il libero accesso, il pubblico dominio di questi sono tutelati dalla licenza (GPL). > Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi > dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo con > l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa niente di > cosa sia l'opensource. > > qualcuno ha dei commenti da fare? > > valerio -- Felipe Salvador
Re: dis-informazione su linux
Ok, a soldoni è abbastanza chiaro ma quanto ci sta costando tutto questo dal punto di vista sociale, non l'open source intendo dire, veramente vale la pena gestire una complessità del genere per proteggere i messaggini e le foto di qualche adolescente innamorato? Che percentuale del traffico occupano le stupidaggini senza alcun valore che girano sulla rete? Quanto consumiamo e quanti sforzi facciamo per trattarle con gli stessi standard con cui trattiamo la privacy di una cartella clinica? Il 24/07/22 17:31, valerio ha scritto: Il 24/07/22 17:18, Luca Alzetta ha scritto: Ok, questi concetti in qualche modo li ho assimilati, quello che trovo strano dell'open source e non completamente innocente, è la rincorsa (dal mio punto di vista pazzesca) agli standard di sicurezza della rete nella modalità in cui si è sviluppata in questi ultimi quindici anni. Tento di spiegarmi meglio: secondo me algoritmi di cifratura, protocolli https, firme digitali, autenticazioni criptate e chi più ne ha più ne metta, sono tutte tecnologie al servizio quasi esclusivo delle transazioni finanziarie ciao, provo a risponderti in modo sintetico, poi ti conviene cercare informazioni più precise in rete. la differenza fra un office che risponde alle caratteristiche di un opensource (e quindi è libero e trasparente) ed un office proprietario è proprio lì, la seconda non è trasparente... per quanto riguarda la sicurezza, non riguarda solo la parte finanziaria. normalmente quando un hacker porta avanti un attacco, non lo fa dal proprio pc, ma prende possesso di una serie di pc (non protetti) e con quelli porta avanti gli attacchi... valerio
Re: dis-informazione su linux
Il 24/07/22 17:18, Luca Alzetta ha scritto: Ok, questi concetti in qualche modo li ho assimilati, quello che trovo strano dell'open source e non completamente innocente, è la rincorsa (dal mio punto di vista pazzesca) agli standard di sicurezza della rete nella modalità in cui si è sviluppata in questi ultimi quindici anni. Tento di spiegarmi meglio: secondo me algoritmi di cifratura, protocolli https, firme digitali, autenticazioni criptate e chi più ne ha più ne metta, sono tutte tecnologie al servizio quasi esclusivo delle transazioni finanziarie ciao, provo a risponderti in modo sintetico, poi ti conviene cercare informazioni più precise in rete. la differenza fra un office che risponde alle caratteristiche di un opensource (e quindi è libero e trasparente) ed un office proprietario è proprio lì, la seconda non è trasparente... per quanto riguarda la sicurezza, non riguarda solo la parte finanziaria. normalmente quando un hacker porta avanti un attacco, non lo fa dal proprio pc, ma prende possesso di una serie di pc (non protetti) e con quelli porta avanti gli attacchi... valerio
Re: dis-informazione su linux
Ok, questi concetti in qualche modo li ho assimilati, quello che trovo strano dell'open source e non completamente innocente, è la rincorsa (dal mio punto di vista pazzesca) agli standard di sicurezza della rete nella modalità in cui si è sviluppata in questi ultimi quindici anni. Tento di spiegarmi meglio: secondo me algoritmi di cifratura, protocolli https, firme digitali, autenticazioni criptate e chi più ne ha più ne metta, sono tutte tecnologie al servizio quasi esclusivo delle transazioni finanziarie o dei segreti militari, trovo strano che un mondo di volontari spenda tante energie per adeguarsi a questi standard di cui non dovrebbe fregar niente a nessuno che non abbia niente da nascondere a nessuno. Perché Canonical, tanto per fare un esempio, dovrebbe regalare aggiornamenti continui al suo sistema operativo senza guadagnarci niente? Perché ci sono dei volontari che lavorano gratis a realizzare una suite come openOffice che, a mio modo di vedere non ha niente da invidiare a Microsoft Office? Chi è dotato di tante competenze da essere in grado di sviluppare un CAD come FreeCAD Vi ripeto, sono ignorante come una capra in materia ma cerco di capirci qualcosa. Il 24/07/22 12:57, valerio ha scritto: Il 24/07/22 12:05, Luca Alzetta ha scritto: Salve, potresti inviarci la tua risposta, i dettagli filosofici dell'open source non mi sono mai stati chiari e tecnologicamente parlando sono una capra. Però a pelle il mondo LINUX mi stà simpatico, quello che detesto è l'informatizzazione di massa. l'articolo non è on-line... la mia risposta (molto semplice e poco esauriente, di getto con un po' di rabbia): "Linux è un sistema operativo definito "open source". un sistema operativo è un insieme di programmi che permettono all'essere umano di interagire con una macchina, la differenza fra opensource e proprietario è data fondamentalmente dalla possibilità di vedere quello che il sistema fa ed eventualmente modificarlo. Linux è gratis, non devi pagare nessun diritto a nessuno per poterlo utilizzare puoi completamente cambiarlo a tuo piacimento. I sistemi proprietari non permettono alcuna modifica né alcuna comprensione di quello che succede, molti hanno dei comandi nascosti (backdoors) come porte di servizio accessibili anche in linea, attraverso cui i proprietari possono vedere, cambiare quello che succede sulla tua macchina (smartphone, desktop o laptop). Edouard Jourdain dice che Linux ha dei proprietari, ma a me non risulta, nessuno deve pagare dei diritti per usare il sistema operativo. Penso che non sappia cosa sia un sistema operativo opensource, che a me sembra proprio un buon esempio di bene comune. Esistono delle Communities appunto che si occupano di gestire i possibili difetti del sistema e provvedono a correggerli. Gli utilizzatori solitamente e compatibilmente alla loro capacità contribuiscono a migliorarlo. ... valerio Il 24/07/22 11:15, valerio ha scritto: buongiorno a tutti, su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di Edouard Jourdain che cita: "Il cooperativismo di piattaforma mira così a restituire agli utilizzatori la gestione di quest'ultima e lo fa attraverso una linea improntata all'autogestione cara alla tradizione libertaria. Una delle sfide di queste piattaforme è quella di mantenere tale tipo di modello in un ambiente economico ostile, come testimonia l'esperienza di Linux - sistema operativo nato dall'incontro del modo di operare Hacker e i principi del software libero - ormai diventato per il 90% di proprietà di imprese capitaliste." Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo con l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa niente di cosa sia l'opensource. qualcuno ha dei commenti da fare? valerio
Re: dis-informazione su linux
Ok, questi concetti in qualche modo li ho assimilati, quello che trovo strano dell'open source e non completamente innocente, è la rincorsa (dal mio punto di vista pazzesca) agli standard di sicurezza della rete nella modalità in cui si è sviluppata in questi ultimi quindici anni. Tento di spiegarmi meglio: secondo me algoritmi di cifratura, protocolli https, firme digitali, autenticazioni criptate e chi più ne ha più ne metta, sono tutte tecnologie al servizio quasi esclusivo delle transazioni finanziarie Il 24/07/22 12:57, valerio ha scritto: Il 24/07/22 12:05, Luca Alzetta ha scritto: Salve, potresti inviarci la tua risposta, i dettagli filosofici dell'open source non mi sono mai stati chiari e tecnologicamente parlando sono una capra. Però a pelle il mondo LINUX mi stà simpatico, quello che detesto è l'informatizzazione di massa. l'articolo non è on-line... la mia risposta (molto semplice e poco esauriente, di getto con un po' di rabbia): "Linux è un sistema operativo definito "open source". un sistema operativo è un insieme di programmi che permettono all'essere umano di interagire con una macchina, la differenza fra opensource e proprietario è data fondamentalmente dalla possibilità di vedere quello che il sistema fa ed eventualmente modificarlo. Linux è gratis, non devi pagare nessun diritto a nessuno per poterlo utilizzare puoi completamente cambiarlo a tuo piacimento. I sistemi proprietari non permettono alcuna modifica né alcuna comprensione di quello che succede, molti hanno dei comandi nascosti (backdoors) come porte di servizio accessibili anche in linea, attraverso cui i proprietari possono vedere, cambiare quello che succede sulla tua macchina (smartphone, desktop o laptop). Edouard Jourdain dice che Linux ha dei proprietari, ma a me non risulta, nessuno deve pagare dei diritti per usare il sistema operativo. Penso che non sappia cosa sia un sistema operativo opensource, che a me sembra proprio un buon esempio di bene comune. Esistono delle Communities appunto che si occupano di gestire i possibili difetti del sistema e provvedono a correggerli. Gli utilizzatori solitamente e compatibilmente alla loro capacità contribuiscono a migliorarlo. ... valerio Il 24/07/22 11:15, valerio ha scritto: buongiorno a tutti, su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di Edouard Jourdain che cita: "Il cooperativismo di piattaforma mira così a restituire agli utilizzatori la gestione di quest'ultima e lo fa attraverso una linea improntata all'autogestione cara alla tradizione libertaria. Una delle sfide di queste piattaforme è quella di mantenere tale tipo di modello in un ambiente economico ostile, come testimonia l'esperienza di Linux - sistema operativo nato dall'incontro del modo di operare Hacker e i principi del software libero - ormai diventato per il 90% di proprietà di imprese capitaliste." Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo con l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa niente di cosa sia l'opensource. qualcuno ha dei commenti da fare? valerio
Re: dis-informazione su linux
Il 24/07/22 15:32, Lorenzo Breda ha scritto: Il giorno dom 24 lug 2022 alle ore 11:15 valerio < bardo_ml_deb...@fastwebnet.it> ha scritto: qualcuno ha dei commenti da fare? Solitamente, chi fa critiche - tipicamente meno superficiali di questa - di questo tipo fa riferimento al fatto che molte grandi aziende (Google e Microsoft massicciamente) contribuiscano allo sviluppo di Linux, in qualche modo influenzandolo. ciao, il punto è che non passa come critica (che accetterei) ma come falsa informazione: non mi sembra che linux nasca come dice l'articolo, e al di là delle collaborazioni (magari forzanti) si parla di proprietà... È una critica che trovo poco ricevibile, onestamente. Non trovo sia molto sensato che un prodotto Open Source debba necessariamente rimanere "amatoriale" e le grandi aziende private non debbano contribuire (anche perché lo usano, ed è bene che paghino ALMENO mettendoci qualche sviluppatore su). Inoltre ci sono software storici, come CUPS, per i quali trovo che gli effetti della collaborazione privata di vecchia data siano stati molto buoni. È allo stesso tempo però una critica assai lecita, sotto diversi punti di vista: il fatto che il kernel contenga un sacco di roba funzionale ad Android e poco altro è ben lontano dall'essere falso. valerio
Re: dis-informazione su linux
Ok, questi concetti in qualche modo li ho assimilati, quello che trovo strano dell'open source e non completamente innocente, è la rincorsa (dal mio punto di vista pazzesca) agli standard di sicurezza della rete nella modalità in cui si è sviluppata in questi ultimi quindici anni. Tento di spiegarmi meglio: secondo me algoritmi di cifratura, protocolli https, firme digitali, autenticazioni criptate e chi più ne ha più ne metta, sono tutte tecnologie al servizio quasi esclusivo delle transazioni finanziarie o dei segreti militari, trovo strano che un mondo di volontari spenda tante energie per adeguarsi a questi standard di cui non dovrebbe fregar niente a nessuno che non abbia niente da nascondere a nessuno. Perché Canonical, tanto per fare un esempio, dovrebbe regalare aggiornamenti continui al suo sistema operativo senza guadagnarci niente? Perché ci sono dei volontari che lavorano gratis a realizzare una suite come openOffice che, a mio modo di vedere non ha niente da invidiare a Microsoft Office? Chi è dotato di tante competenze da essere in grado di sviluppare un CAD come FreeCAD e può renderlo disponibile gratuitamente a tutto il pianeta? Vi ripeto, sono ignorante come una capra in materia ma cerco di capirci qualcosa. In fondo è come scrivere un libro, daccordo la cultura dovrebbe essere disponibile gratuitamente a tutti ma non la può mica pagare uno solo (o pochi), non vi pare? Il 24/07/22 12:57, valerio ha scritto: Il 24/07/22 12:05, Luca Alzetta ha scritto: Salve, potresti inviarci la tua risposta, i dettagli filosofici dell'open source non mi sono mai stati chiari e tecnologicamente parlando sono una capra. Però a pelle il mondo LINUX mi stà simpatico, quello che detesto è l'informatizzazione di massa. l'articolo non è on-line... la mia risposta (molto semplice e poco esauriente, di getto con un po' di rabbia): "Linux è un sistema operativo definito "open source". un sistema operativo è un insieme di programmi che permettono all'essere umano di interagire con una macchina, la differenza fra opensource e proprietario è data fondamentalmente dalla possibilità di vedere quello che il sistema fa ed eventualmente modificarlo. Linux è gratis, non devi pagare nessun diritto a nessuno per poterlo utilizzare puoi completamente cambiarlo a tuo piacimento. I sistemi proprietari non permettono alcuna modifica né alcuna comprensione di quello che succede, molti hanno dei comandi nascosti (backdoors) come porte di servizio accessibili anche in linea, attraverso cui i proprietari possono vedere, cambiare quello che succede sulla tua macchina (smartphone, desktop o laptop). Edouard Jourdain dice che Linux ha dei proprietari, ma a me non risulta, nessuno deve pagare dei diritti per usare il sistema operativo. Penso che non sappia cosa sia un sistema operativo opensource, che a me sembra proprio un buon esempio di bene comune. Esistono delle Communities appunto che si occupano di gestire i possibili difetti del sistema e provvedono a correggerli. Gli utilizzatori solitamente e compatibilmente alla loro capacità contribuiscono a migliorarlo. ... valerio Il 24/07/22 11:15, valerio ha scritto: buongiorno a tutti, su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di Edouard Jourdain che cita: "Il cooperativismo di piattaforma mira così a restituire agli utilizzatori la gestione di quest'ultima e lo fa attraverso una linea improntata all'autogestione cara alla tradizione libertaria. Una delle sfide di queste piattaforme è quella di mantenere tale tipo di modello in un ambiente economico ostile, come testimonia l'esperienza di Linux - sistema operativo nato dall'incontro del modo di operare Hacker e i principi del software libero - ormai diventato per il 90% di proprietà di imprese capitaliste." Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo con l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa niente di cosa sia l'opensource. qualcuno ha dei commenti da fare? valerio
Re: dis-informazione su linux
Il giorno dom 24 lug 2022 alle ore 11:15 valerio < bardo_ml_deb...@fastwebnet.it> ha scritto: > > qualcuno ha dei commenti da fare? > > Solitamente, chi fa critiche - tipicamente meno superficiali di questa - di questo tipo fa riferimento al fatto che molte grandi aziende (Google e Microsoft massicciamente) contribuiscano allo sviluppo di Linux, in qualche modo influenzandolo. È una critica che trovo poco ricevibile, onestamente. Non trovo sia molto sensato che un prodotto Open Source debba necessariamente rimanere "amatoriale" e le grandi aziende private non debbano contribuire (anche perché lo usano, ed è bene che paghino ALMENO mettendoci qualche sviluppatore su). Inoltre ci sono software storici, come CUPS, per i quali trovo che gli effetti della collaborazione privata di vecchia data siano stati molto buoni. È allo stesso tempo però una critica assai lecita, sotto diversi punti di vista: il fatto che il kernel contenga un sacco di roba funzionale ad Android e poco altro è ben lontano dall'essere falso. -- Lorenzo Breda
Re: dis-informazione su linux
Il 24/07/22 12:05, Luca Alzetta ha scritto: Salve, potresti inviarci la tua risposta, i dettagli filosofici dell'open source non mi sono mai stati chiari e tecnologicamente parlando sono una capra. Però a pelle il mondo LINUX mi stà simpatico, quello che detesto è l'informatizzazione di massa. l'articolo non è on-line... la mia risposta (molto semplice e poco esauriente, di getto con un po' di rabbia): "Linux è un sistema operativo definito "open source". un sistema operativo è un insieme di programmi che permettono all'essere umano di interagire con una macchina, la differenza fra opensource e proprietario è data fondamentalmente dalla possibilità di vedere quello che il sistema fa ed eventualmente modificarlo. Linux è gratis, non devi pagare nessun diritto a nessuno per poterlo utilizzare puoi completamente cambiarlo a tuo piacimento. I sistemi proprietari non permettono alcuna modifica né alcuna comprensione di quello che succede, molti hanno dei comandi nascosti (backdoors) come porte di servizio accessibili anche in linea, attraverso cui i proprietari possono vedere, cambiare quello che succede sulla tua macchina (smartphone, desktop o laptop). Edouard Jourdain dice che Linux ha dei proprietari, ma a me non risulta, nessuno deve pagare dei diritti per usare il sistema operativo. Penso che non sappia cosa sia un sistema operativo opensource, che a me sembra proprio un buon esempio di bene comune. Esistono delle Communities appunto che si occupano di gestire i possibili difetti del sistema e provvedono a correggerli. Gli utilizzatori solitamente e compatibilmente alla loro capacità contribuiscono a migliorarlo. ... valerio Il 24/07/22 11:15, valerio ha scritto: buongiorno a tutti, su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di Edouard Jourdain che cita: "Il cooperativismo di piattaforma mira così a restituire agli utilizzatori la gestione di quest'ultima e lo fa attraverso una linea improntata all'autogestione cara alla tradizione libertaria. Una delle sfide di queste piattaforme è quella di mantenere tale tipo di modello in un ambiente economico ostile, come testimonia l'esperienza di Linux - sistema operativo nato dall'incontro del modo di operare Hacker e i principi del software libero - ormai diventato per il 90% di proprietà di imprese capitaliste." Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo con l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa niente di cosa sia l'opensource. qualcuno ha dei commenti da fare? valerio
Re: dis-informazione su linux
Salve, potresti inviarci la tua risposta, i dettagli filosofici dell'open source non mi sono mai stati chiari e tecnologicamente parlando sono una capra. Però a pelle il mondo LINUX mi stà simpatico, quello che detesto è l'informatizzazione di massa. Il 24/07/22 11:15, valerio ha scritto: buongiorno a tutti, su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di Edouard Jourdain che cita: "Il cooperativismo di piattaforma mira così a restituire agli utilizzatori la gestione di quest'ultima e lo fa attraverso una linea improntata all'autogestione cara alla tradizione libertaria. Una delle sfide di queste piattaforme è quella di mantenere tale tipo di modello in un ambiente economico ostile, come testimonia l'esperienza di Linux - sistema operativo nato dall'incontro del modo di operare Hacker e i principi del software libero - ormai diventato per il 90% di proprietà di imprese capitaliste." Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo con l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa niente di cosa sia l'opensource. qualcuno ha dei commenti da fare? valerio
Re: dis-informazione su linux
link dell articolo? On Sun, Jul 24, 2022 at 11:21 AM valerio wrote: > buongiorno a tutti, > su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di Edouard > Jourdain che cita: > > > "Il cooperativismo di piattaforma mira così a restituire agli > utilizzatori la gestione di quest'ultima e lo fa attraverso una linea > improntata all'autogestione cara alla tradizione libertaria. Una delle > sfide di queste piattaforme è quella di mantenere tale tipo di modello > in un ambiente economico ostile, come testimonia l'esperienza di Linux - > sistema operativo nato dall'incontro del modo di operare Hacker e i > principi del software libero - ormai diventato per il 90% di proprietà > di imprese capitaliste." > > Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi > dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo con > l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa niente di > cosa sia l'opensource. > > qualcuno ha dei commenti da fare? > > valerio > >
dis-informazione su linux
buongiorno a tutti, su una nuova rivista è apparso un articolo sui "beni comuni" di Edouard Jourdain che cita: "Il cooperativismo di piattaforma mira così a restituire agli utilizzatori la gestione di quest'ultima e lo fa attraverso una linea improntata all'autogestione cara alla tradizione libertaria. Una delle sfide di queste piattaforme è quella di mantenere tale tipo di modello in un ambiente economico ostile, come testimonia l'esperienza di Linux - sistema operativo nato dall'incontro del modo di operare Hacker e i principi del software libero - ormai diventato per il 90% di proprietà di imprese capitaliste." Ho scritto ad uno dei responsabili della rivista una sintesi dell'opensource e le differenze con i sistemi proprietari, finendo con l'affermare che l'autore dell'articolo, secondo me, non sa niente di cosa sia l'opensource. qualcuno ha dei commenti da fare? valerio